La supplente schiavizzata - 2

Questo è un piccolo flashback di un episodio di qualche settimana prima con la supplente che avevo sottomessa...
Mentre stavo uscendo dalla casa della prof, ripensavo al cambiamento che in solo un mese era avvenuto in Claudia. Ricordavo le cose che le avevo fatto fare e avevo bene in mente il momento in cui, poche ore prima, mi aveva detto di voler essere la mia schiava.
Un episodio mi era tornato chiaro in mente mentre camminavo verso la macchina.
Una settimana dopo il ricatto, avevo deciso di volere che dimostrasse la sua obbedienza anche fuori dalle mura di casa sua.
Fu così che quando andai da lei un pomeriggio di quella settimana per le ripetizioni, le consegnai un foglio di carta su cui erano scritte le istruzioni per il giorno dopo. Quel pomeriggio studiammo poco. Sia perché lei era preoccupata avendo visto le richieste, sia perché a me quella preoccupazione faceva eccitare.
Quel pomeriggio, per la prima volta da che era diventata la mia schiava, scopammo. Non fu una cosa romantica e nemmeno una di quelle sessioni di sesso infinite e memorabili. Però ci sentimmo uniti per la prima volta (me lo confessò due settimane dopo, quando per la prima volta facemmo sesso in modo dolce e passionale). Capimmo entrambi che di fare ripetizioni nessuno aveva voglia. Mi alzai e andai dietro di lei che era seduta di fronte a me. La feci alzare prendendola leggermente per un braccio. La guidai nella sua camera da letto.
La stanza della prof era grande e aveva la singolare particolarità di avere un armadio a tre ante rivestito interamente da tre pannelli di vetro: un enorme specchio grosso come tutto l’armadio.
La feci salire a letto e la posizionai a quattro zampe in modo che guardasse lo specchio. La spogliai piano e mentre lo facevo vedevo la pelle della prof reagire al passaggio delle mie mani. Restò in intimo. Slacciai il reggiseno, lasciando che quelle due bellissime mammelle si allungassero verso il letto sotto la forza di gravità (erano talmente sode che quasi non persero la loro bella forma a pera).
«Sono contento che queste belle gemelle mi appartengano!» esclamai accarezzandole i capezzoli.
Il suo viso non nascose che il contatto delle mie dita sulla punta di quei bei bottoncini rosa le era piaciuto.
Scesi con la mano verso le mutandine e la accarezzai da sopra. Dopo poco tempo iniziarono a inzupparsi. Fu allora che presi a massaggiarla con più forza. Volevo che fossero ancora più zuppe. La prof iniziava a gemere, ma non rallentai. Le sue mutandine e le mie dita erano praticamente dentro la sua fessurina, cariche di succhi.
Quando sentii la bella fighetta della prof contrarsi mi fermai. Aveva avuto un orgasmo.
«Ti è piaciuto?» le chiesi.
«Sì, padrone.» fu la risposta.
Era la prima volta che mi chiamava così. La cosa mi fece molto piacere.
«Dimmi, Claudia. Pensi che abbiamo finito qui?».
Lei fece di no con la testa.
«Hai ragione! Apri la bocca!».
Probabilmente si aspettava di ricevere il mio cazzo in bocca. Dopo tutto, dal riflesso dello specchio si vedeva chiaramente quanto fosse duro.
Non fu così!
Le tolsi le mutandine zuppe e le ordinai di metterle in bocca.
«Assapora con calma i tuoi succhi, mentre io vado avanti a divertirmi.» le dissi.
Mentre succhiava gli umori dai suoi slip, io mi spostai dietro di lei e, liberato il mio cazzo dai pantaloni e dalle mutande, appoggiai la cappella all’entrata della sua fessurina. Avevo un voglia matta.
Lo inserii tutto dentro con forza, facendola sussultare. Non volevo essere dolce.
Iniziai a penetrarla con colpi lenti ma decisi. Andando ad aumentare progressivamente l’intensità.
Con le mutandine in bocca, la prof poteva respirare solo dal naso e ben presto i suoi respiri diventarono sempre più affannosi. Faceva fatica. Quando vidi che era al limite, le ordinai di sputare per terra le mutandine. Sentire l’aria entrarle dalla bocca era un sollievo. Quando il suo fiato si regolarizzò ripresi a pomparla con foga, fino a che entrambi al limite, non venimmo. Sentivo le pareti della sua passerina contrarsi attorno alla mia asta, che, da parte sua, pulsava dentro la prof quattro o cinque fiotti di sperma caldo.
Restai dentro di lei per un po’. Dopo di che dato che l’ora delle ripetizioni era finita, salutai la prof e me ne andai, pregustando già quello che avrebbe dovuto fare la mattina dopo a scuola.
Dopo il flashback andai a comprare le ciotole per darle da mangiare. Quando più tardi tornai, la trovai stesa sul letto come una cagnolina che aspetta tranquilla il ritorno del suo padrone. Era pacifica, serena. Sembrava che essere trattata come una cagnolina non le importasse, anzi sembrava lo ritenesse una cosa normale.
Era sera tarda e le preparai la cena. Petti di pollo a scaloppina tagliati sottili e feci degli spinaci.
Le misi per terra di fianco alla sedia dove mangiavo io. Una ciotola con le cibarie e una con l’acqua. Tutte cose che da brava mangiò senza usare posate o le mani. La vidi mentre abbassava la faccia nella ciotola e, aiutandosi con la lingua e il bordo della ciotola, prendeva il pollo tagliato sottile e lo masticava.
La sera la passammo sul divano a guardare la tv con lei accoccolata come una cagnetta sulle gambe del padrone che si godeva i grattini sulla testa. Ero soddisfatto di quel pomeriggio, perciò decisi di lasciarla dormire in fianco a me nel suo letto.
Per il sabato avevo in mente qualcosa da farle fare, ma il mio programma fu bruscamente interrotto dal suono del campanello. Sua madre aveva avuto la geniale idea di farle una visita a sorpresa.
Fummo presi di sorpresa. Lei era completamente nuda con il guinzaglio al collo e la colazione nella ciotola. Corse a vestirsi, mentre io sistemavo le ciotole, nascondendole. La madre ovviamente non sapeva nulla delle nostre “avventure”, e non avrebbe dovuto saperlo. Trovammo una scusa plausibile, ripetizioni mattutine. Cosa che fece guadagnare anche dei complimenti da parte della madre che scopriva una figlia dedita al lavoro.
Tornai a casa deluso per come era andato il weekend.
«Padrone, sono Claudia.»
«Dimmi tutto.»
«Volevo chiederle scusa per l’intromissione di mia madre. Non vedevo l’ora di essere la sua cagna fedele…»
«Non preoccuparti! Ci sarà modo di farti fare la cagnetta.».
«Padrone, non si arrabbi… ho brutte notizie. Mia madre si trasferirà da me per qualche mese, per cui…»
«Che rottura di coglioni! Cosa dovrei fare con tua madre in mezzo al cazzo tutto il tempo?».
«La prego non si arrabbi con me, padrone. La casa ha dei problemi e non sa dove andare fino a che non finiscono i lavori. Non posso lasciarla per strada.».
«Certo che no! Mi inventerò qualcosa. Ora ti saluto!».
«A presto, padrone.».
La telefonata della prof Claudia mi fece incazzare ancora di più. A casa mia non si poteva fare nulla per via dei miei genitori, a casa sua nemmeno dato che era arrivata quella rottura ambulante di sua madre.
Fu lì che mi venne in mente quello che era successo qualche settimana prima a scuola, il giorno dopo averla scopata per la prima volta. Decisi che il lunedì dopo avrei fatto qualcosa di simile. Le inviai un messaggio con i miei ordini per il lunedì successivo quando ci saremmo visti a scuola.
La terza ora di lunedì avevo un’ora buca e già sapevo che la prof non aveva lezione in quel momento. Le inviai un whatsapp: “Bagno degli maschi al terzo piano, entra nell’ultimo bagno vicino alla finestra, fai il punto 2 della lista.”.
“Si, padrone!” fu la risposta che ricevetti subito.
Stava aspettando i miei comandi.
Andai nel bagno. L’ultima porta in fonda era socchiusa. Entrai. Trovai la prof pronta, come le avevo ordinato di farsi trovare. Era seduta sul water con la tavoletta abbassata, una gonna a tubo nera alzata intorno alla vita e le gambe aperte che mostravano la sua bella fighetta rasata senza intimo (le avevo ordinato di venire a scuola senza mutandine e con quella gonna aderente) già bella lucida e bagnata. Indossava una camicetta bianca completamente sbottonata che mostrava il bel reggiseno di pizzo nero e la pancia piatta con il bel piercing all’ombelico che le feci fare la settimana prima.
«Vedo che non ti fai più problemi a farti trovare nel bagno dei maschi!».
Sorrise. Entrai e chiusi la porta a chiave.
Misi la mia mano in mezzo alle sue gambe e inizia a masturbarla. Due dita nella sua fessurina bagnata e il pollice sul clitoride. Iniziava a gemere. Le tappai la bocca. Non dovevano scoprirci!
La feci alzare in piedi e le ordinai di masturbarsi da sola. Intanto io con un mano tenevo la sua bocca tappata e con l’altra, dopo avere inumidito bene il medio, glielo infilai nel suo bel culetto sodo. Ebbe un orgasmo. Incredibilmente era vergine di culo. E li decisi che avrei dovuto prepararla, considerando sia che avevo voglia di scoparle il culo, sia perché aveva preso un set di plug con la coda per giocare a fare la cagna.
Il mio cazzo esplodeva nei pantaloni. Volevo scoparla.
La feci abbassare con la faccia all’altezza del cavallo. Prese l’iniziativa. Mi slacciò i jeans e tirò fuori il mio amico rosa. Lecca le mie palle come una cagnolina (si vede che era nella sua natura) e dopo passò all’asta. La cappella non la leccò, la ingoiò proprio letteralmente. Avevo il cazzo nella sua gola. Si stava strozzando e le piaceva. Non voleva levarsi di bocca il mio bastone.
Fummo sul più bello fummo interrotti di nuovo. Questa volta non da sua madre, ma da uno studente che era entrato nel bagno a fumare di nascosto.
Non potevamo fare rumore e la prof quando scopa è peggio di un batterista impazzito. Avevo troppa voglia però e l’idea di essere beccati era eccitante, sia per me sia per lei che, dopo essersi alzata, si era girata dandomi le spalle e mi aveva indicato il mio pisello e la sua passera. Voleva che la scopassi lo stesso.
Così feci. Le tappai la bocca e, dopo aver puntato la sua fessurina, la inizia a pompare prima lentamente e poi sempre più veloce. Era un lago. I miei colpi erano accompagnati da un inequivocabile ciaf ciaf che il ragazzino non poteva non aver sentito.
Aumentai sempre di più il ritmo. Una sveltina in piena regola. Non durai molto, ero già al limite a causa del pompino interrotto sul più bello. Venni dentro la prof, non prima però di aver fatto venire lei. Questa volta fui io a essere troppo rumoroso e il ragazzino ci sentì.
«Amico, non so chi sei … ma hai tutta la mia stima! Ahahah, ti sei fatto une bella scopata eh!?!» disse uscendo dal bagno.
Beccato! Ma non importava. Non sapeva chi eravamo e soprattutto avevo riempito la prof con il mio seme. Avrebbe finito la giornata con la gonna, senza intimo e con il mio seme che colava nonostante si fosse ripulita alla bene e meglio.
Un’esperienza eccitante che rifacemmo parecchie volte durante il periodo in cui sua madre rimase da lei.
Il periodo in cui la madre della prof Claudia restò a casa sua fu il più difficile per la nostra “relazione”. Non c’era modo di vedersi al di fuori della scuola e di quelle poche ore di ripetizioni in cui tuttavia la presenza della madre in casa rendeva le nostre attività sessuali praticamente impossibili da fare.
Intanto il tempo passava e il nostro rapporto iniziò a risentire della mancanza dei nostri spazi.
Arrivò finalmente il momento in cui potemmo dare sfogo ai nostri desideri. Una domenica sera in cui la madre della prof non c’era, mandai un messaggio a Claudia: “Alle 23 sarò da te! Fatti trovare come sai!”.
All’ora prestabilita suonai il campanello di casa sua e la mia adorata sottomessa uscì di casa. Indossava solo un lungo cappotto ed uscì scalza. Al collo aveva il suo collare con il guinzaglio che subito mi diede in mano.
«Andiamo a fare una passeggiata, cagnolina?».
La sua risposta fu un «BAU!» seguito da un sorriso.
Salimmo in macchina e la portai in un boschetto appena fuori paese. C’erano solo alcune case molto distanti tra loro e a quell’ora della sera nessuno avrebbe fatto caso a noi.
Parcheggiai la macchina e feci scendere la prof.
«Togli il cappotto!».
Claudia eseguì. Rimase completamente nuda con indosso solo il guinzaglio che subito finì tra le mie mani.
Recuperai dalla macchina un plug anale con la coda da cane che infilai nel bel culo sodo della prof dopo averglielo fatto insalivare per bene. La sua trasformazione in cagna fu completa con il cerchietto con le orecchie da cane che indossò non appena le ordinai di mettersi a quattro zampe.
La fortuna di avere una bella serata primaverile abbastanza calda da fare questo gioco mi rendeva particolarmente felice. Era davvero tanto tempo che volevo portare a spasso la prof come si fa con i cani ed ora avevo davanti agli occhi un bellissimo esemplare femmina che gattonava davanti ai miei occhi. Feci anche delle foto che successivamente avrei mandato a Claudia. Vedere la coda che usciva dal culo della prof e oscillava da una natica all’altra era una cosa davvero eccitante. Come potete immaginare, iniziai ad avere un’erezione che crebbe particolarmente nel momento in cui Claudia ebbe lo stimolo di fare pipì. Girò la testa verso di me e iniziò a sculettare in modo febbrile.
«Qualcosa non va?».
Annuì con la testa. Il fatto che non proferisse parola proprio come una cagna mi rendeva molto fiero di lei, ma al tempo stesso rendeva comprendere cosa non andasse molto complicato.
«Hai freddo? Hai sete? Ti ha punto qualche animale?».
Iniziai ad andare per esclusione. La faccia della prof era sempre più preoccupata. Si avvicinò a me e iniziò a strusciare la sua fighetta sulla mia gamba, purtroppo quando capii che doveva urinare era ormai troppo tardi. La bella Claudia non ce la fece a resistere e mi pisciò sulla gamba. La sua faccia divenne rosso fuoco dall’imbarazzo. Il mio sguardo non la rassicurò per nulla, anzi l’esatto contrario. Per ripicca le tirai un calcetto sulla figa ancora bagnata dalle calde goccioline di pipì. Un gemito è uscito dalla prof, un misto di dolore e piacere.
«Torniamo alla macchina!».
Sempre al guinzaglio e gattonando siamo tornati al posteggio, il momento più rischioso perché potevamo essere visti.
Siamo andati a casa della prof approfittando dell’assenza della madre della prof.
Entrati in casa, ho spinto Claudia sul letto era già completamente nuda e con il plug con la coda nel suo bel culo. La voglia di lei era talmente tanta che in un attimo mi ritrovai sopra di lei nudo e con un unico pensiero per la testa, scoparla.
Iniziai a penetrarla prima lentamente e poi con più foga. Non durai molto la prima volta. Le venni dentro in poco più di cinque minuti. La feci girare. Con lei sul letto a quattro zampe la scopai a pecora stimolando anche il suo buchetto posteriore tirando e rilasciando la coda che di conseguenza faceva uscire e entrare il plug anale dandole la sensazione di una doppia penetrazione.
Affondi dentro il suo tempio del piacere. Ancora. E ancora. E ancora. Prima velocemente, poi lentamente, poi ancora velocemente. Spinsi il mio membro sempre più in profondità dentro di lei fino a venire di nuovo dentro di lei.
Andammo avanti così per parecchio tempo, con il risultato che venni dentro di lei per un totale di quattro volte.
Tutto andava per il verso giusto, finalmente eravamo riusciti a stare insieme. Ma non sarebbe durato ancora a lungo.
Alcuni giorni dopo la nostra passeggiata nel bosco la prof Claudia fu convocata in presidenza.
Da quel giorno non la vidi né sentii più. Scoprii che il preside della nostra scuola era venuto a conoscenza della nostra relazione e che aveva praticamente costretto la prof a chiedere un trasferimento. Cosa che aveva accettato in cambio di tenere la faccenda segreta in modo che la sua carriera non ne fosse compromessa. Ovviamente insieme al trasferimento ci fu l’interruzione immediata della nostra relazione.
Per mesi non seppi più nulla di Claudia fino ad un mattino. Erano passati nove mesi e fuori da casa mia si presentò la madre della prof.
«Non sono d’accordo con la scelta di mia figlia, ma forse è la cosa più giusta. Vieni con me.».
«Perché dovrei? È sparita dal giorno alla notte, senza dire nulla. Crede davvero che io non provassi nulla per lei?».
«La situazione è peggiorata all’improvviso e non c’è stato tempo per riflettere bene. Claudia ha agito d’istinto e, a mio parere, ha fatto la scelta giusta. Ma adesso non può non coinvolgerti nella sua vita. Ma non sono io a doverti dire il perché, parlerà lei con te. Vieni con me o no?».
Mi arresi e la seguii. Mi portò in un ospedale di Milano. Ammetto che mi preoccupai, pensavo al peggio. Temevo che fosse accaduto qualcosa di brutto alla prof. Invece non era così e lo capii non appena entrammo nel reparto neonatale.
Entrai in una stanza e vidi Claudia sul letto con una bambina avvolta in un fagottino di panni attaccata al seno.
«So che sono sparita senza dire nulla e posso solo dirti che è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Ti amavo e ti amo ancora, ma questa cosa va al di là di me e te. Lei è Beatrice, tua figlia. Non potevo non dirti nulla.».
Non dissi nulla. La baciai con le guance bagnate. per la prima volta in vita mia non riuscivo a trattenere le emozioni.
Sono passati anni da quell’ultimo anno di liceo. Io e Claudia ci siamo sposati. Abbiamo avuto altri tre figli e siamo felici. Abbiamo una bella famiglia e ci amiamo. E, se questo non fosse abbastanza, riusciamo a trovare il tempo per mettere in pratica le nostre fantasie. Siamo marito e moglie, ma a letto siamo un padrone con la sua amata e obbediente sottomessa.
Generi
Argomenti