Come rovino la rovina della mia vita – Cap. 3: L'inizio
Ispirato a eventi realmente accaduti ma con una buona dose di fantasia; i nomi delle persone saranno cambiati. Per info e contatti: leoleolux1991@gmail.com
So di essere diventato una bestia e so di essere diventato troppo violento. Il limite tra dominazione e violenza sembra essere stato superato in quanto vi ho raccontato fino ad ora… ma la realtà è che non solo è tutto consensuale ma è stato tutto voluto, più o meno indirettamente, dal “cesso”, al secolo Valeria.
È giunto il momento delle presentazioni: io sono Leonardo, all’inizio della storia avevo 30 anni, bruno, alto e robusto, con un po’ di pancetta, dotato di una considerevole nerchia (lunga più o meno nella media ma molto spessa, tanto da avere decisi problemi nel procacciarmi preservativi prima di scoprire di essere incapace di generare un figlio) ma di principio molto timido; la mia unica compagna, all’inizio di tutto quanto, era Valeria, 28 anni, una brunetta timidissima, alta e anche lei robusta, dal seno non particolarmente ampio, asimettrico e sgraziato ma con un sedere molto simile a quello di Valentina Nappi.
Ci conoscemmo online, ci siamo incontrati sette anni prima della sua infelice idea e per sette anni l’ho amata senza riserve. Da bravi introversi, perdemmo la verginità ormai grandicelli, donandocela a vicenda, ma io ero cresciuto a suon di porno e già sapevo bene quali fossero le mie inclinazioni così come avevo intuito quelle di Valeria.
Io sono sempre stato un dom nelle mie fantasie e, nella realtà, riuscì a tirare fuori il masochismo infinito della mia prima compagna per instaurare una relazione sessuale del tipo daddy/littlegirl: dominazione soft, con accenni più pesanti per punizioni eccitanti e ovviamente tutto concordato in modo che entrambi ne traessimo il massimo beneficio.
Era la mia prima esperienza reale e per quei sette anni pensai di vivere una vita sentimentale normale: il sesso lo si faceva abbastanza spesso e, con qualche spinta, ho introdotto Valeria a tante pratiche goduriose. Alla fine, aveva imparato a prenderlo in bocca e ingoiare di gusto, a prenderlo nel culo quando aveva il ciclo e a farsi sottomettere, legare e frustare. La vita di coppia fuori dal letto procedeva per me molto bene… ma solo perché ero sempre stato circondato da coppie disfunzionali.
In realtà Valeria era una compagna tossica, eternamente insicura, eternamente preoccupata da tutto il resto del mondo e per nulla attenta ai miei bisogni. I miei problemi erano sempre fonte di suo nervosismo e di sua preoccupazione, i suoi problemi invece erano il centro del mondo. Non avevamo avuto fortuna nel mondo del lavoro ed eravamo costretti ancora a vivere separati, a casa dei nostri genitori, e lei come unica soluzione aveva pensato di stuprarmi, costringendomi a venirle dentro contro la mia volontà per farsi mettere incinta.
Mi stava sopra, quella volta e io avrei dovuta forzarla e farla cadere dal letto per evitare il fattaccio, facendole male… evitai e lei continuò imperterrita. Le venni dentro. Ebbe un ritardo ma, alla fine, era solo un ritardo. Pianse perché pensava di essere rimasta incinta e voleva un figlio per “andare a vivere insieme e fare una grande famiglia felice”. Finito l’incubo, andai dal dottore per togliermi un dubbio venutomi anni prima in occasione ad una cosa scritta sul referto per la mia circoncisione: feci uno spermiogramma e risultai effettivamente sterile, come era stato ipotizzato dal dottore ai tempi della mia banale operazione. Lei non la prese benissimo sebbene, di facciata, mi disse di volermi supportare; le venne tuttavia il pallino di farsi venire sistematicamente nella figa e di mangiare spesso cibi afrodisiaci e “fertilizzanti”…
Ma, ripeto, ai tempi non capivo quanto era tossica e, quando capiva di esagerare, mi consolava facendomi un pompino in più, facendosi inculare e cose così. E io, idiota, ci cadevo ogni volta.
Un giorno però sono caduto nella trappola peggiore della mia vita, l’inizio della mia rovina… Il tutto ebbe inizio quando Valeria aveva ricominciato ad avvicinarsi ad un’amica con cui aveva, tempo addietro, litigato: Monica.
Monica era una ragazza dal fisico minuto ma procace e assolutamente desiderabile: lunghi capelli mori, quarta di seno, culo a mandolino il tutto condensato in poco più di centocinquanta centimetri dal viso un po’ dimenticabile ma tutto sommato passabile. Era, tuttavia, una rompicoglioni di prima categoria.
Odiosa, acida, con l’eterna voglia di comandare e con il cervello fermo alle dinamiche sociali delle scuole medie e superiori, aveva voluto riparare il rapporto con Valeria perché, giunta all’università e al mondo del lavoro, era rimasta sola, ostracizzata da tutti, e voleva una schiava che la adulasse.
Valeria fu ben lieta di farle da schiava adulatrice, costringendo anche me a seguire ogni follia l’acida Monica volesse. La sudditanza di Valeria nei confronti di Monica divenne molesta al punto che, un giorno, a sentire la notifica di un messaggio, Valeria smontò da me nel bel mezzo di un’intensa smorzacandela pur di vedere se era Monica… ai tempi non volli cedere alla verità ma, col senno di poi, era ovvio che Valeria fosse innamorata persa di Monica.
Avevo scoperto da poco della bicuriosità della mia partner e io ovviamente ne fui eccitato: essendo bicurioso anche io ed essendomi scoperto infinitamente porco, sapere ciò apriva lontani orizzonti di sperimentazione che mi eccitavano terribilmente.
Ma, dopo quanto accadde quel giorno, misi una regola: “Non voglio avere niente a che fare con Monica, mai più!”
La regola fu infranta in modo subdolo col passare del tempo, tornando a fare continuamente favori a Monica senza poter più fiatare o ricordare a Valeria quanto il rapporto con Monica fosse malato e unilaterale. La vita andò avanti e io mi rassegnai, inconsciamente, a questa realtà… finchè, in un pomeriggio di maggio, ci ritrovammo soli a casa di lei ad amoreggiare mentre in tv passava un film.
Ci stavamo già toccacciando, approfittando della casa vuote e del divano comodo della sala, ma quando nel film la coppia sposata protagonista faceva entrare nel suo menage la giovane studentessa di lui, professore universitario, Valeria fece un sospiro e mi afferrò il cazzo da sopra i pantaloni.
“Oh, che c’è bambina? Ti piace l’idea?” le mormorai io nell’orecchio, leccandole poi il lobo e infilandole la mano sotto la maglia, afferrandole il capezzolo e torcendoglielo con forza, come piaceva a lei.
“Mmmmh, si daddy… vorrei tanto provare a farlo a tre… e con una donna… mi intriga… non so se sarei brava, però…” mi disse lei, slacciandomi i pantaloni e liberando il mio cazzo, pronto a venire dopo quella tanto attesa ammissione. Cominciò a segarlo goffamente, troppo presa dal suo piacere mentre io infilavo la mano tra le sue gambe ed entravo nella sua figa già fradicia.
Sullo schermo, la coppia aveva provveduto a legare la studentessa a letto dando inizio ad una sequenza di sesso, assolutamente non esplicita, in cui i tre si godevano anche la scoperta del BDSM.
La ribaltai sul divano, le strappai via i pantaloni e immersi la faccia nella sua figa, non prima però di dirle: “E allora potremmo cominciare a cercare una bimba con cui divertirci… magari potresti provare a essere la dom con lei… una cucciola tutta nostra da svezzare!”
“Mmmmmmh… forse sì… potrebbe piacermi…” mugugnò lei mentre tracciavo larghi cerchi attorno al suo clitoride, glielo succhiavo e poi scendevo ad inumidire l’entrata per il suo antro del piacere. Avevo fretta di ficcarglielo dentro, di sfondarla in modo che il cervello non giungesse alla consapevolezza su “chi” avesse intenzione di coinvolgere in questo esperimento.
Mi alzai e le infilai due dita nella figa, già bollente. Le diedi un morso sull’interno coscia, leggero e capace di strapparle un ulteriore lamento di piacere, e ringhiai: “Potremmo anche solo provare con una puttana… la paghiamo, sperimentiamo e poi… vedremo…”
“No… vorrei… quello…” disse lei, indicando lo schermo della TV dove scorrevano immagini di trasgressiva vita familiare.
“Quello, bambina?” le dissi io, infilandole il terzo dito e mordicchiandole il clitoride.
“AAAAAH! Sì… l’ho visto questo film… loro… sono… poliamorosi… voglio… quello… una vita insieme con qualcuno che… mi ama… come il daddy… sarebbe tanto bello, daddy…” mugugnò lei mentre io, sfilate le tre dita da lei, mi ero tolto i vestiti ed incombevo su di lei, la punta del cazzo già dentro la sua figa.
“Mmmh, va bene allora bambina… proverò a cercare in giro, se ti va davvero…” le dissi, sorridendo selvaggiamente mentre esitavo ad entrare. La volevo far soffrire in un po’ e le, infastidita e divertita, cominciò a ondeggiare i fianchi cercando di forzare la penetrazione.
“E se chiedessimo a… Monica… di provare? È senza fidanzato da un po’… il tuo cazzo… la… farebbe… OOOOOOH”
La sua richiesta mi fece imbestialire: le entrai dentro di forza e le presi il collo tra le mani, a stento controllandomi dal far diventare una pratica sadomaso qualcosa di meno piacevole. Ringhiai e presi a montarla: “Neanche morto! È una cattolica tossica, di quelle che mi mettono in imbarazzo e che mi fanno pentire del mio battesimo… e ogni volta che si parla di omosessuali sputa certe cazzate che neanche mio nonno avrebbe mai detto, e mio nonno era nelle milizie fasciste! I Con tutte meno che con Monica, lo sai… - la stavo montando come una bestia e, sentendo l’orgasmo salire, un pizzico di lucidità tornò nella mia mente. Mi addolcii, mi abbracciai a lei e nell’orecchio le sussurrai – Io voglio scopare e farti scopare una troia come te… aperta… vogliosa… disposta a sperimentare tutto!”
“Siiiii! Lo voglio… lo voglio!” urlò lei, graffiandomi la schiena e stringendo le gambe attorno ai miei fianchi.
“E vuoi la prima sborrata della giornata nella tua fighetta?” le ringhiai versando già la prima goccia di seme dentro di lei.
Lei strinse ancora più forte le gambe: “SIIII, RIEMPIMI! METTIMI INCINTA! INGRAVIDAMI! RIEMPI LA TUA PUTTANA, DADDY”
La troia, che ai tempi ancora non sapevo lo fosse nel senso peggiore del termine, aveva a mia insaputa cominciato a prendere pure pillole per la fertilità e aveva mescolato non so che intruglio nell’acqua che mettevo nella mia borraccia, convinta che la mia infertilità fosse curabile… illusa.
Mi alzai da lei, le afferrai le gambe, aprendole il più possibile, e le pompai il cazzo fino a quando sentì che la cappella andò a sbattere contro la sua cervice. Urlò, di piacere e dolore, squirtandomi sull’addome in preda al piacere mentre le buttavo dentro una serie infinita di schizzi di sborra.
Raramente ero venuto così forte, specialmente negli ultimi due anni di relazioni, particolarmente turbolenti dopo la delusione del non essere rimasta incinta, e a causa dei continui litigi e delle infinite pressioni, ormai avevo difficoltà a reggere oltre la seconda sborrata quando, solo due anni prima, tiravo fino a sei sborrate, nelle serate giuste. Il rapporto, anche fisico, si era fiaccato e io risentivo molto della maniacalità di Valeria, sempre più ossessionata da preoccupazioni remote e insensate come il piacere della sua amica o le parole di quella squinternata della madre, che mio malgrado non mi ero reso conto avesse trasmesso il suo orribile carattere e le sue ossessioni idiote alla figlia.
Ma quel giorno, mentre sborravo, mi immaginai una terza donna che alle mie spalle mi bisbigliava porcate mentre con una mano masturbava Valeria. Immaginavo la terza persona di una famiglia assolutamente non convenzionale, trovando forza in un pensiero che non mi era mai neanche passato per la testa: essere il daddy di due donne e… scoprirmi poliamoroso. La cosa mi turbò più di quanto potrei mai spiegarvi ma l’orgasmo devastante che riversai nella mia compagna di allora mitigò il piccolo trauma.
Estrassi il cazzo dalla figa di Valeria, mi alzai e, mettendomi al suo fianco e godendomi quanto fosse sfatta e persa nel piacere, le strusciai il cazzo sulle labbra.
“Mmmmmh, quanto sei duro oggi, daddy… è stato bellissimo…” mormorò lei, afferrandomi il cazzo per la base e ripulendomelo con la lingua come le avevo insegnato.
“Quindi, bambina… che dici se con calma provo a mettermi alla ricerca? Senza fretta… troverò una brava ragazza che ci farà stare tanto bene…” ringhiai, scopandole la bocca piano per poi estrarmi da lei e farla rispondere.
“Sì… con calma… la troveremo… e non vedo l’ora di provare… mi pulsa la figa al solo pensiero, daddy…” disse debolmente, accarezzandomi goffamente le palle. Quasi mi graffiò ma, ai tempi, pensavo fosse brava a toccarmi…
“E allora è bene farla pulsare ancora più forte!” le ringhiai, sollevandola di forza e piazzandola a novanta sul divano. Le entrai dentro con prepotenza, fregandomene del suo dolore, sculacciandola e montandola mentre la tenevo per i corti capelli e le ripetevo: “Immagina di essere scopata così e avere un’altra bambina a leccati questa figa da puttana!”
Continuò, sragionando, ad urlare una sequela infinita di sì, venendo almeno altre due volte prima che io, raggiungendo il secondo orgasmo, la mettessi in ginocchio davanti a me e le venissi in bocca. Mi spompinò a lungo dopo l’orgasmo, facendomi impazzire ma anche facendomi male, toccando spesso con i denti il mio glande perché incapace di pensare ad altro se non al suo piacere.
“Affare fatto allora… piano piano mi metto alla ricerca…” mormorai io e lei annuì ancora, ostinandosi a tenere il mio cazzo, ormai privo di vigore, in bocca mentre si toccava la figa paonazza. Sorrisi soddisfatto e, quando lei si accoccolò a me dopo essersi ripresa per finire di vedere il film, io già mi immaginavo quanto sarebbe stato bello trovare un’altra bambina da tenere al fianco e che avrebbe, speravo, scacciato per sempre lo spettro di Monica dalle nostre vite.
Come vi ho anticipato, questa fu l’idea che diede inizio alla mia e alla nostra rovina, avuta e siglata con il “cesso” troppo preso a fantasticare sulla sua amica con il mio cazzo nella bocca per capire cosa stesse realmente succedendo…
Generi
Argomenti