Dal nudismo all'ano aperto

sesso italiano
11 days ago

Se alcuni nostri amici avessero scoperto che eravamo soliti frequentare spiagge nudiste durante le nostre vacanze ci avrebbero considerato per lo meno bizzarri se non pervertiti. Invece io non mi sentivo per nulla trasgressivo, anzi, avrei voluto fare molto di più rispetto allo stare semplicemente nudi in mezzo ad altra gente nuda. Ne avevo parlato con Giulia, la mia compagna, e le avevo proposto di osare un po’ di più e fare qualche gioco sessuale con altre persone. Mi sarebbe piaciuto molto vederla insieme ad un altro uomo oppure farlo in tre con la mia partecipazione. Le sue risposte erano sempre state negative ma non perché rifiutasse del tutto l’ipotesi, semplicemente considerava troppo difficile riuscire a creare la situazione giusta per fare cose così intime e delicate. Dunque, nei fatti, eravamo una coppia dalla sessualità ordinaria, nessuna trasgressione particolare, nessun colpo di testa, nessun coinvolgimento di altre persone nella nostra sfera erotica.

L’anno scorso eravamo in vacanza sulla costa toscana, dove ci sono diverse spiagge in cui si pratica abitualmente il nudismo. Era un po’ fuori stagione, non c’era tanta gente, per cui era una situazione ideale per godersi la natura e la nudità.

Ricordo tutto di quel giorno, come potrei dimenticarlo, ed iniziò tutto verso metà mattina. Faceva caldo, il sole picchiava nonostante fossimo già in settembre. Io me ne stavo a mollo in acqua fino alla cintola. Passeggiavo dentro al mare parallelo alla battigia, restando dove c’era quella profondità. Giulia invece era stesa sul telo, non lontano da dove iniziava la vegetazione retrostante alla spiaggia. Stava leggendo a pancia in giù e il suo bel culetto nudo era a disposizione degli sguardi di qualunque passante. Mi piaceva notare che venisse guardata.

Ero lì in acqua che facevo pensieri porcelli, giocando sul fatto che il mio cazzo era combattuto tra il gonfiarsi a causa della mia immaginazione e il rattrappirsi per colpa dell’acqua fredda in cui era immerso. Intanto avevo già notato un uomo che era passato due o tre volte camminando sul bagnasciuga e aveva rivolto sguardi prolungati verso la mia donna. Quando passò di nuovo deviò il suo cammino dalla riva verso la duna sotto la quale era stesa Giulia. Si avvicinò a lei, che subito non ci fece caso. Si sedette poco distante e rimase un po’ lì, guardandosi attorno e molto spesso fissandola. Io rimasi in disparte, lontano, dentro l’acqua.

Dopo qualche minuto l’uomo si alzò e si avvicinò ulteriormente a Giulia. Le andò proprio vicino e si accovacciò piegandosi sulle gambe. Lei si girò interrompendo la lettura. Lui le disse qualcosa lei rispose, apparentemente in modo freddo e scontroso. Lui rimase lì, continuò a parlarle. Io la conoscevo bene e dal suo linguaggio del corpo capivo benissimo le sue reazioni. Inizialmente fu evidente che lei era un po’ seccata da quella intrusione che le aveva interrotto la lettura del libro. Poi, ma mano che rispondeva, un po’ si rilasso. Evidentemente l’intrusione di quello sconosciuto non era così sgradevole come da primo impatto.

Mi accorsi che Giulia ad un certo punto alzò la testa, mi cercò con lo sguardo e mi indicò. L’uomo si girò, si mise una mano sulla fronte per farsi ombra sugli occhi e guardò nella mia direzione. Poi disse qualcosa a lei che sorrise e poi si tirò su sedendosi sul telo con le braccia intorno alle ginocchia. Io feci finta di niente, anzi mi allontanai ancora un po’, girandomi e non guardandoli per qualche istante.

La loro conversazione durò qualche minuto. Lui sembrava un po’ insistente, lei sembrava respingerlo con cortesia. Poi lui desistette, si alzò e la salutò, allontanandosi. Venne nella mia direzione e mi guardò mentre passava. Mia moglie lo seguì con lo sguardo. Poi guardò verso di me per capire cosa stavo facendo. Io feci finta di niente. Lei si rimise a leggere il libro.

“Cosa voleva quel tipo?” le chiesi quando tornai vicino a lei.

“Mah… pensava fossi qui da sola, voleva provarci.”

“Ah, è stato sgradevole?”

“Subito non mi è piaciuto che uno sconosciuto si avvicinasse così, ma poi ho capito che era uno educato e un po’ spiritoso.”

“E cosa ti ha detto?”

“Ma niente… mi ha fatto qualche complimento e mi ha chiesto se ero qui da sola. Io gli ho detto di no e anzi ti ho indicato per dimostrarglielo.”

“E lui?”

“Ha fatto il brillante, ha detto che era rischioso lasciarmi qui da sola, che lui non l’avrebbe fatto al posto tuo.”

“E tu come hai ribattuto?”

“Niente, gli ho detto che non eri un tipo geloso.”

“Davvero? Gli hai detto così?”

“Sì, perché? È vero che non sei geloso, lo dici sempre. Dici che ti piace che gli altri mi guardino e che ci provino.”

“Gli hai detto anche questo?”

“Beh, non proprio. Qualcosa del genere.”

“E lui che complimenti ti faceva?”

“Mi diceva che ero molto bella, che avevo un bel corpo.”

“Un bel corpo? Ti ha detto così?”

“Uhm, sì. Me l’ha detto in vari modi.”

“Cioè?”

“Ad esempio mi ha detto che avevo un bel culo.”

“Ah. Uno nudo che si avvicina ad una sconosciuta nuda e le dice che ha un bel culo. Audace come tipo.”

“Sì. Mi è sembrato un po’ un maniaco, però… non so come dire… un maniaco che ci sa fare.”

“Cosa intendi?”

“Che alla fine è stato educato, non sgradevole. Non si è nascosto, era chiaro quale era il suo intento però col massimo rispetto.”

“Ok. Alla fine quindi ti ha fatto piacere ricevere queste sue avances?”

“Non lo so… ma sì, dai. Mi sono sentita desiderata in modo sincero e non è mai spiacevole questo. E tu cosa ne pensi? Ti dispiace questo?”

“No, no. Anzi. Mi eccita un po’ che uno ci abbia provato con te. Che ti pensasse da sola e ti volesse scopare o altro. Guarda.”

Le indicai il mio cazzo che era barzotto ad immaginare tutti i possibili sviluppi di quella situazione.

“Sei il solito porco.” commentò Giulia in tono fintamente scandalizzato.

“Ti dispiace?”

“No, no. Siete tutti dei gran porci.”

“Sei tu che ci fai venire questi pensieri… col tuo culetto in bella vista…”

Arrivò ora di pranzo e per evitare il sole delle ore più calde e per mangiare il cibo che ci eravamo portati dietro ci spostammo tra i cespugli della vegetazione retrostante alla spiaggia, in mezzo alle dune. Trovammo uno spiazzo in cui stendere i teli all’ombra e organizzarci per mangiare. Poco dopo sentimmo qualcuno avvicinarsi. Era quell’uomo di prima. Ci vide e ci salutammo con un cenno. Poi lui si spostò e si andò a sedere poco lontano, sotto un alberello. Era distante ma era comunque in vista.

“Vi do fastidio se mi metto qua?” ci urlò poco dopo.

“No, no, prego.” rispondemmo.

A me non dava fastidio la sua presenza. Chiesi conferma a Giulia che neanche a lei lo desse.

“No, finché se ne sta là non dà fastidio. Certo, spero che non pensi che ci siamo infrattati qua per scopare, mentre siamo qui solo per mangiare.”

“E se scopassimo anche, ti darebbe fastidio che lui ci guardasse?” le chiesi provocatoriamente.

Lei mi guardò con gli occhi storti e mi mandò a quel paese con un gesto.

Mangiammo, bevemmo e ci rilassammo un po’ all’ombra. Il tipo ad un certo punto si era allontanato.

“Ma di aspetto quell’uomo come ti è sembrato?” chiesi a Giulia per tornare su quel discorso che mi intrigava.

“In che senso?”

“Nel senso… di aspetto ti è parso gradevole? Io non l’ho visto bene da vicino.”

“Mah… abbastanza. Non è un brutto uomo. Fisico abbastanza in forma. Molto abbronzato, si vede che fa sempre nudismo. E totalmente depilato.”

“Ah… quindi… cioè voglio dire… lo ha guardato anche fra le gambe.” mi stava eccitando questa situazione.

“E come potevo non guardarlo. Hai visto come si era messo? Era a pochi metri da me, con le gambe piegate e aperte… il suo coso era lì a penzoloni… non potevo non guardarlo.”

“E com’era?”

“Ma dai! Che domande fai?”

“Dai, voglio sentirtelo dire. Mi eccita sapere che la mia donna ha guardato il cazzo di un altro.”

“Sei il solito porco. E invece forse ti ecciterà meno sapere che ce l’aveva bello lungo, con le palle grosse. Era lì che penzolava e oscillava. L’ho capito che lo ha fatto apposta per mostrarmelo bene. Penso sperasse che ne fossi così attratta da farlo funzionare come arma di seduzione. Contento ora?”

“Mmh e invece sentirti dire questo mi eccita ancora di più…”

“Ma come? Voi uomini non siete sempre in competizione? Sei contento che uno che ha provato ad essere il tuo rivale fossi così ben dotato?”

“Sì… guarda…” le indicai il mio cazzo che era diventato completamente duro. Sapere che la mia donna aveva osservato così bene tanto da descriverlo nei dettagli il cazzo di un altro mi eccitava tantissimo. E poi si capiva che, a dispetto di quello che lei aveva cercato di dire, quelle dimensioni l’avevano per lo meno incuriosita, se non attratta.

“Anzi… senti.” aggiunsi prendendola per un polso e portandole la mano sul mio cazzo.

“Dai, che fai?” mi disse lei un po’ scandalizzata.

Ci guardammo attorno.

“Dai, non c’è nessuno. Segami un po’.”

Giulia controllò di nuovo la situazione circostante, poi prese un po’ di coraggio e cominciò a muovere molto lentamente la sua mano sul mio cazzo. Io lascia andare qualche mugolio ogni tanto. Era molto piacevole farlo lì all’aria aperta. Non era una sega vera e propria, era più una carezza. Non sembrava che lei volesse farla durare poco. Pian piano capii che si stava abituando e sentendo a suo agio nel farlo e le piaceva anche a lei. Le piaceva la situazione trasgressiva e, per certi versi, rischiosa.

Dopo qualche minuto mi piegai verso di lei per darle un bacio e ne approfittai per parlare nell’orecchio, anche se eravamo soli e nessuno ci avrebbe sentito, ma dava al tutto un senso ancora più di trasgressione.

“Perché non me lo succhi un po’?”

Lei mi guardò negli occhi. Sembrava combattuta tra la voglia che aveva di farlo e la paura che qualcuno potesse vederci. Vinse la voglia. Oppure l’altra non era una vera paura, ma una ulteriore voglia inconfessabile.

Era chinata su di me con il mio cazzo nella sua bocca quando vidi con la coda dell’occhio un movimento. Era quell’uomo. Stava tornando. Ci vide. Incrociai con lui lo sguardo e, in modo spontaneo, ci facemmo un cenno d’intesa tra uomini. Lasciai che Giulia continuasse a succhiarmi il cazzo. Lei non si era accorta di niente. Tutto questo mi eccitò ancora di più, ma sentii il dovere di avvisarla, con la speranza che le sarebbe piaciuto anche a lei avere uno spettatore mentre mi faceva un pompino.

Le afferrai il viso e glielo sollevai fino a portarlo a pochi centimetri dal mio. La bacia e le sussurrai.

“Abbiamo uno spettatore.”

Lei sobbalzò spaventata e fece per girarsi, ma io le tenni ferma il viso impedendoglielo.

“Chi è? Dov’è?” chiese spaventata.

“È quell’uomo di prima.”

Notai in lei un principio di sollievo. Il fatto che fosse lui, evidentemente, rendeva meno problematico il fatto che ci avesse visto.

Si divincolò dalla mia stretta e si staccò da me, girandosi e sedendosi. Guardò verso di lui che la salutò con un cenno. Lei non rispose. Si mise seduta con le gambe strette e le braccia intorno alle ginocchia. Come se si vergognasse. Io ero lì a fianco a lei con ancora il cazzo duro, anzi sempre più duro, e tutto umido di saliva. Rimase in silenzio. La osservai. Notai impercettibili segni di rilassamento, come se stesse elaborando la vergogna e le stesse passando. Dopo un po’ osai farle una proposta:

“Perché non continuiamo? Dai, cosa vuoi che sia avere uno che ci guarda? Lo faremmo contento secondo me.”

Lei non mi rispose e non mi guardò neanche. Aveva lo sguardo fisso su di lui che intanto ci guardava dalla distanza, sorrideva e si toccava ogni tanto distrattamente il cazzo che, in effetti, gli penzolava in maniera evidente.

Dopo un po’, senza dire niente, Giulia spostò la sua mano e senza girarsi cercò a tastoni il mio cazzo. Lo trovò, ancora semirigido, e ricominciò a segarlo. Poi Giulia si girò, rivolgendo a lui la schiena e si inginocchiò sedendosi sui talloni. Io fui felice per l’uomo perché sapevo che spettacolo doveva essere il culo di lei in quella posizione. Lui, infatti, iniziò a segarsi platealmente. Anche Giulia iniziò a farmi una sega vera e propria e ogni tanto si chinava per darmi una leccata al cazzo oppure per chiedermi cosa stesse facendo l’uomo che lei non vedeva più, segno che per certi versi si vergognava a guardarlo ma per altri la sua presenza era fonte di eccitazione anche per lei.

Io, eccitatissimo, facevo di tutto per non venire e prolungare quella situazione. Intanto informavo lei del fatto che quel tipo si stava avvicinando e si stava segando. Poi probabilmente lo percepì da sola quando lui arrivò proprio vicino a noi e si sedette ad un metro di distanza. Ebbi così modo di osservare bene il suo cazzo ed in effetti era molto lungo, non tanto largo ma molto più lungo del mio.

“Disturbo?” chiese lui come per rompere il ghiaccio.

Io scossi la testa. Giulia invece lo ignorò e si abbassò per succhiarmi il cazzo. Io lo invidiai per la visuale che doveva avere delle chiappe di lei semiaperte per la posizione. Stavo per sborrarle in bocca, ma non volevo. La presi per i capelli e la tirai su. Il suo volto sconvolto dal piacere quasi mi fece venire lo stesso anche se aveva interrotto il pompino.

“Perché non fai qualcosa anche con lui?” osai chiederle, ormai la trasgressione era iniziata, tanto valeva puntare a qualcosa in più. Mi resi conto in quel momento che se lei mi avesse risposto in modo affermativo senza esitazione, mostrando cioè una gran voglia di farlo, avrei anche in quel caso sborrato senza bisogno di nessuna stimolazione. Per fortuna, ma anche per mia disdetta, lei esitò.

Si girò. Lo guardò. Sono sicuro che il suo sguardo si soffermò sulla mano di lui che andava su e giù per quel cazzo lungo. Lui prese coraggio e si avvicinò ulteriormente. Ormai la poteva toccare o lei poteva toccare lui.

“Fermi. Aspettate.” disse lei risoluta riacquistando lucidità.

Noi obbedimmo. Sapevo bene che per qualsiasi trasgressione avessi voluto fare con Giulia spettava a lei decidere cosa fare in base a quanto si sentiva a suo agio. Non volevo certo forzarla a fare niente che non desiderasse lei in prima persona. E anche lui, evidentemente esperto, sapeva che in quelle situazioni è spesso la donna a decidere. Probabilmente il fatto che lui la rispettasse e non avesse già approfittato della situazione le fece capire che era uno affidabile. Un maniaco educato, come l’aveva definito lei. E quindi Giulia dettò le regole. Le disse girandosi verso di me, ma chiaramente facendole sentire anche a lui.

“Gli faccio solo una sega anche lui. Lui non mi deve toccare. Ok?”

Io annuii e scambiai con lui uno sguardo di intesa. Giulia si rimise in ginocchio seduta sui talloni, chinata su di me. Mi segava e mi leccava. Poi con la mano libera andò a cercare il cazzo di quell’uomo che, gentilmente, glielo porse. Lei non si girò mai verso di lui. Rimase concentrata sul farmi il pompino e sul segarlo con la mano. Io non potevo resistere ulteriormente: vedere la mano di lei che stringeva il cazzo di un altro uomo era troppo per me. Iniziai a sborrare, riempendole la bocca. Giulia raramente si lasciava sborrare in bocca, ma quel giorno non si spostò di un centimetro.

Lui si era ulteriormente avvicinato a lei e le strusciava il cazzo contro il culo. Lei glielo stringeva alla base, come per controllarlo, mentre lui si sfregava contro il suo fianco. Continuarono così per un po’. Lei aveva la faccia tra le mie gambe. La tirai su tirandole i capelli.

“Guardalo.” le dissi. Lei si girò solo un attimo, ma poi scosse la testa.

“Allora guarda me.” le dissi e la fissai negli occhi. Fu un momento di intensa sintonia di coppia guardarsi negli occhi mentre lei stava segando un altro. Fu un momento che cambiò il nostro rapporto, ci fece capire di avere superato un ostacolo insieme.

Poi lui sborrò. Tanto. Le riempì la schiena di schizzi. Secondo me lei ebbe in corrispondenza un piccolo orgasmo. Poi le venne da ridere, come per scaricare la tensione. Ci baciammo.

Poco dopo Giulia si alzò. Controllò quanto fosse sporca di sborra sul fianco, sul culo e sulla schiena e sulla mano. Tanto.

“Vado in mare a lavarmi.” ci comunicò come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Io la osservai mentre si allontanava da noi sculettante, con le gocce di liquido di lui che le scendevano lungo le gambe. Il mio cazzo tornò istantaneamente duro all’idea di lei che attraversava tutta la spiaggia, che magari veniva vista da qualcuno, mentre era ricoperta di sborra.

Scambiai due parole con lui. Gli feci capire che era meglio se per quel momento non si faceva trovare quando lei sarebbe tornata. Lui comprese la situazione. Ci salutammo senza prendere accordi ma era chiaro che lui sarebbe rimasto a disposizione per ulteriori sviluppi trasgressivi. Aspettava solo un nostro cenno. Io non ero sicuro di come avrebbe reagito Giulia a mente fredda, una volta che le fosse passata l’eccitazione che evidentemente l’aveva travolta pochi minuti prima. Sapevo che avrei dovuto procedere con cautela se volevo portarla ad osare ancora di più. Ma intanto qualcosa l’avevo ottenuto. Aveva appena fatto una sega ad uno sconosciuto e, cosa più importante, mi sembrava avesse gradito tutta la situazione.


Il paesino vicino alla spiaggia per nudisti non offriva chissà quali attrattive. Una volta scelta la pizzeria in cui cenare e la gelateria per il dopo cena, restavano un paio di vie per il passeggio che si incrociavano fra loro con qualche negozio e la serata era conclusa. Era inevitabile dunque che fosse facile incontrarsi fra i pochi villeggianti.

Giulia stava osservando la vetrina dell’unico negozio di abbigliamento che aveva capi per lei interessanti. Io invece stavo guardando lei, la sua bellezza e ripensavo a quello che era successo quel pomeriggio in spiaggia. Giulia indossava un vestito corto con una fantasia colorata e con le spalline a canottiera. Aveva con sé una borsa di tela e ai piedi un paio di sandali con la zeppa. La guardavo e pensavo che volevo rientrare subito nel nostro appartamentino. Avevo voglia di scoparla.

“Buonasera, signori.”

Sentimmo una voce alle nostre spalle. Ci girammo e solo dopo alcuni istanti riconoscemmo l’uomo a cui la voce apparteneva. Era l’uomo della spiaggia.

“Oggi non ci siamo neanche presentati, mi scuso, io sono Massimo.” disse porgendoci la mano.

“Con me si era presentato.” gli ricordò Giulia mentre lo salutava stringendogli la mano. La osservai per capire se fosse infastidita da questo incontro. Non lo capii bene.

Dopo le presentazioni ci fu un momento di silenzioso imbarazzo, poi lui fu bravo ad improvvisare una conversazione su tutto e niente. Il classico scambio di battute fra sconosciuti in vacanza. Qualche opinione sulla località, qualche consiglio sui posti che meritavano una visita, eccetera. Parlò più che altro lui. Noi ci limitammo a risposte brevi.

Poi Massimo fece virare la conversazione su ciò che più gli interessava e sul vero motivo per cui ci aveva importunato.

“Vi interessa proseguire i giochi iniziati in spiaggia oggi?” domandò in modo diretto guardando prima Giulia e poi me.

“Ma, veramente…” iniziai io non sapendo cosa dire. Per quanto mi riguardava io speravo che quello che Giulia aveva fatto in spiaggia non rimanesse un episodio isolato, ma ero sicuro che lei doveva ancora rielaborare l’accaduto e non ne avevamo neanche parlato fra noi. Dunque ero sicuro che lei non volesse e infatti lei così confermò parlandomi sopra.

“Per noi è stata una cosa nuova.” disse. “Non siamo quel tipo di coppia.”

“Capisco, ma mi pare che oggi la cosa sia piaciuta a tutti, quindi io sono qui semplicemente a dare la mia disponibilità. Non vi voglio certo forzare. Ho capito che tipi siete e penso che abbiate bisogno di qualcuno che vi guidi. Su di me potete contare. Sono discreto e rispettoso, penso di avervelo dimostrato.”

“Sì, sì, certo, però ecco… è stata una cosa eccezionale per noi.” intervenni io come per difendere la mia donna.

Continuammo a parlare un po’. Lui ci fece capire che aveva diverse esperienze con le coppie. Cercò di stuzzicarci giocando sulle nostre possibili voglie inespresse. Fu un dialogo strano, per l’argomento trattato. Io, nonostante la pensassi come lui su molte cose e avrei voluto che diventassimo come le coppie di cui ci parlava, presi le parti di Giulia, quasi fossi il suo avvocato, e in modo cortese respinsi tutte le sue avances. Lei stette per lo più in silenzio. Ogni tanto la guardavo. Faceva delle facce strane. Si mordeva spesso le labbra imbarazzata.

Infine Massimo ci salutò e si incamminò via.

“Aspetti.” sentii esclamare Giulia, quando lui era a pochi metri di distanza. Lui si girò, speranzoso. Anche io mi girai verso di lei, stupito da quel suo intervento.

“Non ne abbiamo neanche parlato fra noi.” disse Giulia rivolta a lui ma guardando me, “Però… ecco… non so… forse…”

“Cosa vuoi dire?” le chiesi.

“Forse sua moglie non è così restia come sembrava.” suggerì Massimo.

Lei fece un sorrisino a mezza bocca, annuendo leggermente.

Io non ci potevo credere. Davvero lei aveva intenzione di continuare a giocare con quell’uomo? E subito quella sera? La guardavo e non ci credevo, ma non tutto il mio corpo la pensava così. Il mio cazzo, quel dannato ottimista, aveva già fatto due più due e si stava drizzando per quello che gli era consentito dalle mutande e dai pantaloni.

“Cosa volete fare?” chiese lui guardando solo lei.

“Non lo so.” rispose e mi guardò.

“Sei sicura, amore?” le chiesi.

“No. Non sono sicura.” mi rispose.

“Tranquilli. Non forzo nessuno. Facciamo quello che ci sentiamo. Mi fermo subito quando voi non volete continuare.” intervenne lui per rassicurarci. Non voleva perdere l’occasione, ormai che c’era.

“Tu vuoi che lo faccia?” mi chiese Giulia.

“Io… sì, non so cosa vuoi fare ma se tu lo vuoi fare io sono d’accordo.”

“Sei sicuro, amore?” stavolta fu lei a chiedermelo.

Io esitai. Posto di fronte al possibile realizzarsi di una fantasia ero indeciso.

“Toccalo fra le gambe, sei vuoi la risposta.” suggerì Massimo. “Scusa se sono passato a darti del tu.”

Giulia lo guardò e rise, capendo il suo consiglio. Poi allungò una mano e mi tastò la patta dei pantaloni.

“Sei duro.” mi disse.

“Sì.” ammisi.

“Quindi?”

“Quindi facciamolo… se tu lo vuoi veramente.”

Lei mi guardò e sorrise. Poi guardò lui.

“Proviamo…” mormorò.

“Da me o da voi?” chiese lui. Ci vide esitanti e quindi decise lui: “Andiamo da me, venite, abito qui a fianco.”

Porse le mano a Giulia che gliela prese e iniziò a seguirlo. Con quel semplice gesto sembrava già che me la stesse portando via da me. Fu doloroso ed eccitante nello stesso tempo. Li seguii subito per non perdere terreno e la presi anche io per mano. Se qualcuno ci avesse notato avrebbe visto una donna che passeggiava tenendo per mano due uomini. Un forte indizio su ciò che sarebbe successo di lì a poco, anche se neanche noi sapevamo a cosa stavamo andando incontro.


Arrivati a casa Massimo ci offrì da bere e ci fece accomodare nel salottino. Facemmo un brindisi alla serata e poi fu Giulia a dare in qualche modo via alle danze.

“Allora? Come funziona? Cosa facciamo?” chiese impaziente. Era evidente che non era del tutto a suo agio ma nello stesso tempo voleva fare in fretta, forse per non cambiare idea.

“Allora,” iniziò Massimo con tono didascalico, “se volete propongo io cosa fare, poi tu Giulia, ovviamente, se non vuoi fare qualcosa non lo fare, sentiti libera. Siamo qui per divertirci tutti.”

“Ok. Cosa devo fare?”

Massimo si alzò. Mise un po’ di musica e abbassò le luci.

“Perché non ti spogli, Giulia? Perché non ti spogli per noi?”

Lei lo guardò. Ci penso su un po’ e poi si alzò. Cominciò ad ondeggiare sensualmente e a ballare davanti a noi. Con un po’ di impaccio iniziò anche sfilarsi il vestitino, poi i sandali e infine la lingerie. Era bella da vedere, sensuale ed eccitante.

“È molto bella tua moglie.” mi disse Massimo.

“Sì… non siamo sposati in realtà.” puntualizzai inutilmente, ero nervoso e non sapevo cosa dire.

“Ah, peccato.” disse lui.

“Perché?” chiesi io stupito.

“Perché adoro vedere la fede sul dito della mano che mi stringe il cazzo.”

“Beh, ho questo anello, me l’ha regalato lui, è come se fosse la nostra fede nuziale.” intervenne Giulia mostrandogli la mano. Massimo si sporse verso di lei e con un gesto rapido le prese in bocca il dito, succhiandoglielo. A lei questo gesto, a giudicare dalla reazione, piacque molto.

“Ti piace Giulia? Ti piace essere nuda per noi? Per il tuo uomo e per uno sconosciuto?” le domandò subito dopo.

“Mh… sì, mi piace.”

“Facci vedere come ti piace… toccati…” le suggerì e lei lo fece.

Era sexy. Si stava masturbando per noi. Io ero eccitatissimo. Cominciavo a capire che era tutto vero. Una delle mie fantasie stava diventando realtà. Entro sera la mia donna avrebbe scopato con un altro davanti a me. Se ci pensavo quasi sborravo senza neanche toccarmi.

Poi Massimo si alzò. Le prese le mani ed iniziò un lento ballo insieme a lei. Lei nuda e lui vestito. Quel contrasto mi faceva impazzire. Lui le spostò una mano e le fece sentire quanto fosse eccitato.

“Digli cosa senti.” le sussurrò.

“È duro. Ha il cazzo duro.” poi lui le disse qualcosa nell’orecchio e lei continuò: “Mi piace sentire quanto è eccitato, sentire questo suo cazzo così lungo che oggi ho già fatto sborrare. Mi piace far eccitare un altro uomo davanti a te… mi piace che anche a te questo piaccia… sei eccitato anche tu?”

“Sì, amore, mi fai impazzire. Non riesco a toccarmi da quanto sono eccitato.”

Poi Giulia si inginocchiò e gli aprì i pantaloni. Tirò fuori il suo cazzo e cominciò a leccarlo. Provai a pensare se tra noi due era mai capitata una situazione così, un pompino fatto in quel modo diretto. Forse no. Per la prima volta stavo vedendo la bocca di Giulia intorno al cazzo di un altro. Era come guardare un porno ma immensamente più eccitante. Poi lui aveva un cazzo così lungo che un po’ lo invidiavo e un po’ ero contento per lei.

Dopo qualche minuto Massimo prese Giulia per i capelli e le tirò la testa all’indietro. Lei rimase con la bocca aperta, con una espressione oscenamente vogliosa.

“Basta così.” disse lui. “Ora voglio scoparti. Andiamo di là.”

Lei si alzò, pronta per seguirlo. Anche io mi alzai, ma appena ci incamminammo verso la stanza da letto lei si fermò, anzi mi fermò mettendomi una mano sul petto.

“Aspetta.” mi disse a bassa voce. “Tu resta qua.”

“Come?” chiesi io stupito. Notai che Massimo fece un ghigno di soddisfazione.

“Non ti voglio di là. Cioè non subito. Lasciami un attimo da sola con lui. Non ce la faccio con te che guardi, è troppo.”

“Ma.. io…” non sapevo che dire. Non volevo certo rovinare il momento e porre delle condizioni che impedivano lo svolgersi del gioco sessuale, però io volevo vedere la mia donna che scopava con un altro.

“Ti chiamo quando sono pronta. Lasciami solo iniziare da sola con lui.”

“Ok.” acconsentii un po’ mio malgrado.

Andarono in camera da letto e accostarono la porta. Io rimasi fuori. Non vedevo nulla ma sentivo tutto. Accostai l’orecchio per sentire meglio e intanto immaginare tutto. Fu quasi ugualmente eccitante. Anzi dovetti forse ammettere che non essere sicuro di quello che succedeva lì dentro ma essere costretto a intuirlo dai rumori e dalle parole che sentivo fu perversamente eccitante. Forse meno appagante ma più intrigante.

Il rumore ritmico di due corpi che sbattono fra loro. Alcuni colpi secchi che potevano essere degli schiaffi sulle chiappe di Giulia. Il cigolio del letto. Lo sciacquio umido della figa di lei. I suoi mugolii, i grugniti di lui.

Lei che diceva “No, lì no, dai. Così no.” e lui che non demordeva e lei che accettava. Cosa stavano facendo? Se lo stava facendo mettere nel culo? Da come gemeva sembrava di sì. Da come gemeva sembrava che le stesse piacendo molto.

Giulia penso si fosse dimenticata di me, completamente presa dal godimento. Non mi chiamò dentro. Non ce la facevo più. Spostai leggermente la porta, cercai di sbirciare dentro. Non sentii reazioni e osai aprire ancora di più la porta, fino ad avere la visuale completa.

Giulia era girata verso il muro, aveva il culo in alto, la faccia sul cuscino, ed era puntellata sulle ginocchia. Massimo era in piedi con le gambe piegate. Il suo lungo cazzo usciva e rientrava con movimenti lenti ma costanti nel culo di lei. La figa di Giulia era spalancata e grondante.

Lui evidentemente colse un qualche movimento e si guardò alle spalle. Mi fece un sorriso diabolico e beffardo che può fare solo un uomo che ti sta scopando la donna davanti a te.

“Il cornuto ci sta spiando.” le disse piegandosi avanti verso di lei che non sembrò subito essere colpita dalla notizia.

Continuò ad emettere gemiti ad ogni affondo di lui, ignorando apparentemente la novità. Poi però la vidi fare un gesto che mi faceva ogni tanto durante le nostre fantasie di letto, quando voleva prendermi in giro per le mie insolite passioni. Alzò una mano e fece il gesto delle corna.

Fu come una via libera. Lei accettava la mia presenza e certificava la mia sudditanza in quella situazione. Mi avvicinai a loro. Salii sul letto e allungai il collo fino ad arrivare col viso davanti alla sua figa aperta. Appena sopra c’erano il culo e il cazzo di Massimo che andavano su e giù. Iniziai a leccarla e lei impazzì di gioia.

“Sì, cornuto, leccami! Lecca la tua troia!”

Ormai non si teneva più. Aveva superato ogni remora, ogni pudore. Non la riconoscevo più, ma era una donna nuova che volevo conoscere.

Sentii le sue gambe tremare e poi di seguito tutto il suo corpo. Stava avendo un orgasmo incontrollato. Mi inondò la faccia di umori, schizzandoli fuori come non aveva mai fatto.


Il giorno dopo in spiaggia eravamo in tre. Massimo era con noi. Anzi forse era più corretto dire che Giulia era con lui e io con loro. Si erano messi i teli vicini ed ogni occasione era buona per sfiorarsi, toccarsi e stimolarsi.

Quando Giulia parlava con me io osservavo la sua mano che, quasi involontariamente e distrattamente, stava appoggiata al cazzo di lui, massaggiandolo lentamente.

Non avevamo avuto tempo di approfondire fra noi quello che era successo. Lei aveva liquidato il tutto con:

“Era questo che volevi, no?”

Io non avevo potuto ribattere nulla. Era effettivamente quello che volevo. La volevo troia. Ero solo sconvolto dalla rapidità della sua evoluzione. Doveva solo rompere il ghiaccio. Fatto il primo passo, il resto era venuto di conseguenza. Era una diga che doveva solo tracimare per diventare inarrestabile.

Li osservai mentre si spalmavano a vicenda la crema solare, impiegando ciascuno molto più tempo del previsto. Quando lui lo fece a lei un paio di uomini che passavano sulla battigia si fermarono a guardare lo spettacolo. Prima la spalmò sul davanti, giocando con i suoi seni e i suoi capezzoli inturgiditi. Poi passò a lungo sulla sua figa, masturbandola esplicitamente. Giulia si stese poi a pancia in giù e lui si sedette su di lei. Prima appena sotto al culo, in modo che il suo cazzo si adagiasse proprio tra le chiappe di lei e in modo da massaggiarle la schiena. Poi lui si girò, si sedette sul coccige e le spalmò la crema sulle gambe.

Poi fu il turno della crema sul culo. Le massaggiò e le impastò a lungo le chiappe. Era uno spettacolo vederla. Così la pensavano anche i due uomini che nel frattempo avevano preso coraggio, si erano avvicinati, e guardavano manipolandosi i cazzi ormai duri. Massimo le apriva le chiappe, io impazzivo all’idea che due sconosciuti stessero guardando il buco del culo della mia donna. Poi lui si incremò bene un dito e glielo infilò dentro, nell’ano. Lei emise un gridolino di sorpresa e tirò su istintivamente i piedi.

Uno degli uomini si avvicinò ulteriormente e le prese un piede tra le mani. Mentre Massimo la masturbava nel culo col dito, anzi poco dopo con due dita, l’altro uomo le massaggiava il piede con le mani e ogni tanto se lo sfregava sul cazzo. Il terzo uomo invece si stava solo segando. Io anche, ma mi guardavo anche intorno, un po’ timoroso che il nostro spettacolo attirasse troppa gente. Per fortuna non c’era quasi nessuno in spiaggia ed eravamo lontani da tutti.

Giulia stava godendo. Credo che ormai avesse perso la cognizione di chi fosse, di con chi fosse, di cosa stesse facendo. Aveva insinuato una mano sotto al suo corpo per raggiungere la propria figa e toccarsi mentre Massimo le stimolava il culo e l’altro uomo il piede.

Poi Massimo interruppe tutto. Lei si tirò su sconvolta e quasi contrariata. Aveva il volto sfigurato dal piacere. Io nel frattempo avevo già sborrato un paio di volte ma il mio cazzo non ne voleva sapere di quietarsi.

“Andiamo dietro le dune.” disse lui e senza aspettare il consenso di lei la trascinò in piedi e se la portò dietro, seguito dai due uomini.

Io rimasi lì. Inebetito. Lei si girò un attimo verso di me mentre incespicava sulla sabbia e mi sorrise. E mi fece il gesto delle corna prima di sparire nella vegetazione retrostante la spiaggia.

Guardai il mare. Avevo il cazzo duro e gocciolante. La mia donna era lì vicino, in compagnia di tre uomini. Le lascia alcuni minuti di intimità. Forse ne avevo bisogno anche io per accettare la situazione. Stavamo correndo troppo? Lei stava andando oltre le mie aspettative?

Non mi diedi risposte e mi alzai e li andai a cercare. Li trovai in uno spiazzo in mezzo alle dune. Giulia era a quattro zampe. Massimo da dietro la scopava. Gli altri due le porgevano i cazzi davanti al viso e lei ci giocava con mani e lingua. Li osservai dalla distanza. Controllando anche se arrivava qualcun altro.

Dopo un po’ passò una coppia. Erano intorno ai sessanta. Entrambi un po’ sovrappeso. Si fermarono a fianco a me e osservarono la scena.

“È mia moglie.” mi sentii in dovere di specificare.

La donna mi guardò e mi sorrise.

“Bravo.” mi sussurrò allungando la mano per stringermi un attimo la punta del cazzo. Poi se ne andarono a braccetto, lasciandomi lì.

Intanto Giulia era stesa sul telo esausta e coperta di sborra. Gli uomini si alzarono, si scambiarono dei cinque e si incamminarono via. Mi passarono a fianco. Strinsi la mano ai due sconosciuti e Massimo mi diede una pacca sulla spalla.

Mi avvicinai a Giulia. Ora eravamo soli. Mi adagiai a fianco a lei e l’abbracciai. Poi la baciai. Poi la scopai. Dolcemente e in modo intimo.

“Ho esagerato?” mi domandò preoccupata.

Le risposi infilandole la lingua in bocca.