La moglie perfetta! Prima parte
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Mi chiamo Fabio e sono sposato con Cinzia da dieci anni. Lei è quella che, secondo me, si può definire la moglie perfetta: intelligente, simpatica, è una donna che sa destreggiarsi bene in ogni situazione. Esteticamente è una bella donna, ma, sempre secondo me, è a letto che emergono tutte le sue vere qualità. Ad esempio: gode tantissimo, viene sempre, sia se la scopi o se le pianti il cazzo in culo, cosa che gradisce molto, lei viene, non squirta ma quasi, poi se le infili il cazzo in bocca, senti proprio che VA DENTRO la gola. Impazzisce letteralmente quando si sente riempire di sborra ed inoltre è presente in lei, anche una spiccata vena esibizionistica che, col tempo ho fatto emergere. Quando l’ho conosciuta, aveva poco più di vent’anni. Eravamo in fila, all’ufficio postale; abbiamo parlato per più di un’ora, poi usciti, siamo andati a pranzo insieme; i nostri sguardi si sono tuffati l’uno in quelli dell’altra e da quel momento siamo diventati inseparabili. Il sabato successivo la invito a mangiare una pizza e, mentre andiamo al ristorante, parliamo e viene fuori che ho casa libera; lei, allora, mi guarda e dice:
«Andiamo a casa, che non ho più fame».
Venti minuti dopo, siamo a letto; lei si crogiola con il bellissimo regalo che Madre Natura mi ha fatto: un cazzo non troppo lungo, quasi venti centimetri, ma con una circonferenza esagerata. Lei si lecca le labbra e dice:
«Fica mia, fatti capanna e tu, culetto, non temere, all’asciutto non ti farò restare!»
Ce la ridiamo, lei si tuffa con la bocca sopra e comincia ad ingoiare il palo. Sorpreso per tanta capacità orale, mi godo un po’ la pompa, poi la rigiro e scopro la sua figa già fradicia; la lecco e lei parte.
«…muummmm … sì …stupendo…oooohhh…sì…»
Eccitatissima, ci si impala sopra ed io rimango piacevolmente affascinato dalla disinvoltura con cui si prende dentro il mio cazzo: per me è la prima volta.
In genere, per ottenere questo da qualsiasi altra donna, devo pregarla in ginocchio. Andiamo avanti tutta la notte, lei gode in continuazione, le metto un dito nel buchetto dietro.
«Se ce ne metti due, godo di più».
Quasi sborro nel sentire quelle parole. Appena si calma davanti, le pianto il palo dietro, dapprima con calma, ma lei, appena sente la cappella dentro, spinge con forza il culo indietro, facendosi infilare il cazzo in un solo colpo. Stremati, verso le quattro ci addormentiamo. Mi sveglia lei, verso mezzogiorno, succhiandomi ancora il palo: io la guardo, è meravigliosa; lei mi si mette sopra:
«Sai, mi piacerebbe ricevere da te ancora una bella spazzolata, ma, se sei fidanzato o non ti sono piaciuta, posso anche rivestirmi e andarmene. Non mi va di costringere nessuno».
La guardo sorridendo.
«Piacerebbe molto anche a me, ma alle seguenti condizioni: se ti stanchi di me, lo dici o, se ti va di scopare con un altro, me lo dici, se poi ti innamori, allora sei libera».
Ora è lei a sorridere.
«Guarda che non ti posso assicurare che non mi capiterà di scopare con altri, ma, quanto ad innamorarmi, credo che sia molto difficile».
Io la guardo in maniera interlocutoria e lei prosegue:
«Come ti sarai reso conto, sono abbastanza aperta. Due anni fa circa, appena presa la patente, ho incontrato un ragazzo tedesco, che studiava in questa città. Era bellissimo, alto biondo, occhi chiari, mi si è bagnata subito la figa. Lo aggancio e, dopo tre giorni, lo porto in un posticino tranquillo e me lo scopo a dovere. Lui è stupendo, mi pompa moltissimo e, quando mi sborra dentro la figa, ben protetta dalla pillola, mi sento felice. Il giorno dopo, lo vedo e mi dice di scopare di nuovo. Immagina un po’ se mi tiro indietro. Mi regala una sbattuta ancora più vigorosa del giorno prima, e mi viene in bocca con una quantità industriale di sborra. Sono estasiata: non solo è bello, ma mi sbatte da morire. La sera dopo, stessa storia: mi scopa di nuovo, mi manda talmente in orbita leccandomi che, quando mi pianta il cazzo in culo, se non fosse stato per un po’ di dolore, nemmeno me ne sarei accorta: ero al settimo cielo. Lo riaccompagno a casa e, mentre sto tornando alla mia, vedo che ha dimenticato, dentro la macchina, le chiavi di casa sua. Ritorno lì e, non sapendo a quale campanello suonare, apro con le chiavi e mi trovo davanti una vera sorpresa. Non uno, ma tre gemelli tedeschi, perfettamente uguali mi sorridono. Al momento ci resto un po’ male, ma loro mi si mettono intorno e, con moine e complimenti, mi fanno eccitare al punto che, se uno mi stava bene, figuriamoci tre. Da quel giorno mi scopano di brutto, spesso anche tutti e tre assieme, poi, dovendo tornare in patria, mi invitano ad andare con loro, ma avrei dovuto scegliere uno con cui stare. A quel punto la storia è finita, poi sei arrivato tu».
La guardo, la bacio e me la stringo forte al petto. Lei ha quasi le lacrime agli occhi. Nel primo anno che passiamo insieme, oltre a scoparla continuamente, incomincio a stimolare la sua vena esibizionista. Prima, con abiti cortissimi, poi, prendo a crearle situazioni sempre più particolari ed eccitanti, ma è durante le vacanze estive che raggiunge un buon livello di adeguamento. Mettiamo in pratica un gioco divertente: io, al mattino, le scrivo su un foglio come, quando e dove, si dovrà esibire; qui, mi fai vedere la figa, le tette, poi mostri le cosce, e così via. Lei esegue alla lettera, sia che le chiedo di farlo in un ristorante, bar o altro luogo pubblico, senza mai tirarsi indietro.
Ovvio che, raggiungendo durante l’intero giorno un alto livello di eccitazione, la sera mi uccide di scopate. Poi, il giorno successivo, è lei che scrive dove e quando le devo far vedere il cazzo in tiro, nudo e così via, perché, se a me piace esibirla, a lei la cosa eccita da morire. Nei mesi successivi affiniamo ancora la tecnica. L’estate dopo, non ho bisogno di scrivere nulla: basta come tengo le mani, o gliele passo sui capelli, che per lei rappresentano ordini precisi, ed allo stesso modo lei, da come porta gli occhiali da sole o mette la borsa sulle ginocchia, mi comunica se e quando vuole vedere il cazzo. Siamo in vacanza in Sardegna, le faccio prendere il sole rigorosamente in topless e, se possibile, nuda. Ovviamente, durante il gioco, devono restare piacevolmente coinvolte altre persone, ma lei non se ne preoccupa per niente. Alla fine della vacanza, le ho anche scattato tre rullini da 36 foto, in cui lei posa in maniere erotica, sexy, oscena, o decisamente porno. Per lo sviluppo, poi che sono rappresentante, passo a trovare Pippo, un mago della fotografia che, a Roma, ha un negozio di materiale fotografico, con annesso laboratorio di sviluppo e stampa. Il meglio sta al piano superiore: un piccolo, ma ben fornito teatro di posa, dove è quasi possibile realizzare ogni tipo di foto. L’ho conosciuto durante il servizio militare. Gli portavo a sviluppare i rullini che il mio comandante si divertiva a scattare a quella troia di sua moglie, ma era sconveniente, per lui, farli sviluppare a nome suo. Quando mi vede, mi accoglie con un caloroso benvenuto. Gli dico che ho tre “speciali.” Lui mi chiede:
«Ma, speciali… Speciali?»
Annuisco: era il nostro codice, di allora. Chiama la commessa e le dice che non c’è per nessuno e non vuol esser disturbato, poi mi porta dietro, nel laboratorio. Sviluppa con molta cura i negativi, poi stampa le foto e le guarda con molta attenzione.
Immediatamente, mi esprime il suo giudizio.
«Sai, ti scopi una vera figa, ma la cosa bella di lei sono il seno e la solarità delle pose: è spontanea, naturale, bella!»
Gli chiedo quanto sia il compenso per il lavoro svolto.
Ci pensa un attimo, poi mi risponde.
«Nulla, no anzi, mi piacerebbe avere tre foto».
Gli faccio scegliere le foto che preferisce. Ne seleziona una del seno, che è veramente bello, tondo: sembra quasi che siano state prese una coppia di sfere e siano state attaccate al petto di Cinzia; come seconda, ne sceglie una decisamente forte: è un primo piano della figa, da cui si vede colare il bianco della sua crema, e, per ultima, una del culo. Prende direttamente i negativi, si mette ad una macchina e ne ricava tre ingrandimenti 30X40. Poi mi sorride e aggiunge un suo pensiero:
«Racconta pure alla tua figa, che con queste mi farò delle seghe bellissime, pensando al suo splendido corpo».
Quando lo racconto a Cinzia, si eccita tantissimo: le piace proprio il pensare che qualcuno si segherà pensando a lei. Passano alcuni mesi e, una sera, che la sto riaccompagnando a casa, dopo una bella scopata, noto che lei è un poco pensierosa. La guardo e le chiedo il motivo del suo malumore.
«Mi sono rotta: vorrei dormire con te; perché non andiamo a convivere?»
Fermo la macchina, la guardo e, di rimando, le faccio una proposta:
«Perché, invece, non ci sposiamo?»
Lei mi risponde che le piacerebbe tanto, ma così, come stiamo ora, è bellissimo. Se poi, in futuro, mi dovessi stancare di lei, soffrirebbe tanto, perché non vuole perdermi. Le prendo il viso fra le mani, la bacio e le spiego le mie condizioni.
«Sta sicura che, primo, non mi perdi, secondo, basterà che quello che abbiamo fatto fino a oggi, lo continuiamo a fare con qualche piccola correzione; se ti sta bene, questo è tutto quello che ho da dire».
Incuriosita, mi chiede con un’aria triste.
«Cosa vorresti cambiare?»
«Nulla o poco. Ci voglio aggiungere che, quando sono via per lavoro, in quelle sere, tu sei libera di andare dove vuoi e con chi vuoi. Se ci scappa una scopata, basta che prendi il telefono e mi informi; io farò la stessa cosa con te. Se sono ad una cena ed ho la possibilità di scopare, te lo comunico; credi sia possibile condurre un’unione di questo tipo? Per quanto mi riguarda, ne sarei davvero felice».
Le dico questo in un tono assolutamente convinto e sereno. Lei mi butta le braccia al collo, e, baciandomi, afferma:
«Sarò la più brava moglie che un uomo possa desiderare».
Detto, fatto, ci organizziamo alla svelta. La casa già la possiedo. Un piccolo appartamentino in centro, disposto su tre livelli. Appena si entra, fatti tre scalini, c’è un ampio salone e un bell’angolo cottura. Saliti altri quattro gradini, a sinistra si entra nel bagno, dove ho fatto installare una piccola vasca Jacuzzi. Diventerà, nel tempo, il nostro angolo di Paradiso, il luogo dove la sera ci distendiamo, parliamo e ovviamente, poi che ci contiene entrambi, ci facciamo sesso. A destra, c’è la camera da letto, con una finestra sul soffitto, dove di notte, quando c’è la luna piena, la si vede stando distesi sul letto, e un finestrone grande, che si apre su un terrazzo posto più in alto rispetto a tutti gli altri, così ci si può prendere il sole nudi, senza rotture di nessun genere.
Per i preparativi facciamo relativamente presto e, quando parliamo del servizio fotografico matrimoniale, le propongo Pippo. Lei ne è subito entusiasta: muore dalla voglia di conoscerlo. Una sera, ci presentiamo, verso le diciannove, al suo negozio. Per l’occasione, lei indossa una gonna nera lunga, con davanti una chiusura lampo, che, ovviamente, offre diversi gradi di osservazione delle sue cosce, ed una camicetta bianca, senza nulla sotto; un micro perizoma e delle autoreggenti nere, con degli stivaletti con tacco alto, completano la mise e, a coprire il tutto, un giacchetto di pelle nero.
Lui la guarda, le fa fare un mezzo giro su sé stessa, e le parla con un sorriso stampato sul viso che, di per sé, dice tutto.
«Cara, le foto che ho visto di te, non ti rendono giustizia, sei, ancor più bella».
Mentre la commessa le mostra il meglio, in fatto di album, che dovrà contenere le nostre foto, parlo con lui e gli faccio una richiesta sottovoce.
«Mi chiedevo se fosse possibile fare alcune foto, il giorno delle nozze, un po’ speciali».
Lui ha come un lampo di genio, mi guarda e dice:
«Certo che si po’, ma servirebbe, prima, fare qualche scatto di prova».
Ci avviciniamo a lei: è tremendamente indecisa fra due album bellissimi, non riesce a decidere quale scegliere. Lui, allora, rivolto alla commessa, le dice che può andare, in quanto sarà lui a provvedere alla chiusura del negozio. Poi prende Cinzia per mano:
«Non è necessario che tu scelga adesso. Quando avrò le foto, deciderò io in quale stanno meglio».
Chiude il negozio, poi le avanza una richiesta.
«Cara, ti andrebbe di fare qualche scatto di prova?»
Lei mi guarda, io annuisco. Ci trasferiamo al piano di sopra. Lui sistema al meglio la sua attrezzatura, poi comincia a scattare. Prima, foto semplici, poi ‘togli questo’, ‘togli quello’, così, girati, piegati, alla fine lei è nuda. Io mi ritrovo il cazzo in super tiro e pure lui, visibile da un grosso bozzo sul davanti. Le scatta molte foto e, quando si rende conto che pure lei è su di giri, mi guarda e mi ordina perentorio.
«Che aspetti, spogliarti!»
Così continua a scattare. Prima foto sexy, poi sempre più erotiche, fino a quando lei me lo prende prima in bocca poi in fica, ma il meglio è quando sborro.
Lui mi fa mettere davanti alla sua bocca, con non so quale sistema, riesce non solo ha beccare l’attimo in cui schizzo, ma tutto il filamento di sborra che va a coprire direttamente il suo viso, con un effetto di un erotismo pazzesco. Poi lei si gira, vede il cazzo di Pippo che è durissimo e gli chiede con voce altamente maliziosa.
«È vero che ti sei segato, pensando a me, alle mie intimità?»
Lui fa un cenno d’assenso con il capo. Lei lo esorta con voce molto languida.
«Fammi vedere come fai».
Lui mi guarda, io annuisco. Tira fuori un bel cazzo duro e comincia a segarsi di brutto. Lei allunga una mano, si abbassa e lo porta alle labbra, lo lecca un po’, e lo invita a sborrare sul suo viso.
«…Dai…dai …schizzami in faccia, anche tu!»
Lui mi indica una piccola macchina fotografica; appena gliela porgo, appoggia la punta del cazzo in bocca a Cinzia, se la scopa velocemente avanti e indietro, e gode.
«…Sì… bella porca …sì … succhiami… che sborro!»
Nell’attimo in cui sborra, tira fuori il cazzo, schizza sulle tette la sborrata, immortalando ogni singolo attimo. Il giorno delle nozze, arriva prestissimo a casa mia. Caccia fuori dalla mia camera tutti; mi scatta alcune foto di me nudo, poi mi saluta e corre a casa di Cinzia. Stessa regia e, essendosi eccitato, lei gli succhia velocemente il cazzo, facendolo venire in gola per non lasciate tracce, ma tutto ampiamente documentato da foto stupende. Le foto del matrimonio si riveleranno bellissime, ma quelle speciali restano il più bel regalo che abbiamo ricevuto.
Qualche tempo dopo...
Da quel giorno sono passati velocemente dieci anni, durante i quali il nostro modo di godere, si arricchito di bellissime esperienze, esibizionismo, scambi, gang, privé, esperienze lesbo, lei non si è mai tirata indietro, potevo già dirmi soddisfatto, ma c’era ancora una cosa che mi mancava da lei. Il particolare che ancora non mi soddisfa, è che tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto insieme, lei si era sempre trovata in mia compagnia. A differenza di lei, a me era successo, di avere l’occasione di scopare quando sono in giro per lavoro. Quando le raccontavo tutto lei si eccitava tantissimo. Il mio rammarico era che anche lei avesse un momento suo da cogliere al volo. Poi l’anno scorso finalmente la svolta, io ero via, sarei rimasto fuori per due giorni. Cinzia sapeva che il secondo giorno avrei visto una troia di cliente che mi aveva contattato, in sua presenza. Mentre era in conversazione con il viva voce del cellulare aveva sentito che la zoccolona mi chiedeva di passare da lei portando il mio “giocattolo.” Lo aveva appena assaggiato qualche mese prima, ma non le era stato possibile provarlo completamente. Mentre la sera del primo giorno ero in albergo e stavo ricapitolando il lavoro della giornata che era stato molto buono, mi suona il cellulare, vedo che si tratta di lei.
«Amore, sai io dovrei andare a cena con un tizio, ma non saprei se accettare.»
La sento che esita.
«È un bell’ uomo?»
Chiedo.
«Si, mi piace.»
Mi risponde titubante.
«Allora vai, mettiti in tiro, e vai, se poi ci scappa la scopata, domani sera, mi racconti tutto.»
Le rispondo con entusiasmo.
«Grazie amore ti amo.»
La sento allegra e rilassata.
Lascio, perdere il lavoro e mi distendo sul letto, mi prendo li cazzo in mano e comincio a segarmi. La immagino vestita sexy, lui che la mangia con lo sguardo le mani di lui sul suo corpo il cazzo di lui dentro di lei il suo piacere, mi sego velocemente.
«…UUUUHHHMMM…si …vengo …»
Urlo, stremato ma felice. Schizzo un fiume di sborra, mi addormento. Il giorno dopo trovo un sms sul mio cellulare.
«Notte stupenda, sono distrutta, ti amo, torna presto che ti racconto.»
Guardo l’orario, è stato spedito alle 5,30 di questa mattina, sono al settimo cielo. Lavoro tutta la mattinata con un’euforia contagiosa che mi fa concludere dei buonissimi affari. Poi alle tredici la chiamo, ma il suo cellulare è ancora spento. Mangio e mi preparo per andare all’appuntamento con la troia che per firmare la commessa vuole il mio cazzo. Quando sto per entrare nel suo ufficio, mi suona il telefonino, da qualche tempo, uso una di quelle piccole auricolari senza fili utilizzano il bluetooth e si mettono direttamente sull’orecchio lasciandoti le mani libere. È lei.
«Amore, come va? Quanto lavoro hai ancora?»
La sento stanca.
«Tu, come stai?»
«Sono stanca ma felice, è stata una notte incredibile, ma poi questa sera ti racconto tutto, e tu?»
Sento che è felice, questo mi carica di più, io sto per andare dalla troia.
«Allora ti lascio.»
Ho un lampo di genio, e le faccio una proposta ridendo.
«No, non chiudere, resta in ascolto così potrai, sentire tutto.»
Metto il telefonino in tasca poi entro. La troia mi saluta, si alza e viene verso me. Sui quaranta portati bene, ha l’aria e la faccia, di una che non si è mai fatta mancare il cazzo, poi chiusa la porta dell’ufficio a chiave mi abbraccia. Parla con voce lasciva.
«Allora lo hai portato il giocattolo?»
Mette una mano sul mio cazzo che tra lei che si sta eccitando, tra mia moglie che mi sta ascoltando diventa durissimo.
«Certo.»
Sottile, mi arriva nell’orecchio, un ordina da Cinzia.
«Mettiglielo in bocca, vediamo se è capace di ingoiarlo.»
Eseguo, la tipa si abbassa e resta piacevolmente stupita.
«… mmmummm … che bel palo …»
Comincia a succhiare appena la cappella.
«Ma che c’è, dico io, per far sentire pure a Cinzia, ne prendi solo un pezzetto?»
«Ma è troppo grande per la mia bocca!»
Cinzia, interviene sempre dentro la mia orecchia.
«Non te lo far rigare con i denti, dai mettile tu la lingua nella figa.»
Mi ordina.
La sollevo, la metto a gambe alte sopra la scrivania. Incomincio a lappare la figa appena ricoperta da un sottile tanga, lei decolla subito.
«… ooohh…si! Accidenti come lecchi! …Vengo!»
Mi sbrodola in bocca la prima sborrata. Cinzia sente tutto e continua a dirigere il gioco.
«Scopala, falle sentire dentro il cazzo del mio uomo, spaccala!»
Non perdo nemmeno un secondo, mi alzo e le pianto il cazzo dentro in un solo colpo.
«…AAAAhhhhhh… Si … Che palo! Piano …Mi sfondi!»
Cinzia, che sente tutto, rincara la dose.
Si dai sfondala! Spingilo tutto dentro a questa vacca!»
Sento che si sta eccitando pure lei. Comincio a pomparla come un forsennato, con colpi devastanti. Lei sborra ancora due, o tre volte con grida fortissime.
«Vengo! …Si … ooooohhh!»
«Piantalo nel culo, amore, falle il culo. Spaccale il culo a questa troia! Che se lo ricordi il cazzo del mio uomo.»
Ricevo nell’auricolare questo preciso ordine. Lei è sfinita. Sfilo il cazzo e dopo averla messa distesa sulla scrivania le pennello il cazzo fra la fica e il culo. Cinzia mi esorta ancora.
«Dai, amore spaccale il culo!»
Lei forse intuisce ma io non mi fermo.
«…Heii…no!…Ma che ti viene….AAHHHII…Mi spacchi!»
Urla. Ma io ormai sono già tutto dentro. Il cazzo le perfora il culo, lei si irrigidisce. Le ordino di rilassarsi, ma non ubbidisce. Le mollo due sonore sculacciate, ripeto l’ordine di rilassarsi. Comincio a stantuffarle il culo.
«…aaaahhhhiiiii…. Fai piano!»
«No! sbattila più forte!»
Mi ordina Cinzia. Sono al massimo dell’eccitazione, mi scopo una troia mentre ricevo ordini da mia moglie.
«…ooohhh…si… Mi piace… Vengo! Dai sborra anche tu!»
Comincia urlare la troia.
«No! no! Non sborrarle in culo, lo deve bere e pulire tutto! Non voglio che resti traccia dei suoi umori anali, schizza tutto in bocca!»
Mi ordina di nuovo Cinzia. Le prendo la testa con la sinistra, la giro e mi porto con il cazzo davanti alle sue labbra.
«Apri … Tieni… sborro!»
La inondo di spruzzi lunghi e copiosi.
«Pulisci tutto!»
Lei esegue. Poi sfinita si siede sulla poltrona, io mi rimetto il cazzo dentro, e le porgo i documenti da firmare, cosa che fa, mentre mi parla con un filo di voce.
«Vedo che sei sposato, ma tua moglie quanto tempo sta fra una scopata del genere e l’altra?»
Io la guardo, e sorrido.
«Veramente per mia moglie questo è solo un preliminare.»
«Accidenti, falle i miei complimenti.»
Sorrido, divertito e mostro l’auricolare.
«Già fatti in questo momento di persona.»
Lei mi guarda allibita.
«…ma?»
«Si, lei ci stava ascoltando.»
Prendendo i fogli e vado verso l’uscita.
«Amore torna presto.»
Mi dice Cinzia, io dopo solo tre ore e mezzo sono a casa. Appena rientro mi fa spogliare.
«Vieni, ho preparato il nostro angolo di paradiso.»
In effetti, il bagno ha le luci soffuse, candele profumate. Ci immergiamo insieme, lei si distende con la spalla sinistra appoggiata al mio petto, mi prende il cazzo in mano e mi comincia segare lentamente, io attendo il suo racconto.
«Ieri sera, verso le diciotto, sono andata a vedere quel centro commerciale nuovo, che hanno realizzato allo svincolo della tangenziale. C’era un casino di gente, per cui ho parcheggiato la macchina sopra un piccolo marciapiede, tanto sarei rimasta solo il tempo per vedere se era aperto il nuovo negozio di intimo. Mi sono distratta fra le vetrine, così sono uscita che erano le diciannove e trenta. Quando sono tornata alla macchina, mi sono resa conto, di aver chiuso l’uscita, di una grossa vettura, parcheggiata più in là. Il proprietario mi stava aspettando, quando mi ha visto sul primo, aveva l’aria incazzata, poi il suo viso è cambiato all’istante. Ho assunto un’aria davvero mortificata.
«Mi scusi, non mi ero resa conto di averla bloccata, spero di non averle recato troppo disturbo.»
«Veramente dovevo andare a cena con degli amici, ma, visto il ritardo, chiamerò.»
«Mi dispiace, non so come farmi perdonare.»
Lui mi guarda, ci pensa un attimo e poi mi sorride.
«Veramente un modo ci sarebbe. Lei ha impegni per la serata?»
Mi chiede molto seriamente.
Io ci penso un momento, mi rendo conto che forse è quel famoso momento di cui parli tu. Decido in un attimo.
«No, sono libera.»
«Allora per che non viene a cena con me?»
Lo guardo, e accetto.
«Va bene, ma dovrei cambiarmi.»
«Le basta un’ora?»
«Certo, è sufficiente.»
«Allora ci vediamo fra un’ora qui.»
Sono tornata a casa, ti ho telefonato, tu mi hai detto di andare. Ho fatto una doccia veloce, mi sono messa quelle calze autoreggenti nuove, quelle con dieci centimetri di pizzo elasticizzato che stanno su da sole. Ho indossato il vestito lungo, quello di seta che mi hai regalato per il mio compleanno.
Incuriosito chiedo una spiegazione.
«Dici quello che sotto è gonna e sopra ha il dietro tutto scoperto e davanti quelle piccole strisce di stoffa a V che dal ventre ti arrivano dietro la nuca coprendo appena i capezzoli?»
Si quello. Ho aggiunto le scarpe nere col tacco alto da dodici, la stola per coprirmi le spalle e quando mi sono guardata allo specchio mi sono data della gran fica! Arrivata al parcheggio, lui è rimasto senza parole. Mi ha fatto accomodare dentro la sua macchina e si è presentato.
«Mi chiamo Alberto, e tu?»
«Cinzia.»
«Quando ho chiamato i miei amici per spiegare il ritardo hanno chiesto di portare a cena anche te, anche se fossimo arrivati in ritardo, non c’erano problemi, ti va di venire?»
«Va bene, così avrò modo di scusarmi anche con loro.»
Dopo venti minuti ci siamo trovati davanti a una villa molto grande, nel parcheggio c’erano due sole macchine. Appena entrata ho trovato quattro persone. Alfio il padrone di casa, era il più alto di tutti, poi Carlo e Luca i due più bassi e Giulio sicuramente il più giovane, ma pelato completamente. La cena era a base di pesce, buonissimo, servito da una giovane ed efficientissima cameriera. Abbiamo mangiato molto, e bevuto del Verdicchio, ma non mi sono ubriacata. Dopo cena ci siamo trasferiti dentro una saletta molto intima, con un grande focolare acceso, con due divani di pelle nera con ampi braccioli. Tutti si sono seduti tranne Alfio che da un mobile bar ha servito a tutti del cognac, poi a messo della musica molto soft, abbassato le luci. Il caminetto regalava un gioco di ombre, Alberto mi ha invitato a ballare. Il suo movimento era dolce, lento, quando i nostri corpi si sono toccati, ho sentito il cazzo in erezione, un membro lungo che mi arrivava fino all’ombelico. La sua bocca si è posata dolcemente sulla mia spalla destra, le sue labbra hanno cominciato a baciarmi il collo dietro la nuca con un movimento molto lento e sensuale. Da dietro la sua bocca è arrivata davanti, i nostri occhi si sono guardati per un attimo e poi lui mi ha baciato. La sua lingua è entrata dentro la mia bocca che non aspettava altro, mi sono abbandonata al piacere del bacio. Le sue mani mi hanno cinto i fianchi, ho spinto il bacino contro il suo cazzo durissimo e sono andata in estasi. Mi stavo eccitando molto. Ad un tratto ho sentito dietro di me un altro cazzo appoggiarsi contro lo spacco delle mie natiche, una bocca baciarmi la nuca. Due mani insinuarsi da sotto le mie ascelle direttamente ad afferrare i seni da dietro, ho mandato la testa indietro assaporando il nuovo ed intenso piacere che aumentava. Da dietro Alfio mi ha sciolto il piccolo nodo che teneva unito il vestito, e con un cenno ad Alberto si sono distaccati da me lasciando cadere a terra l’abito, ero nuda! Subito si sono di nuovo occupati di me. Uno dietro è sceso a lappare il buchetto, mentre con una mano mi accarezzava davanti mandandomi in estasi. Davanti Alberto si dedicava ai seni succhiando i capezzoli, mi sono resa conto che pure le altre tre persone che nel frattempo si erano denudate hanno cominciato a toccarmi in ogni parete del mio corpo fino sollevarmi da terra per adagiarmi sopra uno dei divani e cominciare così un lavoro di lingua sconvolgente. Mi sono ritrovata con il cazzo di Alberto in bocca. Alfio che mi succhiava la figa, e Carlo e Luca che mi avevano messo in ogni mano il proprio cazzo per segarli, mentre Giulio si preparava ad infilarmi la figa. Mi sono sentita dentro un palo che non era grosso come il tuo, amore, ma sicuramente più lungo tanto che mi sembrava non finisse mai di entrare. Ho cominciato a gemere. Allora lui si è alzato, mi ha preso di peso e dopo essersi lui accomodato in poltrona sul bracciolo mi ha cominciato a sbattere con forza. Stavo per arrivare al primo orgasmo quando Alberto si è piantato tutto dentro il mio culetto.
«Bella porca, ti infilo il culo! Accidenti! Ma sei apertissima! Ragazzi questa troia è sfondata di culo da paura!»
Hanno iniziato a spingere dentro il cazzo mentre Luca continuava ad infilarmi il suo dentro la mia bocca.
«È proprio aperta, guardate come lo ingoia, si che bocchinara!»
Ha urlato spingendolo dentro, mentre segavo pure Carlo e Alfio. Ho cominciato a sborrare senza tregua. Donavo piacere a cinque uomini contemporaneamente e questo mi faceva impazzire. Gli orgasmi si sono succeduti a ripetizione, mentre loro si davano il cambio dentro di me. Poi ad un certo punto mi hanno rigirata, con le cosce alzate. Carlo mi infilava il culo Luca ha fatto una considerazione:
«aspetta, è tanto aperta che …»
Un secondo dopo aveva unito il suo cazzo con quello di Carlo e mi sono entrati in doppia nel culo.
«HHHHHHHHAAHHHAHH …SI aaaahhh …si … spingete!»
Hanno iniziato a sbattermi fino a morire. Mi hanno pompato tanto. Hanno ripetuto la doppia anche davanti. Sono andata in delirio.
«… OOOHHH… SI … SFONFDATEMI! Più forte … si!»
Cosi per alcune ore, fino a quando uno dopo l’altro alla terza o quarta schizzata di sborra dentro, o sopra me si sono arresi.
«Sei tremenda! Non abbiamo mai trovato una come te, capace di reggere tanto! Complimenti, sei unica!»
«Stanca, malferma sulle gambe mi sono rivestita, Alberto mi ha riaccompagnato alla macchina. Quando sono rientrata ti ho mandato il messaggio, erano le cinque e trenta, ero stanca morta, ma felice.»
Io ho chiuso gli occhi, lei si è infilata il mio cazzo in bocca e nel momento che sborravo, mi sono detto: “Ora sì che è perfetta!”
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