Sara e l'arte del sessantanove

pennabianca
3 months ago

Mi chiamo Sara. Sono una bella 55enne imprenditrice, che adora cornificare il marito. Ho un bel corpo tonico dal ventre piatto: nonostante tre gravidanze, sfoggio ancora un bel fisico. Aggiungo il fatto che, a letto, sono un’autentica vacca, insaziabile, e con questo il quadro è completo. Quest’anno, per motivi famigliari, mio padre non sta troppo bene, non ho prenotato da nessuna parte per le vacanze estive. Mio marito, un cornuto senza pari, assieme ad uno dei miei figli, il più grande, che è impegnato in un torneo di calcio sponsorizzato dalla nostra azienda, se ne starà via con lui tutta la settimana ed io, dopo aver avuto dai medici e da mia madre, la conferma che le condizioni di mio padre, persona che amo più della mia vita, sono stazionarie, se non migliorate, decido di staccare la spina per alcuni giorni. Cerco un last minute e trovo una camera in un hotel al lido di Jesolo. Metto giusto due cose in valigia e via, da sola, all’avventura. Mentre raggiungo la destinazione, sento già la mia fighetta che si inumidisce. Quando succede, significa che sono in riserva di cazzo! Rifletto e prendo atto che sono almeno dieci giorni che non vengo montata come si deve. Il mio bull di fiducia è in vacanza con moglie e figli e mio marito, super dotato, in questi giorni si è scopato la nuova infermiera del suo reparto; inoltre, la persona che maggiormente mi manda fuori di testa quando mi scopa, mio padre, è malato ed io sto qui a colare dalla voglia.

Mi fermo per un caffè e, quando entro nel bar dell’autogrill, avverto lo sguardo di due camionisti che mi divorano con gli occhi. Li osservo. Sono i tipici maschi viaggianti. Un po’ panzuti, con dei pantaloncini quasi sudici. Indossano delle canotte, sotto cui si intravede un bel pelo folto. Due orsi che sbavano per me. Bevo il caffè, mi giro e li scruto a fondo; ottenuta la loro attenzione, mi dirigo verso i bagni. Purtroppo c’è un casino di gente e, quando sto per desistere, uno dei due mi si affianca.

«Vieni fuori, che ho il camion qui vicino.»

Esco anticipata da loro che mi guidano dietro la struttura. Mi fanno salire dal lato passeggeri di un camion enorme. La cosa non mi sorprende; fin da piccola ho fatto decine di bocchini ai camionisti che venivano a scaricare nella mia azienda e, quindi, mi muovo con una certa disinvoltura. Uno dei due lo nota.

«Però? Sai proprio come sistemarti su un camion! Di sicuro non è la prima volta che ci sali su!»

Li guardo vogliosa.

«Allora? Devo anche guidarlo o vogliamo scopare?»

Se la ridono, mentre si sbottonano i pantaloni, esibendomi due bei cazzi. Nulla di particolare, ma, per sopperire alla voglia che ho, vanno bene. Subito uno me lo infila in bocca, mentre l’altro mi palpa il culo e mi infila due dita dentro la figa già bagnata.

«Cavolo! Questa troia è già fradicia!»

Lo guardo, mentre spompino l’altro.

«Che credevi? Che fossi sazia? Se son salita sul vostro bestione, è perché ho voglia e, dunque, non perdiamo tempo: scopatemi!»

La mia determinazione li sorprende. Si danno uno sguardo e poi il tizio dietro me lo infila di colpo tutto dentro. Sento che mi scopa bene, senza fretta. L’altro me lo spinge in gola ed io me lo gusto con calma, mentre raggiungo un veloce orgasmo che, più che soddisfarmi, mi dà come lo stimolo a godermi per bene i due cazzi. Mi lavorano bene, sto quasi per godere, quando si scambiano di posto e, adesso, mi ritrovo con un cazzo nel culo e l’altro, messo fra le gambe del compagno, me lo pianta, non senza difficoltà, nella fica, che già sbrodola. Mi sbattono in doppia e raggiungo appena un orgasmo, quando mi sborrano dentro un fiume di crema, che tracima dai miei buchi. Si sfilano e me li fanno pulire. Non sono molto appagata, ma tant’è: fino al mare, ci arrivo. Mi pulisco al meglio e me ne vado, senza nemmeno salutarli. Mezze seghe! Raggiungo il mio hotel e mi concedo una bella doccia rinfrescante, con annessa masturbazione, che mi calma un po’.

Cazzo! Sono in calore e mi devo trovare chi mi monta! La sera, a cena, mi guardo intorno. Nel ristorante dell’hotel ci son quasi solo famiglie e pochi maschi validi, quindi dovrò andare a caccia fuori, ma questa sera sono stanca e, quindi, decido di concedermi una buona dormita. Domani sarò più in forma e vedrò cosa offre la spiaggia. Vado a letto, ma sono inquieta. Ho voglia di cazzo, accidenti! Mi rigiro nel letto e, dopo non so quanto, alzo il telefono e chiamo la reception. Mi risponde una voce maschile.

«Mi scusi sono la signora Sara della camera 69, avrei bisogno di un sonnifero, perché non riesco a dormire.»

La voce risponde che provvederà a mandarmi quanto richiesto. Poco dopo bussano alla porta. Quando apro mi trovo davanti un bel maschione tutto nero. Un fisico davvero scolpito che mi guarda e sorride. Io indosso solo una sottilissima vestaglia, molto trasparente che lascia poco all’immaginazione. Lo faccio entrare e lui mi consegna quanto richiesto, con una piccola variante.

«Signora, è lei che ha chiesto un sonnifero, vero? Ecco, questa è la medicina che lei ha chiesto per dormire; in alternativa al farmaco, vi è la variante generica.»

Apre i pantaloni e mette a nudo almeno 25 cm di cazzo nero e già parzialmente duro! Non esito a scegliere il generico. Mi inginocchio ai suoi pedi e mi infilo quel totem di carne quasi tutto giù per la gola. Vedo lo stupore dipingersi sul suo viso.

«Oh cazzo! Ma te lo infili tutto in gola? È la prima volta che una riesce a prendermelo tutto in gola! Dai, che ti faccio impazzire! Ma come fai?»

Gli rispondo con un sorriso. Ho voglia di cazzo, non di parlare, ma gli rispondo lo stesso.

«Allenamento, mio caro! Mi scopo cazzi anche più grossi del tuo!»

Lui sgrana gli occhi e me lo spinge ancora più in bocca, fin quando il mio naso non sbatte sul suo addome. Lo tengo un po’ in bocca, lo sfilo lentamente, per poi riaffondarlo tutto in gola. Ho la fica che sbrodola e lo vuole. Mi sollevo e mi distendo sul letto. Apro oscenamente le gambe, appoggiando i talloni sul letto; lui si inginocchia fra le mie gambe e si abbassa per leccarmela, ma io lo blocco.

«Non perder tempo, scopami! Sono così in calore che te lo fondo, se non mi scopi subito!»

Mi guarda un po’ intimorito e poi me lo affonda tutto, fino in fondo. Sento che mi scivola tutto dentro, mi sbatte sull’utero e mi procura un misto di dolore/piacere che mi provoca una scarica elettrica al cervello e mi fa godere all’istante.

«Vengo! Vengo! Vengo! Devastami, ma non ti fermare!»

Un toro scatenato. Mi sfonda ripetutamente e godo davvero tanto! Mi sbatte come un tappeto. Perdo il conto di quante volte ho raggiuto il piacere, ma lui non è ancora venuto. Mi rigira, si mette dietro di me, sento che, senza dir nulla, me lo appunta sul culo. Faccio appena in tempo a portare con le dita un po’ di saliva sul buco, che subito dopo me lo pianta in culo, come un siluro sparato a tutta forza.

«Porco, me lo sfondi! Dai, che mi piace!»

Mi tiene per i fianchi e me lo sfonda con gusto. Godo ancora, un’altra volta, ma è evidente che anche lui, adesso, è all’apice. Lo sfila e me lo presenta in faccia. Apro la bocca ed un fiume in piena mi travolge. Lunghi schizzi di crema speziata e saporita mi colpiscono il viso, il collo, i capelli ed il seno. Si svuota con grugnito da vero maiale. Lo spreme per bene, poi se lo rimette dentro e mi saluta.

«Buona notte, signora molto… troia!»

Sfinita, crollo sul letto e dormo fino alle 10:00 del giorno dopo. Mi alzo e vado in spiaggia. Con scarso interesse, mi avvicino al bagnino e gli chiedo dove si trovi l’ombrellone della stanza 69. Lui mi scruta un po’ sornione e, con un sorrisetto alquanto scaltro, me lo indica. È appena due posti più a destra dalla sua postazione.

«Buon giorno, sono Vincenzo e il suo posto è là, dopo quest’altro, che è il 68. Sa, il 69 è un posto speciale! Non tutti lo possono avere. Un 69 richiede perizia ed impegno!»

Solo allora lo guardo e trovo che è un bel maschio, davvero intrigante. Al momento sono sufficientemente appagata, ma la settimana è lunga.

«Piacere sono Sara ed ha ragione: il 69 non è cosa per tutti. Bisogna esser in perfetta forma!»

Ride perché ha capito l’antifona e che so stare al gioco. Per tutto il giorno mi rilasso al sole e, quando decido di andarmene, mentre percorro il tratto vicino alle docce, per distrazione inciampo in uno scalino, facendo cadere il borsone con gli accessori da mare. Ho avvertito dolore ad una caviglia e, zoppicando un po’, mi rialzo e, mentre raccolgo il borsone e le mie cose, si è avvicinato Vincenzo, il bagnino del mattino, che subito si è preoccupato.

«Signora, Sara! Si è fatta male? Lasci, lasci, ci penso io.»

Ha raccolto gli oggetti sparsi per terra, li ha riposti e, sorreggendomi, mi ha fatto sedere su una panchina. Già non sentivo più male, ma ho deciso di testare se era un maschio valido per passarci la serata. Si è mostrato cortese e ruffiano, specialmente con me. Gli ho dato un’accurata sbirciata al pacco, appena coperto dal costume, e mi è sembrato potesse aver un bell’attrezzo adatto alle mie esigenze.

«Mi faccia dare un’occhiata… Uhmm… no, non c’è niente di rotto: ha solo preso una brutta storta. Un po’ di ghiaccio e domani starà meglio. Venga, l’accompagno in albergo…»

Ho finto indifferenza per vedere se a lui il gioco piaceva.

«Grazie, Vincenzo, non occorre, alloggio all’hotel appena dall’altra parte della strada, qui a due passi.»

«Mi dispiace, ma devo insistere; lei si è infortunata all’interno della struttura da noi gestita, quindi è mio dovere assisterla.»

Ho capito che il gioco lo intrigava ed ho continuato a recitare la parte della infortunata. Mi ha sorretto fino all’hotel, reggendo la borsa; siamo saliti al piano con l’ascensore e siamo entrati in camera.

«Grazie ancora, Vincenzo. Lei è stato veramente gentile. Non doveva disturbarsi, così tanto.»

«Si figuri, Sara, faccio solo il mio lavoro e poi, non si offenda, aiutare una signora così attraente, è un piacere. Insomma, in spiaggia, con lei in costume, è difficile restare indifferenti. Posso far qualcos’altro per lei?»

Ho sentito fremere la mia micetta. Un po’ di umido mi ha spinto ad osare. Mi pareva giocare al gatto col topo. Solo che non mi era chiaro chi fosse il gatto e chi il topo.

«Grazie per i complimenti, ma, in realtà, ci sono tante signore più belle e interessanti di me in spiaggia: io son troppo matura.»

Ho lanciato l’amo ed ho atteso che abboccasse. Lui ha sorriso e io, per provocarlo ulteriormente, ho fatto in modo di far notare che il mio sguardo cadesse spesso sui suoi muscoli e sui suoi slip. Lui ha notato, eccome. Si è avvicinato, mi ha preso una mano e l’ha appoggiata sul cazzo. Bingo: avevo vinto! Ho sentito il suo grosso cazzo che si gonfiava rapidamente ed i suoi enormi testicoli pulsare. Lui l’ha tirato fuori, abbassando gli slip. Un bel cazzo, sufficientemente esagerato!

«Forza, Sara, lo prenda in mano; non morde mica!»

Povero ingenuo! Lui non morde, ma io lo spello! L’ho afferrato e l’ho masturbato, osservandolo con occhi da maliarda. Si è gonfiato ancor di più e, indietreggiando, son finita seduta sul bordo del letto, lasciando la presa. Vincenzo ne ha approfittato ed ha puntato il membro eretto contro la mia bocca. Le sue intenzioni erano più che evidenti.

«Dai, succhialo, che poi ti faccio impazzire!»

L’ho preso in bocca tutto, fino in fondo, e usando una mano per massaggiare la base e l’altra per accarezzargli lo scroto, ho iniziato un pompino da infarto. Lui mi ha guardato sbalordito per la mia bravura.

«Ma, cazzo, che bocca! Sei davvero spettacolare! Te lo sei infilato tutto in gola con una disinvoltura impressionante! Ma quanti ne hai succhiati?»

Ho iniziato a bagnarmi e già maturavo l’idea di sentirlo dentro, quando lui, con un grido quasi strozzato, mi ha sborrato in gola! Ha eruttato come un vulcano!

«Cazzo, sborro! Mi fai schizzare all’istante! Pazzesco!»

Bevo e ingoio tutto. Continuo a succhiare, ma gli si ammoscia. Lo guardo un po’ sorpresa e delusa.

«Scusa… ma io…? Mi lasci così, con la voglia?»

Lui mi guarda un po’ mortificato.

«Non mi era mai successo che una me lo prendesse tutto in gola e mi facesse sborrare all’istante. Scusami, adesso cerco di far godere un po’ anche te.»

Lo guardo mentre si inginocchia fra le mie cosce. Mi vuole leccare, mentre io ho voglia di cazzo! Sconsolata lo blocco.

«Lascia perdere. È sfumato il momento, adesso non mi va più. Va pure, che sto bene.»

Lui mi guarda e si rende conto che sta perdendo un’occasione unica.

«Ascolta, lasciami rimediare. Questa sera verrò a trovarti e porto anche un mio amico. Dai, che in due, ti faremo impazzire.»

Lo guardo, mi sento d’esser trattata da puttana, però la cosa mi piace, mi eccita. Decido di dargli un’altra possibilità, anche perché, al momento, non ho altre alternative. Annuisco e restiamo che ci vediamo in albergo verso le ventuno. Puntuali si presentano alla mia porta. Entrano e Vincenzo mi presenta il suo amico.

«Lui è Michele.»

Lo guardo e deduco che avrà al massimo una trentina d’anni, sicuramente è molto più giovane di Vincenzo, che deve averne almeno 45. Senza perder tempo, Vincenzo mi fa distendere sul letto e mi infila il suo cazzo, già duro, in bocca.

«Brava, Sara, così… lei è… aaahh… guarda, Michele, come lo succhia! Ne deve aver succhiati un numero infinito per infilarsi il mio così facilmente in gola! Dai, fagli vedere il tuo e vediamo se lo ingoia con la stessa facilità!»

Il ragazzo si spoglia e mi presenta in faccia un gran bel cazzo. Non è molto lungo, ma decisamente è un extra large! Mi dedico anche a lui e sento che fatico ad accoglierlo in bocca. Li succhio, ma poco dopo sento che sto colando. Li voglio dentro e non farli sborrare in gola. Mi sono staccata e li ho invitati a scoparmi.

«Sono stanca di succhiare e, poi, rischiate di schizzare subito, mentre io ho voglia di scopare!»

Si guardano, Vincenzo si sdraia supino e mi fa impalare su di lui. Me lo infilo tutto dentro e me lo godo un po’, mentre continuo a succhiare l’altro. Sento che non mi basta e, allora, guardo Michele e lo invito a scoparmi il culo.

«Dai, mettimelo dentro, che voglio godere!»

Gli brillano gli occhi, mentre affonda nel mio culo. Prendono a scoparmi e vengo ripetutamente, mentre loro si alterano nei miei buchi, per resistere di più. Alla fine, dopo due ore di chiavate in cui me li sono spremuti come limoni, li mando via e mi concedo un po’ di riposo.

Ho trascorso il resto della vacanza, scopando tutte le sere ed anche un pomeriggio, ma il migliore di tutti è stato il ragazzo nero che mi aveva portato il sonnifero in camera.

Non ho avuto più modo di rincontrarlo, altrimenti mi sarei fatta dare un’altra bella dose di tranquillante!

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