Siamo solo fratello e sorella

Mi chiamo Luca, ho 24 anni, sono alto m. 1,85, moro dai capelli cortissimi, occhi marroni, spalle larghe, fisico ben scolpito da anni di judo. Sono il primogenito di una famiglia composta da papà Giovanni, mamma Irene e Stefania mia sorella, che ha cinque anni meno di me. Stefania è una bella ragazza, alta quasi quanto me, dai capelli biondi, come la mamma, snella, con lunghe gambe e due tettine appena accennate; sì, il suo cruccio più grande è il seno: una seconda scarsa. Abitiamo in un paesino a ridosso di una grande città, situato in mezzo alla campagna, e poiché io non avevo nessuna intenzione di fare il contadino, me ne sono andato per tre anni ed ho girato il mondo a bordo di una nave da crociera. Stefania ha sempre avuto un debole per me, tipo un'attrazione morbosa e incontenibile, ma, proprio per questo, ancor più fatale. Mi ha sempre considerato il suo punto di riferimento, la sua guida e il suo confessore. Comunque, fino ad un certo momento, tra noi non era mai successo niente. Solo una volta, mi aveva sorpreso col cazzo dritto, mentre ero preso a farmi una sega, era arrossita ed aveva subito lasciato la stanza. Ma, dopo aver superato il momentaneo imbarazzo, entrambi ci comportavamo come se nulla fosse successo Dopo tre anni di lontananza, intervallata solo da brevi permessi, mi son fratturato un gomito cadendo accidentalmente ed i miei genitori, preoccupati per l’accaduto, erano più che felici che stessi a casa un mese intero, dal momento che, negli ultimi tempi, ne ero stato lontano. Anche Stefania che, nel frattempo, era diventata maggiorenne, patentata, era contenta, anzi molto contenta e la sera del mio arrivo, con la scusa della mia infermità, era stata molto premurosa con me. La mattina seguente, in casa, c'eravamo solo noi due; mamma e papà erano al lavoro in città, mentre lei era ancora disoccupata, ma, come ho capito in seguito, non sembrava molto propensa a voler lavorare in città. La nostra casa è piccola, posta al limite del paesino e, come quando eravamo adolescenti, la camera da letto era una sola per tutti e due; io sul letto ad una piazza a destra e lei su uno identico a sinistra, con un armadio al centro, per offrire la parvenza di un minimo di privacy. Ci siamo svegliati tardi, verso le 9:30. Sono andato a farmi una doccia calda, mentre Stefania poltriva ancora. Quando son rientrato in camera, con l'asciugamani annodato in vita, lei stava rifacendo i letti. Si piegava in avanti per rifare anche il mio, rivelando di proposito le proprie cosce snelle e ben tornite, i glutei tondi e sodi, contenuti in un paio di mutandine bianche, che evidenziavano ancor più il contorno della sua patata, coperta di peli neri, che si intravedeva sotto il sottile tessuto. Colto da una morbosa mi son sporto in avanti anch'io. «Buongiorno sorellina: lo sai che sei davvero bella?» Lei si è girata, mi ha sorriso con i suoi occhioni languidi, che me lo hanno subito fatto drizzare, anche perché erano diversi giorni che non mi dedicavo ai miei sfoghi sessuali. «Ciao fratellone: anche tu sei un bel figo!» Poi, giratasi e facendo finta di rincalzare le coperte, mi ha urtato facendo cadere l'asciugamani e scoprendo il mio cazzo, già quasi completamente irrigidito. Mi ha dato una bella occhiata compiaciuta, ha sorriso maliziosamente ed ha lasciato scivolare una mano tra le mie gambe, accarezzandomelo. Subito dopo, si è alzata e, senza nessun indugio, mi ha piantato la lingua in bocca, sorprendendomi. Ho opposto una parva resistenza, durata due secondi scarsi, poi mi son lasciato andare ed ho risposto al suo bacio molto sensuale ed intenso. Abbiamo limonato, mentre lei che mi impugnava il cazzo con la mano destra; me lo teneva ben stretto, quasi temesse che potesse sfuggirle. Quando ci siamo staccati, l’ho guardata negli occhi ed ho avanzato una flebile scusa. «Tra fratelli non è permesso, almeno così dicono in giro.» Lei mi ha sorriso maliziosa. «Sì, è vero, lo dicono, ma noi staremo attenti a non farlo sapere in giro! Lo sapremo solo io e te, non ti pare?» Ha continuato a tenermi il cazzo in mano ed ha preso a massaggiarlo su e giù, con abilità e delicatezza. Io ero completamente affascinato dal suo corpo giovane e provocante, lei era super eccitata nel tenere il mio cazzo in mano, mi ha tirato la pelle in basso, scappellandomelo e segandomi con delicatezza. Mi sembrava tutto così naturale. Era come se lo avessimo sempre voluto, ma mai chiesto. Mi son attivato a mia volta, sfilandole la maglietta di cotone, per palpare le sue tettine e succhiarle i capezzoli. Stefania si è tolta le mutandine bianche e le ha gettate per terra. Io l'ho afferrata per i fianchi e l'ho distesa sul mio letto, poi mi sono inginocchiato tra le sue cosce per baciare tutto il suo splendido corpo, dal seno in giù. Nonostante avessi un braccio ingessato al gomito, le mani erano libere e così mi son dedicato a farla godere. L'ho baciata sulla parte interna delle cosce ed ho cominciato ad annusare l'odore della sua ostrica, che emanava un profumo seducente, provocante. Ho lappato con un colpo di lingua tutto lo spacco, dal basso all’alto, e lei ha preso a gemere. «ooooh…sì, fratellone, leccamela tutta! Adoro sentire la tua lingua nelle mie parti più intime. Dai, continua così, che vengo!» Mi sono insinuato con la lingua il più dentro possibile, prosciugando il miele che sgorgava: aveva un sapore prelibato. Il clitoride era lì, rosso, gonfio e caldo. L'ho stuzzicato con un dito e poi l'ho leccato con dolcezza, a lungo, a lunghissimo. Lei sospirava, ansimava, gridava, si inarcava senza ritegno. «Sì, porcellone mio! Dai, continua che godo! Mi fai godere! Sei un demonio! Vengo!» Ha avuto uno spasmo più violento degli altri, è stata scossa da un forte tremito, ha teso e inarcato il bacino ed ho capito che era venuta; allora ho deciso di fermarmi. Le ho dato il tempo di goderselo tutto, senza distrarla, poi ho riportato la mia lingua nel suo nettare, con lei che ha stretto le gambe intorno al mio capo, per impedirmi di proseguire nella mia azione di cunnilinguo. «Oddio, no; fermati, mi fai impazzire! Cazzo, non sono abituata a tutto questo!» Si è riposata un po' e, subito dopo, mi ha restituito il piacere con un succulento pompino. Me lo ha impugnato con la mano, gli ha dato una bella lappata sulla cappella, poi ha iniziato a lubrificarlo, sputando sulla punta e spalmare la saliva con la lingua lungo tutta l’asta. Era davvero brava: a soli diciannove anni, non pensavo fosse così esperta e smaliziata. «Senti, sorellina, ma dove hai imparato tutte queste cose? Lo succhi meglio di una puttana.» Lei lo ha tolto per un attimo dalla bocca, ha sollevato lo sguardo e poi, con malizia, mi ha risposto. «Dal mio ragazzo, te lo ricordi Gianni?»
Ho sorriso sorpreso. «Gianni, il contadino? Ma dai, stai davvero insieme a lui?» Lei mi ha sorriso con atteggiamento da furbetta. «Certo che sì! La sua famiglia è piena di soldi, lui è figlio unico e, ti dirò, lui ci sa fare parecchio con le ragazze. Ha un bel cazzo, quasi come il tuo, solo un po’ più corto e mi scopa alla grande. Ora però posso dire che tu mi hai leccato meglio!» L’ho guardata sempre più incredulo. «Allora andiamo proprio bene?! Fai sesso con tuo fratello ed hai anche un fidanzato! Non ti sembra di esser un po’ mignotta?» Lei mi ha guardato con occhi che volevano esser cattivi. «E allora? Lui non lo sa e, fino ad oggi, nemmeno io sapevo che avrei scopato anche con te! Gli sono fedele e poi con te non conta: sei mio fratello! Ma adesso lasciami finire: mi stai rovinando il pompino!» Ha ripreso a succhiare e a massaggiarmi le palle, come se non avesse mai fatto altro in vita sua. Col cazzo in bocca, riusciva perfino a leccare le palle con la lingua: proprio fantastica! Ero troppo carico e troppo eccitato, così le ho dato un avvertimento. «Guarda che sto per venire, se vuoi continuare con la mano, non mi offendo!» Non ha fatto neanche una piega; ha continuato imperterrita. Ho rinnovato l’avviso. «Mi hai sentito? Guarda che sto per... SBORRO!» Le ho schizzato in bocca un carico enorme di sborra cremosa e lei non ne ha lasciato cadere nemmeno una goccia. L’ha raccolta in bocca e me l’ha mostrata, aprendo la bocca, poi l'ha ingoiata tutta, leccandosi bene le labbra. Ero basito. «Ma... te la sei ingoiata tutta?» «Certo, adoro la sborra calda! E poi la tua ha un buon sapore, quella di Gianni è molto più aspra, molto ma molto di più.» Non sapevo cosa rispondere; era stato il più bel pompino della mia giovane vita e non mi sentivo in colpa. Lei mi ha sorriso soddisfatta. «Ok, fratellone, adesso me lo fai ciucciare tranquillamente per una decina di minuti, così potremo farci una bella scopata.» Ero ancor più stupito a quelle sue parole. «Scopata? Ma non avevi detto che dovevamo star attenti?»
«Infatti. Ma ti ricordo che la natura mi ha dotato di un altro buco che non mi farà correre il rischio di restare incinta: lo uso sempre, con Gianni.» Me lo ha succhiato, leccato e ingoiato così bene che, dopo pochi minuti, era di nuovo pronto. Lei si è messa in ginocchio sul letto ed io mi son abbassato e le ho leccato il buchetto già fremente. Con un dito ho raccolto un po’ dei suoi umori e li ho spalmati sul suo forellino, poi, in piedi dietro di lei, le ho appoggiato la punta sul buchetto. Lei ha portato le mani dietro e si è aperta le chiappe. «Dai, entra, ma fa piano che sei grosso e, non lo prendo in culo da un po' di tempo; dai, entra tutto, fin in fondo!» Ho iniziato a spingere e, quasi subito, la rosetta ha ceduto, facendomi scivolare tutto dentro il suo culo, relativamente stretto. Ho preso a tenerla per i fianchi e me la sono inculata alla grande. Ha avuto due orgasmi, finché mi son svuotato dentro di lei, che si masturbava con una mano, facendo sì che godessimo insieme. Nei giorni successivi, abbiamo continuato a scopare alla grande, anche davanti, usando dei preservativi. Devo ammettere che ci stavo davvero prendendo gusto e, quando, dopo la convalescenza, mi ha accompagnato al molo, alla mia nave, nel salutarmi mi ha abbracciato e sorriso contenta. «Tra due mesi, devi tornare, perché mi sposo con Gianni e tu mi devi far da testimone. Poi, quando sarai qui, voglio scopare con te liberamente, perciò cerca di tornare più spesso, voglio rifarlo ancora con te e, questa volta, a pelle! Se dovessi ingravidarmi, non sarà un problema: avrò già un bel cornuto pronto ad allevarlo!» Sto pensando alla prossima volta: ce l’ho già duro!
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