A chi tocca non s’ingrugna

geniodirazza
15 days ago

A chi tocca non s’ingrugna

Ormai vicino ai sessanta, Mirko, un imprenditore di grande coraggio che era riuscito nel tempo a costruire un solido impero con le attività da lui controllate, sentì anche il bisogno di rinnovare un poco le emozioni sessuali che negli anni passati lo avevano visto grande protagonista e che, nei decenni recenti, specialmente l’ultimo, aveva visto frenate e limitate a quel poco che il ruolo e la ricchezza gli potevano consentire.

Stanco di escort più o meno credibili che gli poteva fornire facilmente un’agenzia, di cui era peraltro anche socio, cercava altri territori dove esprimere la sua capacità di inventare situazioni intriganti e stimolanti; in maniera del tutto imprevista, gli balzò agli occhi un sito per incontri mentre si trastullava sul computer di casa; nella curiosità di capire cosa si sviluppasse all’interno, capitò in una chat erotica dove incontrò personaggi che lo colpirono per la fantasia con cui si proponevano.

Effettuò l’accesso, registrandosi, senza nessuna fantasia, come Mirko60 e si avventurò sia nella chat dei colloqui pubblici che nelle sale riservate; per qualche mese si dilettò a parlare con donne assai interessanti; facendo la cresta sulle dichiarazioni, specialmente quando puzzavano apertamente di fandonie inventate per attirare l’attenzione, selezionò alcuni personaggi che gli suonavano decisamente intriganti.

In particolare, legò con due ragazze sui trent’anni, la metà dei suoi, che si dichiaravano assolutamente aperte e disponibili anche nei confronti di maschi ‘maturi’ come lui che ne aveva dichiarati cinquanta; un’altra lo affascinava perché, quarantenne, sembrava essere disposta ad ogni esperienza; con quelle tre avviò anche un dialogo più intimo che in qualche caso arrivò alla masturbazione in diretta e all’orgasmo contemporaneo, sempre per via telematica; i volti rimasero sempre coperti.

Ormai erano la sua droga personale e quattro giorni a settimana si nascondeva da sua moglie con il tablet e avviava lunghe e deliziose divagazioni con una delle tre preferite; in alcuni momenti di stasi provò a saggiare un colloquio con una Biancanove65; capì presto che il numero in coda al nickname era l’anno di nascita, di una decina di anni inferiore a quello dichiarato; ci chattò spesso, ma ebbe la sensazione di essere preso in giro e la tenne di riserva, perché comunque lo intrigava.

Quando il sito lanciò la proposta di una ‘serata al buio’ in un locale di una cittadina vicina, aderì immediatamente alla proposta delle sue interlocutrici privilegiate, che decisero di partecipare tutti insieme; era l’occasione per verificare in concreto la corrispondenza tra le dichiarazioni e la realtà; attese con ansia che arrivasse la data fissata e si preoccupò di trovare i capi d’abbigliamento per aderire al personaggio.

Per mantenere, allo stesso tempo, una certa irriconoscibilità, adottarono una maschera che copriva la testa e il viso scendendo fino al naso e lasciando quindi libera la bocca; la proposta era stata lanciata da una delle trentenni ma divenne in pratica la ‘divisa’ per il loro gruppo; la festa era stata denominata ‘A chi tocca non s’ingrugna’ ricavando l’espressione dalla parlata romanesca.

In sostanza, si suggeriva che, una volta accettata la proposta della partecipazione, nessuno se la potesse prendere anche se si fosse trovato davanti a sorprese come una moglie o un marito in incognito; Mirko considerava questa ipotesi lontana anni luce da se, perché non gli riusciva nemmeno di immaginare per lontana possibilità vedere l’autorevole e integerrimo avvocato che era sua moglie Lina, cinquantacinquenne assai conosciuta e apprezzata nel Tribunale del territorio, giocare con una chat erotica e partecipare ad una serata di sesso libero.

Il venerdì precedente il sabato fissato, uscì dall’ufficio e prese una macchina noleggiata per una settimana da una sua azienda per particolari necessità; evitò di andare con la sua, per non rischiare di lasciare un elemento di facile individuazione; se anche fosse stata effettuata, per qualsiasi motivo, una identificazione delle auto in parcheggio; la sua poteva benissimo essere stata usata da uno qualsiasi dei dipendenti.

La sala non era molto affollata; una decina di coppie, venti persone in tutto, si aggiravano tra i tavoli e il buffet con appetiti più che evidenti, di ogni natura; individuò il gruppo delle ‘sue’ donne dalle maschere simili, si aggregò e scambiarono pochi convenevoli; la musica alta, il filtro della maschera e la velocità di scambiarsi banali saluti fece sì che non riuscì a capire i nomi anagrafici; i cartellini forniti dall’organizzazione e applicati sui vestiti indicavano solo il nickname.

Approfittando che la filodiffusione mandava nell’aria musiche di lenti, da ‘pomicioni’ in sostanza, afferrò la più giovane del gruppo, decisamente sui trenta come aveva dichiarato nella chat, e la trasportò sulla pista dove l’abbracciò con estrema voluttà; non ballarono affatto, né lui avrebbe potuto perché da sempre sua moglie lo aveva etichettato ‘orso’ quando partecipavano a feste da ballo, da fidanzati o da sposati.

Ma la donna aveva ben chiaro l’obiettivo del finto ballo e rispose alla sua stretta con una altrettanto vigorosa; sentì immediatamente premergli contro il torace il seno matronale, coperto da un reggiseno che sottolineava i globi maturi e prepotenti ma non li doveva sostenere visto che per possanza sfidavano le leggi di gravità e si ergevano forti e decisi; uno scialle nero di tulle copriva, ma solo per esaltarlo, l’intimo compreso un perizoma infinitesimale.

L’indumento si era nascosto tra le grandi labbra carnose della vulva e nel vallo tra le natiche, ampie, dure e disegnate da un angelo artista; sembravano chiamare il sesso a sfondare il retto perché era quello che la donna aspettava; la strinse a se e il fallo balzò violento in tutta la sua possanza; sculettando opportunamente, lei lo fece appoggiare direttamente sulla vulva e Mirko si trovò sin dal primo approccio a copulare con stellaamorosa che stimolava la sua mazza con grande sapienza.

Le maschere a mezzo volto consentirono che si scambiassero un bacio di grande intensità e in un niente lui si trovò la bocca piena della lingua aguzza e mobilissima di lei che gli perlustrava tutta la cavità orale; una bellissima Milf che passeggiava nei pressi usò il telefonino per immortalarli, ma non ci fecero caso; il rispetto della privacy era tassativo e forse la donna aveva solo ammirato la mise di lei per copiarla; chinandosi a baciare la parte alta del seno, lui ammirò il tatuaggio di un piccola rosa.

Il suono di un campanello annunciò che erano aperte le danze vere, quelle del sesso libero; si avviò con la partner alla stanza col numero cinque e vide, con interesse, che le altre due occupavano le successive, sei e sette; stellaamorosa si era già liberata dello scialle, si era stesa sul letto e sembrava quasi che lo aspettasse ansiosa; si liberò in fretta degli abiti e salì accanto a lei; le sfilò il reggiseno e fece esplodere al cielo un seno meraviglioso, ritto come pietra e soffice come panna.

Si piegò a leccare le carnose mammelle e le tormentò a lungo con mani e bocca, assaporandone il gusto come se assaggiasse un dolce particolare; osservò compiaciuto che i capezzoli, piccoli e rosei, mostravano di non avere allattato, segno che non aveva avuto maternità; pregustò una vagina stretta, soprattutto per la sua mazza notevole; succhiò i capezzoli, uno per volta, e la sentì gemere di goduria e lanciare piccoli urli quando ne stringeva uno tra i denti, delicatamente.

Si perse per un poco sul seno meraviglioso e succhiò i capezzoli come per popparne il latte vitale; ne ricavò solo un piacere infinito che lo portò vicino all’orgasmo; scese con la lingua e con le dita lungo il ventre piatto, teso, morbido e attraente come calamita; giunto al perizoma, tirò giù i laccetti liberandolo dalle tumide grandi labbra e dalle natiche che lo imprigionavano, si spostò verso i piedi e si chinò a baciare la vulva.

Cominciò a leccare l’interno della coscia da sopra il ginocchio e arrivò lentamente alle grandi labbra; le catturò nella bocca e poi tra i denti, prima una poi l’altra, gioendo ad ascoltare i gemiti di languore che le sfuggivano dal petto ansante; infilò la lingua fino a far aprire il fiore delle piccole labbra e lambì dolcemente il clitoride; la mano di lei gli artigliò la testa e la spinse con forza sul pube rasato; succhiò con forza, prese tra i denti il piccolo fallo emergente e lo tormentò.

Stellaamorosa gemeva come il suono di una sirena e si abbandonava al piacere che lui sapeva darle con la bocca, la lingua e i denti; dopo il terzo orgasmo consecutivo che la privò di energie, si sollevò a sedere, lo spinse supino sul letto e si gettò quasi affamata sulla mazza che si levava imponente al cielo; la sua piccola bocca si aprì in una sorta di nuova voragine ed ingoiò la cappella che leccò a lungo, tenendola nella cavità orale.

Ci sapeva fare, la giovane donna, e teneva tra le mani l’asta fuori dalle labbra, regolando la penetrazione; bastò un terzo della mazza per raggiungere il velopendulo; ma doveva essere abituata a fellazioni ardite, perché ne fece entrare ancora una buona parte, mentre mandava su e giù la testa pompando con forza il sesso in gola; lui dovette frenarla per non arrivare ad un orgasmo che ne poteva inibire le funzioni, almeno temporaneamente; voleva copulare con le tre e ne aveva il tempo, ma non le energie.

Dopo che si furono sollazzati ampiamente con bocche, mani e sessi, lei si dispose carponi sul letto, invitandolo implicitamente a prenderla da dietro; si accosciò alle spalle e passò devotamente la lingua, a larghe spatolate, su tutta la superficie, dall’ano alla vagina, strappandole intensi brividi e gemiti; penetrò più volte con la punta della lingua nel canale vaginale, cedevole ed ampio, e nell’ano che rilassava progressivamente le grinze per aprirsi a una prevedibile penetrazione.

Quando sentì che colava umori di orgasmo, puntò decisamente il fallo all’ingresso della vagina, afferrò da dietro i seni e, facendo forza su essi, spinse l’asta fino in fondo, colpendo con vigore la cervice dell’utero; stella amorosa lanciò un piccolo urlo; poi i muscoli vaginali abbracciarono il fallo e aiutarono il movimento di vai e vieni; la libidine che travolse Mirko fu di quelle che raramente si dimenticano; la montò selvaggiamente a lungo, frenandosi spesso per non eiaculare.

Quando la sentì rilassarsi perché ‘ultimo orgasmo era stato enorme, sfilò dolcemente l’asta dalla vagina, spazzolò con la punta lungamente il perineo, raccolse da lei gli umori che l’orgasmo aveva scaricato e spostò l’asta all’ano; afferrò di nuovo i seni per fare forza e spinse; lei lo fermò con un gesto quando lo sfintere reagì con forza; poi si rilassò e fu lei stessa a spingere indietro il sedere, penetrandosi fino in fondo; i testicoli picchiarono sulla vulva e fu certa di averlo tutto dentro.

Si meravigliarono entrambi che il retto avesse accolto una mazza così dura e possente fino all’intestino; lei la sentì anche nello stomaco, perché tutto il pacco addominale fu spinto in avanti; ma il piacere che le dava il fallo che scivolava nel ventre era sublime; lui, a sua volta, si perse felice nelle sensazioni di estrema voluttà che gli dava il canale rettale stretto intorno all’asta a sollecitare tutte le fibre dell’organo che vibrava riempiendolo di gioia.

La cavalcò a lungo così aggrappato ai seni e spingendo con voglia e con forza; picchiava e penetrava fino a che i testicoli quasi forzavano la vagina; lei aveva infilato una mano fra le cosce e li accarezzava lussuriosamente, usandoli per strofinarsi il clitoride libidinosamente; poi lui estraeva l’asta lentamente, fin quasi a farla uscire, e seguiva con gli occhi la violenza su quell’ano spanato che la sua mazza dilatava spropositatamente; il piacere visivo si accompagnava a quello tattile.

Finché, con un ultimo violento colpo, affondò fino all’inguine nel sedere spalancato e sparò uno tsunami di sperma direttamente nell’intestino; lei accolse con goduria ed urla di piacere i singoli spruzzi che si perdevano nel ventre; delicatamente, lui accompagnò la riduzione del sesso finché, barzotto, lo sfilò garbatamente dall’ano; si sdraiò bocconi sul letto e lei lo seguì stendendosi accanto; il suono di una campanella disse che l’ora prevista era scaduta; lui si vestì ed uscì.

Vide emergere dalla porta accanto uno dei giovanissimi che aveva notato nella sala comune; appariva stravolto, segno che aveva copulato bene e volentieri; entrò e trovò la seconda giovane stesa sul letto, a gambe larghe, reduce forse da una signora copula col ragazzo; montò sul letto, al suo fianco; ma lei se lo tirò addosso e lo baciò con una passione inaspettata, per una situazione che era di puro sesso brutale.

Per un poco lei lo carezzò con baci intensi e con carezze su tutto il corpo che davano il segno di un desiderio appassionato vicino all’amore, piuttosto che ad una copula stabilita in anticipo; si abbandonò volentieri alla passione che la ragazza esprimeva e si perse nel piacere della scoperta, per molti versi; la prima nasceva dalla visione del suo seno giovane e acerbo, nonostante l’età non freschissima; era una delle cose che l’aveva colpito anche durante le chat con videocamera attiva.

La sentiva molto più giovane della precedente esperienza, quasi che avesse avuto col sesso un rapporto non molto intenso e frequente; fu felice di questa sorta di ‘strana verginità’ che conferiva alla copula un sapore tutto nuovo; gli sorse persino il sospetto che la copula precedente, col giovane partecipante, non avesse avuto riflessi e conseguenze forti, forse per inesperienza del partner o per una dotazione limitata; certo non denunciava le tracce di un grosso amplesso.

Rinunciò a riflettere e si dedicò alla ragazza; lei lo prese subito sopra di se, facendosi letteralmente sommergere dalla figura notevolmente più grossa di lui; infilò una mano tra di loro, prese il fallo e lo direzionò immediatamente alla vagina; lui non avrebbe voluto penetrarla immediatamente ma l’impeto di lei lasciava intendere che chiedeva soprattutto di essere posseduta; non appena la cappella ebbe superato l’imbocco della vagina, gli girò intorno le gambe e intrecciò i piedi dietro la schiena.

Spinse il bacino verso l’alto, più volte, contro il suo ventre; lui sentì che la mazza penetrava con difficoltà un canale assai stretto, segno che davvero la ragazza non aveva dimestichezza con falli della stazza del suo; la fermò premendole sulle spalle e cominciò a penetrarla lui, cercando di fare entrare la mazza un poco per volta; ogni avanzamento era per lei causa di piacere infinito e di gemiti che segnavano il progresso nel ventre; per conseguenza, lui era colpito da brividi ogni volta.

Quando avvertì, anche dall’urlo disumano di lei, che la cervice dell’utero era stata colpita, si fermò prudenzialmente e cominciò a cavalcare con dolcezza; il piacere che la inondava spinse la donna a cercare la penetrazione ancora più profonda, fino a che non si rese conto che tra i loro corpi non sarebbe passata una velina; solo allora si strinse con rinnovata passione all’uomo e sembrò impossessarsi di un corpo desiderato da tempo.

Mirko era certo che le norme a salvaguardia della privacy erano state rispettate a puntino e non aveva nessun dubbio di essere estraneo alla ragazza con la quale stava copulando con una passione troppo vicina all’amore, per lei; sperò che dipendesse solo dalla voglia che la sua mazza le ispirava e la montò a lungo, frenando ogni stimolo all’eiaculazione per non crollare prima del tempo.

Quando si rese conto che l’orgasmo l’aveva soddisfatta pienamente e forse svuotata, almeno per il momento, si sfilò e si sdraiò a fianco a lei, supino; allungò una mano e artigliò la vulva con tutto il palmo; fece scattare il medio e le titillò dolcemente il clitoride; lei rispose afferrando il sesso barzotto ed avviando una leggera masturbazione che in breve lo portò ad una durezza compatibile con un nuovo assalto; ma la ragazza aveva altro in mente.

Si alzò inginocchio sul letto, piegò la testa verso il ventre e lambì l’asta con la punta della lingua; si spostò verso il fondo del letto, si allungò fra le cosce di lui e prese in bocca l‘arnese con qualche evidente difficoltà che superò facilmente; ripartì da capo, leccando i testicoli e prendendoli in bocca uno per uno; grossi come albicocche e gonfi di voglia, di passione, forse di sperma, la stimolavano prima mentalmente poi fisicamente; godeva a leccarli e a tenerli in bocca.

Passò la lingua su tutta la superficie dell’asta rigirandosela voluttuosamente tra le mani mentre la lingua percorreva ogni centimetro della mazza che si faceva enorme; raggiunse la cappella e girò intorno alla base sempre leccando e stringendo tra le labbra; affondò la mazza in bocca e cercò, contemporaneamente, di leccare tutto quello che poteva; frenò con una mano la parte esterna alla bocca e gli proibì di spingerne troppa dentro.

Si fece copulare in bocca, dal basso verso l’alto, cercando di non irritare ugola e gola; era chiaro che godeva terribilmente a sentirsi posseduta fino in fondo e manifestava una lussuria infinita assaporando l’asta in bocca come una dolcissima presenza; fece durare la fellazione il più a lungo possibile, fermandosi ogni tanto o bloccandolo per impedirgli di concludere; quando sentì che le mascelle le dolevano per lo sforzo, si sganciò e si stese bocconi sul letto.

Lui si stese sulla sua schiena e le piantò il sesso tra le natiche, strusciandolo su ano e vulva; una leggera pressione della punta segnalò immediatamente l’intento della penetrazione anale; lei allungò un braccio sulla testiera del letto e prese un tubetto di gel; Mirko la guardò come a chiederle se era disposta; lei accennò di sì con la testa e suggerì ’con cautela’ con il gesto della mano; dilatò le natiche, osservò il buchetto e si rese conto che doveva prepararlo bene per ricevere la sua mazza.

Si abbassò sui lombi e passò la lingua varie volte sul buco decisamente stretto; aveva trovato una giovane probabilmente verginale, quella sera, e gli venne fatto di chiedersi come mai avesse scelto di partecipare ad una kermesse dove il rischio di incontrare sesso duro e violento era alto; ma non era un problema suo, che doveva solo occuparsi di prendere quell’amplesso con la lussuria che comportava; si predispose a preparare quel didietro come meritava, prima di sfondarlo.

Spese quasi tutto il tempo previsto per quel secondo round nella preparazione dell’ano; lo leccò con cura, facendo mettere la donna a quattro zampe, e vi affondò le dita progressivamente, da una a tre, ogni volta verificando che si muovessero disinvoltamente rilassando lo sfintere; usò poi il gel lubrificante per favorire la penetrazione delle dita fino a quando osservò che quattro strette a cuneo allargavano sufficientemente le pieghe e lo sfintere.

Accarezzò con dolcezza il viso di lei, nonostante la maschera, e le premette dolcemente le spalle per avvertirla che era il momento; lubrificò col gel, abbondantemente, il canale rettale e l’ano, unse largamente il sesso e accostò la cappella; prese da dietro i seni e li strinse, per usarli da leva; spinse con forza e lei urlò; si fermo e accennò a ritirarsi; lei lo fermò con un gesto, sospirò con forza e appoggiò il sedere al ventre; lui spinse definitivamente e fu dentro, fino ai testicoli.

Stettero un poco immobili, per dare l’agio al ventre di accogliere l’ingombro della mazza, poi cominciò la cavalcata che progressivamente trasformò in lei il fastidio in libidine, in piacere, in orgasmo che le esplose dall’ano quasi naturalmente; lui non voleva godere nel retto; aspettava di prenderla in vagina; non si erano scambiati una sillaba durante l’amplesso che durava da quasi un’ora; resosi conto che aveva goduto, sfilò con dolcezza la mazza, spostò la punta e la fece entrare in vagina.

La ragazza, sorpresa in parte della scelta ma anche felice di sentirlo di nuovo dove voleva godersi la sua eiaculazione, gioì infinitamente di sentire il membro penetrarle fino all’utero, fino al ventre e allo stomaco, per lo sconvolgimento del pacco addominale spinto dalla copula; la cavalcò a lungo, osservando lussuriosamente l’asta che entrava ed usciva dalla vagina decisamente stretta ed accogliente; esplose in un orgasmo stellare, insieme a lei che urlava.

Crollarono insieme sul letto, supini, e si tennero la mano per un po’; poi lei si girò sul fianco verso di lui, che fece altrettanto; il bacio con cui si incollarono non era da utenti di un sito per incontri, ma da innamorati veri, forse ridicoli per la enorme differenza di età, come veniva fatto a Mirko di riflettere in quel momento di pace; li interruppe il suono della campanella dell’organizzazione che segnalava l’inizio del terzo ed ultimo round; uscì un poco a malincuore.

Sembrava quasi che la terza donna della sua scelta lo aspettasse da tempo; la trovò nuda, nello splendore della maturità che accompagnava due gambe toniche, forse da cura ginnica, su cui troneggiava un sedere maturo ed ampio ma che prometteva piacere infinito; la vulva depilata era una provocazione, con le piccole labbra e il clitoride sporgenti tra le grandi; su tutto si ergeva un seno maturo e pieno, da donna non più giovanissima eppure tonica, bella, affascinante, insomma da letto.

Lo accolse tra le braccia, ai piedi del letto, e lo avvolse in un bacio cannibalesco; si persero nel piacere del duello delle lingue per alcuni minuti; una mano di lei artigliò il sesso libero, perché non si era rivestito nel cambio di stanza; pochi movimenti sapienti di una mano che di masturbazione doveva saperne molto e il fallo fu pronto a fare tutto il suo dovere; sollevò una delle gambe sul letto e, così scosciata, si portò l’asta alla vagina e si penetrò senza sforzo, in piedi.

Si sentì quasi sconvolto da un’accoglienza così vivace; reagì sfilando il sesso, facendola girare e infilandola da dietro; il sesso penetrò tutto, profondamente, nella vagina e andò a picchiare dolorosamente contro la cervice dell’utero; la donna ebbe un gemito forse di dolore poi spinse con forza il sedere contro il ventre; si fermò spingendo le natiche contro il pube; sembrava quasi che fosse al corrente dei suoi gusti nella copula.

Davvero tenere il fallo piantato in vagina, da dietro, con le natiche contro il ventre, era una delle cose che lo mandavano in orbita, ma non lo aveva mai confidato alle sue amanti occasionali; solo sua moglie sapeva esattamente come farlo godere in ogni occasione, in qualunque movenza; e quella era una delle posizioni che preferivano, specialmente quando lei si abbandonava raggomitolata voluttuosamente di schiena contro il suo ventre e si masturbava con gusto.

Non aveva nessuno dei tratti che connotavano la figura di Lina, quindi escluse che si trattasse di lei in incognito; ma era certo che almeno le avesse parlato; oppure era solo un caso che due preferenze si fossero incontrate in una copula al buio; preferì non appurare e si limitò a picchiare con gusto e con voglia contro quel sedere invitante e ben disegnato, forse più bello ed eccitante di quello di sua moglie che vantava un bellissimo posteriore.

Frenò un paio di volte l’orgasmo per non sciupare subito la copula che, terza della serata, sarebbe risultata letale per le sue forze e per la capacità di resistenza; mentre frenava e faceva scivolare il sesso avanti e indietro dalla vagina grondante, ammirò ancora da vicino il sedere attraente e lo prese la voglia di una immediata penetrazione anale; sfilò la mazza e spostò leggermente da punta verso l’ano; lei lo fermò con gesto e gli indicò il lubrificante sul comodino.

Lo prese e tornò ad occuparsi del buchetto che prese a leccare da dietro, in ginocchio, passando voluttuosamente la lingua lungo tutto il perineo e soffermandosi su ano e vagina con gemiti languidi della donna; spalmò il gel sulle dita e le infilò progressivamente, da una a quattro chiuse a cuneo, nell’ano che si dilatava rapidamente; quando si rese conto che era abbastanza aperto, la infilò con un solo colpo e fu tutto dentro il ventre; lei gemette di libidine.

La portò all’orgasmo un paio di volte, favorito dalla masturbazione che lei praticava al clitoride con una mano infilata fra le cosce; dopo la seconda rumorosa conclusione, sfilò l’asta e spinse lei sul letto supina; le prese le caviglie e le portò in alto scosciandola; si abbatté con forza su vagina e ano totalmente esposti e li leccò con gusto, quasi a stemperare con la lingua la forza delle precedenti penetrazioni; lei si abbandonò al languore del cunnilinguo.

Catturò la testa di lui fra le mani e la carezzò dolcemente; la guidò a leccare con voglia su tutto l’apparato sessuale e abbassò le gambe per stringerla e tenerla su di se; si fece leccare per un tempo infinito e sembrava non essere mai sazia di versargli in bocca squirt continui e orgasmi sapidi e pieni; lui scoprì una sintonia di intenti che lo esaltò; godeva molto di quella situazione e sentiva il sesso gonfiarsi fino a dolergli, ma non abbandonò la posizione.

Fu lei, alla fine, a decidere di mollare il cunnilinguo e passare ad altra ‘specialità’; lo spinse supino sul letto, si levò in ginocchio e si abbassò sul ventre; lambì delicatamente la punta dell’asta e raccolse i residui degli umori che la vagina aveva largamente versato sull’asta; leccò devotamente la mazza dalla punta ai testicoli, che raccolse tra le mani e portò nella bocca, uno per volta, godendosi la tensione da orgasmo che li rendeva grossi e tesi.

La fellazione fu da manuale e lei ci mise tutta la passione di donna matura ed esperta che strappava dal sesso tutto il piacere possibile; lui, avvezzo alla pratica con tutte le numerose amanti, la seguiva nel piacere e stimolava il suo titillando abilmente il clitoride mentre lei succhiava, leccava, faceva copulare il batacchio nella bocca fino a raggiungere il punto della gola dove il piacere sfociava nel rigurgito o nel soffocamento.

Dopo un tempo che risultò istantaneo e infinito, con emozioni contrastanti, lui la spinse supina accanto a se e le prese la vulva in una mano; lei accarezzò il sesso duro come un palo; per qualche minuto si godettero il piacere di sentire fisicamente l’altro senza azzardare movimenti di copula, anche se ormai la voglia di esplodere in un orgasmo definitivo e letale li prendeva entrambi; Mirko si spostò e le montò seduto sullo stomaco, appoggiando il sesso durissimo nel canale tra i seni.

Avviarono così la più saporita copula alla spagnola che ricordassero e lui spinse l’asta il più avanti possibile finché la punta raggiunse le labbra di lei; bastò quello per indurla a schiuderle e a lasciare entrare la punta almeno; si armonizzarono istintivamente e lei mise in atto una doppia sollecitazione, con i seni e con la bocca, per portarlo all’orgasmo; godeva infinitamente mentre sentiva il sesso palpitare tra le labbra.

Sentì i brividi di una ‘piccola morte’ attraversare i testicoli, dalla prostata alla punta del pene, e capì che la nuova stimolazione stava portando lui all’orgasmo; partecipò all’emozione con tutta se stessa e cercò di portare una mano sulla vagina per masturbarsi; lui era in posizione più favorevole, portò dietro una mano e afferrò tra due dita il clitoride; una lava di sperma passò dalla prostata alla bocca di lei dove venne accolta con somma gioia e ingoiata tutta, fino all’ultima goccia.

L’orgasmo di lei fu sentito forse da tutto l’edifico, perché finalmente si lasciò andare al piacere di una esplosione mai provata; si abbatterono sul letto quasi disfatti proprio nel momento in cui la campanella dell’organizzazione segnalava che la serata al buio poteva ritenersi conclusa; Mirko andò nel bagno e si rinfrescò un poco; ritornato in camera, si rivestì ed uscì; lei era rimasta languidamente sdraiata a godersi gli spasmi del suo stratosferico ultimo orgasmo.

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