Il figlio dell'onorevole.

pennabianca
19 hours ago

Mi chiamo Matilde, ho 37 anni e sono insegnante di inglese alle scuole medie. Sono una bella donna, alta un po’ più della media, occhi e capelli neri, con un bel seno (una 4a piena) ed un culo bello alto e sodo. Sono sposata con Michele da due anni e sono ancora alla ricerca di una scuola che non sia troppo distante da casa mia. Da quando mi son laureata faccio supplenze sempre in scuole situate in culo al mondo. Oggi son andata in Provveditorato a prendere la mia assegnazione per il prossimo anno. Appena entro, una solerte segretaria, mi consegna una busta e quando l’apro mi incazzo di brutto. «E NO CAZZO! Ancora un posto in culo al mondo! Accidenti! Ma come si fa a poter lavorare almeno nelle vicinanze di casa?» Lei mi fa un sorrisetto ironico e poi se ne va, con me che non ho nessuna voglia di farmi un’ora e mezzo di auto per insegnare in un posto sperduto, in mezzo ai lupi. Mi fa arrabbiare di brutto questo ricatto che ci fanno: se non accetti, ti scavalcano nella graduatoria e poi devi ricominciare daccapo! Ma cazzo! Mi son fatta già tante assegnazioni di questo tipo, che proprio non ne voglio più sapere. Desolata e incazzatissima, me ne torno a casa. Lungo la strada mi viene in mente zia Concetta. Lei era molto amica di un politico e decido di fare un tentativo. Passo da lei che da poco è in pensione e le espongo il mio problema. Lei mi guarda e mi fa una domanda un po’ strana. «Quanto sei disposta a pagare per non avere più di queste assegnazioni?» La guardo un po’ incerta e stringo le spalle. «Non navigo nell’oro, ma se necessario contraggo un prestito ed i soldi li trovo!» Lei mi fa un sorrisetto ironico. «Non parlo di soldi, ma di altro.» Io la guardo e inizio a capire.

«Vuoi dire… insomma... credi che ci sia un prezzo molto alto da pagare?» Lei mi guarda un po’ titubante. «Dipende: per me una cosa può esser normale o di poco prezzo, ma per te forse vale molto di più. Come dicevo: dipende dal valore che attribuisci a certe cose.» Ho fatto un sospiro e le ho detto che il prezzo poteva esser pagato, ma solo se il risultato era quello sperato. Lei ha annuito, poi ha preso il telefono ed è uscita in terrazza a parlare. Ha conversato una decina di minuti e poi, rientrando mi ha detto di presentarmi ad un certo indirizzo, in un determinato ufficio, il giorno dopo alle 12.00. «Ricordati che, in questo caso, il treno passa solo una volta. Se lo perdi e non vi sali, allora non ti lamentare più. Io non ti ho detto nulla e non ne so nulla di questa storia, siamo intese?» Le ho dato un abbraccio forte e me ne sono andata. Tutta la notte ho pensato al giorno dopo. Sapevo a cosa andavo incontro e, dentro di me, ero molto combattuta. Mi infastidiva il fatto che, per avere un po’ di giustizia, mi dovevo vendere. All’alba, quando mio marito mi ha salutato, non avevo ancora preso una decisione. Più tardi, mi son preparata con la convinzione che ci dovevo andare. Al massimo, se la cosa proprio non mi andava, me ne sarei andata e al diavolo tutto! Mi son fatta una bella doccia, rilassante, poi ho indossato un completo intimo di quelli pregiati: un bel reggiseno di pizzo nero con sotto un perizoma molto sgambato che, dietro, è subito sparito fra le natiche. Quando mi son guardata allo specchio, ho capito che, in qualche modo, avevo già deciso. Una gonna al ginocchio, ampia e leggera, e sopra una camicetta di seta nera. Calze nere autoreggenti e scarpe non troppo alte. Puntuale, alle 12.00, sono entrata nell'ufficio e mi sono accomodata. Solo il fatto di esser ricevuta da un tizio, che è un vero pezzo da 90 della politica nazionale, mi faceva tremare un po’ le gambe. Lui arrivò subito dopo, scusandosi per avermi fatta aspettare. «Tu devi esser Matilde: Concetta mi ha parlato di te. La segretaria doveva andar via per cui ha dovuto darle delle disposizioni per il pomeriggio.» Mi son trovata davanti un bell’uomo sui 55 anni. Alto, imponente, anche più di quello che sembrava, visto in tv. Capelli bianchi corti, occhi scuri e profondi, un fisico davvero bello. Mi ha fatto accomodare davanti alla sua scrivania. «Concetta mi ha detto che hai un bel problema. In genere non mi occupo di queste cose, le lascio alla mia segretaria; ma, con la nipote di Concetta, non potevo esimermi dal prender il toro per le corna.»

Il tono della voce pacato, sereno, mi ha alquanto tranquillizzata. Ho iniziato a parlare del mio problema, ma ero incerta, titubante; lui mi guardava pensoso l'onorevole. Ho abbassato lo sguardo, quasi incapace di esprimermi, e lui mi ha aiutata. «Non ti preoccupare, dimmi con parole tue, cosa ti servirebbe da me. Rilassati e non ti emozionare: son un uomo come tanti.» Ho fatto un profondo respiro e gli ho spiegato la mia difficoltà a trovare una cattedra che non fosse dall’altra parte del mondo. Lui si era posizionato dietro di me e, quando ho finito di parlare, ho sentito le sue mani sopra le mie spalle. Si è abbassato e mi ha parlato da dietro. «Concetta è stata la mia segretaria personale, fin quando non sono stato eletto a Roma. Se lei mi chiede un favore per te, deve averti detto il prezzo da pagare, quindi, dimmi se sei disponibile in questo.» Mi son girata ed i nostri occhi si sono incrociati. «Sì, son disposta a pagare qualunque prezzo ci sia da pagare.» Mi son alzata e contemporaneamente lui mi ha afferrato da dietro, mi ha baciato sul collo. Ho sentito il suo corpo premere contro il mio ed un bel pacco duro premere sul mio culetto. Mi son girata e, prima di baciarlo, gli ho fatto una domanda. «Ma è sicuro che nessuno ci vede? Sa, non vorrei crearle problemi.» Lui mi ha sorriso maliziosamente e poi ha annuito, facendomi capire che nessuno ci avrebbe visti o sentiti. L’ho baciato e la sua lingua si è infilata di prepotenza dentro la mia bocca. Ho sentito le sue mani sul mio corpo e poi è sceso in basso: la sua mano ha preso ad esplorare le mie parti intime. Ho aperto le gambe per agevolarlo: ora ero io stessa a volerlo. Ha insinuato un dito fra le labbra della mia fica. Ho sentito un forte desiderio di averlo, mentre mi bagnavo come un'adolescente, gli ho afferrato il cazzo già duro da sopra i pantaloni. Lui mi ha sorriso ed ha iniziato a penetrarmi con le sue lunghe e ben curate dita, che, in breve, mi hanno portato all’orgasmo. Ero un lago e lui ha capito che poteva far di me quello che voleva. Mi invitò ad inginocchiarmi davanti a lui. «Tua zia era qualcosa di meraviglioso a farmi bocchini! Dai, fammi vedere se sei la sua degna nipote.» Io amo molto prenderlo in bocca. Mi son inginocchiata davanti a lui e mi son travata davanti un bel cazzo, lungo e grosso, ben oltre la media e di sicuro molto di più di quello di mio marito, pulito e di gradevole odore, e questo deponeva in suo favore.

Ha appoggiato una mano sulla mia nuca e questo mi ha eccitato ancor più: mi sentivo dominata da lui. Me lo ha infilato con gusto lentamente, tutto dentro la gola. Un poco alla volta, con calma, sempre spingendone un po’ di più dentro e, alla fine, ce l'avevo tutto in gola. Ero un lago fra le gambe. «Brava, puttanella! Sei tale e quale a tua zia! Anche a lei piaceva molto ingoiarlo completamente!» Mi son sentita orgogliosa e... puttana! Si è goduto ancora un po' la mia gola e poi mi ha fatto sollevare. Mi ha fatto sedere sulla scrivania, poi si è abbassato e mi ha leccato fra le cosce. Ho avuto subito un orgasmo. «Sì, dai! Accidenti sei davvero bravo! Dai che… dai, vengo!» Gli ho spruzzato in bocca una buona dose di miele che lui ha gradito. «Hai un buon sapore! Profumi di troietta in calore e questo mi piace molto!» Poi mi ha fatto distendere a pancia in giù sulla scrivania e mi ha leccato l'ano. Lo ha saggiato prima con uno, poi due dita. «Ti scopo, ma voglio anche il tuo culo! Pensaci: prendere o lasciare!» Mi son girata e gli ho sorriso. «Non ho problemi a prenderlo nel culo, anche perché il mio lato b è molto usato da mio marito, che sa quanto godo lì. Sì, dai, fammi il culo!» Me lo ha appoggiato al culo ed è entrato con decisione. «Sì, porco, sfondami il culo, maiale! Dai, che voglio godere, mi piace da pazzi nel culo!» Mi ha chiavato per bene e mi ha fatto godere tre volte, poi mi ha rigirato e, con un solo affondo, mi è entrato davanti. Ho goduto anche in questo modo. Mi ha pompato ancora a lungo. Ho avuto due orgasmi potenti e, quando ho goduto per la seconda volta, avevo le gambe artigliate dietro di lui, così, quando è venuto, ero già in preda ad un orgasmo tale, che mi ha fatto tralasciare a farlo uscire. Mi ha irrorato la vagina con una copiosa sborrata. Lui era molto soddisfatto. Lo ha sfilato e me lo ha presentato alla bocca. Ero ancora un po’ stordita dal piacere, ma ho realizzato che forse avevamo fatto un bel guaio, ma non ho voluto dirgli nulla. L’ho preso in bocca ed ho continuato a succhiarlo: lui era ancora duro. «Sei brava agli stessi livelli di tua zia! Mi piaci molto e non è escluso che ti cercherò ancora. Adesso, fammi godere di nuovo.» Mi ha appoggiato il cazzo fra le pieghe della micetta e poi, con una bella spinta, è entrato dentro fino in fondo. Mi ha pompato ancora un bel po’ e poi è venuto di nuovo dentro. Io ero quasi stordita da quanto avevo goduto e lui mi ha indicato una porta dietro la quale vi era un bagno. Mi son ricomposta, poi lui mi ha sorriso e salutato, assicurandomi che tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Qualche giorno dopo ho avuto una cattedra e adesso insegno in una scuola vicino casa. La sera, a letto, mi son fatta scopare da mio marito e, quando stava per uscire, gli ho stretto le gambe sui fianchi e lui mi ha sborrato dentro. L'avevo fatto per aver la scusante che, qualora fossi rimasta incinta, era figlio suo, mentre, in realtà, sono ben certa che è dell’altro. Il mese dopo son risultata incinta. Oggi son felice, ho un bel bambino e lui che, da un po’ di tempo ha lasciato la politica, si è accompagnato a mia zia e questa è la scusa per poter vedere suo/nostro figlio. Ogni tanto mi son fatta ancora scopare da lui, ma ha sempre voluto anche il culo ed io ci ho goduto molto. L’ultima volta, però, vi era anche mia zia e lui ci ha scopato assieme. Eravamo a casa sua e lui ci ha portato in camera da letto. Mi sentivo stranita ed eccitata: lui mi ha coperto di baci ed io non ho capito più nulla. Eccitatissima, me lo ritrovo sopra che mi scopa e mia zia che gli tiene una mano sul culo, assecondandone la monta. «Bravo, porco, dai, sfondala tutta! Te lo avevo detto che era una troietta disponibile! Dai, ingravidala di nuovo! Dai, fai quello che non hai mai fatto con me!» Mi sbatte come un pazzo furioso, con colpi davvero devastanti che mi fanno godere e, tra un orgasmo e l’altro, lo incito pure io. «Sì, porco, dai, che godo! Sfondami che vengo!» Lo sento tutto dentro il ventre e poi, ad un tratto, si sfila e mi ricopre di un fiume di piacere, che mia zia lecca avidamente, cosicché, alla fine, ci ritroviamo a leccarci a vicenda. È strano: amo mio marito, ma non riesco a resistere al suo carisma ed al suo modo di chiavarmi. Se lo vuole, son pronta a fargli un altro figlio!