Arroganza

geniodirazza
9 hours ago

Arroganza

Luisa sta scopando alla grande con uno studente di una sua classe, un ragazzo poco più che diciottenne, assai scarso nel rendimento scolastico ma decisamente valido a letto; titolare della cattedra di italiano nell’Istituto Superiore della sua città, a ventotto anni, è una donna decisamente calda; per la verità, lo è stata sempre, favorita anche dalla debolezza di carattere di Marco, l’uomo che sposò a diciotto anni già pieno di corna.

Lui conosce la sua passione per i cazzi giovani e forti; ormai non le dice più niente e sopporta pazientemente; da sempre è stato troppo innamorato per protestare e sembra godere del piacere che lei prova quando si lascia sbattere da uno degli amanti fissi, da un amico, da un collega o, appunto come in quel momento, da un ragazzo della scuola abbastanza prestante e fidato da scoparsela nel letto coniugale, nella loro casa; il marito lavora fino a tardi e lei ha il pomeriggio libero.

Quando il giovane torello le ha fatto assaggiare, in classe, la mazza dura contro le natiche, lei ha avvertito il solito brivido correre lungo la spina dorsale, ha deciso immediatamente che voleva quel cazzo molto promettente e gli ha suggerito di raggiungerla a casa subito dopo pranzo; appena entrato, lo ha avvolto in un dei baci sensuali che sono la sua specialità e lo ha sentito immediatamente fremere di piacere infinito.

Sente che le mani si muovono nervose ad afferrare le natiche, le palpano, le stringono ed esaltano la sua voglia; muove la mano ad afferrare il cazzo da sopra i vestiti ed ha la certezza che lo spessore e la lunghezza sono quelli che in genere la soddisfano ampiamente; lo guida verso la camera, sempre allacciati nel bacio vorace che divora la lingua di lui e la succhia come un piccolo cazzo; ai piedi del letto, si siede e slaccia la cintura del pantalone.

Lo manda giù abilmente trascinando insieme il boxer; mentre lei afferra il cazzo finalmente nudo davanti ai suoi occhi, lui si libera, scalciandoli, degli indumenti e delle scarpe, le prende le tempie tra le mani e comincia a scoparla in bocca; non è delicato, il torello, e rischia di soffocarla; afferra l’asta e regola la penetrazione in bocca mentre la lingua fa il suo dovere deliziando la cappella e la mazza tutto intorno.

Il pompino è da manuale; Luisa è troppo esperta perché un ragazzo di diciotto anni possa reggerle; con linguate e risucchi, affondi in gola e manipolazioni varie, lo porta all’orgasmo più rapidamente di quanto immaginasse; sente lo spruzzo della sborra esplodere e viene anche lei, urlando come un animale scannato; continua a succhiare il cazzo che scema e si fa barzotto; le sue leccate, come sperava, fanno risorgere rapidamente la mazza.

Lo spoglia completamente e gli succhia a lungo i capezzoli, eccitandolo oltre ogni dire; lo rimprovera sensualmente che non ha neppure accennato a spogliarla, eppure è già in intimo con sopra una vestaglia; si spoglia rapidamente, si stende sul letto e porta la testa di lui fra le cosce; deve guidarlo a succhiare, leccare e mordicchiare la figa, perché è completamente a digiuno di cunnilinguo; contrariamente che a scuola, apprende in fretta.

In pochi minuti è in grado di succhiarle l’anima; sente che sempre più abilmente lecca le grandi labbra, stimola quelle piccole ed afferra con la bocca il clitoride, provocandole sferzate irresistibili di piacere ed orgasmi; si abbandona languida al giovane amante e si fa succhiare avidamente tutto il sesso; si gira carponi e lo invita e riprendere a leccare, ma da dietro, stavolta, e a stuzzicare soprattutto il buco del culo che freme dalla voglia di una forte inculata.

Infoiato come un animale, il ragazzo si scatena a succhiare, mordere, tormentare tutto, figa culo e circondario, finché ha lo sprazzo giusto; si stende sotto di lei, a sessantanove, e spinge in basso la testa perché si prenda in bocca il cazzo; più esperta, lei si organizza a fermarlo con le cosce quando vuole succhiarlo e a liberarlo quando vuole essere succhiata; per molto tempo si alternano nella doppia fellazione e si fermano solo quando le mandibole dolgono ad entrambi.

Adesso vogliono ambedue scopare come dio comanda; si stende supina sul letto, divarica le gambe e tira su le ginocchia, invitandolo a salirle addosso a montarla; non ci pensa due volte e con irruenza le sbatte i venti centimetri del cazzo dentro la figa; sente un urto violento e dolcemente lo invita a muoversi cautamente su e giù; ad ogni colpo, i suoi orgasmi si scaricano; quando sente la voglia di avvertirlo dentro tutto intero, gli cinge i fianchi con le gambe e, con i piedi intrecciati dietro la schiena da il ritmo della scopata.

Sente l’orgasmo montare con grande lussuria nel ventre a mano a mano che il ragazzo la scopa al ritmo imposto ed a cui si adegua rapidamente; quando esplode, le sembra che il ventre si apra per accogliere tutto il corpo del giovane amante occasionale; contemporaneamente il calore degli spruzzi che sente scaricarsi nell’utero la avverte che anche lui ha sborrato, con grande lussuria e abbondantemente.

Si fermano ansanti; lentamente lei si divincola dalla presa che aveva realizzato sul corpo di lui; aspetta che il cazzo, per naturale riduzione dopo la sborrata, si sgonfi e scivoli dolcemente dalla figa rilassata e slabbrata dalla monta violenta; sposta dal suo il corpo del ragazzo e si stendono supini sul letto a riprendere fiato; non serve molto tempo al partner del momento; la giovane età gli consente di recuperare rapidamente e facilmente il massimo della possanza.

Non vuole che tutto si riduca ad una scopata veloce e unica; si è ormai abituata a consumare in una sola seduta certi rapporti problematici, se non pericolosi; sa che, dopo di allora, quel ragazzo non avrà più occasione per godersi la sua figa, la sua voglia, il suo corpo; intende però offrirgli anche il massimo che la voluttà le suggerisce e consiglia; prima di liquidarlo, un passaggio nel culo se lo vuole concedere; se restano tempo e energie, si farà scopare alla spagnola; per ora, si prepara all’inculata.

Mentre lui quasi si appisola godendosi il languore conseguente alla grande monta e a due sborrate consecutive, lei va in bagno, in parte per lavare dalla figa la sborra e le scorie della scopata, ma soprattutto per prelevare dal cassetto dei medicinali il tubo del gel lubrificante che ha felicemente sperimentato per tante inculate, anche con cazzi di taglia decisamente maggiore di quello che si sta spupazzando al momento.

Rientrata in camera, si dispone di nuovo gattoni sul letto e indica al ragazzo di andarle dietro e leccare; esegue prontamente e per un lungo tempo si dedica a titillare con dita e lingua tutto il perineo, dal pube all’osso sacro soffermandosi, su indicazioni della donna, sul buco del culo e sulla figa, nei quali infila la punta della lingua per una sollecitazione anale molto efficace; sempre guidato da lei, infila nel culo le dita, prima una e poi due tre e quatto, chiuse a cuneo, per allargare l’accesso.

Il ragazzo intuisce che lei si sta facendo preparare ad una grossa inculata e si eccita ancora più bestialmente, se è possibile; prende il gel che lei gli ha passato e, intanto, lo spalma sulle dita che infila nel canale rettale trovandolo aperto e disponibile; quando lei lo incita, unge per bene col lubrificante culo e cazzo, appoggia la cappella al buco e spinge; la mazza scivola dentro come un coltello caldo in un pane di burro; tira a se le natiche, prendendola per le anche.

Comincia per lui un viaggio imprevedibile, insperato e travolgente nel culo della profia zoccola e arrapata; si lascia guidare alla nuova esperienza con la voglia di godere alla morte e di imparare tutto quello che è possibile conoscere sull’inculare; lei lo avverte che, se da quella posizione spinge il culo contro il ventre, il rumore dei corpi che si scontrano è eccitante; se poi si afferra alle tette che, in quella posizione, pendono inutilizzate, può aggiungere altro piacere stimolando i capezzoli.

Il giovane amante rivela ancora una volta prontezza e capacità di adeguamento; anche di fronte ad un’indicazione nuova e per lui inedita, immediatamente coglie il senso delle indicazioni e si dedica all’inculata con l’abilità di un amante maturo e smaliziato; Luisa attiva tutte tutte le sue abilità, maturate in molte esperienze, per serrare il cazzo nello sfintere e ‘obbligarlo’, in qualche modo, a scopare senza lasciarsi andare alla sborrata finale.

Con l’ormai acquisita prontezza nel mettere in pratica lei indicazioni, lui comincia a scoparla nel culo in maniera travolgente; si gode a lungo la pecorina; quando lei lo spinge di lato e piombano ambedue sul letto, capisce che può continuare a scoparla da dietro, prima sdraiato sul lato destro, poi su quello sinistro; tenendole sollevata la gamba libera, si bea dello schiocco del ventre contro il culo e delle palle contro la figa; infila una mano e tortura il clitoride.

Lei ormai è in paradiso, con la grossa mazza che scivola lussuriosamente nel canale rettale, avanti e indietro, procurandole continui orgasmi di varia intensità; lui impara a montarla velocemente in alcuni momenti e a soffermarsi in altri per godere e farle godere la penetrazione lenta e profonda fino all’intestino, tirando via talvolta il cazzo fino alla cappella; la alterna con scopate veloci che esaltano il piacere di entrambi.

Lo blocca, ad un certo punto, e vuole essere inculata mentre lo guarda negli occhi; si stende supina sul bordo del letto, col culo leggermente in fuori, e lo invita a incularla così; guarda il cazzo che va avanti e indietro e si eccita; legge le sue smorfie di piacere e gode; si sposta al centro del letto, si mette tutti i cuscini sotto le reni e si fa inculare ancora da sopra; dopo una lunga monta, lui la fa girare bocconi sulle lenzuola e la incula disteso sulla sua schiena; muovendosi avanti e indietro, la scopa con tutto il corpo.

Luisa trova molto sensuale quella scopata a schiena intera; gli prende le mani e se le porta sulle tette, una, e sulla figa, l’altra; lui coglie al volo e titilla sapientemente capezzoli e clitoride; infine, la scopa ancora nel culo, dall’alto, con le spalle appoggiate sul letto e le gambe al collo di lui; la sensazione che lei prova, di esser sventrata come un animale al macello, col cazzo che perfora il ventre dall’alto, è di lussuria infinita.

Tornato ad incularla da dietro, scivolando sulla sua schiena per chiavarla con tutto il corpo dalle spalle alle natiche, raggiunge la terza sborrata della giornata, intensa, lunga, sazia; la scarica nel culo con il massimo piacere possibile e si abbatte sulla schiena di lei ansante e al limite della resistenza; convinta della sua capacità di ripresa, lei lo lascia sdraiato e si manipola la figa per prolungare il piacere infinito che ha provato.

La puttana non ha nessuna voglia di porre fine a quella performance di ottimo sesso con un cazzo giovane e potente; nelle ore successive che passa con lui nel letto matrimoniale, si fa scopare tra le tette, nella più classica spagnola, lo prende in figa per quasi un’ora, impedendogli di sborrare; si fa violentare il culo ancora due volte, con sempre maggiore enfasi e voglia; sa che non accetterà più di scopare con questo ragazzo per non esporsi a rischi; vuole quindi prendersi tutto quello che è in grado di darle.

Se non lo prosciuga completamente, certamente lo usa a lungo e molto volentieri; scoparsi un torello così giovane e voglioso le da quasi la sensazione di aspirare dal suo corpo una nuova giovinezza, che ogni scopata sia per lei una carica che la riempie; è ancora molto giovane, solo 28 anni, ma ha già una lunga esperienza di sesso e il terrore della vecchiaia si è già affacciato, in qualche modo, specialmente quando suo marito, che non ama, le ha proposto di fare un figlio.

La sola idea di trovarsi a trascinare un pancione deformante, col pericolo che i suoi tessuti possano rilassarsi e lasciare delle tracce di gravidanza che non avrebbe mai più cancellato, la terrorizza e si rifiuta categoricamente di cedere alle sollecitazioni di Marco che vorrebbe, con un figlio, cementare un rapporto d’amore in cui crede solo lui; per lei, il marito è solo uno dei tanti da cui si lascia scopare; gli ha già detto chiaramente che deve arrendersi alle sue convinzioni, se ci tiene tanto a salvare il matrimonio.

Quel pomeriggio si da molto da fare per godere allo spasimo; passano tutte le ore disponibili a scopare come mandrilli, fino al momento in cui lei prevede che il marito tornerà; lei non è mai sazia, lui riesce a spremere dalle palle tutta la sborra che lei gli chiede; in quella sola seduta, il giovane apprende quanto avrebbe imparato in anni di sesso, con un’insegnante della troiaggine della sua prof puttana che lo ha provocato e se l’è portato a scopare.

Alla fine, quasi si deve rassegnare a licenziarlo, perché non vuole arrivare al clamore di una sorpresa troppo grossa per l’anima candida che lei considera Marco; già sarà duro da ingoiare il boccone che gli ha preparato, con il ‘sacro talamo’ ridotto a campo di battaglia da due amanti veramente scatenati; farsi sorprendere a letto sarebbe il colmo; decide di porre fine alla giostra e manda lui a pulirsi con una doccia le scorie della battaglia del sesso che ha combattuto con onore.

Mentre accompagna l’amante alla porta, questa si apre e lascia entrare suo marito che non ha nessuna reazione visibile di fronte allo spettacolo di lei in vestaglia trasparente sull’intimo che accompagna alla porta un ragazzo decisamente cresciuto; quando entra e vede lo stato della camera a letto, si limita ad andare nello studio e a depositare la borsa di documenti che ha con se; sedendosi a tavola, le fa con un tono pacato e sereno.

“Stai attenta perché stai rischiando l’accusa penale per pedofilia; anche se mi pare che possa essere maggiorenne, il fatto che sia uno studente della scuola comporta la convinzione che vi sia stato plagio; comunque, rischi grosso anche col lavoro, se il tuo comportamento viene considerato contrario alle finalità didattiche ed educative.”

“Perché non pensi alle tue corna invece di preoccuparti della mia garanzia sul lavoro?”

“Ognuno deve preoccuparsi delle sue, di corna; se resti senza lavoro, diventi ancora più parassita; questo sì che mi deve preoccupare!”

Chiudono lì; lui, dato un nuovo sguardo alle condizioni del letto, indossa di nuovo la giacca che aveva appoggiato all’attaccapanni ed esce per andare a cena; non lo rivedrà fino alla sera seguente, solo il mattino dopo, svegliandosi, capirà che ha dormito nello studio, sul divano letto; ma non è che un episodio della guerra che si stanno combattendo; il sabato successivo, lei si presenta in casa con un marcantonio raccattato chissà dove e si mette a limonare sul divano davanti a lui.

Marco borbotta qualcosa che lei neppure ascolta, su viaggi di lavoro che lo impegneranno; non si incontrano per due settimane; il sabato pomeriggio lui entra inaspettato e la coglie che si sta preparando a ricevere un ulteriore amante; le chiede se è stato accreditato lo stipendio, ripete qualcosa sui suoi viaggi di lavoro ed esce, forse per andare a cena o per non essere costretto ad assistere alla scopata che lei si farà.

Prima che sia uscito, lo ferma per sbattergli in faccia che non ha nessun sentimento particolare per lui; è uno dei tanti con cui ha scopato e con cui scopa; se vuole, può restare con lei e accontentarsi di quel che gli offre; se no, vada dove gli pare; non riesce a trattenere un urlo di stizza quando lui se ne va senza neppure degnare di uno sguardo lei che lo sta mettendo alla porta; non sa se abbia acqua nelle vene, se sia un cornuto contento o un omosessuale che va a cercarsi cazzi per il suo culo.

Passano addirittura mesi in quella condizione di sospensione della vita; suo marito si è fatto vivo, prima a scadenza quindicinale, il sabato sera per un rapido week end ed è scomparso la domenica sera; poi la scadenza si è fatta mensile, solo per accertarsi che fossero pagate le pendenze della casa; negli ultimissimi mesi, non si è fatto proprio vedere; Luisa è felice, perché il vitto le viene garantito dal carico delle spese sul conto comune; per se stessa, fa aggio sullo stipendio di insegnante.

L’assenza del marito le consente di cambiare i maschi nel letto anche ogni sera; ormai è una troia conosciuta da tutti e non ha difficoltà a trovare stalloni pronti a saltarle addosso e scoparsela con furia animalesca; in giugno, si fa spedire, per gli esami di stato, in una località marittima dove si gode la vita, il sesso e il sole mentre fa la commissaria d’esame senza impegno; in agosto, accetta da un amante provvisorio di andare in vacanza in Puglia; viaggiano sulla spider di lui.

Stanno attraversando un paese della costiera, prendendosi beatamente, sulla macchina scoperta, il sole e il vento tra i capelli, lei e il marcantonio palestrato che le sta a fianco e che passerà con lei una vacanza da sogno; ad un tratto, sulla litoranea cittadina, che lo stronzo ha voluto percorrere a passo d’uomo per esibire l’auto fiammante e la bella donna al suo fianco, vede seduta davanti ad una gelateria sua madre con un bambino di una decina di anni.

Deduce che forse è andata a villeggiare presso amici con un figlio piccolo; vedova da ormai dieci anni, ancora giovanissima, perché aveva avuto lei quando aveva solo diciotto anni, è rimasta sola; non le garantisce niente la figlia troia che pensa solo a cornificare il marito; lei non se ne cura perché il suo amore era il padre; morto lui, si era esaurito anche il rapporto con la madre, della quale ignora il tenore di vita, i mezzi di sostentamento e insomma tutto.

Quello che la fa sobbalzare, è che sull’altra sedia del tavolino è seduto Marco, suo marito, che quasi stenta a riconoscere perché non si vedono da mesi; l’unica spiegazione che sa darsi è che lui, nei viaggi di lavoro imposti dalla ditta, sia capitato proprio lì in contemporanea con la suocera e si siano fermati a prendere un gelato; non ha nessuna voglia di essere riconosciuta; inforca gli occhialoni neri da mare, chiude i capelli in un foulard e passa via ignorata e ignorandoli.

Giunti all’hotel dove hanno prenotato per una settimana, si fermano; l’utile imbecille che ha imbarcato è un pervertito della peggiore specie; lo sapeva bene ed ha voluto affrontare anche quella prova; nel bar dell’albergo incontrano due amici con due puttane della sua stessa risma e capisce che quella settimana sarà di scopate al fulmicotone; si è appena seduta su un sedia libera che già il maiale più vicino allunga una mano, la infila nel pareo di velo che indossa sul bikini e le stimola la figa.

Si irrigidisce sulla sedia; si è lasciata scopare da chiunque, da quando aveva sedici anni; non è in grado di dire quanti cazzi abbia preso, in quegli anni; non le fa certo specie affrontare tre maiali dichiarati; ma vedersi trattare da vacca al foro boario, alla mercé di un rozzo contadino che tasta le mammelle per verificare che l’animale sia da latte, le provoca uno schifo nauseante; non è donna da mettere in campo valori morali, ma quel gesto le pare un’autentica aggressione di un maschio arrogante.

In un momento di resipiscenza, si rende conto che è lei a mettersi in quella situazione in cui qualunque dignità viene messa sotto i piedi da individui che non valgono un minima parte del marito, ottusamente e stupidamente innamorato al punto da sopportarne tutte le angherie; sa che la settimana sarà un inferno, dal punto di vista del rispetto umano, perché i maschi del gruppo hanno i tratti classici dei buzzurri arricchiti forse con affari illeciti che tratteranno le donne da schiave.

Sull’altro piatto della bilancia, vi è una settimana di lusso e di scialo incontrollato, perché quegli stessi personaggi sanno essere generosi e larghi di manica; lei ha scelto l’avventura sessuale in una località alla moda ed è giusto che forse si adegui alla realtà cercando di imporre, o almeno proporre, un limite alle esagerazioni; una vocina dentro le suggerisce che è esattamente la stessa privazione di dignità che impone a suo marito da anni; ma viene tacitata arrogantemente e violentemente.

I tre caproni hanno fretta di cominciare a spupazzarsi le puttane che, in cambio della bella vacanza, si lasceranno scopare in tutti i modi possibili; le portano alla suite che hanno prenotato, la più ampia dell’albergo, e le spingono su grossi divani che occupano la sala centrale, la più soleggiata e panoramica; Luisa si rende immediatamente conto che, dei tre maschi, il suo è senz’altro il meno violento.

Le altre due donne, evidentemente mercenarie abituate a certi trattamenti, vengono facilmente sopraffatte dai maschi che le denudano rapidamente; quando si spogliano anche loro, lei ha modo di vedere che hanno delle dotazioni decisamente asinine; le due escort ne sono evidentemente liete e si lanciano voraci a prendere in bocca un cazzo ciascuna; lei invece si accosta al suo ganzo con movimenti sinuosi e fascinosi accarezzandolo dolcemente.

Vorrebbe alleggerire al massimo la violenza della scopata e tenersi lontana, come fa di solito, dalle pratiche sadomaso; per una che è abituata a dominare, essere messa sotto sarebbe la peggiore delle esperienze; ma non è raccomandabile la compagnia scelta; riesce comunque a monopolizzare l’attenzione del suo partner e lo sequestra con un bacio voracissimo a cui accompagna una manipolazione dei coglioni che risveglierebbe un morto.

Riconosce che il cazzo di lui è tra i più grossi che ha incontrato e se ne rallegra; se saprà trattarla con la dovuta calma, sarà sicuramente una settimana di indimenticabili scopate; importante sarebbe riuscire a indurre il suo ganzo a dedicarsi solo a lei e non lasciare molto spazio alle iniziative degli altri; comincia a spogliarlo lussuriosamente, accompagnando la caduta dei singoli indumenti con lascive carezze, lunghe leccate e succhiate nei punti giusti.

Sente che lui si infoia e ben presto è in una personale dimensione di celestiale beatitudine; quasi certamente non avrà né tempo né voglia per concedere ad altri di usare la femmina che ha scelto per se; Luisa quasi gongola di fronte ai gemiti libidinosi di lui mentre le cava il pareo e il bikini che non copre niente, ma sottolinea solo le sue forme splendide; la voglia fanciullesca con cui si lancia a succhiarle i capezzoli, prima, e la figa, poi, le danno la prova che può controllarlo.

Dopo un lungo preliminare di pompini e leccate, di sessantanove e spagnole, sente anche lei il desiderio di avere quel cazzo nel corpo; se lo tira addosso, stesa sul tappeto che copre il pavimento, e lo sbatte in figa senza remore; il leggero fastidio che le procura la mazza fin troppo grossa è solo uno stimolo al godimento che prova quando si sente riempita nel ventre da quel batacchio monumentale.

Mentre scopano alla missionaria, sente che i capezzoli sono catturati da due bocche; le due ragazze, infatti, istigate non sa da chi, si sono sistemate ai suoi lati con le bocche sui seni, una per parte e, gattoni, si fanno scopare, non sa se in figa o nel culo, dai cazzi asinini degli altri due; il piacere delle tette sottoposte alla stimolazione orale delle due scatena la sua libidine e si accorge di sborrare continuamente.

Uno dei due complici del suo maschio si sposta all’improvviso e viene a piantarsi a gambe larghe sulla sua testa; dall’alto, le offre il grosso cazzo da succhiare; lo prende con una mano e lo guida alla bocca; lo obbliga ad una penetrazione graduale e morbida; ogni volta che tenta di scoparla in gola, stringe i coglioni e lo obbliga a fermarsi; l’altro capisce l’antifona e decide di adeguarsi; quando sembra averne abbastanza, lascia il campo all’altro che infila in bocca, con cautela e lussuriosamente, il cazzo.

Sente che anche il secondo si ritira soddisfatto, anche se non ha sborrato; forse hanno stabilito di limitare il ‘consumo di sperma’ per portare il più a lungo possibile le scopate; sono solo all’esordio e sarebbe stupido bruciare tutte le possibilità; il maschio con cui ha viaggiato si stacca dalla figa e si alza i piedi; la fa appoggiare carponi a terra e si va a piazzare dietro di lei; a prima impressione, sembra che voglia leccarla da dietro più comodamente.

Lo fa effettivamente, per qualche tempo, poi usa la punta del cazzo per raccogliere gli umori dalla figa grondante e spalmarli sul buco del culo; lei capisce che è il turno dell’ano a subire un deciso assalto e si prepara ad una dolorosa inculata; ma il buzzurro rivela una abilità estrema ad inculare ed una particolare sensibilità a rendere la penetrazione il più leggera possibile; sente i più di venti centimetri di cazzo scivolare nel retto, fino all’intestino, e gode intensamente.

Uno dei due altri ragazzi, un biondino molto solido, sembra cogliere al volo la situazione per proporre una variante; fa in modo da distendersi sotto di lei, che viene inculata con forza; passa il cazzo lungo tutto il sesso e, individuato l’imbocco della vagina, lo spinge dentro il canale oppresso già dall’altro che preme l’utero dal culo; Luisa si trova a vivere, con due cazzi belli grossi, una doppia penetrazione superiore a qualunque esperienza precedente.

I maschi sborrano contemporaneamente, due in figa e in culo a lei e il terzo nella figa dell’altra ragazza; tutti sembrano crollare di colpo, tanto intensa e violenta è stata la scopata; però, come commenta uno dei tre, non è stato che l’aperitivo prima di pranzo; hanno davanti un’intera settimana per farne di tutti i colori; Luisa avverte che al primo accenno di violenza fisica lascia la compagnia e sparisce; la rassicurano che sarà solo sesso pulito e garantito.

Effettivamente, per tutta la settimana sono più le ore che passano sui divani, sui tappeti o nei letti, a scopare in infiniti modi di accoppiamento spesso casuali, di quelle che riescono a trascorrere in spiaggia per il bagno, di mare o di sole; si fermano al bar solo per consumare veloci caffè o bibite gelate; una sola volta decidono di fare un salto in discoteca, ma l’affollamento pazzesco e il rumore assordante li inducono a preferire la freschezza dell’albergo e il piacere delle scopate in gruppo.

Mentre si fa riaccompagnare a casa, Luisa si rende conto lucidamente che ha veramente toccato il fondo; se potesse, senza esitazione tornerebbe indietro e cambierebbe forse tutto nella sua vita; ma sa perfettamente che sta scivolando lungo le pareti di un burrone forse senza fondo e non conosce nessun mezzo per frenare la caduta o, meglio ancora, per tornare indietro; non le resta che sperare nella buona sorte e rassegnarsi all’inevitabile fine del matrimonio e, forse, a una vecchiaia solitaria.

Ha solo ventotto anni e dovere dichiarare il fallimento di una vita non è nelle sue corde; preferisce sperare utopisticamente in un incontro che le offra la possibilità di dare una nuova direzione alla sua esistenza, ma sa che dovrebbe avvenire lontano da quell’ambiente dove la sua troiaggine è di dominio pubblico e non può neppure sognare di accostare un uomo con l’intento di ‘fare coppia’ perché nessuno si avvicinerebbe con intento meno che lussurioso.

La riflessione più surreale e assurda è che, se suo marito riuscisse a svegliarsi dal suo strano letargo, a uscire dalla condizione di cervo rassegnato e cornuto contento, forse potrebbero trovare una piattaforma su cui costruire un futuro insieme, anche da amici paralleli cioè che non si incontrino e si sopportino solo per paura della vecchiaia in solitudine; ma dovrebbero andare via da quella città dove la fama di lei li perseguiterebbe; trova la casa ancora vuota e si addormenta su questa utopistica meditazione.

Si trova per caso una sera al bar con una vecchia amica, che non vede da mesi, e che lavora nella stessa azienda di suo marito; a sorpresa, si sente chiedere dove sia finito Marco dopo che si è licenziato dal lavoro; non sa proprio che cosa rispondere, balbetta frasi sconnesse e corre in bagno, ufficialmente per improvvise esigenze intestinali, in realtà perché si sente ribollire il sangue ed avrebbe voglia di spaccare qualcosa.

L’immagine di sua madre e suo marito davanti alla gelateria, l’estate appena passata, la tormenta adesso con mille interrogativi senza risposta; sa che deve informarsi per sapere dove Marco si trovi e perché fosse con sua madre; ma, se davvero si è licenziato, la prima cosa da appurare è dove sia andato a lavorare e come faccia a garantirle lo stipendio sul conto comune; il resto verrebbe da se e forse potrebbe anche capire se è ancora sua moglie o se qualcosa è cambiato; capire anche se ha chiesto la separazione.

Prova a mettersi in contatto per telefono; riesce a sapere che sei mesi prima suo marito ha ritirato la spettanza del TFR e si è licenziato; sul destino successivo, non sono in grado di fornire notizie e, a norma di legge, non potrebbero darne anche se ne avessero; Luisa riesce a ricordare il nome di una ragazza, segretaria dell’ufficio da cui Marco dipendeva, che forse qualcosa poteva conoscere, visto la familiarità con cui suo marito ne parlava, tanto da farle sospettare che fosse il suo amore segreto.

Individua la ragazza, l’attende all’uscita dai cancelli e le chiede, piegandosi alla massima umiltà che la tigna le consente, di fornirle qualche traccia del marito scomparso completamente dai suoi orizzonti; l’altra esita molto, perché non ritiene di poter impunemente violare la privacy del suo amico ed ex collega; si limita a comunicarle che Marco, con il sostegno di una donna che ama e che è il suo riferimento fisso, ha scelto di lavorare come libero professionista.

Le suggerisce di provare attraverso l’albo nazionale dei commercialisti; forse può almeno conoscere la provincia in cui si è trasferito, se non addirittura l’indirizzo dello studio; Luisa si appiglia a questa indicazione e, con molta pazienza, riesce a sapere che Marco si è trasferito nella provincia limitrofa alla loro, a poco più di cinquanta chilometri di distanza, che ha uno studio assai ben avviato e che abita lì con una persona.

Ha un rigurgito imprevedibile di interesse all’uomo che ha ritenuto suo per tanti anni e che l’ha amata davvero per tutto quel tempo, anche se è stato maltrattato, offeso e umiliato a morte; decide di dover affrontare direttamente e personalmente la questione, faccia a faccia con suo marito, che adesso non intende trattare con alterigia, dall’alto in basso, ma che non può sottrarsi, una volta almeno, ad un confronto chiaro e leale; la presenza di un’altra donna le dice che forse il suo tempo è scaduto.

Raggiunge l’indirizzo che ha ricavato da un elenco telefonico e bussa allo studio; le aprono in automatico, entra e si blocca sulla soglia; dietro la scrivania in anticamera c’è sua madre che ha l’aria di dirigere la baracca.

“Ciao, mamma!”

“Qui non c’è nessuna mamma; lei chi è; per quale motivo è qui; ha un appuntamento col dottore?”

“Mamma, per un momento cerca di ricordare che sono tua figlia … “

“Io ricordo solo una puttanella di quindici anni che si fa sverginare da quel farabutto di suo padre; ricordo la troia che lo teneva tra le sue cosce quando ebbe l’infarto che mi rese vedova, dieci anni fa, e che scappò come una ladra, perché quello era tra le altre cose, prima che io potessi accorgermi che mio marito era morto scopando con una vacca.”

“Mamma, cosa dici?”

“Non chiamarmi più mamma, se non vuoi ancora mentire a te stessa, prima che a me, a tuo marito e al mondo intero!”

“Hai tutti i motivi per avercela con me; è vero; sono stata una troia sin da bambina; non ho e non cerco né scuse né attenuanti; posso chiederti, per favore, di farmi parlare con mio marito per sapere dove è sepolto il nostro matrimonio?”

“Non sai che è affogato nella sborra di cui la figa di sua moglie è piena giorno e notte e che neppure una goccia di quella melma è sua? Non sai che la tua turpitudine ha ucciso il matrimonio, il suo amore e le speranze che aveva?”

“Anche ai condannati a morte per i crimini più efferati si offre uno spiraglio per riconoscere le proprie colpe e ravvedersi … “

“Vorresti farmi credere che dopo dieci anni di nefandezze inenarrabili, dopo le esplicite dichiarazioni che non hai mai amato quell’uomo, lui dovrebbe spiegarti perché si è allontanato da te? Non riesci a renderti conto almeno che neppure la separazione ha chiesto, pur conoscendo tutto il lercio che ti riempie?”

“Mamma, ti prego; è proprio questo che vorrei sapere; se è finita davvero, perché non ha chiesto la separazione; se ha un’altra donna come mi dicono, chi è questo suo pilastro nella vita, nel lavoro e nell’amore … “

“Sei così imbecille che fai tenerezza, mentre meriti solo disprezzo e odio … Marco, c’è qui la troia; vuole parlarti; che faccio?”

“Falla accomodare e aspetti che interrompo per il pranzo; andiamo a mangiare qualcosa insieme e parliamo; per favore, oggi ti puoi occupare tu, di andare a prendere il bambino a scuola? Io ho alcuni appuntamenti che possono andare per le lunghe … “

“Va bene, amore; mi occupo io di nostro figlio; tu pensa al lavoro ... tu siediti e aspetta; tra poco andiamo a pranzo; mi dice che anche lui vuole parlarti.”

“Mamma, che significa ‘amore’, ‘nostro figlio’? Sei tu la donna che vive con mio marito?”

“Ragazza, anche fare le corna può essere un’arte raffinata; mentre tuo padre si scopava le ragazzine e sverginava nostra figlia quindicenne, io stavo zitta perché lo amavo e mi imponevo pazienza; poi tu presentasti Marco come tuo fidanzato; non mi ci volle molto a capire che lo riempivi di corna già da allora; mi fece tenerezza, glielo dissi e cademmo fra le braccia l’uno dell’altra; se vuoi fare ancora la puttana per amore di dio, scandalizzati; diventò il mio amante, quella volta.

Ci scopavo assai più di te e assai più di quanto tuo padre mi riempiva di corna; ero giovane, allora, e la differenza di età si annullava con la passione, perché tuo marito è uomo di grandi sentimenti, di entusiasmi straordinari; quando tuo padre morì, pace alla sua anima sporca, tu comunicasti a Marco che non volevi figli per non deturpare la tua bellezza con una maternità; fu allora che decisi che il figlio glielo avrei dato io.

Sarebbe stato figlio di un grande amore, non di un certificato di matrimonio o dei capricci di una stronza incapace di amare; Marco fu subito d’accordo con me; nostro figlio è il tuo fratellastro perché è stato partorito da tua madre; ma per la legge è figlio legittimo di tuo marito e quindi anche tuo, per tua disgrazia; ora ha otto anni e frequenta la terza elementare; è un bambino meraviglioso, dolcissimo e intelligente.

Non potrai mai capire quanto lo amo e ucciderei chiunque volesse strapparmelo; la più pericolosa sei tu perché, te l’ho detto, se tu lo chiedi, la legge ti riconosce la legittimità di un figlio nato fuori dal matrimonio; ma se pensi di distruggere, dopo tua madre e tuo marito, anche la vita di tuo fratello o di tuo figlio, come preferisci considerarlo, sappi che ti uccido con le mie mani; sono stata chiara?”

“Mamma, vostro figlio è quel bambino che stava con te a prendere il gelato l’estate scorsa in quella cittadina dove spesso siamo stati in vacanza noi?”

“Forse sì; eravamo in vacanza lì e andavamo spesso a prendere il gelato sul lungomare! Tu come fai a saperlo?”

“Ci ha visto coi suoi occhi, da quella spider rossa sulla quale viaggiava con l’individuo più turpe che esista in regione; scommetto che ti ha fatto passare un’estate in bordelli e privè … “

Marco era uscito all’improvviso e si era inserito nel dialogo.

“Mi avevi visto?”

“Certo! Non passa inosservata una bella troia con occhialoni da sole e foulard in una spider con un farabutto alla guida!”

“Perché non me ne parlasti?”

“Angela, perché volevi amareggiarti per una puttana che passa davanti al marito con un amante sfoggiando la sua estrema depravazione? … Andiamo a mangiare qualcosa; tra due ore devo essere di nuovo qui; ho altri appuntamenti.”

“Mamma, mi fai conoscere vostro figlio ... anzi, mio fratello?”

“Non sarebbe il caso, per non turbarlo; è molto intelligente e non gli sfuggirebbe la situazione strana, anche se un pizzico di voglia ce l’ho, per quel tanto di esibizionismo di madre con un gioiello come suo figlio, ma anche perché è ancora, in parte almeno, qualcosa di tuo, specie se non divorziate ancora.”

“Marco, perché non hai mai pensato di separarti legalmente?”

“Angela, le hai detto che la nostra storia è cominciata quando neanche eravamo fidanzati, io e lei? Vedi, signora bella, all’inizio ti amavo troppo e non pensavo nemmeno per errore a lasciarti; poi tua madre mi rivelò le tue pecche, ma ci eravamo già scoperti innamorati io e lei … e scopavamo … oh sì, se scopavamo … e con amore infinito; era il periodo in cui avrei voluto massacrarti di botte o mandarti a diavolo; ma non volevo finire in galera né rompere il rapporto suocera - genero.

Se ti riempivo di calci, mi beccavo una denuncia; se ti mandavo al diavolo, dovevo rinunciare all’amore di Angela; ma avevamo già messo in cantiere Nicolino; scelsi di sopportarti come una croce e la portai fino al mio personale Golgota; ho risolto rapidamente, coi finti viaggi; stavo con te un fine settimana, al massimo; poi venivo da Angela e vivevo con lei un mese; si era trasferita qui, per non rivelare la natura dei nostri rapporti e mi aveva stimolato a scegliere la libera professione … “

“Ho saputo che una donna del mistero era diventata la tua compagna, la guida, il pilastro, il faro; mi hanno detto che devi a lei molto del successo che hai come commercialista … io non lo avrei saputo mai fare .. sono troppo egoista, in fondo.“

“Chi ti ha indirizzato qui e ti ha parlato di Angela?”

“Quella giovane segretaria innamorata di te che mi presentasti a quella festa … “

“Ah, capisco; peccato che non possa venire con me … amore non fraintendere, dico come impiegata non come donna.”

“Pensi di divorziare?”

“No, Luisa; finora risulta che Nicolino è tuo e Angela lo alleva come nonna, anche se è chiaro a tutti che dorme con me, anzi dorme poco … Se ci separiamo, manca un piccolo alibi alla nostra convivenza.”

“Quindi, cosa pensi di fare?”

“Niente! E’ la cosa migliore per tutti; ti pago l’affitto come sempre e vivo la mia famiglia vera, questa qui.”

“Mamma, mi vuoi bene nonostante il male che ti ho fatto?”

“E’ la prima volta che te lo sento chiedere; l’affetto e l’amore non si danno a comando e non si spengono con un interruttore; ti sei fatta più male da sola, di quanto ne hai fatto a me; ma sei comunque mia figlia, carne della mia carne; ti ho voluto un bene dell’anima quando eri candida come un giglio; ti ho voluto bene quando ho saputo e visto le cose inenarrabili che facevi; è chiaro che, al di là dei rimproveri rabbiosi spesso esasperati, ti voglio il bene di una madre a sua figlia.”

“Mi credi se ti dico che voglio rinascere, ribaltare la mia vita?”

“E’ chiaro che voglio crederti; ma non vedo come potresti … “

“Luisa, se stai macchinando altre manovre per umiliarmi, forte anche di queste rivelazioni, bada che a un certo punto la pazienza salta e sono anche disposto a pagare qualcuno che ti ammazzi, per liberarmi di te ... “

“Marco, ho parlato a mamma ma era soprattutto a te che chiedevo, in ginocchio, implorando, di aiutarmi a uscire dalla mia stessa trappola; ho sbagliato da bambina quando vedevo mio padre scopare con le mamme dei miei amici e con tutte le ragazzine; lo adoravo, come ritenevo fosse giusto per una figlia; caddi nella trappola dell’incesto e mamma ha già rivelato come mi feci sverginare; scopai con mio padre pochi anni, finché morì col cazzo nella mia figa.

Quando ti conobbi, eri uno dei tanti con cui scopavo; avevo già perso ogni pudore; all’inizio ti ho ingannato, poi sono diventata arrogante, supponente e ti ho imposto il mio regime; ora mamma mi ha fatto vedere l’abisso di imbecillità in cui mi sono rotolata; tu ci metti il carico della fogna tra le mie cosce in cui non verseresti sborra per non infangarti; mi sbatti continuamente al muro rivelando i miei errori e le mie bassezze

Chiedo a te, mio marito, e a mia madre, se avete ancora uno spiraglio di umanità per credere che io voglio cambiare regime ed essere un’altra donna; sono, come al solito, confusa e imbecille; spero di ricucire rapporti che voi avete mantenuto in vita con la respirazione artificiale, con medicine continue, con la pazienza che solo persone che amano possono avere; purtroppo, non so cosa potrei fare per tamponare almeno provvisoriamente e poi cercare soluzioni definitive, se e quando sarete convinti di me.

Ce la fate a credere alla tua carnefice? Avete voglia di ricucire? Sapresti trovare un percorso di rinascita e di rieducazione? Mamma è tutta la mattinata che mi recita il manuale dell’innamorata; avrei dovuto conoscerlo prima di farmi sverginare, in testa e in figa; ma non è troppo tardi per imparare l’umiltà e il buonsenso; vuoi aiutarmi, senza essere obbligato a sporcarti con me ma solo per ritrovare un equilibrio in una vita di sbando?”

“Luisa, figlia mia, tu insegni a cinquanta chilometri; se lavorassi qui, ti proporrei immediatamente di venire a stare con noi, di imparare a coccolarti tuo fratello, o il tuo figlio legittimo se vuoi, e non esiterei a credere che vivresti in castità finché tuo marito ti riprendesse con se o tu trovassi un uomo per il quale lasciare questa vita ignobile che stai conducendo; ma la tua vita adesso è a cinquanta chilometri da qui; come potresti fare?”

“Angela, tua figlia ha l’abilità di distruggere in una frase discorsi difficili da sviscerare; adesso ti ci metti anche tu; Luisa, la cosa più semplice, nel tuo caso, è trasferirti qui; basta il certificato di matrimonio ancora perfettamente valido, la dichiarazione del comune che il mio studio è qua e non può essere trasferito altrove, una tua dichiarazione che vuoi ricongiungerti a tuo marito e al figlio legittimo, mio ed anche tuo; ti danno un’assegnazione provvisoria per quest’anno e quello prossimo chiedi il trasferimento.

Ma il problema vero sta da un’altra parte; che ci vieni a fare qui? Io da anni vivo con tua madre e non ho rapporti con te; Angela dice che puoi stare in casa con noi e posso essere d’accordo; ma … con chi dormo, chi mi scopo, la madre, la figlia o tutte e due? Nel pozzo di merda tra le tue cosce, dove chiunque ha pisciato sborra appena hai mosso il culo, io non voglio più entrarci per non sporcarmi, te l’ho già detto; con tutte e due non reggo più di una settimana.

Te la senti di impegnarti a stare in casa rischiando di vederci scopare e non azzardarti a portarci amanti o maschi occasionali? Ti cuci la figa? Entri in clausura e smetti di avere pruriti? Hai pensato a quest’ordine di problemi? Angela, tu ci hai riflettuto? Cosa potresti consigliare a tua figlia, per evitare che la merda si spanda su tutta la casa, se lei ricade nell’errore, o che si sfasci tutto l’edificio che abbiamo innalzato, per dare spazio ad una promessa di rinascita?”

“Marco, io torno a stare con mia madre, non chiedo niente a mio marito perché ho perso ogni diritto di parlargli; non ti disturberò in nessun modo; se me lo chiedi, mi cucio anche la figa; ma posso assicurarti che, a questo punto, è nella testa che sto cancellando la voglia di sesso; se un barlume ne rimane è solo per il tuo cazzo, quello che talvolta ho amato anche se tu adesso lo dimentichi nella rabbia; che ho disprezzato e lo sai perfettamente; che spero possa essere qualche volta ancora mio.

Vuoi le soluzioni concrete? Vi propongo la spartizione, se vuoi definirla così; io rimango in totale astinenza finché i muscoli del sesso non riprendono una dimensione e una funzione normali, visto che hai paura dello slabbramento e della prolassi; quando riterrai che puoi anche scoparmi, mia madre mi cederà il suo letto poche volte, quelle sufficienti a farmi sentire ancora viva; se non se la sente e vuole il monopolio, posso rinunciare.”

“Ragazzi, per favore non attaccate il carro davanti ai buoi; se è possibile che tua moglie torni con noi, fatelo senza esitare; penseremo poi a se, come, quando e quanto scopare; Luisa ha bisogno di un periodo di riposo neanche tanto breve; ma poi potrà benissimo riprendere ad avere una vita sessuale; la sborra si lava, i muscoli riprendono tono; resta solo da vedere se quello che non confessa mia figlia è l’amore non solo per sua madre ma anche per suo marito.

Sai bene che l’amore lo si legge anche nei gesti; quando saprai che si è scoperta innamorata come dice che è stata qualche volta in passato deciderai se vuoi scoparla; alla peggio, si trova un amante degno e se ne va a stare con lui; alla fine, la separazione si può anche rinviare finché non risulti inevitabile.”

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