La Padrona e il cornuto
È riuscita a fregarmi anche questa volta. Ci riesce sempre, la mia fidanzata Sonia. Avevo scoperto che mi tradiva, poche settimane fa. Mi aveva assicurato che si era trattato di un piccolo errore che aveva commesso e che amava solo me. Mi aveva chiesto perdono. Ed era riuscita a farsi perdonare con le sue tecniche di seduzione. È una vera esperta in questo.
Ci facemmo la più bella scopata mai fatta durante la nostra relazione. A dire il vero, la più bella della mia vita. Mi chiedevo di continuo se avesse riservato lo stesso trattamento all’altro uomo. L’idea di lasciarla non mi sfiorava nemmeno. Se, per pura convenzione sociale, dicevo a me stesso che avrei dovuto almeno pensarci, immediatamente quell’idea mi appariva assurda. In fondo lei mi ama e io la amo. Inoltre, lei è davvero stupenda e sexy e sa scopare come una Dea, mentre io sono soltanto carino. Come posso lasciarla soltanto perché si è concessa a un altro?
Quel momento non lo dimentico più.
«Edoardo, amore mio. Mi dispiace per quello che hai scoperto».
Non aveva nessuna espressione di dispiacere, soltanto un’aria maliziosa e sensuale con la quale mi avrebbe manipolato il cervello a suo piacimento.
«Sappi che io non provo niente per quell’uomo. Io amo solo te. Perciò vieni qui, abbassati i pantaloni, che te lo prendo in bocca».
Tirò fuori la lingua leccandosi le labbra. Io non sapevo che dire, ero lì immobile e confuso: mi aveva tradito e ora voleva farmi un pompino? Era una tecnica, lo sapevo benissimo. Ma come potevo resistere? Percepivo anche una certa falsità nel suo atteggiamento: non era una brava attrice. Questo, però, non m’importava in quel momento. Mi abbassai i pantaloni e le mutande, mostrandole il cazzo già duro e lo avvicinai al volto di lei. Sonia aprì la bocca e ci si infilò il mio cazzo cominciando a succhiarlo e leccarlo.
«Sì, è solo questo il cazzo che voglio. Il cazzo perfetto così com’è».
Anche qui percepivo falsità: il mio cazzo è tutt’altro che perfetto ed ero sicuro che non era l’unico cazzo che voleva. Avrei voluto ordinarle di smettere con quella recita. Mi dava fastidio. Tuttavia non lo feci, per paura che si offendesse e interrompesse quel bellissimo pompino che mi stava facendo.
E poi lo succhiava benissimo. Ci sputò sopra e la vista della sua saliva mi fece eccitare ancora di più. Le tolsi il reggiseno, lei mi prese il cazzo e se lo infilò tra le sue bellissime e prosperose tette. Io mi curvai verso di lei e cominciai a leccarle, succhiandole i suoi capezzoli durissimi.
«Sì, bravo, leccami i capezzoli e ciucciali tutti».
Adesso non recitava più. Stava godendo davvero. Riprese il mio cazzo in bocca «quanto amo il tuo cazzo». Poi lo lasciò e mi mostro il culo per un attimo, accarezzandosi tutto il suo corpo perfetto.
«Sarò sempre e solo tua» mi disse «voglio solo il tuo cazzo, dell’uomo che mi fa impazzire, l’altro non conta niente».
Io non parlavo. Mi masturbavo soltanto. E anche lei.
Ci avvicinammo di nuovo. Sapevo che c’era un giochino che le piaceva: strusciarle il cazzo sulla fica, cominciando con la cappella.
«Sì, bravo! Quanto amo questo giochino!»
Adesso, però, era ora di metterglielo dentro. Avevo resistito già troppo. Spinsi prima lentamente, poi più velocemente.
«Sì, Edoardo, sì!, bravo! Mi hai perdonata, vero?»
Io non risposi, troppo occupato a chiavarla. Rallentai di nuovo il ritmo, mentre lei ansimava di piacere.
«Sì, quanto mi fai eccitare! Vedi come sono fracida?»
Era vero: la sua fica era tutta bagnata, faceva venir voglia di leccargliela. Il clitoride era bello succoso. Questa volta fu lei a fare un giochino: spingeva, con le dita, le labbra della vagina attorno al mio pene. La penetrai ancora alternando sempre ritmo veloce e ritmo lento.
«Sì, che bravo! Faccio tutto quello che mi chiedi! Tutto quello che mi chiedi!»
Continuai a chiavarla finché non mi disse «voglio cavalcarti! Fammi venire su di te!»
Non c’era dubbio: ero io, in realtà, a fare tutto ciò che mi chiedeva. Così, togliendole il cazzo dalla fica, cambiammo posizione. Io mi sdraiai a terra, a pancia in su, lei si mise su di me allargando le gambe e infilandosi lei stessa il cazzo nella vagina. Cominciò a “cavalcarmi”, come aveva detto. Da quella prospettiva potevo osservare meglio la mia Dea: i capelli lunghi e biondi, gli occhi color nocciola e le labbra carnose e contornate con una matita, le grosse tette bianche, a differenza del resto del corpo abbronzato, le bellissime cosce lisce e quelle mani affusolate con le unghie dipinte di viola. “Lei è stupenda” pensavo “come faccio a resisterle?”
Continuava a cavalcarmi e ansimava di piacere, sempre di più.
«Sì, ah, sì, sì…bravo…bravo…»
“Bravo io?” mi domandai “brava tu” avrei voluto dirle.
«Mi hai fatta bagnare, guarda!» ripeté «sì, così volevo venire».
Per fortuna ho una buona resistenza, ma era talmente brava che dovevo stare molto attento a non sborrare.
«Ora vuoi leccarmela? Poi mi infili il cazzo, così mi schizzi dentro».
Fu lei stessa a togliersi di dosso e a mettermi la fica in faccia.
Gliela leccai con gusto, mentre masturbavo il mio cazzo sempre più duro.
«Oh sì!» esclamò lei, ma si interruppe bruscamente. Voleva che glielo infilassi dentro.
«Dai, ti faccio fare una bella schizzata. Così mi perdoni, anche se sono sicura che mi hai già perdonata».
Perdonarla? E per che cosa? In quel momento mi sembrava che non ci fosse nulla da perdonarle, che dovessi soltanto adorarla, venerarla e farla godere. La sua goduria, per me, era addirittura più importante della mia.
Ricominciai a penetrarla con l’intenzione di sborrarle dentro, come mi aveva chiesto.
«Ah, sì, dai, bravo! Tromba la troia, la tua puttana, sì dai! Ah come godo!» ansimava «tromba la troia, puniscila!»
Non volevo punirla, volevo soltanto farla godere. Ma non dissi nulla e continuai a chiavarla.
«Sì, sì, vai, continua, continua!»
Continuai. Accelerai il ritmo.
«Ah sì!» esclamò Sonia.
E in quel momento sborrai. Sentii il mio liquido che finiva dentro di lei. Che bella sensazione che provai! Soprattutto quando vidi lei che mi guardava, mentre le spingevo ancora un po’ il cazzo dentro.
«Sì, stupendo! Stupendo!» ripeteva lei «stupendo…»
Si staccò da me e disse «ora fammi pulire il tuo cazzo».
Lo prese in bocca e, leccandomelo e succhiandomelo, ingoiò tutta la sborra con gran piacere.
«Sei stata davvero fantastica, tesoro mio».
Nei giorni successivi, mi dimenticai completamente del tradimento. Era stata molto brava ed io pensavo soltanto a questo, a che donna speciale avessi accanto, che di certo non potevo lasciarmi scappare soltanto a causa di un capriccio.
Oggi, però, sono ritornato prima dal mio ufficio. Appena rientrato a casa, l’ho colta in flagrante e ho scoperto che, a differenza di come mi aveva detto, sta ancora scopando con un altro. Mentre glielo prende in mano e in bocca, vede la mia faccia perplessa e le viene da ridere.
«Mi dispiace Edoardo, non posso farci nulla. Io sono fatta così e lo dobbiamo accettare sia io che tu». Ci fissiamo per un attimo. Lui ha un sorriso beffardo, odioso. È completamente nudo, muscoloso, leggermente peloso e con un cazzo molto più grande del mio, che la mia fidanzata gli tiene in mano con maestria e dimestichezza. Ha i capelli scuri e corti, il volto completamente sbarbato. Sembra molto stimolato dal fatto che io sia lì ad assistere al tradimento della mia fidanzata.
«Se vuoi» dice Sonia «puoi guardarci e masturbarti nello stesso modo in cui io lo faccio a lui. Tu, però, non sborrare. Con lui ho già scopato e questa doveva essere la sborrata finale».
Adesso sì che è sincera, naturale. Le mie labbra tremano «come vuoi» le dico.
E sorridendo soddisfatta, ricomincia a masturbare l’uomo, mentre io li guardo, masturbandomi a mia volta, attento a non venire. Lui, invece, finalmente le sborra in bocca «aahhh, quanto sei troia!»
Sonia si lecca la sborra sulla bocca e geme di piacere, con uno sguardo malizioso.
Lui, con indifferenza, si riveste e saluta solo lei, come se io non esistessi. Mentre se ne va, lei lo guarda con amore.
Io mi sto ancora masturbando. Sonia mi dice di fermarmi: dobbiamo chiavare. Ed è lei a decidere come.
Ha ancora la sborra di lui sulle labbra e mi bacia sulla bocca, facendo assaggiare anche a me il sapore di lui. Accortasi del mio turbamento, Sonia sorride compiaciuta. Si pulisce la sborra raccogliendola con le dita e me la sparge sulle labbra. Io apro la bocca e ingoio le gocce.
«Bravo» mi dice. Mi prende il cazzo in mano e mi masturba per un attimo, ma si ferma immediatamente.
«Vieni con me» mi ordina. Si dirige verso il bagno, e io la seguo. Si accovaccia su una bacinella vuota e ci piscia dentro. Ne fa molta. È di un bel giallo trasparente.
«Adesso bevi» mi ordina.
Mi sembra di non essere più in me, eseguo gli ordini senza discutere e senza protestare, abbassandomi verso la bacinella e inizio a bere, leccando come un cane dalla ciotola.
«Tutta! La devi bere tutta!» esclama con autorità.
«Sì, Padrona» mi viene spontaneo da dire.
«Bravo!»
Sarà l’eccitazione, ma il sapore del suo piscio mi piace moltissimo. Bevo tutto il liquido che c’è, mentre lei ride.
«Bravo» ripete «e adesso dammi il cazzo».
Mi alzo e lei mi afferra il membro in mano cominciando a masturbarmi «adesso scopiamo» mi dice con un tono che non ammette repliche.
«Sì» rispondo io, lei lo prende in bocca e ricominciamo.
«Dimmi che posso scopare con chi voglio» dice interrompendosi un attimo e masturbandomi.
«Puoi scopare con chi vuoi».
«Lo dici solo ora che sei arrapato?»
«No, amore, puoi scopare con chi vuoi tu perché voglio che tu stia bene e sia felice, e perché ti adoro troppo per lasciarti».
Sonia sorride soddisfatta, compiaciuta e trionfante, riprendendolo in bocca, pronta a chiavarmi di nuovo e a fottere con chiunque lei voglia.
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