Una chitarra e una scopata

erotikamente
3 months ago

Chiara aveva uno degli sguardi più belli che avessi mai visto. La vidi la prima volta sul sagrato della piazza del Duomo di Milano, in occasione di una cantata spontanea per ricordare Fabrizio De André.

Quel blu notte del cielo milanese e quel bianco luce del marmo del Duomo, creavano un contrasto meravigliosamente ammaliante. Si mischiavano alle sue lentiggini, ai suoi lunghi capelli castani e ai suoi occhi scuri. Fui rapito dalla sua bellezza, sbagliando gli accordi alla chitarra piuttosto vistosamente.

Suonava anche lei… Una bellissima chitarra acustica Gibson Hummingbird dodici corde, nella versione Cherry Sunburst, che nelle sue mani pareva fosse una fiamma ardente.

Dopo quell’iniziale attimo di ubriacatura emozionale, andammo avanti a battagliare di accordi fino a tarda notte, quando ormai erano rimasti a cantare solo i più affezionati.

Verso le tre del mattino, la cantata era ormai prossima al suo naturale termine  e, sistemando le chitarre riuscimmo a scambiare qualche battuta.

Io colsi subito l’occasione per presentarmi. Eravamo entrambi abbastanza stravolti, ma la gente si era divertita ed eravamo contenti. Chiacchierando scoprii che lei era di Milano ed era venuta in macchina e pensai che la cosa potesse in qualche modo essere una scusa per rubarle ancora del tempo. L’aveva lasciata poco distante la piazza e siccome non volevo andasse via così, prima che potesse allontanarsi le proposi di andare a bere qualcosa… Avevo una sete tremenda e fortunatamente lei accettò il mio invito.

Trovammo aperto solo un piccolo locale di cui non ricordo nemmeno il nome, ma ricordo bene lei… La venticinquenne più interessante tra quelle che avevo conosciuto fino ad allora. Laureata in economia, con un buon posto da Project Manager e innamorata della Liguria come lo ero io.

Uscimmo dal locale senza prestare troppa attenzione, ma volgendo lo sguardo in alto, ci rendemmo conto che presto avrebbe albeggiato. Fu molto gentile con me, mi chiese se volessi un passaggio in auto e accettai di buon grado: mi avrebbe fatto risparmiare non poco tempo e gliene fui grato.

Parlando durante il tragitto, scoprii che viveva nel quartiere di Città Studi e per me era una gran cosa perché era poco distante da casa mia… Non mi sarebbe affatto dispiaciuto rivederla.

Una volta giunti sotto casa sua, ci scambiammo i numeri di telefono e mentre stavo per salutarla, senza che potessi reagire, mi schioccò un enorme bacio. La cosa mi colse di sorpresa… Non pensavo certo di concludere la serata in quel modo. Mi chiese se volessi salire a casa sua prima di andar via, realizzando quanto fosse presa da me.

Scendemmo dall’auto e mi portò verso casa sua. Il portone era enorme, tipico delle case di ringhiera milanesi, in legno, con la porta ricavata dentro una delle due grandi ante. La porta era socchiusa, la aprii e con fare scherzoso, porgendole la mano, le cedetti il passo da perfetto gentiluomo degli anni venti e lei, varcandone la soglia, accennò un bel sorriso.

Scapparono diversi baci tra l’attesa dell’ascensore e il viaggio al piano, finché non arrivammo sul pianerottolo di fronte la porta di casa.

Aprimmo la porta di casa e lasciammo subito le chitarre all’ingresso vicino l’appendiabiti. Entrai in casa sua e mi sembrò di esser tornato negli anni 70… Le sedie della cucina erano di metallo argentato con seduta e schienale di formica verde, i rubinetti del bagno avevano ancora i pomelli argentati e in sala c’era un tipico divano dell’epoca e un bell’impianto Hi-Fi con un piatto giradischi originale Technics. Restai ammaliato dagli arredi tanto quanto lo ero della proprietaria.

Lei mi prese per mano e mi portò proprio in sala, si sdraiò sul divano abbracciandomi. Io mi chinai, la baciai di nuovo e lei mi tirò a sé iniziando a spogliarmi… Così iniziai a spogliarla anche io.

Ci ritrovammo entrambi nudi, curiosi di scoprire i nostri corpi. Aveva poco seno, forse una seconda appena accennata ma non mi importava. Ero rapito dal suo sguardo, dal suo sorriso e dai suoi modi gentili e delicati.

Sebbene avesse un seno piccolo, aveva delle gambe bellissime e non aveva un pelo addosso.

Notavo il suo imbarazzo, ma ancor più notavo la sua voglia di lasciarsi andare, così presi a baciarla di nuovo e lentamente iniziai a spostare le mie labbra verso il suo collo e le sue spalle. Dopo poco iniziai a leccarle il seno e in quel momento sembrò perdere ogni freno inibitorio. Senza che se ne rendesse conto aprì le gambe, mi staccai dal suo seno per baciarle ancora le labbra e mi accorsi delle sue gambe aperte: non mi sembrava vero essere tra le braccia di una meraviglia fatta a persona. Ripresi a baciarle il collo e poi scesi di nuovo verso il seno. Mentre scendevo sempre più giù con le labbra, iniziò a toccarsi e quando arrivai sul monte di venere, non volle più aspettare: mi prese per i capelli premendo la mia bocca sul suo clitoride.

Vedendola in quel modo iniziai ad eccitarmi, cercando di continuare a soddisfare il suo desiderio leccando senza fermarmi. Lei alternava sguardi fissi ad espressioni di intenso piacere.

Poi improvvisamente si spostò e mi sdraiò sul divano quasi con violenza. Non capii cosa volesse in quel momento ma, in un batter d’occhio la vidi succhiare il mio pene con decisione. Io godevo e vedevo lei sopra di me, col suo sguardo intenso diretto verso il mio. Ero molto eccitato e la presi per i capelli iniziando sbattermela con forza.

La fermai prima che il piacere potesse prendermi rischiando di farmi venire troppo presto.

Dopo tutto quel movimento, prese un attimo di respiro sdraiandosi di nuovo sul divano ed io mi misi sul suo fianco dandole una spalla su cui potersi poggiare… Baciandomi mi sussurrò di volermi tutto per sé, dicendo che avrebbe voluto far l’amore. Ed io di certo, vista la serata, non mi sarei negato: la desideravo tanto anche io.

Così mi alzai e sorridendo la trascinai verso il centro del divano, aprendole le gambe. Lei mi stupì come nessuna fece prima di allora… Voleva tanto far l’amore che mi lasciò campo libero per penetrarla, poggiandosi i piedi completamente dietro la testa. Ne restai piacevolmente stupito.

Ci guardammo e mi convincevo di avere veramente ai piedi una meraviglia in forma di persona. Avrei potuto fare quello che avrei voluto, il suo ano rosa era piuttosto dilatato e avrei persino potuto penetrarlo. Ma avevo chiaro cosa avrebbe maggiormente apprezzato, così piegai le gambe e appoggiai il mio pene sulla sua vulva. La abbracciai e affondai quasi completamente nella sua vagina.

I suoi occhi e la sua bocca si spalancarono in una fortissima espressione di piacere e la sua vagina iniziò calorosamente a bagnare il mio pene.

Presi quindi a muovermi per penetrarla meglio, i nostri sguardi esplodevano di piacere. Iniziai a sudare copiosamente, vedevo le sue guance visibilmente rosse. Mentre la penetravo lei prese a tremare e la sua vagina iniziò a pulsare. Mi abbracciò con una presa fortissima. Sentivo le sue unghie affondare nella mia pelle. Era eccitatissima e mi guardò negli occhi implorando di non smettere perché era proprio quello che desiderava. Cercai di tenere quel ritmo per diversi minuti finché non mi disse che sarebbe venuta a breve. E così fu. Venne abbracciandomi e tremando. Sentivo il suo respiro scaldare il mio petto e le sue labbra bagnare la mia pelle. Ero talmente eccitato che avrei potuto penetrarla ancora, fino a mattina inoltrata.

Mi fermai quel tanto che bastò per farla rilassare, e ripresi subito a penetrarla. Sentivo di dover venire anche io, e ripresi con affondi completi. Lo schiocco dei nostri corpi era molto forte e lei si accorse che stavo per venire anche io. Mi guardò chiedendomi di venirle dentro, così dopo qualche minuto, senza dirle niente, le esplosi dentro in un incontrollato orgasmo.

Se ne accorse subito al primo colpo, le mie gambe tremavano e affondai il peso sul suo corpo lasciandomi dentro. Lei, togliendosi i piedi rimasti ancora dietro la testa, mi abbracciò soddisfatta dell’esperienza. Tolsi il mio pene dalla sua vagina e ci sdraiammo sul divano cercando un momento di calma.  Il divano iniziò a bagnarsi molto in fretta… Realizzai in quel momento quanto fosse stato importante il mio orgasmo. Ma non badammo a quanto stava accadendo, ci scambiammo qualche dolce battuta: era abbastanza palese che quella non sarebbe stata una occasione sporadica. Ero sereno e, visti i gusti in comune, pensavo a quante cose avremmo potuto fare insieme.

Lei si alzò per prima ed io rimasi a guardarla di spalle mentre nuda raggiungeva il bagno. Mi alzai anche io e raggiungemmo insieme in bagno, bisognosi entrambi di una bella doccia calda. Era mattina ormai, forse potevano essere le sette perché si sentiva il rumore dei passi degli altri condomini e l’ascensore ballare su e giù per il palazzo.

Lei aprì i rubinetti della doccia e l’acqua si fece calda piuttosto velocemente: ben presto il vapore diventò un mantello invisibile, nascondendoci da uno specchio piuttosto curioso. In doccia ci prendemmo cura l’uno dell’altra come se ci conoscessimo da trent’anni e per me era un’emozione piacevolmente ritrovata.

Anche sotto l’acqua la trovavo bellissima, il suo dolce sguardo sembrava avere un effetto quasi terapeutico.

Fortunatamente la ragazza era molto organizzata e non potevo chiedere di meglio: a fianco allo sportello della doccia, trovavano naturalmente posto due gradevoli accappatoi!

Uscendo dalla doccia, decidemmo di andare in camera da letto per riprenderci da una nottata di amore e musica come poche vissute prima di allora.

Ci abbracciammo e ci guardammo senza dire nulla, consapevoli di aver vissuto qualcosa di raro.

Ci addormentammo serenamente ancora umidi, ancora abbracciati e avvolti negli accappatoi come due amanti sfiniti.

Certi che non saremmo più tornati alle solitudini che ci avevano accompagnato fino alla sera prima...

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: JackDiPlaid

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