Il gioco di Asia

Asia aveva sempre amato giocare con i limiti, con quella sottile linea che separa il lecito dal proibito. A diciannove anni, con il suo viso d’angelo e il corpo di una donna consapevole, sapeva come attirare l’attenzione senza bisogno di gesti sfrontati. Bastava uno sguardo, un sorriso lasciato cadere nel momento giusto.
Alessandro, invece, non era mai stato un uomo incline agli sbagli. Trentotto anni, sposato da dieci, una carriera solida e una vita ordinata. Ma con Asia tutto sembrava sfumare in un equilibrio precario, come se la ragione e il desiderio lottassero in lui senza mai trovare una tregua.
Si erano conosciuti per caso, nel caffè sotto il suo ufficio. Lei lavorava lì part-time, serviva ai tavoli con la grazia di chi sa di essere osservata. Alessandro era un cliente abituale, sempre con il cellulare in mano e l’aria di chi ha troppi pensieri per concedersi il lusso di perdersi in frivolezze. Ma Asia aveva capito che, sotto quella compostezza, c’era un uomo che non si lasciava sedurre facilmente, e proprio per questo voleva essere lei a farlo vacillare.
All’inizio erano stati solo sguardi, poi conversazioni fugaci, battute leggere che lasciavano intendere più di quanto dicessero. Alessandro si sforzava di ignorarla, di non dare peso alla tensione elettrica che si creava ogni volta che le sue dita sfioravano per caso la sua mano nel consegnargli il caffè.
Poi una sera, quando il bar stava per chiudere, lei gli si avvicinò con un sorriso malizioso.
"Sei sempre così serio, Alessandro. Non ti concedi mai una distrazione?"
Lui la guardò, sorpreso dalla sua audacia. "Alcune distrazioni sono pericolose."
Asia inclinò la testa, mordendosi appena il labbro inferiore. "Le migliori lo sono sempre."
Non fu un bacio rubato, né una promessa esplicita. Fu il modo in cui lo sfiorò mentre gli porgeva il bicchiere, il suo profumo che rimase sospeso nell’aria anche quando lei si voltò, lasciandolo lì, con il cuore che batteva più forte del previsto.
Alessandro sapeva che avrebbe dovuto alzarsi e andarsene, tornare dalla moglie, riprendere la sua vita ordinata. Ma quando Asia chiuse la porta del bar a chiave e tornò verso di lui con un’espressione carica di desiderio, capì che era già troppo tardi.
Lo spazio tra loro si annullò in un istante. Il primo bacio fu un’esplosione di calore, le sue mani che scivolavano sulla pelle liscia di lei, mentre il respiro si mescolava in sospiri trattenuti. Alessandro la sollevò sul bancone, le labbra che tracciavano un percorso di fuoco lungo il suo collo.
Asia lo attirò a sé, le dita che gli sfilavano la camicia con una lentezza esasperante. La tensione tra loro era così intensa da sembrare tangibile. Lui la prese con una passione urgente, il corpo di lei che si modellava contro il suo, il bar diventato il loro universo segreto, illuminato solo dalle luci soffuse della città fuori dalle vetrine.
Si amarono lì, tra il profumo del caffè e il fruscio dei vestiti abbandonati, senza pensare a domani, senza preoccuparsi di nulla se non del fuoco che li consumava.
Quando tutto finì, rimasero per qualche istante in silenzio, ancora stretti l’uno all’altra, con il fiato spezzato e i cuori che battevano all’unisono.
"Era la distrazione che intendevi?" sussurrò lei, sorridendo contro il suo petto.
Alessandro le accarezzò il viso, incerto su cosa rispondere. Forse era stato solo un momento di follia. O forse era solo l’inizio.
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