Giamaica: Corpi al sole

erotikamente
2 days ago

Selezionato dai nostri archivi, un racconto impeccabile e intrigante di @Lizbeth

Mi chiamo Ingrid L. e sono la madre di Lizzy. Leggendo alcune storie, ho pensato che, essendo in pensione, potrei raccontare un po' delle esperienze che ho vissuto dopo il divorzio. Così eccomi qui, pronta a immergermi nei ricordi, sperando di inviare qualcosa di interessante.
Prima di tutto, so che è importante descrivermi fisicamente, anche se le storie che racconterò spazieranno su un arco di 20 anni, durante i quali il mio corpo è cambiato continuamente. Sicuramente non sono più bella come un tempo, né tanto affascinante quanto mia figlia. Nonostante ciò, mi reputo ancora una donna piacevole, e penso che la mia eleganza compensi la bellezza persa. Il mio viso è segnato dall'esperienza, e le rughe lo rendono seducente. I miei capelli biondi, con un po' di aiuto, riflettono ancora la luce del giorno. Gli occhi azzurri, a quanto pare penetranti, non trasmettono certo dolcezza. Nonostante l'età, cerco di mantenere la forma, con delle curve generose e un seno rigoglioso. Non so cos'altro dire, ma fornirò ulteriori dettagli nelle mie storie

Direi di iniziare la mia avventura dalla prima ufficiale dopo il divorzio, nel lontano 2003. Ricordo ancora vividamente il momento in cui, dopo aver firmato gli ultimi documenti per la fine del mio matrimonio, fui invitata a cena da Sabrina, mia cognata. O forse dovrei dire ex cognata, considerando la nuova situazione. In ogni caso, lei è sempre stata come una figlioccia per me, avendo avuto il piacere di esserne la madrina al suo battesimo, dato che è ben quindici anni più giovane di me e addirittura venti rispetto al mio ex marito.

Sabrina è sempre stata una persona allegra, sin da quando era bambina. Ricordo i tempi in cui le facevo da babysitter e devo ammettere che sapeva come tenere viva l'energia intorno a sé. È alta, con un corpo atletico e dei lineamenti decisi. I suoi capelli neri, all'epoca tagliati corti a caschetto, le davano un'aria sbarazzina, mentre i suoi occhi nocciola erano incredibilmente magnetici. Ricordo che aveva una taglia abbondante e un leggero incarnato abbronzato.

Tornando alla cena, quella sera mi invitò ufficialmente per annunciarmi una grande novità. In quel periodo, ero un po' giù di morale, ma essendo Sabrina a farmi l'invito, non potevo certo rifiutare. In poche parole, la pazza aveva deciso di regalarmi un viaggio di dieci giorni in Giamaica per festeggiare il mio divorzio e darmi un po' di distrazione, come ella stessa disse.

Così, arrivò maggio e ci imbarcammo per questa incredibile avventura.

I primi giorni ci servirono per ambientarci e già allora ricevemmo inviti per uscire a cena, si sono una brava persona e dico cosi, quando scrivo invito voi dovete leggere scopare. Finché una sera non fummo abbordate da due nativi giamaicani, senza perdere tempo, ci offrirono il loro pene in cambio di 50 euro complessivi. Io e la mia compagna di viaggio di guardammo imbarazzate, era la prima volta che mi chiedevano soldi per fare sesso, la cosa mi sembrò strana, ma come seppi dopo, era una prassi dell'isola.

I loro nomi erano Marcus e Jamal.

Il primo, leggermente più maturo, emanava calma da ogni parte del suo corpo, come si poteva vedere dal suo sguardo sereno. Aveva una chioma grigia raccolta in dreadlocks, e indossava una camicia colorata abbinata a pantaloni ampi. Le sue spalle larghe facevano intuire muscoli ben definiti anche sotto gli abiti.
Jamal, invece, era decisamente muscoloso grazie alla sua giovane età e alla dedizione all'attività fisica. I suoi dreadlocks erano più corti e adornati con piccole perline colorate. Mentre Marcus irradiava serenità, da Jamal traspariva un'anima ribelle. La sua carnagione scura era testimonianza del tempo trascorso al sole, e indossava soltanto degli short che mettevano in evidenza un petto impressionante e gambe forti e atletiche.
Per un istante, immaginai che potessero essere padre e figlio, ma poi tornai alla realtà. Dopo aver scambiato qualche parola con Sabrina, tirai fuori i soldi e, senza pensarci troppo, li accompagnammo al nostro bungalow, pronti per iniziare un'avventura indimenticabile in quel paradiso tropicale.

Quando siamo giunte a destinazione, ho chiesto alla mia compagna se preferisse utilizzare la stanza da letto o la sala. La sua risposta mi sorprese molto: voleva che fossimo insieme. Anzi, insistette che la vedessi fare sesso. Già mi sentivo a disagio, ma quelle parole aumentarono il mio imbarazzo. Avevamo quei due uomini di fronte a noi e non sapevo come comportarmi. Il mio unico pensiero era che fosse la mia prima volta con un afroamericano e mi chiedevo se le varie leggende fossero vere. Non passò molto tempo prima che ottenessi la conferma.
Dopo qualche secondo, che mi sembrò un'eternità, alzai la testa e vidi quelle due statue che sorridevano. All'inizio non me ne accorsi, ma appena notai un bazooka mi resi conto che erano già nudi. Le loro proboscidi erano smisurate e quasi mi pentii al solo pensiero di ricevere quell'arnese dentro di me.

Ero ancora immobilizzata mentre Sabrina non perse tempo; con la sua agilità giovanile, si trovò subito in mezzo a loro due e li baciava. Con la mano destra masturbava Marcus e con la sinistra Jamal. Le loro lingue si muovevano in un vortice, mentre le mani del più maturo erano posizionate sul suo seno e quelle del più giovane sul suo sedere.
Poi, Sabrina si girò verso di me e disse in modo autoritario: "Che aspetti? Ti vogliono."
Non ero così eccitata da anni, e fu in quel momento che decisi: "A chi importa?" Mi tolsi la camicetta, rimanendo in topless, e con passo risoluto, per evitare di pentirmi, mi diressi verso Marcus, quello che mi affascinava di più. Mi inginocchiai davanti al suo membro. Visto da così vicino, sembrava ancora più imponente, e leccai quel "gelato al cioccolato". Dopo un momento di incertezza, la mia lingua si mosse da sola su quell'asta di bandiera. Mi sentii rinascere, e non sto scherzando.

Sabrina era sparita, ma non mi importava. Presi in bocca quel cazzo enorme, rischiando di soffocare. Quando alzai lo sguardo, lui stava godendo del pompino con lo sguardo rivolto al cielo. Il suo corpo nudo era uno spettacolo. Era durissimo. Mi rialzai con il suo cazzo in mano, fissandolo provocatoriamente, e gli dissi, con il mio inglese incerto: "Allora, fammi godere".
In quel momento intravidi Sabrina, con le mani appoggiate sul tavolo. La sua gonna era sparita e il suo uomo la stava scopando con gusto, con le mani sui fianchi. Emise un gemito erotico.
Marcus mi accarezzò i capelli. Appoggiai la mia gamba sinistra al suo fianco quasi automaticamente. Non passò neanche un secondo che il suo cazzo entrò in me, provocando un urlo di piacere che quasi ha spaventò Sabrina, ma quando notò che mi stavo divertendo, mi sorrise. Sentivo il suo enorme cazzo fino in fondo. Avevo il suo viso tra le tette e mi stava mordicchiando. Se fossi stata al suo posto, avrei chiesto più soldi per un godimento del genere.

Il suo pene mi riempì il cavo vaginale. Vidi Sabrina camminare verso il divano, sedersi e aspettare il suo uomo. Mi girai, volevo guardarla. Lei aprì le gambe e il suo partner si inginocchiò davanti alla sua bellezza e la leccò. Ho sempre avuto un'attrazione saffica sin da ragazza, ma non l'ho mai esplorata a fondo. La trovai stupenda ed eccitante. Il suo enorme seno armonioso spiccava sul suo corpo atletico. Il suo uomo doveva saper usare la lingua, visto quanto ansimava.
Anche Marcus non rimase a guardare, le sue mani circondarono il mio seno, attirandomi a lui. Mi stringeva forte, mi massaggiava, direi che mi masturbava. Io gli misi il braccio destro dietro il collo per spingerlo verso di me. Sentivo la sua erezione contro le mie gambe, come una torre di Pisa.
In quel momento pensai: "Muoviti".
Non si fece attendere. Sentii la sua cappella aggirarsi attorno al mio ano, ebbi paura, non volevo quel coso enorme dentro di me. Per fortuna cambiò idea e, continuando a stringermi il seno, inserì il suo membro nella mia vagina. Le porte di Damasco si spalancarono e il piacere si diffuse dentro di me.
Intanto Jamal si stancò di leccare Sabrina e, con la rapidità degna di Usain Bolt, spinse il suo pene dentro di lei e iniziò una gara di gemiti, vinta da Sabrina, a giudicare dai suoi continui urli.

Un'altra intuizione mi colpì: volevo baciare la mia ex cognata. Era la prima volta che provavo questo desiderio, e volevo realizzarlo con lei. Mi divincolai dal mio stallone e mi avvicinai al divano. Le diedi un leggero bacio sulle labbra, che lei ricambiò. Ma invece di sedermi, fu Marcus a farlo. Rimase lì a guardarmi per un istante con l'erezione in mano.
In quel preciso momento, mi venne in mente una pazzia. Posizionai i piedi sul divano, mi voltai di spalle e spinsi il mio culo verso il viso di Sabrina, che intuì il mio desiderio e infilò la lingua nel mio ano. I brividi mi corsero lungo la schiena.
A completare il quadro, il mio nero maturo iniziò a dare vigorosi colpi alla vagina, con la sua mano destra. Ad ogni colpo rispondevo con un urlo. Credo di non essere mai stata così eccitata in vita mia e, devo ammettere, dopo anni di vita matrimoniale, mi sentii finalmente me stessa.

Sentii che mancava qualcosa nel quadro erotico, e mi è tornò in mente un porno visto di recente nelle mie notti solitarie dopo la separazione. Una bellissima bionda lo prendeva nel culo, dando le spalle al suo mandingo. Ero consapevole che fosse una posizione pensata per le telecamere, ma volevo provarla.
Per fortuna, ero una donna atletica. Mi misi in piedi sopra Marcus. Dalla mia vagina grondavo umori, come un fiume in piena. Appoggiai il mio sedere sul suo petto e lentamente scesi verso il suo manico. Lui lo teneva ancora in mano, masturbandosi guardando sia la mia bellezza sia quella di Sabrina. Diede dei rapidi colpi di cappella contro il mio clitoride. Non volevo che entrasse nella mia vagina, lo volevo nel culo. Ero consapevole di stare facendo una pazzia, ma ormai ero lì ed avevo anche pagato.
Stavolta fui io ad afferrare il suo pene. Inarcai leggermente la schiena per far scorrere quella riproduzione michelangiolesca verso il mio buco proibito. L'ansia mi avvolse, e respirai profondamente.
Per prima cosa sentii la cappella farsi largo nel sedere, poi l'ho sentii introdursi nella parete anale. Rimasi senza fiato e cercai di rilassarmi. Tutti i miei sensi esplosero intensamente. Una volta che sentii il pene completamente inserito nella cavità, la pressione sembro diminuire. La puttana che era in me usci prepotentemente. Il mio deretano sembrava abituarsi e da lì iniziò la travolgente cavalcata. Sentivo la pressione esercitata contro il clitoride dall'interno verso l'esterno.
Per completare l'opera, sentii una mano appoggiarsi delicatamente sul mio seno destro: era Sabrina. Aveva il viso completamente rosso ed era travolta in tutto e per tutto dal suo uomo.

Appena sentii la sua mano stringersi intorno al mio petto con maggiore intensità, capii cosa stava per succedere. La sua schiena si inarcò, i suoi spasmi diventarono più intensi, quasi smise di respirare e si poteva percepire solo un sibilo. Jamal estrasse rapidamente il pene dalla sua giovane passera e lei squirtò copiosamente sul petto del suo amante.
Ero impalata sul cazzo del mio uomo, e a quella vista anche lui si è arrapò a tal punto che il suo ritmo aumentò drasticamente, causandomi seri danni al mio ingresso posteriore, ma in quel momento me ne fregai, ero troppo eccitata.

Il bello doveva ancora venire.

Pensai che Sabrina fosse crollata devastata sul divano, ma mi sbagliavo. Eccola lì, in piedi davanti a me, che mi guardava in modo minaccioso. Notai che aveva in mano il membro di Jamal, lo spinse delicatamente dentro la mia passera e io esplosi. Appena il pene dentro il mio ano si ritraeva, mi penetrava quello nella mia passera, e viceversa.
La mia ex cognata si occupò della mia bocca inserendo la sua morbida lingua dentro di essa e io ricambiai il bacio. Con le sue piccole mani mi spingeva il seno verso l'alto.
Ero in balia degli eventi, non potevo muovermi in nessun modo, e neppure lo volevo. Fu lì in quel momento, in quella posizione, che raggiunsi l'orgasmo più intenso della mia vita. Mi sentii come una vergine, che veniva scopata per la prima volta. Non squirtai come la mia complice, ma i miei umori iniziarono a scorrere lungo il mio inguine, le mie gambe, il mio sedere, bagnando il divano sottostante.
Le due sculture di colore erano ancora davanti a noi, ne afferrammo uno a testa, e con le nostre abili mani e lingue facemmo raggiungere un intenso orgasmo, che raggiunse i nostri corpi come un fiume in piena. Rimanemmo nude sul divano. Appena se ne andarono, iniziai a ridere, e contagiai Sabrina.
Quella è stata la prima delle nostre avventure nell'isola tropicale, ma se ne scriverò ancora, dipenderà dalla mia voglia e fantasia.
Chiedo scusa per la mia scrittura, ma ammetto che ripercorrere questa avventura sessuale mi ha messo un po' in imbarazzo. Ero talmente in difficoltà che ho deciso di accelerare la parte sessuale; in realtà è durata molto di più, per nostra fortuna, ma trovo che leggere di sesso diventi noioso dopo un po'.



Potrei condividere molte altre avventure accattivanti accadute al Jewel Paradise Cove, ma non desidero risultare ripetitiva. Quindi, forse è meglio raccontare direttamente ciò che è avvenuto durante l'ultima notte trascorsa in albergo. È stata una delle mie prime, o forse dovrei dire ennesime prime volte. Anche se, per essere sincera, questa affermazione non è del tutto precisa. Ma cominciamo dall'inizio.

Come ho descritto, sono giunta in quel paradiso grazie alla mia giovane cognata Sabrina. Lei aveva pensato, con ragione, che dopo il divorzio avessi bisogno sia di distrazione che di godermi il sesso senza complicazioni, che praticamente sono la stessa cosa. Mai avrei immaginato di trascorrere una serata come quella del 23 luglio 2003.
Avevo già un affetto sincero per mia cognata, ma durante quella vacanza ho iniziato ad apprezzarla ancora di più. Nonostante le nostra grande differenza di età, mi piaceva la sua simpatia, la sua voglia di vivere e, ammetto, anche il suo fisico che avevo avuto modo di ammirare più volte quando era nuda. Spesso ho pensato di provare esperienze lesbiche con lei, ma ero un po' arrugginita in materia, considerando che l'ultima volta l'avevo fatto da ragazzina e non mi era piaciuto molto.

Quindi, con molto dispiacere, giunse l'ultima notte di vacanza e, dato che avevamo l'aereo prenotato per le otto di mattina, decidemmo di rimanere nel bungalow a riposarci. Peccato che questa premessa fu smentita dopo cena. Era agitata sin dalla mattina. Nei giorni precedenti l'avevo vista poco, poiché aveva una relazione con uno del posto. Neppure io non riuscivo a rilassarmi del tutto; forse era il pensiero di lasciare quel paradiso che ci tormentava.

Torniamo a noi. Quella sera rimanemmo nel bungalow e mangiammo una semplice pizza, ma è stato un errore: non comprate mai una pizza in Giamaica. Ci sdraiammo sul divano, con lei sopra di me, come faceva da piccola, e parlammo per un po'. Dopo qualche minuto, infilò una mano dietro il divano e ne estrasse una busta trasparente: era marijuana, un piccolo regalo di fine viaggio.

Pensai: perché no? Estrasse una piccola quantità, usò una cartina per rollarla e l'accese. Il gusto era molto buono e iniziammo a rilassarci. Sarà stato l'effetto dello spinello, ma lei mi baciò sulla guancia e mi accarezzò il seno destro con delicatezza, dicendomi una cosa romantica: "Sono contenta di essere venuta con te e sono pure contenta che tu abbia lasciato mio fratello." Ok, forse non era la cosa più appropriata da dire. La sua bocca si avvicinò rapidamente alla mia e aggiunse: "Quello che abbiamo fatto l'altra sera è stato stupefacente", riferendosi al sesso con i due gigolò di colore.

"Dai, piccola, sei drogata, non fare cavolate", ero agitata. Lei mi baciò. All'inizio cercai di respingerla; lo so, ci eravamo già baciate qualche sera prima, anzi avevamo fatto altro, ma ora la mia mente ragionava di più, anche se pian piano l'erba stava facendo effetto. Lei non si arrese. Mi baciò ancora e, grazie a un attimo di distrazione, mi infilò la lingua in bocca, agitandola dentro di essa. Sbarrai gli occhi.

Ora posso confessare che la situazione iniziava a piacermi, anche se l'unica cosa che mi bloccava era il fatto che fosse mia cognata, o meglio, la mia ex cognata. Il caldo intenso ci aveva spinte entrambe a indossare i bikini; il mio era nero, il suo bianco. Il mio reggiseno scomparve in un attimo e lei mi leccò il capezzolo sinistro. Cercai di respingerla, ma era determinata - "Dai, cara cognatina, lasciati andare come l'altra sera" - non so se furono quelle parole o la sua determinazione a farmi sciogliere, ma finii per accarezzarle i capelli a caschetto.

Sentii la sua lingua scorrere sui miei addominali scolpiti; sono sempre stata in forma. Mi baciò l'ombelico. Sapevo bene qual era la sua meta finale e la lasciai fare. La raggiunse e mi disse: "Era ora. Ti sognavo da quando avevo 16 anni, eri la mia dea." Appena pronunciò quelle parole, abbassò le mutandine e mi infilò la lingua nella mia passera. Un brivido mi percorse lungo la schiena. Fu l'inizio di tutto, di quella sera e della nostra relazione segreta.

Dalle sue abilità, intuii che non era certo la prima volta. Attrasse il mio clitoride tra le sue labbra, lo succhiò, lo mordicchiò e poi lo tirò allungandolo di cinque centimetri. Ero eccitata e anche se avessi voluto, non sarei stata in grado di tornare indietro; il punto di non ritorno era stato superato.

Come il reggiseno, anche le mutandine volarono via, rivelando la mia passera pelosa. Continuava a baciarmi tra le gambe, ogni tanto mi ammirava sorridendo. Io non potevo fare altro che accarezzarmi il seno e mordermi la lingua con i denti. Mi spinse due dita nel culo e per poco non mi morsi il mio organo gustativo.

Tornò a baciarmi gli addominali, mi leccò l'ombelico. Il suo seno strusciava contro il mio sesso, e lei se ne accorse. Strinse il seno con le sue mani, lo appoggiò alla mia passera e con lenti movimenti lo fece scorrere contro di essa. Era una sensazione piacevole. Le sue tettone si umidificarono subito dei miei umori. Mi sentivo in un'altra dimensione, o forse preferivo pensare che non fossi io, che non fosse la mia cognata e che non fossimo due donne.

Poi smise, si alzò in piedi sul divano, si tolse le mutandine e si masturbò sopra la mia testa. Anche io feci lo stesso. Era uno spettacolo irresistibile. Le cose si fecero più intense. La sua passera si stampò contro la mia bocca e in quel momento cambiò atteggiamento - "Leccami, troia."

Obbedii, stringendo il suo divino sedere e spalmando la mia lingua sulla sua vagina. Non era la prima volta per me, ma dopo 25 anni era come se lo fosse. Cercai di introdurmi dentro di lei con la punta. Sabrina muoveva il bacino come se volesse farmi perdere il controllo. Per non farmi mancare nulla, mentre la leccavo, mi massaggiavo velocemente il clitoride, ormai bollente.

Mia cognatina è sempre stata un peperino; sin da ragazza non riusciva a stare ferma, e a quanto pare, neppure nel fare sesso. Era passato solo un minuto da quando avevo iniziato a leccarla, che si girò di colpo mostrandomi il sedere. Ovviamente lo baciai e, dato che c'ero, le penetrai l'ano con la mia lingua. Le mie papille gustative sentirono ogni sapore possibile, ma non importava. Ora volevo fare felice la mia piccola cucciola.

Come un serpente si mosse sinuosa lungo il mio corpo, si leccò due dita e me le infilò nella vagina. Credo che in quel momento fossi molto vicina a raggiungere l'orgasmo. Anche io non rimasi ferma e praticai un dolcissimo rimming al suo giovane ano e, visto che volevo esagerare, infilai tre dita nella sua passera. Si accorse e inclinò la schiena godendosi il momento. Le nostre dita e le nostre lingue lavorarono in simultanea. Ormai la sfida era chi facesse raggiungere l'orgasmo per prima.

Qualcosa mi disse che avrei perso. Ancora una volta si mosse. Si sedette sulle mie gambe, mi baciò dolcemente e con un sorriso mi chiese - “Facciamo una bella sforbiciata” - le risposi che non sapevo di cosa parlasse. Non perse tempo, leccandomi il seno infilò la mano tra le mie gambe e me l'accarezzò per pochi secondi. Con un brusco movimento mi aprì le gambe. Intersecò le sue gambe con le mie e, guardandomi sempre negli occhi, posizionò la sua giovane passera sulla mia più matura e iniziò a spingere. Per me fu una novità assoluta.

Sentivo il nostro piacere sfregarsi uno contro l'altro, le sue mani accarezzavano il mio corpo. Il suo ritmo aumentò dandomi dei colpi secchi come se avesse un pene. La insultai, mi eccitai. Il mio respiro andò in affanno.

“Troietta, fottimi ti prego” - “Sei la mia puttanella in calore” - “Mi sto scopando la sorella di mio marito”.

Queste furono alcune frasi che mi uscirono dalla bocca. Ormai avevo perso il controllo assoluto e in quel momento, tutto quello che avevo dentro di me, uscì dalla mia passera e invase le gambe di Sabrina, ma non si fermò. Anzi era come se non si fosse accorta di nulla, si inchinò verso di me e spinse più forte, poi ancora più forte. Tornai ad eccitarmi. Le afferrai il sedere, la spinsi verso di me, ci baciammo. Di questo passo era più prevedibile che venissi io una seconda volta che lei raggiungesse un orgasmo. Le palpai le tette. Le strinsi, erano sode e morbide nello stesso momento. Ne fui invidiosa.

“Sei la mia dea” - queste furono le sue ultime parole prima che le si bloccasse il respiro e crollasse accanto a me esausta.

Quella fu la nostra prima volta e, come avete pensato, ne sono sicura, non fu neppure l'ultima. Del resto, decidemmo che lei si trasferisse da me, appena tornate a Milano. Tra l'altro mi promise di farmi provare bellissimi giochini.

Ora questo è stato il mio viaggio in Giamaica, un aperitivo della mia vita da divorziata.