Una breve distrazione.
Sono Anna, ho quarantatré anni e sono sposata con Mario, che ne ha uno più di me. Mi considero una bella donna, alta e snella, una terza abbondante di seno, viso di un ovale perfetto, occhi chiari e capelli biondi. Sono caposala del reparto di ostetricia del locale ospedale, mentre mio marito lavora nel pubblico impiego. Quello che voglio raccontarvi è accaduto circa sei anni fa. All’epoca, avevo trentasette anni e mi era stato richiesto di lavorare in un nuovo reparto ostetrico di un piccolo ospedale, che la USL regionale aveva ristrutturato in una cittadina, che è molto importante a livello turistico. Il nuovo reparto era diretto da un brillante ginecologo ed ostetrico di chiara importanza e, poiché vi era anche uno staff medico permanente, c’era necessità di personale con una certa esperienza. Per questo avevano chiesto a me e ad altre persone di andare lì a lavorare. In quel periodo, le cose con mio marito non andavano molto bene, a causa di lui che era affascinato da una giovane collega di nome Mara. Per lui Mara era tutto. Andiamo con Mara e suo marito qui, andiamo là, Mara ha detto così, Mara ha detto cosà, Mara qui, Mara là, insomma c'era sempre Mara. Ero semplicemente stufa. Avevo l’impressione di esser messa da parte, e non mi andava giù per niente. Fra noi anche il sesso aveva perso colore, colpa, diceva lui, del fatto che in quel periodo lavorava tantissimo, ma io ero convinta che lui ci andasse a letto con quella Mara. Il lavoro nel reparto era sempre piacevole, perché veder nascere una vita ti riempie sempre di gioia. E poi c’era anche un medico di nome Lucio, appena un po’ più giovane di me, ma sempre molto pacato, attento e gentile con tutti. Mi piaceva lavorare con lui, perché trasmetteva sicurezza per noi e incuteva tranquillità alle giovani gestanti, sempre molto agitate. Un bell’uomo. Alto, spalle larghe, capelli neri e ricci, occhi chiari, quasi trasparenti, era il desiderio di molte donne. Anche le giovani colleghe, lo bramavano, ma io avevo visto la moglie, una gran bella donna, elegantissima, e sempre molto sexy, per cui certamente non potevamo noi, vestite con dei pantaloni tenuti in vita da un elastico e una casacca quasi sempre di una taglia più grande, con un semplice scollo a V, competere con la sua eleganza. Il direttore lo teneva in grande considerazione e, spesso, gli affidava dei compiti anche organizzativi. Io non mi creavo illusioni; avevo già i miei pensieri con mio marito e tutto sarei andata a cercare, tranne una storia con un collega. Avevo, per esperienza, visto che poi queste storie non hanno un lieto fine, anzi comportano problemi, l’ultima cosa di cui, al tempo, avevo bisogno. In ogni caso, mi ero accorta che gli piaceva indugiare con lo sguardo nella mia scollatura, specie se ero piegata in avanti, per il semplice motivo che non indossavo quasi mai il reggiseno ed i miei splendidi seni liberi erano sicuramente un bello spettacolo, per il giovane dottore. In fondo non mi dispiaceva, era un po’ come dire che a qualcuno ancora interessavo. Una sera, mentre facevamo il turno di notte, erano circa l’una, io e le colleghe stavamo facendo l'inventario del piccolo magazzino del reparto, per vedere cosa dovevamo potesse mancare al fine di esser sempre pronti per ogni evenienza, lui entra nel magazzino.
«Signora Anna, mi darebbe una mano per un problema che dobbiamo risolvere?»
Esco e lo seguo dentro la stanza dei medici. Lui si siede dietro la scrivania.
«Abbiamo una unità in congedo matrimoniale, una in malattia e, con l’infortunio della signora Carla, siamo tre unità in meno: come si potrebbe rimediare?»
Intuisco al volo, che è una scusa. Poteva benissimo risolvere la cosa senza nessun bisogno del mio parere, inoltre mi rendo subito conto che, se mi fossi piegata in avanti, gli avrei offerto uno spettacolo del mio seno, senza dubbio conturbante e allora decido di stuzzicarlo un po'. Appoggio le mani alla scrivania e mi piego in avanti. Abbasso lo sguardo verso il foglio per non incrociare il suo sguardo, che è tutto infilato nella mia scollatura, e si sta gustando lo spettacolo dei miei seni, poi gli prospetto la soluzione del problema e, di colpo, alzo lo sguardo che incrocia il suo ancora infilato nello scollo. Per un lungo istante nessuno dei due parla, con quella occhiata ci siamo detti tutto, senza parlare. Il desiderio era palese nei nostri occhi. Gli parlo con un fil di voce.
«Le va un caffè?»
«A patto che sia io ad offrirlo!»
Annuisco e ci dirigiamo verso il fondo del corridoio, dove, all’esterno della porta del reparto, c’era una piccola area relax, con dei distributori di bevande e alimenti. Prima di uscire, chiedo alle colleghe se ne vogliono, ma loro rifiutano. Mette la chiavetta nella macchina del caffè e mi passa il bicchierino con la bevanda. Lo sorseggio, mentre lui ne prende uno per sé. Mi giro verso la vetrata, si vedono le luci della città nel buio della notte. Lui è dietro di me, in silenzio, lo vedo nel riflesso del vetro. Bevo il caffè e metto il bicchierino di carta nel secchio della differenziata, lui fa la stessa cosa. Stiamo per un attimo in silenzio, mi giro e la sua faccia è vicina alla mia, le sue labbra sono lì, invitanti, e mi lascio baciare da lui. Per un attimo resto passiva, mentre le sue braccia mi stringono a sé. Sento il suo corpo aderire al mio, il suo petto schiacciare il mio seno e le sue mani mi stringono il culo con una presa decisa. Spingo il bacino in avanti e vado a sentire la splendida erezione che preme dentro la stoffa dei suoi pantaloni. Mi eccito, mentre la mia lingua insegue la sua e si intreccia in un bacio carico di intensa passione. Un attimo, un dolcissimo momento carico di erotismo. Sento le sue mani che stringono i miei glutei, il suo cazzo che preme sul mio ventre. Mi bagno sotto come non mi capitava da tempo. Poi mi stacco, non dico nulla e me ne vado. Rientro nel reparto e vado nel nostro bagno, mi lavo il viso rosso dall’emozione e mi specchio.
«Anna, ma che fai? Sei tutta scema? Una storia ora non te la puoi permettere.»
Esco e in quel momento suona uno dei campanelli di una camera, una gestante sta partorendo. Nelle tre ore successive è tutto un lavorare di continuo. Nessuno dei due ha detto nulla, non ci guardiamo nemmeno, da quanto siamo concentrati sul lavoro. Quando io finisco il mio turno, lui sta ancora dando le consegne al collega che gli dà il cambio. Nei tre giorni a seguire non diciamo nulla, ma dagli sguardi ci rendiamo conto che fra noi si è creata una certa complicità. In casa, invece domina sempre più Mara. Sono così stufa di sentire quel nome al punto da odiarlo. Il sabato sera usciamo con loro per una pizza e, neanche a dirlo, sono loro che reggono, con le loro battute, il dialogo della serata. Quando torniamo vorrei far sesso, ma lui mi dice che è stanco e che l’indomani si deve alzare presto, si gira e dorme. La domenica mattina mi sveglio e son sola. Decido di scaricare la mia frustrazione andando a correre al percorso verde, che c’è lungo il fiume, vicino casa mia. Tuta e scarpette da ginnastica e via. Quando sto parcheggiando, mi chiama Lucio, mi chiede cosa sto facendo. Gli dico dove sono, lui arriva in cinque minuti. Mette la sua splendida Porche Cayenne turbo nera, vicino alla mia auto e mi fa cenno di salire. Appena dentro mi rendo conto di quanto sia bella quella vettura. Pelle e radica di noce dappertutto. Lui ride divertito e poi parte in direzione di una pasticceria poco lontano.
«Devo far colazione.»
Passiamo circa mezzora a ridere e scherzare. Mi sento felice, lui ha tantissime attenzioni nei miei riguardi e la cosa mi dà tanto piacere. Poi ce ne andiamo. Riprendiamo la strada e lui, invece del fiume, va verso la collina, che è poco distante da quel posto e parcheggia vicino alla diga, dove c’è un boschetto con un lago. Ci guardiamo un attimo negli occhi, lui si avvicina e mi bacia. Sono consapevole che ora faremo sesso e lo voglio con tutta me stessa. Passiamo sul sedile posteriore che sembra un divano in pelle, da quanto è spazioso. Ci spogliamo a vicenda, mentre le nostre bocche sembrano incollate in un bacio passionale, a causa del quale mi sto già bagnando. Ben presto sono nuda e lui si avventa sui miei seni e li bacia, li succhia, li stringe fra le mani, voglioso.
«...unHUMMM… Mi hai fatto morire con i tuoi seni. Li ho desiderati da subito…uhuhmmm…»
Mentre mi tortura il seno, scivolo su di lui e mi ritrovo davanti un bel cazzo. È un poco più grande di quello di mio marito, lo afferro e lo porto alla bocca. Nel mentre, mi ha fatto distendere su di lui e mi lecca fra le cosce. Un gemito esce dalla mia bocca, mentre ingioio il suo palo. Mi lecca e succhia, strappandomi un primo orgasmo.
«Sto godendo! Ora, vengo!»
Tremo e godo mentre succhio quel paletto di carne dura e bollente. Mi rigira e mi distende sotto di lui, mi sale sopra. Apro le cosce inarcando un poco il bacino e sento la bruciante cappella che si fa strada fra le pieghe della mia fica, fradicia di umori. Un colpo deciso e scivola dentro di me, fino a sbattere sul fondo, procurandomi immediatamente un nuovo orgasmo.
«Più forte, dai! Mi fai venire!»
Tremo scossa dal piacere che lui mi procura, stantuffandomi dentro quel palo di carne durissima. Mi scopa e vengo ripetutamente, mentre lui, con il viso imperlato di sudore, si china e mi bacia. Mi succhia la lingua e poi si piega per cercare di avere i miei seni. Non ci riesce e, allora, cambia posizione. Si siede sotto e mi fa impalare su di lui. Lo sento fin dentro il ventre, da quanto me lo pianta dentro.
«...aaahhhh…piano: mi sventri!»
Lui afferra i seni e li strizza, li succhia e morde, facendomi godere ancor più.
«...mmmhummm…finalmente! Mi hanno sempre fatto impazzire i tuoi seni. Dai, che ti sfondo!»
Saltello su e giù su di lui, che gode nel vedermi venire. Dopo non so quanto tempo, lo sento prossimo al piacere. Mi distende di nuovo sotto di lui e mette in alto le mie gambe, poi mi pompa come un pazzo scatenato, fin quando godo per l’ennesima volta.
«Mi sfondi! Impazzisco! Vengo!»
Anche lui è al limite.
«Sborro! Cazzo, ti sborro dentro!»
Si pianta dentro di me e resta immobile, mentre avverto dei potenti schizzi di seme bollente, inondarmi il ventre. Restiamo immobili, abbracciati, fin quando il nostro respiro non torna normale. Siamo sudati da far schifo e lui, ridendo dice che in fondo abbiamo fatto...fotting..non footing…. Mi rivesto, sudata e felice. Mi riporta alla mia auto e me ne torno a casa. Mentre sto facendo la doccia, torna mio marito e non si accorge delle mutandine inzuppate di sborra, anzi, mi chiede se nel pomeriggio andiamo con Mara a prendere un gelato. Nei dieci giorni successivi il lavoro non ci lascia molte occasioni per stare insieme. Solo una notte, verso le tre del mattino, mentre tutto il reparto era avvolto in un ovattato silenzio, io e lui, nella stanza dei medici, abbiamo fatto una veloce sveltina. Mi ha appoggiato fra la porta e la scrivania e mi ha scopato da dietro, in piedi, come una puttana e la cosa mi ha eccitato tantissimo, al punto che mi son girata verso di lui e gli ho detto con ironia:
«Sbrigati, che ho altri clienti.»
Lui ha sorriso e mi ha pompato con più forza.
«Sì, bella puttana, lo so che hai altri clienti, ma per ora ti scopo io!»
È venuto come un fiume in piena. Mi son tirata su le mutandine e, per tutta la notte, ho sentito la sua sborra colare dal mio ventre. Quando son tornata a casa, non mi son fatta la doccia, ma sono andata a dormire, conservando, dentro di me, buona parte del suo piacere. Solo a sera, prima di andare a letto, mi son lavata. Qualche giorno dopo, mi ha detto che un suo amico era partito ed era stato incaricato di dar da mangiare al gatto. Ho capito che desiderava ancora scopare e l'ho accompagnato. Era più che ovvio che era una scusa, ma, in compenso, avremmo avuto un comodo letto, dove mi ha disteso e poi spogliato con calma. Le sue abili mani hanno esplorato tutto il mio corpo, mi ha procurato intensi brividi di piacere. Mi ha leccato a lungo fra le pieghe della mia fica bollente.
«…huummm… Continua, mi piace. Non ti fermare.»
Ha bevuto ogni singola particella del mio piacere, mi ha rigirato su di lui e allora mi son dedicata a restituirgli il piacere con un sontuoso pompino. Mi reputo una brava succhia cazzi; mi piace farne, ed era stata la prima cosa che avevo imparato da ragazzina. Mi eccitava quando li sentivo schizzare nella mia bocca, dopo che li avevo torturati a mio piacimento. Ci ho messo tutta me stessa in quella pompa.
«Che meraviglia! Dai, succhia. Mi fai morire. Che splendida bocchinara!»
Dopo che io mi son divertita a succhiarlo con estrema passione, strappandogli un lungo gemito di piacere, si è deciso a scoparmi. Mi è salito sopra e l’ha infilato dentro, con decisione. Ho incominciato a godere, perdendo ben presto il numero delle volte che gli ho detto: VENGO! Mi ha scopato con molta passione. Abbiamo cambiato spesso posizione e poi si è messo a chiavarmi da dietro. Me lo ha piantato dentro, facendomi godere tantissimo. Poi, improvvisamente, lo ha sfilato da davanti e l’ha messo nel culo. Per un attimo mi è sembrato come se mi stesse spaccando, odio il rapporto anale. Non l’ho mai concesso a nessuno, nemmeno a mio marito, ma a lui non ho detto nulla. Ho sofferto in silenzio e, per fortuna, è venuto subito, con un grido animalesco.
«…aaahhhhh…Sborro! Ti inondo il culo. Che meraviglia!»
Si è sfilato e siamo andati in bagno. Dopo siam tornati sul letto e distesi, con me appoggiata al suo petto, che gli accarezzavo il cazzo, ancora barzotto.
«Come mai un bel ragazzo come te, se la fa con una tardona come me? Hai una moglie bellissima.»
Lui mi ha guardato e, con un sorriso, ironico mi ha spiegato:
«Con Barbara, il sesso non mi procura le stesse soddisfazioni. Tu me lo succhi, mi fai scopare e godi anche quando ti vengo dentro. Con lei, niente di tutto questo: è un rapporto al limite del monotono. Un tempo era diverso, ma ora è cambiata. Dice che le si sciupano i seni se li accarezzo, che le faccio male quando la penetro, perché afferma che è troppo grosso.»
Mentre continuo a masturbalo, lo guardo.
«No, non credo che sia per questo che con lei non ti diverti più; di certo è dovuto al fatto che, a sua volta, scopa con un altro.»
Lui mi guarda fra l’incredulo ed il divertito. Mi stringe a sé e avendo recuperato l’erezione, me lo rimette dentro, scopandomi ancora per quasi un’ora. Se ne viene dentro la mia fica, che lo serra spremendolo fino all’ultima goccia. Passano dei giorni in cui lo vedo assorto, nevoso, ma non ho tempo per chiedergli cosa lo assilla. Ho anch’io i miei problemi. Mario, da qualche giorno, è diventato molto dolce, mi riempie di attenzioni e, una sera, dopo una sontuosa scopata come si faceva ai tempi d’oro, scopre le sue carte.
«Mara mi ha chiesto se possiamo condividere le ferie con loro. Saremmo due coppie e spenderemmo di meno e, poi, avresti una persona con cui scambiare due chiacchiere.»
Per un attimo ho pensato di strangolarlo! Ma che cazzo gli passa per le corna? Andare con quella stronza in vacanza, insieme? Ma neanche morta!! Oppure no, anzi, sì. Ci penso un momento e decido che è ora di affrontarla. Se vuole innescare una guerra, va bene, accetto al sfida.
«Per me non ci son problemi. Cercate pure la casa al mare e poi andiamo.»
Lui si addormenta contento, mentre io rosico in silenzio, studiando il modo per togliere mio marito dalle spire di questa arpia. Passano dei giorni che non rivedo Lucio e arriva il giorno che io parta per le ferie; al rientro non sarò più in questo reparto, ma tornerò alla sede centrale. Saluto tutti, tranne Lucio, che è in ferie. Peccato mi sarebbe piaciuto rivederlo, ma mi rendo conto che, in fondo, è meglio così. Parto per le ferie con la stronza e, ben presto, mi rendo conto che, quando mi appiccico troppo a Mario, lei si innervosisce, è evidente che lo considera una cosa sua. Questa condizione riapre la strada per la riconquista del mio osso. Mi appiccico giorno e notte a lui. Sì, anche e soprattutto la notte, facendo sesso con lui in maniera un po’ rumorosa, tenendo presente che lei dorme nella stanza accanto, da cui, al contrario, non proviene molto” rumore”. Questa cura fa bene ad entrambi. Ritrovo il Mario che ho sempre avuto al fianco e la cosa mi fa immensamente piacere. Dopo quasi una settimana, ricevo una telefonata da Lucio. Mi dice che avevo ragione io, sua moglie lo tradiva con il suo miglior amico, nonché testimone di nozze. Si separerà ed andrà a lavorare lontano. Mi dispiace un poco, ma i giorni passano e Mara è sempre più nervosa, mentre io e mio marito siamo coppia sempre più affiatata. Al ritorno lui decide di chiedere il trasferimento in un altro settore e io ho ripreso la mia vita di sempre. Non son riuscita ad avere la certezza che Mario abbia scopato con lei e, quando glielo chiedo, mi dice che non c’è stato mai sesso, ma non ne sono certa. La scorsa estate, parlando di amici e tradimenti, gli ho raccontato la storia di me e Lucio. Ovviamente l’ho fatto in modo che lui non avesse la certezza sul fatto che io ci abbia o meno scopato. Ma, fin quando, non sarò sicura di lui, per me resterà sempre una cosa su cui lui non avrà mai conferma. Ciò che ho provato con Lucio, è stato bello in quel momento, lo serbo sempre nel mio cuore e l'ho archiviato come un attimo di distrazione, di cui Mario non deve saper mai niente.
Generi
Argomenti