Una troia da tris

pennabianca
5 months ago

Mi chiamo Liliana, ho quasi trentanove anni, da diciotto, sono sposata con Carlo, che ne ha due più di me. Abbiamo un figlio di nome Luca che avrà diciotto anni fra un mese. Sono appena uscita dalla doccia, sono nuda, ammiro il mio corpo. Alta uno e settantacinque, seno terza, anzi più quarta, capelli castano chiari, occhi scuri, viso aperto, sorriso solare bocca ampia e labbra carnose. Gambe abbastanza lunghe, ben tornite e sedere che molti definiscono, un bel culo. Mani ben curate nonostante la mia sola occupazione di casalinga. Mentalmente faccio un resoconto della mia esistenza fino a questo momento della mia vita, e non mi lamento. Sono giunta al matrimonio quasi vergine. Dico, quasi perchè a sedici anni avevo un debole per un mio cugino più grande. All’epoca abitavamo insieme, e fra noi vi era molta confidenza. Fra un gioco e l’altro mi ritrovai il suo cazzo in bocca. All’inizio fu una vera sorpresa. Lentamente imparai a succhiarlo veramente bene, e quando mi scaricò in bocca, la sua semenza ne fui veramente estasiata. Mi piaceva molto ingoiare il suo sperma, ne ero diventata golosa e non perdevo occasione per gustarlo. Ovviamente anche da parte sua la cosa lo riempiva di vero orgoglio, mi definiva:

«La sua piccola bocchinara.»

Ne ero veramente fiera. Poi i suoi genitori decisero di emigrare, un mese prima della partenza ci ritrovammo io e lui da soli in casa mia. Ero dispiaciuta e nello stesso tempo desideravo donargli un ricordo indelebile, volevo essere sua. Dopo averlo succhiato molto e a lungo, ero eccitatissima, lui mi leccava la lumachina facendomi schiumare da matti. Ero pronta, glie lo dissi. Lui dopo un momento mi rispose che era una cosa che dovevo donare al mio futuro marito, mentre lui si sarebbe accontentato di un altro regalo. Mentre parlava, un suo dito mi stuzzicava il fiorellino anale, compresi e approvai all’istante la sua idea. Mi fece una vera preparazione, leccandomi molto e infilando lentamente le dita dentro l’ano per farlo abituare. Mi lubrificò con dell’olio profumato, ero pronta, lo volevo, mi misi distesa di lato, e lui si distese dietro di me. Mi pose la mia gamba sopra la sua e mentre sentivo la dura cappella appoggiarsi dietro di lui, con la mano mi torturava davanti il bottoncino provocandomi delle sensazioni di immenso piacere. Spinse per metà il cazzo dentro, con un colpo deciso ma delicato, sentii un dolore che subito fu sostituito dal piacere che mi dava davanti. Dopo un momento mi spinse tutto il randello dentro. Un lungo gemito di misto piacere /dolore uscì dalla mia bocca. Per un poco rimase immobile sempre toccandomi davanti, poi quando si rese conto che mi ero rilassata, prese a muoversi dentro e fuori. Prima lentamente, poi sempre più velocemente con il risultato che io incominciai a godere e lo incitavo a fare più forte Dopo che avevo ripetutamente goduto, lui esplose dentro di me con un grido bellissimo. Sentire l’ano riempito da un calore intenso, mi provocò l’ennesimo orgasmo. Non ci furono altre occasioni, e da allora non l’ho più fatto, nemmeno mio marito me l’ha mai chiesto ed io per serbare ancora quel ricordo non l’ho mai cercato. Dopo un periodo abbastanza lungo anche i miei genitori si sono trasferiti in città. Io avevo già conosciuto Carlo, uno studente dell’ultimo anno, Mi piaceva, sentivo la mancanza di mio cugino, e ci fidanzammo. Per giustificare la mia particolare bravura nel succhiarlo dissi che me lo aveva insegnato un precedente fidanzato. Una sera, quando avevamo festeggiato il mio diciottesimo compleanno, fui sua. Fu subito piacere anche con lui. Fu bravo, mi portò a un tale livello di eccitazione che quando mi sverginò ho sentito solo un lieve fastidio, poi tanto piacere. Inesperti e incoscienti nessuno dei due si prese la briga di prendere delle precauzioni, così mi ritrovai incinta. Dopo un comprensibile casino, le nostre famiglie si accordarono per farci sposare. Carlo aveva terminato gli studi di ragioneria e grazie a una conoscenza di mio suocero iniziò a lavorare in banca. Poi che possedevano una casa grande ci ricavarono una camera matrimoniale e andammo a vivere con loro. Lavorando tutti, io restavo a casa ad accudire mio figlio e a prendermi cura della casa. All’inizio mi sembrò un tantino dura, poi lentamente la cosa incominciò a piacermi. Passarono gli anni, morirono sia i miei genitori che mia suocera, lei dopo una lunga malattia sempre accudita da me. Con mio marito non ho mai avuto problemi, il classico uomo tutto casa lavoro. Pochi svaghi e molta famiglia. A letto è molto attivo, anche ben messo fra le gambe. Mi scopa sempre con molto impeto, non mi lascia mai insoddisfatta, anche se non ha molta fantasia, non mi lamento. Dopo tutti questi anni mi ritrovo ad ammirare il mio corpo. Mi riguardo nello specchio ne sono fiera, l’ho sempre curato molto. Utile è stata anche la piccola palestra che abbiamo ricavato nella nostra nuova casa che abbiamo acquistato dopo che abbiamo venduto le altre proprietà. Nuda mi trasferisco di sopra, vado in camera per vestirmi e sento il rumore del portone chiudersi. È Franco mio suocero che ritorna dalla sua passeggiata quotidiana. Da due mesi è in pensione, e mi abituo lentamente alla sua presenza. Prima ero sempre sola, ora invece pranziamo insieme ci facciamo compagnia. Carlo torna tardi dal lavoro e Luca ha sempre il pomeriggio impegnato fra studio, sport e ragazze. Franco, è un bell’uomo. Alto, spalle larghe, fisico asciutto, ha sessantadue anni, ma non li dimostra. Di recente ho sentito una signora dire a un’altra che si sarebbe fatta un giretto volentieri con lui. Mi reco in cucina mentre lui generalmente legge il giornale.  Quando lo vedo, ho come l’impressione che mi guardi in modo diverso, più intenso e poi ignoro la vistosa erezione che gli gonfia il pacco. Mentre pranziamo, lui mi osserva decisamente, con occhi diversi, mentre i nostri discorsi finiscono sulle imminenti feste di Natale.

«Mi piacerebbe farvi un regalo, che ne dici di andare una settimana in montagna?»

Mi chiede sempre con lo sguardo fisso su di me. Mi sento un poco a disagio per l’insistenza del suo sguardo, ma gli rispondo che non vi sono problemi. Sia a Carlo che Luca piace tantissimo sciare. Così nel pomeriggio del giorno di Natale partiamo per la montagna. Arrivati, ci sistemiamo in una piccola baita affittata per noi. Carlo ed io, in camera insieme mentre lui e Luca dormono nella cameretta con i letti singoli. I due giorni a seguire sono tutto un girare di funivie e piste di sci. Poi Luca ha trovato degli amici che lo invitano assieme al padre a fare il giro delle piste nere. Poi che la cosa era molto bella hanno deciso di accettare, anche se questo comportava di dormire una sera in un rifugio in alta quota. L’indomani sono partiti di buon mattino, mentre, Franco ed io, ci siamo dedicati al puro relax. Nel pomeriggio eravamo in paese con la moto slitta, compresa nell’affitto della baita, abbiamo visto delle foto di alcune cascate completamente gelate. Prese delle informazioni e trovato il sentiero che vi conduceva siamo partiti. Dopo circa una mezzora di viaggio abbiamo trovato il posto, era meraviglioso. Scattate tante foto, ci siamo rimessi in viaggio per il ritorno, anche perchè si stava scendendo velocemente notte, quando improvvisamente a iniziato una vera tormenta di neve. Ci troviamo subito in seria difficoltà. Nevica fortissimo e nel buio il piccolo faro del mezzo non faceva vedere bene il sentiero, con il rischio di finire in un dirupo. Improvvisamente Franco nota delle cataste di tronchi a poca distanza dal sentiero, e si dirige verso di loro. Ci sono tronchi grandi e altri piccoli, fra le cataste è stato ricavato un piccolo rifugio, coperto, chiuso dietro e con dentro un grosso telo. Lui mette la motoslitta davanti e copre con la neve l’ingresso, stende il telo e ne ricava un posto asciutto e riparato. Sono congelata. Batto i denti in maniera incontrollata, sono quasi al limite dell’ipotermia. Lui guarda e mi ordina perentorio.

«Spogliati! Togliti i vestiti bagnati.»

Lo guardo stupita, mi ordina di spogliarmi ed io muoio di freddo. Deve essere matto!

Non aspetta la mia reazione. Si toglie la giacca a vento, poi la mia e la mette sotto di noi, poi mi denuda parzialmente e velocemente lui fa lo stesso. Mi avvolge con il telo e si distende su di me e mi stringe fra le braccia donandomi il suo calore. Per un momento credo di morire, poi lentamente il piccolo rifugio si rivela provvidenziale. Mi sto riscaldando, e sento che sul mio ventre qualche cosa di duro preme. Fuori infuria la tormenta mentre dentro di me un turbine d’idee lascia il posto alla ragione. I nostri occhi abituati al buio s’incontrano, poi senza che nessuno dica nulla le nostre bocche si uniscono in un bacio furioso, fatto di labbra che si mordono, lingue che s’intrecciano e succhiano impazzite. Le sue mani mi tolgono quel poco che è rimasto dei miei indumenti e mentre mi bagno in maniera assolutamente inusuale. Lo sento premere con la dura cappella delle labbra della mia vagina che lo lascia entrare senza opporre nessuna resistenza. Scivola dentro di me fino in fondo. Sento il suo corpo aderire al mio. Le palle battere sui glutei, mentre il mio clito è schiacciato meravigliosamente dal suo peso. Godo all’istante! Tremo, e non per il freddo ma per il piacere che mi provoca sentirlo dentro. Mi sembra molto più grande di quello di Carlo, e lo lascio sbattermi senza nessun ritegno. Lo incito, lo invito a farmi godere, cosa che fa meravigliosamente. Mi pompa con esperta maestria. Lo sento affondate e poi uscire e ricominciare fin quando non gli urlo il mio piacere, poi mi pompa ancora più forte e mi fa urlare di nuovo. Infine lo avvolgo con le mie gambe, le serro dietro di lui e lo imploro di venire. Mi sbatte con furia selvaggia. In fine gode con un grido che lo scuote tutto. Mi scarica dentro un fiume di caldo seme che non riesco a trattenere. Lo sento colare dalle labbra della mia dilatata fichetta. Immobili e in silenzio ci addormentiamo mentre fuori la tormenta infuria. All’alba ci guardiamo in faccia, mentre cerchiamo di recuperare la nostra roba per tornare alla baita. Lui mi sorride. Poi andiamo a casa. Dentro ci infiliamo sotto la doccia. Lui mi lava mentre l’acqua calda tonifica i nostri corpi. Siamo eccitati e lui mi prende da dietro. Lo sento entrare con impeto, mi apre, scopa divinamente. Godo lo assecondo spingendo indietro il mio corpo andando incontro al suo meraviglioso palo che mi sfonda meravigliosamente. Mi serra per i fianchi, mi sbatte.

«Ti piace è? Lo sapevo che eri una troia nascosta. Ti ho visto qualche giorno fa mentre ti ammiravi davanti allo specchio, mi sono dovuto segare per quanto ero eccitato. Senti come ti sfondo.»

Intuisco ora la sua insistenza a tavola, mi eccita ancora di più sapere che mi ha spiata. Sono presa da una frenesia erotica e lo incito a scoparmi più forte. Mi pompa a lungo. Resto stupita dalla sua resistenza, poi si sfila da me. Sento come un senso di vuoto, lasciato da quel cuneo di carne. Lo sento lubrificarmi il fiorellino anale, mi giro lo guardo, lo voglio anche lì.

«Fai piano, sono quasi vergine.»

 Mi giro di nuovo, appoggio le mani al muro e inarco indietro il culo per riceverlo meglio.

«Quasi vergine? Mi vuoi far credere che mio figlio non si gode tutto questo splendore?»

Lo guardo e annuisco. Mi lubrifica con della schiuma, poi lentamente mi penetra fino in fondo, molto lentamente, facendomi assaporare centimetro dopo centimetro per tutta la sua lunghezza. Godo. Mi fa impazzire e sento che dentro di me qualche cosa sta cambiando. Mi sento troia e ne vado fiera. Mi sbatte il culo come un dannato. Mi serra i fianchi, poi esplode dentro facendomi provare la stessa sensazione che provavo da ragazza e ne godo in maniera sconvolgente. Dopo esserci rivestiti, sentiamo mio marito al cellulare. M’informa che essendo rimasti bloccati anche loro per la tormenta e che ora che splende il sole, vorrebbero approfittare per fare dei fuori pista, quindi tornano l’indomani. Franco ascolta, poi finita la conversazione, mi dice che la sera mi porta cena fuori. Passiamo tutto il resto della giornata distesi davanti al caminetto a scambiarci coccole ed io glie lo succhio ripetutamente senza farlo venire. Mi eccita tantissimo sentire quel palo in gola. Lui ne gode tantissimo e mi apostrofa i più sconvolgenti epitaffi. Sentirmi dare della troia, bocchinara o vacca puttana non fa altro che aumentare di più la mia libidine e voglia di godere e essere trattata davvero come un zoccola. Godo nel sentirlo parlare, gode del piacere delle mie labbra e questo mi fa impazzire. La sera usciamo a cena, mi metto così in tiro che a lui viene subito di nuovo duro. Dopo cena torniamo e la notte ci vede uniti in un instancabile amplesso che mi sfinisce. Alla fine sono costretta ad arrendermi, lui è sempre in tiro. Gli chiedo come fa e lui mi risponde che non scopava così dalla morte di mia suocera e che sono io che lo eccito, anche se poi ho scoperto certe pastigliette blu ben nascoste. Nel pomeriggio tornano gli altri. Sono sfiniti, Carlo decide di andare alla sauna che si trova in un edificio vicino alla nostra baita per rilassarsi mentre Luca va a dormire, la sera esce con gli amici e vuole essere in forma. Alla sauna, data l’ora del pomeriggio, non c’è nessuno, io sono tentata di farmi scopare da mio marito. Dopo qualche moina lui è già in tiro, mentre io ho bisogno di scaldarmi di più. Mi distendo sulla lastra di marmo calda. Lui si mette in ginocchio, mi lecca divinamente, ora mi sto veramente eccitando. Siamo così intenti a divertirci che non ci accorgiamo di Luca, che non riuscendo a dormire ha deciso di raggiungerci. Ci osserva attraverso il vetro che c’è sulla porta. Mi vede prima succhiare il cazzo di suo padre, poi apro le cosce e mi lascio penetrare fino in fondo. Godo, non posso urlare ma la situazione intrigante mi eccita da morire. Carlo mi scopa di buona lena, mi fa raggiungere alcuni orgasmi. Mi sento veramente troia. La notte con il suocero e il pomeriggio con mio marito. Godo e impazzisco quando voltato lo sguardo, incrocio quello estasiato di mio figlio che ci osserva. Ho un tremendo orgasmo e sento anche Carlo che sta per venire, lo esorto a uscire e me lo infilo in gola, facendo in maniera che Luca si goda bene la scena. Quando rialzo il capo lui se ne andato, io dentro di me sento che ora voglio anche lui. Non ho nessuna remora, voglio godermi anche mio figlio! Il giorno dopo è un continuo scambio di dolci occhiate fra me e lui, piccole provocazioni e casuali contatti. Ci stiamo eccitando, ma nessuno dei due vuole fare il primo passo. A cena siamo in compagnia dei loro amici con cui usciamo. Indosso una gonna e degli stivali. A tavola lo sento vicino a me, che spesso tocca con la mano la mia coscia. Dopo cena decidono di recarsi a giocare a curling. Uno strano gioco con bocce di pietra da far scivolare sul ghiaccio. Luca ed io, ci sediamo sugli spalti a guardare, ma poi che il mio abbigliamento non è appropriato, sento freddo, decido di tornare. Mi faccio accompagnare da mio figlio, che saluta tutti e scambia un cenno di saluto con il padre. A casa, appena dentro mi abbasso per ravvivare il fuoco nel caminetto, lui è in piedi davanti a me, vedo il gonfiore del pacco sui suoi pantaloni. Lo provoco e gli faccio una precisa domanda mentre resto accovacciata davanti al focolare.

 «Ti sei divertito a spiarci nella sauna? Ti è piaciuto? E chissà cosa pensi ora di tua madre?»

«Scusa, ma eri così erotica che non ho potuto resistere. Devo ammettere che sei molto bella e brava, in quanto a cosa penso è presto detto, sei meravigliosa. Papà è molto fortunato ad avere una bella donna come te al fianco.»

Abbassando lo sguardo mentre arrossendo. Lo guardo negli occhi e gli rispondo.

«Grazie, ma anche tu sei fortunato ad avermi come madre, anche se non mi reputo tanto bella, confrontata poi con le giovani ragazze che frequenti io sono da buttare.»

Mi risponde con impeto.

«Da buttare?  Ma scherzi! Se non fossi mia madre non so cosa ti farei!»

Era quello che volevo sentire. Mi avvicino gli apro i pantaloni e infilo la mano nei suoi boxer. Sento subito un bel cazzo duro che vibra fra le mie dita, lo estraggo e senza dire nulla lo infilo in bocca. Non regge il gioco, m’inonda di calda semenza la bocca. L’ingoio, ma è tanta e devo deglutire velocemente, ma riesco a mandarla giù tutta. Mi spoglio e anche lui lo fa velocemente. Ci trasferiamo sul letto. Mi lecca avidamente è stupenda la sua esuberante inesperienza che mi fa impazzire. Lo faccio calmare un poco poi lo voglio dentro di me. Segue attentamente i miei consigli, si muove bene e mi pompa a lungo. Godo, e ho due orgasmi bellissimi, poi anche lui è al limite, mi pompa con vigore, io urlo l’ennesimo orgasmo e anche lui si svuota dentro il mio ventre. Lo sento esplodere dentro di me emi provoca un ennesimo orgasmo. Lo incito a inondare il ventre che l’ha generato. Sentirlo inondarmi l’utero mi sconvolge procurandomi un piacere mentale che va ben oltre quello fisico. Restiamo un momento abbracciati, poi, lo invito ad andare in camera sua, non voglio che suo padre lo trovi con me. Esce e quando è sulla porta, si gira e mi guarda con un sorriso allusivo che non comprendo al momento. Poco dopo tornano mio marito e mio suocero, si salutano e Carlo entra subito nel letto, è eccitato, mi penetra rapidamente con impeto. Resto un poco sorpresa, ho ancora dentro di me il seme di Luca, non ho avuto modo di lavarmi. Ho, paura che lui, se ne renda conto, invece lui mi scopa con tale vigore che mi fa godere subito e poi anche lui esplode dentro di me riempiendo ulteriormente la mia fica di seme che si mischia all’altro. Finito, vado a lavarmi in bagno, quando torno, ho una grande sorpresa. Distesi sul letto trovo tutte tre che mi guardano nudi con i loro cazzi già in tiro. Carlo a braccia aperte mi invita a unirmi a loro.

«Amore vieni a letto che ora ti facciamo impazzire.»

Li guardo stupita. Loro mi sorridono, poi Carlo mi trascina fra loro, mi sussurra che poi mi spiega tutto, ma ora vuole che io goda fra loro. Una notte indimenticabile. Mi hanno scopato ripetutamente in tutti i buchi e ricoperto ogni millimetro del mio corpo di caldissima sborra. All’alba sfiniti ci siamo addormentati, poi nel pomeriggio, fatti i bagagli siamo ripartiti e lungo il viaggio di ritorno mi hanno dato tutte le spiegazioni che volevo. C’era poco da spiegare, i tre si erano messi d’accordo per condividermi fra loro e io ora mi godo le loro mazze, ma con la chiara promessa che Luca deve trovarsi una giovane donna per lui, magari un tantino troia da condividere con noi.

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