Un cazzo nel culo

erotikamente
2 days ago
Un cazzo nel culo

Prefazione (Comicità Noir)  

La pioggia cadeva fitta su Via delle Ombre nella città di Coker City, lavando via la sborra sui marciapiedi. Il Donnaiolo Rinaldi accese l’ennesima sigaretta, fissando il tombino aperto al centro della strada. Dentro, un tubo arrugginito sporgeva come un dito accusatore. Non era un dettaglio da poco: era la chiave di tutto. Tre giorni prima, un uomo era stato stuprato proprio lì, ritrovandosi poi con il culo sfondato. Nessun cazzone nei paraggi a cui chiedere informazioni, nessun testimone. Solo quel tubo infilato nel buco del tombino, come se qualcuno avesse voluto lasciare un messaggio.   

Rinaldi sapeva che non era un caso. Ogni indizio portava a un nome: La Figa, una puttana che aveva tradito troppi uomini. Il tubo era il suo marchio, un segnale per chi sapeva leggere tra le righe.   La città respirava paura. I bar chiudevano presto, le strade si svuotavano, compresi i coglioni dai loro turgidi cazzoni. Eppure, dietro le finestre, occhi curiosi seguivano ogni mossa del Donnaiolo. Tutti sapevano che il prossimo buco avrebbe avuto un altro tubo infilato su per il culo. E un altro rotto in culo. Quando Rinaldi scese nel tombino, il fetore lo colpì come un pugno. Lì sotto, tra i ratti e l’acqua nera, trovò una valigetta. Dentro, fotografie compromettenti di uomini sfigati. Era chiaro: il tubo non era solo un’arma, era un avvertimento. La verità era troppo grande per essere raccontata. Rinaldi uscì dal buco con la valigetta stretta al petto. Sopra di lui, la pioggia continuava a cadere.  

 Sapeva che ormai era dentro. E che il prossimo tubo sarebbe stato per lui fonte di ispirazione per inchiappettarsi donne culattone con il culo rotto in azione.   Inizio    La pioggia non smetteva di cadere su Via delle Ombre. Il Donnaiolo Rinaldi, stanco e con la barba incolta, ricordava il tombino aperto. Quel tubo arrugginito infilato nel buco non era solo un dettaglio: era un messaggio, ma chissà quale messaggio.   Capitolo I – La città che tace il culo giace. Tutti sapevano che il prossimo culo avrebbe avuto un altro cazzo in culo, e un altro stuprato. Rinaldi non era solo. Accanto a lui c’era Lucia Ferri, giovane cronista di un giornale locale, che aveva fiutato la storia. “Donnaiolo, questo non è solo un'inculata qualunque,è un rituale.” Rinaldi la guardò con fastidio, ma sapeva che aveva ragione.     

Capitolo II – La Figa Pelosa. Il nome che tornava sempre era uno: La Figa Pelosa. Un informatore culattone che aveva tradito troppi gay, lasciando dietro di sé una scia di sputtanamenti. Il tubo era il suo marchio, un segnale per chi sapeva leggere tra le righe.   Ma c’era un altro dettaglio: ogni stuprato trovato vicino a un tombino apparteneva a qualcuno che aveva avuto rapporti con la Dinastia. Era come se La Figa Pelosa volesse dire: “Vi controllo da sotto il vostro culo.   

Capitolo III – Il barista e il troglodito. Rinaldi iniziò a interrogare chi viveva attorno a Via delle Ombre.   - Gianni, il barista, giurava di non aver visto nulla, ma il suo silenzio era troppo pesante.   - Ignazio, il troglodito della bettola, parlava di “un male che scorre sotto i nostri piedi, come acqua sporca”.   Entrambi sembravano sapere più di quanto dicessero.     

Capitolo IV – La Troietta. Scendendo nel tombino, tra ratti e acqua nera che poi era merda, Rinaldi trovò una valigetta. Dentro, fotografie compromettenti: politici, imprenditori, uomini di potere, gigolò, e trans.Tutti immortalati in situazioni che avrebbero distrutto carriere e famiglie.   Lucia, vedendo quelle immagini, capì: “Non è solo un'inculata. È un'orgia. Sta Scuotendo la città.”     

Capitolo V – Il colpo di culo. Quella notte, Rinaldi ricevette una telefonata anonima. Una voce roca sussurrò:   “Il prossimo tubo sarà per te, Donnaiolo.”   Il giorno dopo, Gianni il barista fu trovato impalato con ancora il cazzo nel culo di uno morto per infarto mentre se lo stava chiavando; ovviamente il Tombino era aperto, tubo nel buco. Ma accanto all'inculato c’era un biglietto: “Non fidarti di Lucia, c'è chi lo piglia in culo e vola via.   Capitolo VI – Tradimento. Rinaldi affrontò Lucia. Lei negò, ma il Donnaiolo scoprì che la giornalista aveva contatti segreti con La Figa Pelosa. Non era una complice, ma una Amante: La Figa Pelosa le passava informazioni per manipolare la stampa. Lucia, disperata, confessò: “Volevo solo scoparla. Non sapevo che mi stava manipolando.”    

 Capitolo VII – Il finale e la cruda e dura realtà. Rinaldi decise di scendere ancora una volta nei sotterranei. Lì, tra tubi arrugginiti e acqua stagnante, trovò La Figa Pelosa. Non era una puttana qualunque: era una ex mignottona, troiona, rotta in culo allo stato dell'arte, creduta morta anni prima, ma che ancora mieteva scopate. Lo scontro fu breve e brutale. Rinaldi riuscì a fermarla, ma non a chiavarsela. La Figa Pelosa sparì tra i cunicoli, mentre urlava blaterando che Lucia era una Trans, lasciando dietro di sé un ultimo tubo infilato nel buco.   Il Donnaiolo tornò in superficie con la valigetta stretta al petto. Sopra di lui, la pioggia continuava a cadere.   Sapeva che la città non sarebbe mai stata libera. Perché i tombini erano ovunque, e ogni buco poteva nascondere un tubo, una mignotta depravata e un rotto in culo stuprato; ma le autorità indagavano per cercare di portare ordine e giustizia in Coker City sempre più in declino nell'abisso della Paura.