Mia figlia è diventata la mia donna.

pennabianca
a month ago

Mi chiamo Pasquale, ho 53 anni e da 30 sono sposato con Carmela, che ha la mia stessa età. Purtroppo mia moglie è ricoverata in ospedale per un grave problema cardiaco e, da giorni, si trova in terapia intensiva. A perdersi cura di me, è giunta Rita, nostra figlia. Mentre tornavamo dall’ospedale, lei mi ha raccontato le sue vicissitudini da separata. Dopo un matrimonio molto difficile, con un emerito stronzo, è riuscita ad ottenere la separazione, lui se n'è andato con una straniera e l’ha lasciata con qualche difficoltà economica. Non avendo dove vivere e, in virtù del fatto che ero solo, si è trasferita momentaneamente da me, dato che viveva in un’altra città, in un appartamento in affitto. Dopo alcuni giorni di malattia, mia moglie ci ha lasciato e da lì ne è seguito un cambiamento totale delle nostre vite. Con la morte di mia moglie, ci fu un gran stravolgimento tra parenti, funerali e tutto il resto, e questo fece sì che era trascorso un lungo mese che Rita viveva con me, per cui, alla fine, mi chiese di restare. Io ne fui più che felice. Fra di noi vi era sempre stata molta sintonia e, solo dopo che si era trasferita in un'altra città per studiare ed aveva conosciuto il coglione del marito, le cose si erano un po’ raffreddate, ma l’amore e l’affetto non le era mai mancato da parte mia. Così, solo io, sola lei, ci siamo riuntiti, perché, come succede in questi casi, la vita continua. Lei aveva trovato lavoro come impiegata e io continuavo il mio da docente universitario. La nostra vita insieme prese a scorrere tranquilla, in base a canoni di serena convivenza. Ben presto Rita si adeguò al punto da non trovare sconveniente, o inadeguato, girare per casa con una sottanina corta e trasparente. Il giovane corpo di donna venticinquenne, con tutte le curve al posto giusto, un bel seno di una terza abbondante ed un culo alto, sodo, tondo, figurante al termine di cosce lunghe e snelle, non poteva certo lasciarmi indifferente e, così, ho preso a guardarla in modo diverso, non più come padre. In linea di massima, sono ancora considerato un bel maschio e, spesso, mi accorgo degli sguardi che mi provengono da giovani studentesse che, volutamente, ignoro, ma non posso certo ignorare quelli di belle signore coetanee o quarantenni, che, sicuramente, un pensierino su di me lo fanno. Ormai, per tutte le vicende occorse, ero in astinenza sessuale da quasi un anno e, cosi, cercavo di ignorare il fatto che Rita continuasse a mostrarsi così discinta, a volte quasi nuda. Mi era entrata nel cervello e, per evitare di desiderarla, son ricorso anche ad una prostituta, ma, per poterla scopare, ho immaginato fosse il corpo di mia figlia, quindi non avevo risolto nulla.

Il passo successivo è stato quello di cercare, nella cesta della biancheria smessa, le sue mutandine, con cui mi son masturbato. Farlo alla mia età, non è stato gratificante, e, in special modo, masturbarmi, annusando le mutandine di mia figlia. “Devo smetterla”, ho pensato. Ho pensato bene, ma razzolato male. Più passavano i giorni, più la desideravo. Non potevo nemmeno pensare di fare un tentativo, perché mi bloccava il pensiero di un possibile rifiuto, in conseguenza dello schifo che, di sicuro, avrei letto nei suoi occhi. Intanto non era possibile evitarla, quindi ha preso corpo l'idea che lei lo facesse di proposito per provocarmi. Di conseguenza, ho preso a trovare tutte le scuse per toccarla. Una sera ho visto che si era preparata per uscire: era bella da togliere il respiro. «Esci? Hai un appuntamento galante?» La sua risposta mi ha gelato il sangue. «Sì, papa, ho voglia di divertirmi un po’. Voglio tornare a sentirmi viva!» Ho trattenuto a stento il mio disappunto per un moto di gelosia. «Fai bene, cara, la vita deve continuare. Buon divertimento, piccola mia.» Lei mi guarda e poi mi spiazza totalmente. «Sono felice che la pensi come me, quindi, adesso vai a cambiarti: è con te che voglio uscire! Dai, ti aspetto.» L’ho guardata stupito e incredulo. Sono rimasto sorpreso, ma non ho replicato. Sono andato a prepararmi e, poco dopo, ero pronto. «Bene, cara, dove vuoi andare?» «Dove vuoi. Sei stupendo! Le donne ti mangeranno con gli occhi.» Ero immensamente felice. «Grazie, amore, questa sera sarò solo tuo ed avrò occhi solo per te!» Con un malcelato sorriso, siamo usciti. Ho avuto un lungo brivido lungo la schiena, quando è salita in auto ed il vestito le ha scopeto una buona porzione di cosce; in quel momento il mio cazzo è cresciuto a dismisura. L’ho portata fuori città; volevo passare con lei una serata diversa, desideravo comportarmi non come padre e figlia. Ho voluto trasmetterle il mio desiderio di maschio; il sentimento che provavo per lei era in assoluto contrasto con quello di un padre; il mio era il desiderio di un uomo che anelava amarla e scoparla, come femmina. Siamo arrivati al locale; era posto in cima ad una scogliera con sotto la distesa del mare: un posto davvero bello, oltreché romantico. Dopo aver preso qualcosa da bere, l’ho invitata a ballare. Volevo stringerla a me approfittando della più classica posizione del ballo; lei mi ha messo le braccia al collo e mi ha stretto a sé. Manco a dirlo, mi son eccitato all'istante. Il cazzo ha premuto sul suo ventre. Impaurito, mi son guardato intorno ed ho notato che tutti erano intenti a fare quello facevamo noi: non ballavano, ma flirtavano. Sono sceso con la mano dal fianco al culo. Ho osato accarezzarlo. Per tutta risposta, lei ha aumentato la pressione del suo ventre contro il cazzo L’ho baciata sulla guancia. «Sei bellissima, amore. Una delle donne più belle con cui abbia mai ballato.» Lei ha avuto un mezzo sorriso ironico. «Grazie! Son felice che ti piaccia, ma ti prego, non nascondere più i tuoi sentimenti o desideri nei miei confronti.» Preso in castagna ho cercato di replicare. «Ma si vede così tanto?» Lei ha sorriso, annuendo. «È così evidente: avverto bene che anche tu hai il desiderio a mille; quindi, se ti va, ti faccio una proposta: che ne dici se, dopo cena, ritorniamo a casa? Noi due siamo consapevoli di ciò che vogliamo ed io non son più una bambina; perché sarei rimasta, secondo te?» Avevo il fuoco addosso e quindi non ho replicato. «Andiamo amore, desidero averti tutta nuda tra le braccia e baciarti dappertutto.» Non mi ha risposto. Abbiamo cenato, ma nessuno di noi due aveva fame di cibo. Dopo la seconda portata, mi ha preso per mano e mi ha condotto all’auto. Ho guidato in silenzio. Appena chiusa la porta alle mie spalle, l’ho presa tra le braccia ed ho cercato la sua bocca; lei mi aspettava con le labbra socchiuse. Abbiamo limonato, mentre una sua mano mi lisciava il cazzo e lo tastava. A quel punto, l’ho presa per mano e l’ho condotta in camera da letto. Ci siamo spogliati a vicenda. Pochi attimi ed eravamo nudi. L’ho messa distesa supina sul letto, mi sono allungato su di lei ed ho iniziato a baciarla. Ho percepito il suo corpo fremere, tremare mentre la mia bocca indugiava sui suoi seni. Ha preso a gemere di piacere, mentre, imprimendomi le mani sul capo, accarezzandomi la testa, mi spingeva in giù. Mi ha trascinato di lato e si è rigirata; abbiamo iniziato un 69 di fuoco. Ho aperto le labbra della fica bagnata e, con la punta della lingua, ho cercato il clitoride; l’ho preso tra le labbra. Mi ha afferrato il cazzo durissimo e poi ho sentito la sua lingua che me ne leccava la cappella. Dal piacere provato, ho tentato di scoparla con la lingua. Ha avuto un orgasmo che ha urlato a bocca piena, avendo tutto il mio cazzo conficcato in gola. Poi si è sfilata e distesa a cosce aperte. Ha allargato le braccia e mi ha trascinato su di sé; io sono stato sul punto di penetrarla. In un ultimo barlume di razionalità, mi son fermato. «Amore, è davvero questo che vogliamo? Siamo ancora in tempo per fermarci. Dopo, nulla sarà più come prima. Pensaci! Tu sei ancora giovane e puoi rifarti una vita.» Lei mi guarda e mi esorta a scoparla. «Papa, entra dentro di me! Voglio esser scopata da te, mio padre! Non puoi immaginare da quanto tempo aspetto questo momento! L’ho capito lo stesso giorno che mi son sposata: era te che avrei voluto, non lui, quella notte, nel letto!» Ho appoggiato la cappella fra le pieghe della sua ostrica bagnata, poi ho dato un colpo deciso e sono entrato tutto dentro quella fica bollente. La sentivo calda, fradicia di umori; il cazzo è scivolato dentro senza alcuna difficoltà. Gliel’ho spinto tutto dentro, fino in fondo. Ho lasciato che lei si sentisse ben piena, mentre io mi gustavo ogni istante, ogni sensazione che ne ricevevo, poi ho iniziato a muovermi lentamente, aumentando sempre più il ritmo ad ogni affondo. Lei mi ha guardato, accarezzato il viso, e fatto una specifica richiesta. «Papi, non esser delicato; a me piace sentire il cazzo che mi sfonda la fica. Sento questo tuo cazzone bello grosso e gonfio, che me la riempie e voglio che me la penetri duramente! Scopami forte! Fai di me la tua puttana! La tua troia! Ma sbattimi tutta, senza riguardo! Così… che bello! Ti amo, papi.»

Ha preso a godere, ma io ero troppo carico, troppo eccitato; ho atteso il suo orgasmo, che è arrivato all’istante. «Ora vengo! Mi fai godere! Quanto ho atteso questo momento! Dai, vieni! Vienimi dentro!» Ho aumentato il ritmo; non ho resistito più; l’avevo desiderata troppo, non volevo venirle dentro, ho cercato di sfilarmi, ma lei mi ha bloccato con le cosce dietro la schiena. «Non uscire, son protetta! Vienimi dentro! Godi nel mio ventre e fammi sentire il calore del seme che mi ha generato!» Le son venuto dentro ed ho goduto come un porco nello svuotarmi dentro di lei. Siamo rimasti abbracciati e, forse per la calata tensione, o eccitazione, ci siamo addormentati. All’alba era ancora stretta a me e, ad un tratto, ha aperto gli occhi e mi ha sorriso. «Buon giorno, amor mio! Pensavo di aver sognato, invece è vero: mi hai chiavato! Adesso voglio rifarlo, ma con più calma, perché ora che ci siamo sfogati, possiamo gustarci il piacere con maggior calma.» Me lo ha preso in bocca e, in breve tempo, ce l'avevo duro; lei mi è salita sopra e si è impalata sulla mia verga durissima, godendo per bene ed a lungo; si è concessa ben tre orgasmi. Poi è scesa e si è voltata di schiena. «Adesso devi fare il servizio completo: sfondami il culo, che è vergine!» Ho provato ad obbiettare che avrei potuto farle male, ma lei è stata irremovibile. «Lo voglio nel culo! Se mi farai male, ci godrò di più perché non dimenticherò più il giorno in cui me lo hai rotto!» Ho cercato di lubrificarglielo, inserendo prima un dito e poi due, mettendo molta saliva, e poi, lentamente, sono entrato, non senza sentire qualche gridolino di dolore. Alla fine ci son riuscito; le ho rotto il culo e, anche se subito non ci ha goduto, in seguito ne ha goduto eccome, anche da quel foro. Da quel giorno, siamo diventati amanti. Lei mi rende molto felice e, quando insisto nel dirle che si deve trovare un altro marito, mi risponde che lo ha già e che non intende cornificarlo, scopando con un altro. Ieri mattina, appena sveglia, ha avuto delle nausee; non vorrei sbagliarmi, ma temo che sia incinta.

 

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