La supplente schiavizzata

sesso italiano
4 days ago

Prima di descrivere l’incontro con Claudia (la supplente di lettere) devo ammettere che sono stato un ragazzo che ha sempre amato avere il controllo della situazione, ma che con le ragazze è sempre stato rispettoso e a modo. Ero quello che chiunque avrebbe descritto come un ragazzo normalissimo. 1.80 m di altezza per 85 Kg e un cazzo assolutamente nella norma 15 cm di lunghezza ma bello tozzo – scordatevi il racconto del master con una mazza tanta. Il mio carattere abbastanza esuberante mi rendeva abbastanza facile approcciare le persone – cosa che si è rivelata utile soprattutto con le ragazze.

Detto questo, la prima volta che incontrai Claudia fu nell’aula professori dopo un mese buono dall’inizio della scuola. Entrando dalla porta andai involontariamente ad urtare contro di lei. Il caffè bollente che stava bevendo si rovesciò sulla mia maglietta ed in parte sui miei pantaloni. Una sensazione abbastanza spiacevole a cui però non feci quasi caso perché nell’urto la mia mano destra era andata ad appoggiarsi sulla sua tetta sinistra, una bella quarta piena.

  «Mi scusi!» dissi e corsi subito verso il bagno imbarazzatissimo.

Mentre mi pulivo la maglia e i pantaloni notai un bel bozzo a livello del cazzo. Quella tetta nella mia mano mi aveva fatto eccitare parecchio, ma la cosa che me lo fece diventare ancora più duro fu la sensazione che a lei non fosse dispiaciuta quella palpata accidentale. Le porcherie che avrei pensato di fare con quelle tette si accavallavano nella mia testa, tanto che mi chiusi nel primo cesso e iniziai a masturbarmi. Mi vedevo intento a succhiare con foga quella tetta, mentre la prof mi segava con forza. Complici i pensieri perversi e l’eccitazione di segarmi nei bagni della scuola (era la prima volta che lo facevo) mi fece esplodere, andando ad imbrattare il muro davanti con una notevole quantità di sperma. Rimisi il cazzo nei pantaloni e, una volta pulito il muro con dei fazzolettini, tornai in classe dove scoprii che Claudia sarebbe stata la mia prof di lettere per tutto il quinto anno di liceo. Un anno che avrebbe cambiato completamente il mio modo di vedere il sesso.

La prof Claudia era una trentenne bellissima, capelli biondi e lunghi, occhi azzurri e due labbra da pompinara, ma la cosa che davvero mi faceva diventare matto era il suo fisico, un quarta piena che sfidava la forza di gravità e un culo che definirlo perfetto era riduttivo. Ero ossessionato da lei. La volevo.

Alla festa di Halloween in discoteca le mie speranze di averla svanirono, quando la vidi contro il muro a limonare duro con quello che più tardi scoprirò essere il suo ragazzo. Ero incazzato e ubriaco, mi gettai nella pista da ballo e non so come mi ritrovai nel bagno dei disabili con la lingua di una delle tante vampirelle sexy che si vedono nelle discoteche il 31 ottobre.  

Il bagno dei disabili di quel locale o, come lo chiamavano noi, lo Scopatoio, era del tutto indipendente dagli altri servizi. Dal locale si entrava in una specie di antibagno la cui porta non aveva la chiave e da lì attraverso un’altra porta in un separé in legno al bagno vero e proprio che invece si poteva chiudere. Il bagno era grande e la parte superiore del separé era aperta. Quando sentii chiaramente la voce della prof nell’antibagno smisi di limonare Anna (la vampirella).

«Vuoi provare un roba nuova?». Era la voce del tipo della prof, lei ansimava.

Nel bagno c’era un sedia, la presi e ci salii in piedi per spiare dalla fessura in alto cosa succedeva. La prof aveva la gonna alzata fin sopra l’anca e una mano del tipo nelle sue mutande. Ero sempre più incazzato, ma allo stesso tempo il cazzo mi era tornato in tiro. Anna che nel frattempo non capiva cosa stesse succedendo notò però il bozzo nei miei pantaloni e iniziò ad accarezzarmelo col palmo della mano.

Presi lo smartphone dalla tasca e inizia a fare un video alla prof, mentre con una mano tirai giù la patta dei pantaloni.

«Tirami fuori il cazzo e inizia a succhiarlo!» ordinai ad Anna.

Anna era bravissima. Si vedeva che era abituata a fare pompini. Nel frattempo il compagno della prof tirò fuori una boccetta di vetro e verso un po’ di polvere bianca sul lavandino e la sniffò.

«Vuoi provare? Dicono che scopare dopo essersi fatti una striscia di coca sia fantastico.».

La prof fece cenno di sì, sniffò e i due iniziarono a scopare. La faccia della prof era in estasi e i gemiti che emetteva mi fecero tirare il cazzo ancora di più. A quel punto il video compromettente ce lo avevo e avevo in mente cosa farci. Spensi la registrazione e mi dedicai ad Anna.

La presi per la testa con due mani e inizia a scoparle la bocca, piantandole il cazzo in profondità in gola. Spingevo in profondità e quando sentivo che faceva fatica a respirare lo tiravo fuori. Continuai così per diverse volte. Fino a quando sentii che stavo per venire, mi fermai e scesi dalla sedia. Anna aveva il fiatone, gli occhi le lacrimavano e aveva tutto il trucco che colava sulle guance. La sua faccia era coperta di saliva che colava anche sulla maglia. Il mio cazzo era durissimo e pieno di saliva calda che mi colava sui coglioni. Una sensazione bellissima. Non avevo mai usato così la bocca di una ragazza, ma scoprii che mi piaceva da matti.

«Tutto bene?» le chiesi vedendo la faccia stravolta che aveva.

Fece di sì con la testa e tirò fuori da una tasca un preservativo, voleva essere scopata.

«Mettimelo tu!».

Così fece. Intanto presi la saliva che aveva sulla faccia con due dita e gliele infilai in bocca. Le succhiò. Poi ci infilai la lingua. La accompagnai contro il muro del bagno, le abbassai di colpo gonna e mutandine (erano fradice).

«Allarga le gambe!» eseguì.

Presi in mano il cazzo, lo puntai sulla sua fessura e con un colpo secco glielo infilai tutto dentro e stetti fermo. Rifeci la stessa cosa per cinque volte. Alla quinta spinta ebbe un orgasmo. Tolsi il cazzo e la feci girare con la faccia contro il muro, sempre a gambe larghe. Aveva dei rivoli di umori che colavano lungo l’interno delle cosce. Il mio cazzo in tiro era coperto dal preservativo fradicio dei suoi umori come anche tutto il mio basso ventre. Le puntai il cazzo sulla figa e inizia a scoparla velocemente. Sentivo il ciaf ciaf delle sue chiappe bagnate contro il mio pube. La sua figa grondava di umori e sentivo che si avvicinava ad avere un altro orgasmo. Io, complice il preservativo che mi toglieva molta sensibilità, non ero ancora arrivato al limite. Ebbe un altro orgasmo, ma stavolta non mi fermai. Continuai a scoparla fino a che non sentii che mancava poco anche per me. Lo tolsi dalla sua figa e mi levai il preservativo. La girai e le feci togliere maglietta e reggiseno, mentre mi segavo. Quando fu svestita le presi le mani, le portai al mio cazzo e iniziò a segarmi fino a che non svuotai i coglioni sulle sue tette (una seconda abbondante). Mi ripulì il cazzo con la lingua e mi disse: «Mi piacerebbe rifarlo ogni tanto!». Sorrisi e mentre lei si puliva le tette io registrai sul telefono il suo contatto.

***
La festa di Halloween fu una sera strana. Ero contento per la scopata fatta con Anna, ma ero anche incazzato nero per la prof. Vederla mentre veniva scopata dal suo ragazzo dopo essersi fatta una striscia mi aveva molto deluso, ma allo stesso tempo mi aveva dato la possibilità di fare un video molto compromettente che avrei potuto sfruttare.

Il mercoledì della settimana successiva avevo preso appuntamento con la prof per delle ripetizioni pomeridiane a casa sua (avevo iniziato ad andare male nelle sue materie).

Quel pomeriggio la prof mi accolse in casa sua e iniziammo subito con una versione di latino. Ero distratto e lei se ne accorse.

«Federico tutto bene?» mi chiese.

«Veramente, prof, c’è una cosa che vorrei chiederle. È una cosa un po’ personale.».

«Dimmi tutto, vedrò se posso risponderti.».

«Lei fa spesso uso di droga, prof?».

Rimase pietrificata. Provò a farfugliare una risposta in cui negava che avesse mai preso sostanze, ma a quel punto tirai fuori il video con lei che sniffava e poi si faceva una scopata nel bagno della discoteca. Era rossa in viso, ma stavolta per la rabbia.

«Cosa significa questo? Chi ha fatto quel video?».

«Sono stato io! Mentre lei era intenta a divertirsi io ero nel cesso con il cazzo nella bocca di una ragazza! Non può immaginare la goduria di essere spompinato e avere il potere di ricattarla.».

Mentre dicevo quelle parole mi meravigliavo di me stesso, non ero mai stato così, ma la cosa ancora più sorprendente era che, vedendola così disperata e incazzata, il mio cazzo iniziò a indurirsi.

«Cosa vuoi per cancellarlo? Ti darò il massimo dei voti in tutte le mie materie!».

«Non voglio quello!».

«Allora cosa devo fare? Ti prego se quel video esce la mia vita sarà rovinata!».

Mi alzai dal tavolo e mi avvicinai a lei. Le accarezzai una guancia e le dissi: «Non voglio che la tua vita sia rovinata! Voglio che la tua vita sia mia.».

La prof restava in silenzio. Non aveva capito cosa intendessi.

«Ti spiego come andranno le cose adesso… d’ora in avanti mi darai del lei e dovrai obbedire ad ogni mio ordine. Tu sarai una mia proprietà e io sono molto geloso delle mie cose. Quindi lascerai quel coglione del tuo ragazzo e, se scopro che ti sei fatta, caricherò il video sulle chat della scuola. Chiaro?».

Fece cenno di sì.

«Vediamo se hai capito!».

Tirai fuori il cazzo già duro che svettava davanti alla faccia della prof. Senza che le dicessi niente, lo prese in bocca e iniziò a farmi un pompino. Era brava. Se lo infilava tutto in gola per poi toglierlo. Alternava leccate alla cappella, all’asta e persino ai coglioni.

«Che ninfomane che sei! Secondo me speravi che ti chiedessi di prenderlo in bocca.»

Non mi rispose, ma iniziò ad aumentare il ritmo del pompino. La presi per i capelli e, coordinato con lei, lo spingevo bene tutto in bocca fino ai coglioni. Sembrava che essere trattata così le piacesse.

Quando stavo per venire la fermai. Le dissi di spostare i libri e la tovaglia che erano sul bel tavolo di cristallo nel salotto della prof. Mi segai e venni copiosamente sul tavolo in cristallo.

«Pulisci ora!».

Si stava alzando per prendere uno straccio, ma la fermai.

«Ti ho detto pulisci!» e mimai il gesto di una leccata.

Obbedì e leccò via dal tavolo ogni gocciolina del mio seme, ingoiandolo.

«Molto bene! Vedo che hai capito come funzioneranno le cose d’ora in poi! Se fai la brava e obbedisci non dovrò nemmeno punirti!».

Raccolsi le mie cose e, dopo averle stampato un bacio in fronte, me ne andai dandole appuntamento per un’altra sessione pomeridiana la settimana dopo. Lascia l’appartamento della prof senza pagare le ripetizioni, in fondo non avevamo studiato per niente.

***

È passato un mese da quando la prof Claudia è stata costretta a diventare la mia schiava. Per tutto il tempo, sotto la minaccia di rendere pubblico il video scottante, Claudia ha eseguito tutto quello che le ho chiesto senza nemmeno fiatare. Inizialmente, non ho provato il minimo rimorso per il gesto che ho compiuto. Tuttavia, ora che ho passato tanto tempo con la prof, inizio a sentirmi un po’ in colpa. Tanto che ho più di una volta pensato di cancellare il video e liberare Claudia da questa situazione. Avevo preso una decisione. Venerdì pomeriggio sarei andato a casa sua e l’avrei scopata per l’ultima volta prima di cancellare il video davanti a lei e restituirle il controllo sulla sua vita.

Quando entrai dalla porta di casa, la trovai come al solito con l’outfit che le avevo ordinato di indossare ogni volta che andavo da lei. Indossava una gonna in maglia nera corta che esaltava il suo culo sodo e perfetto. Il seno era contenuto a stento da un reggiseno in pizzo che svettava dalla generosa scollatura della camicetta bianca che indossava. Le gambe erano slanciate da un paio di scarpe con tacco alto che indossava per tutto il tempo dei nostri incontri. Una visione che da sola bastava a farti drizzare il cazzo. Lo sguardo che aveva la prof era diverso dal solito, sembrava compiaciuta.

«Padrone posso avanzarle una richiesta?» mi chiese con voce sottomessa.

«Dopo! Prima devo parlarti!».

Mi guardò perplessa. Aveva notato l’erezione nei pantaloni, ma il mio viso serio la preoccupava.

«Questa sarà l’ultima volta che ci vedremo in questo modo! Da domani sarai libera e io non sarò più il tuo padrone!».

La sua reazione mi fece restare di sasso. Iniziò a piangere e singhiozzando mi chiedeva perché.

«Ho fatto qualcosa di sbagliato, padrone? Perché non mi vuole più?».

Mi aspettavo che fosse felice di poter tornare alla sua vita quotidiana, invece era una fontana.

«Smetti di piangere e fammi capire! Tu vuoi essere la mia schiava? Anche se decido di cancellare il video?».

«Sì, padrone. All’inizio non pensavo, ma ho scoperto che mi piace essere trattata come una sua proprietà. All’inizio mi spaventava l’idea di poter perdere tutto a causa del video, ma quando ho capito che quello era solo lo strumento con cui ero diventata sua, sono stata felice che lei mi abbia ripreso quella sera. Non lo cancelli, padrone. La prego… non mi condanni a una vita senza i suoi ordini!».

Fui molto contento di sentire quelle parole. I sensi di colpa erano spariti in un attimo, lasciando il posto ad un’eccitazione mai provata prima. Mi avvicinai a lei, le afferrai la mascella con la mano e le infilai la lingua in bocca.

«Da adesso, non solo il tuo corpo è mio. La tua vita mi appartiene!» mi sorrise felice.

Con la coda dell’occhio notai che alla spalle di Claudia c’era un grosso scatolone.

«Cos’è quello?» chiesi.

«Una sorpresa per lei, padrone. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che spesso i master usano quelle cose sulla loro schiave, così ho pensato che le avrebbe fatto piacere averle a disposizione per usarle su di me.».

Aprii la scatola. C’erano un collare e un guinzaglio, un set di plug anali di diverse dimensioni tutti quanti con una coda da cane e un frustino da equitazione in ecopelle. Ci aveva visto giusto. Volevo usarli su di lei.

«Vieni qui!» le ordinai, «In ginocchio e apri la bocca!».

Le infilai un dito l’indice e il medio in bocca, pinzandole la lingua.

Mentre la tiravo per la lingua verso il salotto, le dicevo che era stata brava.

«Mi piace la sorpresa, sai?! C’è un solo problema, io credo che tu lo abbia fatto perché è una cosa che desideri tu!».

Non poteva parlare. Gattonava trasportata dalle mie dita, perdendo saliva per terra e imbrattandomi le dite. La portai davanti alla portafinestra, che si apriva sul piccolo giardinetto annesso al suo appartamento al piano terra. Era un quadratino di prato con un bel albero e tutto chiuso da una siepe sempreverde.

«Questo weekend sarò a casa da solo. Verrò a stare qui da te.»

La prof sembrava felice, ma non poteva rispondere perché la sua lingua era ancora pinzata tra le mie dita.

«Da adesso fino a nuovo ordine, tu sarai la mia cagna! Quando sarò presente andrai in giro a gattoni e non parlerai. Ti farai capire solo abbaiando un bau è un sì, due un no! Ti darò personalmente da mangiare e da bere, e farai i tuoi bisogni nel giardinetto come tutti i cani. Guarda, è bastato tirarti fuori la lingua come una cagnolina, che hai sbavato in giro peggio di un bulldog! È tutto chiaro?».

«Bau!».                                              

«Brava cagnolina! Ora aspetta in camera mentre vado a comprare le ciotole per la tua cena!».