Come rovino la rovina della mia vita – Cap. 2: L'anniversario
Ispirato a eventi realmente accaduti ma con una buona dose di fantasia; i nomi delle persone saranno cambiati .
Appena finito il turno di pomeriggio in fabbrica, mi affretto a tornare a casa: dopo la notte di sesso e le due sborrate, sulla mia bambina e nel culo del “cesso”, ho preso sonno e mi sono svegliato giusto in tempo per mangiare una schifosa confezione di noodle istantanei, togliere la catena al “cesso” affinché servisse in casa la sua padrona e correre a lavoro sulla mia sgangherata macchina di terza mano.
Ero riuscito giusto a farmi dare una leccata alle palle e all’ano dal “cesso” mentre mi facevo un bidet ma avevo la voglia a mille: era il secondo anniversario della nostra rovina, dovevo darmi da fare per rendere la serata il più indimenticabile possibile!
Entrato nella nostra piccola mansarda ormai dopo le 22:30, trovo la mia bambina seduta sulla faccia del “cesso”, vestita con un reggiseno a balconcino, calze a rete autoreggenti e un perizoma scostato di lato in modo che la schiava potesse procurarle piacere. La lingerie è consunta e strappata in più punti, non abbiamo abbastanza soldi per comprarne di nuova, ma tutto contribuisce a rendere la mia bambina più porca di quanto non sia già.
Il corpo abbondante, le tette grosse e il culo burroso ballano per me mentre lei, vedendomi arrivare, mi sorride con le sue labbra sottili, tinte di rosso vinaccia. Gli occhi, bistrati di nero e contornati da sfumature dalle tonalità autunnali, mi guardano con cattiveria, passione e godimento: “Bentornato daddy… pronto a festeggiare?” e, dicendo questo, da una sferzata fortissima sulla figa del “cesso” con un frustino da cavallerizza.
La puttana, con polsi e caviglie legati ai quattro angoli del letto, urla per il dolore a sentire la frustata; eppure, non ho potuto non notare quanto bagnata sia. Mi spoglio al volo e, nudo e già duro, corro dalla mia bambina, le prendo una mammella dal reggiseno e gliela comincio a leccare, succhiare e mordere. La frusta si muove al ritmo delle leccate su capezzoli e la bambina flagella la figa della troia fino a renderla rossa come un pomodoro maturo e costringendo il “cesso” a movimenti inconsulti che non permettono più alla mia donna di godersi un cunnilingus come si deve.
Cade addosso a me e la sostengo, prendendola in braccio e adagiandola a terra per poi strapparle di mano la frusta: ne seguì una sfuriata rabbiosa sul “cesso”, bersagliandole le orride tettine mosce e asimmetriche, le gambe, le braccia e la figa.
“Chi cazzo ti ha detto di muoverti?! Dovevi solo pensare a leccare la figa della tua padrona, puttana! – mi giro verso la bambina e ringhio – prendi lo strap-on… la puttana deve soffrire!”
“Basta che poi scopi anche me con questa meraviglia, daddy… non voglio che lo usi solo su di lei…” mi dice la mia bambina, masturbando piano il mio cazzo. Le afferro la nuca per i capelli e la bacio con passione, mulinando la lingua attorno alla sua: “Tranquilla… la puttana oggi soffre e basta…”
La mia bambina gongola, mi da un’ultima carezza al cazzo, partendo dallo scroto fino ad arrivare al glande, per poi andare a rovistare nel vicino ripostiglio per trovare lo strap-on. Lo so che non ama usarlo perché ha paura di fare male, cosa non vero visto quanto ho goduto quelle poche volte in cui le ho ordinato di scoparmi il culo. Io nel frattempo prendo dallo stendino, posto bagno adiacente alla camera principale della mansarda, una decina di mollette.
Quando il “cesso” mi vede, si agita e prova a liberarsi ma la mia bambina l’ha legata troppo stretta. Incombo su di lei stando in piedi di fianco al letto e afferro uno dei suoi grossi capezzoli.
“Leonardo… ti prego…”
Le do uno schiaffo in faccia non appena prova a supplicarmi, tra le lacrime, chiamandomi per nome; la prima molletta, destinata al capezzolo, finisce sul clitoride e lei urla. La schiaffeggio di nuovo e le tappo la bocca: “Io sono il tuo padrone. Tu hai spifferato tutto e ci hai costretto a vivere nell’ignominia! Tutta Italia sa di noi e ora tu devi pagare per la merda in cui ci hai gettato! E ora parlerai solo per ringraziarmi ad ogni molletta che ti attaccherò addosso e non ti azzarderai mai più a chiamarmi per nome, chiaro?!”
“Si, padrone…” mormorò il “cesso” mentre procedo nella mia opera. La mia bambina, infilatasi lo strap-on, si avvicina a me, si inginocchia e prende a succhiarmi il cazzo mentre piazzo le restanti mollette sui capezzoli, sulle tette e sulle grandi labbra della puttana.
Ad ogni molletta segue un urlo di dolore; ad ogni urlo, un “grazie, padrone”; ad ogni ringraziamento, una succhiata della mia bambina che, sforzando al massimo la bocca, riesce alla fine a imboccarlo tutto.
Grugnisco e la bambina, ridacchiando, sa che sto per venire: si affretta ad estrarre il cazzo dalla bocca e a tirare fuori la lingua come le ho insegnato. Mi trattengo a malapena e le sbatto il glande sulla linguetta prima di darle l’ordine: “Ora ti vengo in bocca, tu non ingoi e poi sputi tutto in bocca alla puttana, chiaro?”
Non ama che le venga in bocca ma sa che oggi non deve fare la bratty; con sguardo triste dice: “Si, daddy… vieni per me, daddy…”
Gode nel vedermi venire e mi guarda con gli occhi carichi di gioia finchè quasi non soffoca per la violenza dei miei schizzi. Accompagnata dalla mia mano e con la puttana che, dolorante, implora pietà a pochi centimetri da noi, si alza e si sporge sul “cesso”… non aspetta tuttavia che apra la bocca e le sputa con violenza tutta la mia sborra in faccia, strappandole un urletto prima che, nonostante tutto, prenda avidamente a cercare di assaggiare quanto più seme possibile.
Sculaccio fortissimo la mia bambina, ridendo e facendola ridere a sua volta: “Hai disobbedito… ma hai fatto bene, stavolta! Ora va’ e scopala, a secco”
La bambina non se lo fa ripetere due volte: slaccia le cavigliere, si assicura le lunge gambe della sua schiava sulla schiena e la prende con violenza. Il “cesso” però gode e io non posso permetterlo.
“Si… scopami, padrona…” dice la troia, nonostante lo strap-on sia asciutto e le mollette ancora le torturino i genitali. Io, con foga, mi metto in piedi alla testa del letto, posto nel mezzo della stanza e quindi senza alcuna testiera a limitarlo, le afferrò con forza la faccia in modo che la testa sia messa nella posizione giusta e le infilo il cazzo tutto in bocca, fino in gola, scopandogliela come fosse un giocattolo erotico.
“Fammelo tornare bello duro e se osi farmi sentire anche solo un dente, ti frusto per tutta la notte!” le urlo, godendomi la scopata in quel buco mentre lei, mugolando e tossendo, assolve al suo compito. La mia bambina, nel frattempo, la sta scopando riempiendola di insulti, chiamandola “troia… puttana… vacca gelosa…” e ripetendole che “ci hai rovinato la vita… le nostre famiglie non vogliono più parlarci… siamo poveri in canna… abitiamo in un tugurio per colpa tua… soffri… soffri!”
Eppure, la puttana, invece di soffrire, viene con così tanta forza da squirtare, cacciare fuori dalla sua figa aperta lo strap-on e costringendomi ad uscire dalla sua gola.
La schiaffeggio e la mia bambina la schiaffeggia a sua volta sulla figa, tirandole pure via le mollette e rovinandole l’orgasmo.
“Sei una troia inutile! Chi ti ha detto di venire! Ora ti meriti la punizione peggiore… quella vera che non riesci a sopportare…” le ringhio nell’orecchio, afferrandola per i capelli e lei comincia a piangere per davvero.
La mia bambina, sadica come sa essere solo con lei, si slaccia lo strap-on e stende una coperta per terra: “Si, daddy… facciamola soffrire…” dice, per poi legarle nuovamente le caviglie al letto.
La prendo nuovamente per la nuca e la bacio, lasciando che il “cesso” veda bene le lingue che vorticano l’una sull’altra. In piedi di fronte a lei ci masturbiamo ferocemente a vicenda finchè la bambina non è grondante di umori. La tiro per i capelli e le sorrido mentre lei ansima per il piacere: “Impalati sul mio cazzo”
“Si, daddy”
Mi stendo sulla coperta e la bambina, senza aspettare altro, si impala su di me, accogliendomi nella sua figa strettissima e cominciando a danzare per me, agitando i fianchi a ritmo di una danza folle che amiamo ripetere da quasi due anni, ormai, e la puttana, costretta a guardarci, assiste allo spettacolo della morbida carne della mia bambina che fa su e giù, delle sue gambe piene che le fanno da appoggio per i sinuosi movimenti di bacino e delle mie mani che le strizzando prima il culo burroso, poi le tette, strappandole via il reggiseno, e poi che si avvolgono attorno al suo collo, come piace a lei.
Un mio pollice le accarezza il mento e le labbra, quindi si insinua nella sua bocca e lei, da brava bambina quale è, scatta a succhiarlo mentre io, liberandole il collo dalla mia mano destra, procedo a massaggiarle il clitoride col pollice.
Ansima, urla di piacere e alla fine si accascia su di me, permettendomi di afferrarle i fianchi e cominciare a stantuffare a velocità folle dentro il suo ventre. Ci baciamo in modo perverso, galvanizzati dai singhiozzi di gelosia e dolore del “cesso” per poi mugolare forte all’unisono.
“Daddy… daddy… vengo per te… vengo per te…”
“Anche io… ti riempio… ti sfondo… ti marchio con la mia sborra… ooooh!”
Ruggisco nelle sue orecchie mentre lei, con la testa seppellita nell’incavo della mia spalla, mi morde in preda al piacere. Veniamo insieme e lei, stretta com’è, mi munge una quantità così ingente di sperma che, se non fosse per la sua pillola e per la mia sterilità, l’avrebbe sicuramente ingravidata.
Rimaniamo stretti e abbracciati per qualche minuto a coccolarci mentre il “cesso” ci guarda con invidia ma, al suo ennesimo gemito, ho un’idea: “Bambina mia… ho due soldi da parte… che ne dici se andiamo in qualche b&b del cazzo e roviniamo la stanza tutta la notte? Tanto ho il turno di notte domani, posso scoparti fino a pomeriggio inoltrato…”
“Dio si, magari, daddy… e della puttana che facciamo?” mi dice lei con un miagolio, stando sul mio petto e facendomi dei goduriosi grattini mentre il mio cazzo, ancora dentro di lei, non accenna a calmarsi.
“Ora vedi…” le dico con infinita cattiveria nella voce.
Ci laviamo e sistemiamo quindi lasciamo la nostra infima dimora lasciandoci alle spalle le urla del “cesso”, lasciata legata a letto con due vibratori dentro, uno per buco, e una padella sotto al culo da troia se dovesse sentire il bisogno di pisciare. Quella notte sarà la vera tortura per lei, non tanto per tutto gli orgasmi che avrà comunque in quanto masochista, quanto piuttosto all’idea di me e la bambina in un albergo ad amoreggiare, cosa che l’ha portata due anni fa esattti a distruggere una vita che poteva essere perfetta.
Sono cattivo, me ne rendo conto, e sono diventato sempre più bestiale con lei e con tutti da quando il disastro è successo.
Ma questo è quello che accade quando una donna diventa una troia e, succhiandoti il cazzo, prima ti chiede la massima trasgressione e poi ti rovina la vita proprio a causa della trasgressione.
Questa è la storia di come la mia vita, la vita di Alba, la mia bambina, e di Valeria, il nostro “cesso”, è stata distrutta dall’invidia di quest’ultima, paradossalmente la causa per cui il nostro malato rapporto a tre è iniziato…
Per info e contatti: leoleolux1991@gmail.com
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