Amir, amico dotato

pennabianca
4 months ago

Mi chiamo Antonio e sono di una regione del Nord Italia. Ho cinquantacinque anni e son sposato da trenta con Simona, che di anni ne ha quarantanove. Abbiamo due figli grandi, che lavorano all’estero. Possiedo una bella fattoria con animali da carne e da latte. Sessualmente parlando, con Simona le cose sono sempre andate bene. Facciamo sesso in maniera sempre soddisfacente, anche se, da tempo mi sento eccitato al pensiero di esser cornuto e, finalmente, ho potuto realizzare questo desiderio. Questa mia particolare ossessione è nata qualche anno fa, quando, d’estate, mentre raccoglievamo il fieno per l’inverno, ho visto uno dei braccianti, che stagionalmente lavorano per noi, che guardava con insistenza il culo di mia moglie. Stranamente mi sono eccitato e da allora, dentro di me, è sempre più aumentato il desiderio di vederla scopata da un altro maschio. Una volta ne ho anche parlato con lei, ma mi ha guardato convinta che stessi scherzando; non mi ha detto nulla e, poiché eravamo a letto, ho allungato una mano fra le sue cosce e l’ho trovata completamente fradicia. La scorsa estate, il comune dove abitiamo ha accolto una decina di ragazzi che scappavano dal loro paese a causa di guerra e fame in cerca di un futuro migliore. Il sindaco ci ha chiesto se potevamo ospitare qualcuno di questi ragazzi e farli lavorare. Noi abbiamo accettato e ci siamo trovati in casa un ragazzo tunisino di ventotto anni. Un bel ragazzo, alto, moro, muscoloso, uno di quelli che per vivere si adattano a fare tutti i lavori che capitano. Amir, questo è il suo nome, è risultato essere un ragazzo per bene, educato, molto tranquillo e volenteroso. Ben presto si è instaurata una bella relazione di amicizia e confidenza, che mi ha portato a fantasticare su di lui e mia moglie, che naturalmente era ignara di tutto. Amir e Simona sono entrati subito in sintonia ed io mi sono accorto di come lui spesso la guardava, cercando di sbirciare nella scollatura o tra le gambe, quando lei si abbassava in cucina per prendere qualche cosa dal mobile. Ho anche notato che mia moglie, ogni qual volta Amir veniva a casa, si faceva trovare sempre truccata, carina e sorridente. Spesso, con la scusa di dover prendere qualcosa nella stalla, mi allontanavo e li lasciavo soli. È stato in uno di questi momenti che, sbirciando in cucina attraverso la finestra aperta, ho potuto sentire i complimenti che Amir rivolgeva a mia moglie, dicendole che, nonostante l’età, era una gran bella donna, sensuale, molto meglio di tante altre italiane che aveva conosciuto e mia moglie, ricambiando il complimento ricevuto con una carezza sulla guancia, gli risponde che anche lui è un bel ragazzo. Dopo aver pronunciato queste parole, vedo Amir bloccare mia moglie contro il frigo e portare la sua bocca alla ricerca di quella di lei. I due si baciano appassionatamente, vedo distintamente le loro lingue che si cercano. Amir continuerebbe cosi per molto tempo, ma lei lo blocca.

«No! Dai, fermati, ti prego! Sono sposata e qui fuori c’è mio marito che potrebbe rientrare da un momento all’altro.»

Così si siedono e io, dopo qualche secondo, facendo un po’ di rumore li raggiungo, facendo finta di niente, senza omettere di notare la patta gonfia di Amir. Doveva avere proprio un bel cazzo, cosa che di sicuro non è sfuggita neanche a mia moglie. Si sa, le donne sono particolarmente brave in queste osservazioni. Ormai la cosa era fatta. Dovevo solo sgombrare il campo per qualche ora e lasciarli soli, ma come fare? L’occasione si presentò durante la fiera annuale tenuta nella festa del patrono. Con Amir andammo alla fiera e, fra un brindisi e l’altro, tornammo a casa che eravamo tutti alquanto brilli. Ci mettemmo seduti sotto il portico ad aspettare i fuochi di artificio. Ad ogni scoppio dei fuochi, esprimevamo la nostra gioia con salti, abbracciandoci e baciandoci. Lasciavo che Amir si strusciasse a mia moglie, per farle sentire tutto il calore del suo corpo. Finiti i fuochi, dissi loro che sarei uscito per far festa con gli amici e che, sicuramente, avrei fatto tardi. Chiesi ad Amir se voleva venir con me, ma lui mi rispose che sarebbe andato a dormire, perché era stanco per la dura giornata di lavoro. Lo salutai con un cenno della mano, baciai mia moglie sulla guancia e feci finta di uscire, sicuro che qualcosa sarebbe successo. Feci un breve giro e, dopo qualche minuto, in silenzio, ritornai sui miei passi. Dopo aver attraversato il giardino, coperto dalle piante, mi appostai alla finestra semi aperta per spiare all’interno. Fu uno spettacolo meraviglioso! Avevano già ripreso quel bacio, interrotto per causa mia. Le mani si frugavano a vicenda, alla ricerca di cazzo e fica. In un minuto mia moglie era già seminuda: Amir le sfilò gli slip, si abbassò tra le sue gambe e prese a leccare con avidità le grandi labbra di mia moglie che implorava e mugolava come una troia, mentre si carezzava il seno.

«humhum… Continua ti prego! Non ti fermare! Non ti fermare!»

Il mio sogno si stava realizzando. Ero felicemente cornuto e arrapato. Amir la leccò per circa dieci minuti.Poi si alzò in piedi e riprese a baciare mia moglie. Si tolse la maglietta ed abbassò la testa di mia moglie all’altezza del cazzo. Lei, inginocchiata ed a gambe aperte, accarezzava il corpo di Amir dal torace alle gambe, strusciando la bocca sull’enorme cazzo ancora avvolto nei jeans. Erano bellissimi. Ad ogni carezza di mia moglie, Amir chiudeva gli occhi e ansimava dal piacere.

«Sì, brava, continua! Sei stupenda! Ti voglio!»

Lei gli slacciò la cintura e, abbassati pantaloni e slip, tirò fuori, in tutta la sua maestosità, un cazzo con nervature che sembravano scolpite. Mia moglie cominciò a leccare dalle palle. Leccava come un’assatanata. Risaliva con la lingua tutta l’asta per poi avvolgere completamente la grossa cappella, facendola sparire nella sua bocca. Amir era in estasi ed io pure. Quel fantastico bocchino durò per minuti. Mia moglie leccava e succhiava come una puttana, passandosi ogni tanto la mano sulla fica fradicia e lasciando colare dalla bocca al mento la saliva che produceva. Poi Amir si sedette sul divanetto, tenendo il cazzo fermo con la mano sinistra e mia moglie gli si mise sopra cavalcioni, accogliendo nella fica quella grossa mazza che le strappò un sospiro di piacere.

«OOH! Sì! Lo sento tutto! Sì, tutto!»

Simona si godeva Amir, mentre lui la esortava a muoversi come le puttane che era abituato a fottere.

«Sì, troia, sentilo tutto dentro! Ti sfondo la fica! Sei una zoccola e voglio farti godere da matti!»

Lei, con grande maestria, alternava colpi di bacino a baci appassionati. Poi Amir la volle a pecorina. Lui in piedi e lei con una gamba distesa sul divano. Dalla mia posizione potevo vedere distintamente il cazzo che entrava e usciva dalla sua fica, ormai dilatata e slabbrata. Quel cazzo era ben grosso, irrorato degli umori di mia moglie e lei, sotto, godeva e incitava a proseguire.

«Continua, Amir, più forte! Sfondami tutta e fammi godere! Vengo! Ora!»

Amir continuò a scoparla così intensamente per circa dieci minuti, facendola venire diverse volte, poi tirò fuori il cazzo e le punto la cappella sul buco del culo.

«Rilassati, troia, che adesso ti apro anche il culo!»

Era più che chiara l’intenzione del maschio e, con un sorriso di piacere, allungò la mano sul cazzo per agevolare il lavoro di Amir, che, delicatamente, cominciò a farlo penetrar dentro sino alle palle.

«Sì, da bravo, sfondami anche il culo! Mi piace nel culo!»

Sinceramente non pensavo potesse riuscirci, ma lei lo aiutò molto, allargandosi le chiappe il più possibile con le mani, mentre emetteva mugoli più di piacere che di dolore, anche perché, ormai, entrava e usciva senza alcuna difficoltà.

«Bravo! Così mi piace! Dai, non ti fermare!»

Amir alternò culo e figa per una mezzoretta, finché lei si accorse che era pronto a venire.

«Aspetta, non mi sborrare dentro. Ti voglio in bocca. Voglio berti tutto!»

Con una mano se lo sfilò delicatamente, si inginocchiò e cominciò a succhiarlo, finché Amir non esplose un fiume di sborra che riempì la bocca di mia moglie. Era talmente abbondante che fuoriusciva e colava sul mento di Simona, sino al collo e sulle tette. Senza rendermene conto, mentre li guardavo, mi stavo segando e, proprio in quel momento, venni anch’io. Fu bellissimo, ma ancor più bello fu veder mia moglie che continuava a tener quel cazzo in bocca per pulirlo di tutti gli umori rimasti e lo fece finche’ non se lo ritrovò moscio; gli diede un bacio come avrebbe fatto se fosse stato un bambino, guardando Amir con un sorriso di soddisfazione. Da allora le cose sono completamente cambiate. Esco spesso la sera e torno tardi. Mi invento sempre impegni di lavoro per dare la possibilità ad Amir di fottere mia moglie, mentre io resto alla finestra a guardare. Poi, una sera, Simona se n’è accorta. Si è girata verso la finestra e mi ha visto. Per un attimo ho pensato che sarebbe scoppiato un casino. Lei è subito corsa in camera e Amir, nel vedermi, è sbiancato. Sono entrato in casa e lui mi ha guardato stravolto.

«Tranquillo, va tutto bene! Vieni con me!»

Lui, ancora mezzo nudo, mi ha seguito in silenzio e, insieme, siamo entrati in camera da letto, dove mia moglie stava seduta sul letto con la testa fra le mani.

«Tranquilla, amore, va tutto bene! Sono stato io che l’ho spinto fra le tue cosce e non ne sono affatto pentito! Non me ne frega niente di quello che può pensare la gente: quello che voglio è che lui continui a fotterti ed a farti godere, come e quando ti va. Sono un gran cornuto e mi piace esserlo, perché non ti ho mai visto così felice da quando lui ti scopa. Se vuoi, adesso, lo facciamo insieme, ma ti prego: smetti di esser preoccupata. Ti amo e voglio solo la tua, ma anche nostra felicità!»

Lei ha sollevato lo sguardo, io l’ho abbracciata e stretta a me, poi mi son girato verso di lui.

«Dai, continuate! Non ti fermare, fa finta che io non ci sia. Starò a guardarvi e, se ne ho voglia, mi unisco a voi, ma tu, adesso, falla godere! Scopala e falla impazzire!»

Da quella sera siamo tutti e tre come una famiglia. Lui dorme con noi nel nostro letto e, a volte, li lascio da soli e vado io a dormire nella sua cameretta; li sento scopare e lei godere. È tutto quello che mi serve per apprezzare la mia condizione di “cornuto” e in questo, per me, consiste la vera felicità.

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