Attratta dal cazzo di mezza età

erotikamente
2 months ago

Salve a tutti, sono qui per raccontarvi episodi della mia vita. Lo faccio perché mi piace scrivere di tutto non solo di sesso. Inizio con un racconto di quando avevo ventidue anni e mi presi una sbandata per un uomo di cinquanta, Matteo. Nonostante l’età, era un tipo che sembrava molto più giovane, diciamo sulla quarantina, ma anche meno. Il nostro fu un rapporto che durò sei mesi circa, costellato di momenti bellissimi, forse irripetibili.

Inizio col raccontarvi la prima volta che ci incontrammo, dopo una telefonata in cui mi aveva detto dei suoi sentimenti nei miei confronti, io gli dissi che dovevamo incontrarci per chiarire la cosa, visto che io ero fidanzata (già da sei anni…sic) con un uomo di trentasei anni. Lui mi chiese dove volessimo vederci e io gli risposi che era meglio se io fossi andata nel suo appartamento, piuttosto che vederci in giro per una cittadina in cui io ero nata e dove praticamente mi conoscevano tutti. Io ai tempi abitavo in un’altra città col mio fidanzato perché studiavo all’università. Matteo era single e viveva in un attico mansardato in centro. Quel giorno Matteo si era offerto di venirmi a prendere alla stazione, ma io non volevo che mi facesse sentire come se fossi già la sua donna, anche se avevo una voglia matta di essere la sua donna, visto le parole dolci che mi aveva detto la sera prima e soprattutto perché mi ero già presa una cotta per lui, dopo che lo avevo conosciuto in un supermercato, dove lui faceva il capo negozio ed io l’addetta alle vendite come rinforzo per il periodo estivo. Quindi gli dissi di aspettarmi a casa che sarei arrivata a piedi. Così feci.

Quando suonai il citofono e dissi di essere Giada, il portoncino scattò e mi consentì di entrare. Mentre salivo con l’ascensore pensavo se fosse una cosa saggia da fare. Andare a casa di un cinquantenne, un bellissimo uomo di 1,90 con occhi verdi e braccia possenti, che chissà quante ne avrà avute di donne che hanno suonato il citofono come me. Io avevo solo ventidue anni e da quando ne avevo sedici stavo con lo stesso uomo, il quale mi amava tantissimo, ma per me non era più la stessa cosa ed anche per questo avevo accettato l’invito. Volevo capire quanto potevo veramente interessare ad un uomo tanto più grande di me. I miei pensieri scomparvero quando mi aprì la porta. Io lo abbracciai e ci demmo un bacio come due amici, sulle guance. Poi lui mi fece accomodare e mi offrì qualcosa da bere ma io ancora sospettosa rifiutai; e se ci fosse stato del sonnifero o qualche altra droga nel cocktail che aveva preparato?

Allora gli dissi: “Perché invece non ti siedi qui vicino a me e mi fai vedere come funziona il tuo computer sul televisore, sono proprio curiosa”. Lui era decisamente impacciato, ma avviò il computer e mi fece vedere che poteva comandarlo dal divano, io mi feci più vicina a lui con la scusa di provare anch’io. Ma tutto quello che riuscii a fare fu premere a caso qualche bottone, poi travolta dal suo odore che sapeva di buono, gli baciai la guancia, lui si voltò verso di me e mi sfiorò le labbra con le sue. Dio era così bello. Io aprii leggermente le labbra e lui fece uscire subito la sua lingua che si infilò tra di esse. Io mi ritrassi per vedere cosa avrebbe fatto, ero ancora indecisa se lasciarmi andare o continuare a stuzzicarlo, lui allora riprese a strusciare le sue labbra turgide sulle mie senza più provare a infilare la lingua.

Allora decisi che era il momento di parlare. “Scusa Matteo” cominciai “tu mi piaci proprio tanto, sei così gentile e carino con me, ma io sono fidanzata da ormai sei anni e detto sinceramente mi sento una merda a fargli questo. Lui è il mio uomo e gli devo rispetto.” Lui si appoggiò allo schienale del divano e “Capisco, disse, non voglio forzarti a fare nulla che tu non voglia. Ma tu prova a metterti nei miei panni, anche se so che non è facile. Io da quando ti ho conosciuta ho capito che avevi qualcosa che adoravo, oltre il tuo aspetto, ed era il tuo modo di fare, così sicura di te stessa, e con quelle poche parole che ci siamo scambiate sul lavoro, sei stata una persona in grado di cambiarmi in pochi giorni, io ero veramente in un angolo della mia vita, senza più voglia di fare nulla, se non sopravvivere e anche questo a fatica. Poi sei arrivata tu, con la tua freschezza e la tua empatia nei miei confronti. Io farei qualsiasi cosa per tenerti con me, anche se questo volesse dire sconvolgere la tua vita. Mi rendo conto che quello che dico suona un po’ egoista o egocentrico, ma meglio così che essere considerato un ruffiano. In parole povere, non voglio semplicemente il tuo corpo, di donne ne ho avute e ne potrei avere, ma con la tua testa non ne esistono, te l’assicuro”. Io dopo queste parole avevo completamente perso la testa per lui. Matteo mi voleva per la mia testa ed io l’avevo persa per lui. Un paradosso non facilmente risolvibile se non lasciandosi andare. In fondo avevo ventidue anni e tutta la vita davanti a me.

Chissenefrega pensai e gli piantai un bacio in bocca inequivocabile. Lui fece uscire dalle sue labbra di nuovo la lingua ed io stavolta strinsi le labbra e succhiai la sua lingua nella mia bocca. Poi ammetto che persi il controllo, la mia mano scese sul suo pacco è lì sentì qualcosa che penso ogni donna vorrebbe sentire almeno una volta nella vita, un cazzo grosso. Allora, quasi presa dalla frenesia, incollai la bocca alla sua e gli slacciai la cintura, poi aprii il bottone dei pantaloni e feci scendere la cerniera. La mia mano si intrufolò nei suoi boxer (adoro gli uomini che indossano i boxer) e tirò fuori un cazzo che al tatto sembrava grosso, ma proprio grosso. Con le dita non riuscivo a circondarlo, nonostante non fosse ancora rigido. Mi staccai da lui, lo guardai e gli dissi: “È proprio finita hai anche un bel pene.” E lui: “Oddio, mi hai appena detto che ho un bel pene? L’ho detto che tu sei speciale, nessuna donna me lo aveva mai detto così direttamente”. Ed io in confusione completa: “Ma sì, guarda com’è grosso e non è ancora al massimo”, dopodiché mi dissi di stare zitta, se non volevo rovinare tutto e così chinai la mia testa ed avvicinai le labbra a quella grossa cappella.

Aprii la bocca e feci scivolare dentro quell’enorme cazzo, riuscii a far entrare nella mia bocca solo il suo glande e qualche centimetro dell’asta, di più non ce ne stava, allora tirai fuori la lingua, per fare spazio in bocca e spinsi forte, non essendo ancora completamente duro, scivolò nella mia gola, e così arrivai quasi a toccargli il ventre, poi riemersi per prendere fiato e cominciai a passarmelo sul viso, facendo così gli divenne duro, aveva un buon odore, non come la maggior parte degli uomini, almeno quelli che avevo conosciuto io a quei tempi, che hanno il cazzo che puzza, delle volte è nauseabondo. Passai una mano sui suoi coglioni e mi accorsi che era depilato, sì, non aveva neanche un pelo. Dio, pensai, che uomo è che si rade i peli del cazzo. I suoi coglioni erano lisci, era stupendo toccarli, così morbidi. Cazzo, stavo per avere un orgasmo.

Per fermare il tutto prima di fare la figura della ragazzina che viene nelle proprie mutandine senza toccarsi, finsi di avere un crampo e mi sollevai emettendo un grido di dolore: “Merda un crampo”. Lui allora prese la gamba e mi massaggiò il polpaccio, io feci finta di sentire ancora dolore. Non riuscivo a togliere gli occhi da quel cazzo. Iniziai a pensare che forse era un po’ troppo grosso per la mia patatina, ma lei si contrasse, quasi a dirmi di non scherzare, lei quel cazzo lo voleva tutto, subito e dentro fino in fondo. Lui intanto mi tolse la scarpa e poi il calzino ed iniziò a massaggiarmi il piede. Poi chinò il volto e cominciò a prendere in bocca le dita del piede, prima l’alluce, lo succhiò come fosse un ciuccio da bimbo, era così tenero da guardare con gli occhi che mi fissavano, poi passò a mettersi in bocca tutte le dita del piede, quindi passò la mia pianta del piede sul suo viso baciandola. Io ero rapita a guardare il suo bel viso che leccava i miei piedi. Avevo la figa fradicia, temendo di sporcare i pantaloni decisi di slacciarli e toglierli, lui mi aiutò e insieme ad essi se ne andarono anche le mutandine. La mia mano passò sulla mia apertura ed in effetti ero tutta bagnata, avevo una moltitudine di peli anch’essi bagnati e mi ripromisi di rasarmi completamente la prossima volta.

Lui mi prese in braccio e con una semplicità che mi disarmò si alzò in piedi. Io potevo vedere le sue braccia gonfiarsi e i suoi muscoli irrigidirsi sotto il mio peso, 65 kg non pochi, lui con me seminuda sdraiata tra le sue braccia salì le scale che portavano alla camera da letto e una volta arrivati lì, mi adagiò sulle lenzuola. Poi si tirò in piedi e si spogliò dei pantaloni e della camicia, rimanendo accanto a me in piedi. Da sotto il suo cazzo sembrava ancora più grosso, io tesi una mano per toccarlo, era ancora umido per la mia saliva, feci scorrere la mano sulla sua astaj e poi raggiunsi di nuovo le sue palle, le soppesai, poi provai a stringere un po’ la mano attorno ad esse, lui emise un lamento, allora pizzicando lo scroto lo tirai verso di me, vidi che si stava mordendo il labbro inferiore. “Ti piace così?” gli chiesi. Lui mi rispose con un sommesso “mmmmmh”, lui si avvicinò ancora al letto, poi con una gamba mi scavalcò e si sdraiò a fianco a me, mise un braccio sotto la mia testa e passò la lingua sulle mie labbra, mentre una sua mano cominciava a stuzzicarmi il capezzolo sinistro ancora coperto dalla maglietta. Io che intanto sentivo il suo pene rigido sfregare contro la mia coscia nuda, giocavo con la sua lingua, aspirandola e simulando un pompino. Il mio capezzolo era diventato di marmo, mi faceva quasi male ogni volta che lui lo sfiorava delicatamente con le dita, poi mi alzò la maglietta in modo da scoprire il mio seno e avvicinò la sua bocca al capezzolo di marmo, con mia sorpresa però non si limitò a fare entrare il capezzolo nella sua bocca, invece aspirò tutto il mio seno (porto una terza scarsa) nella sua bocca, lo potevo vedere con la bocca spalancata per contenerlo e ho pensato, ecco come vengo vista quando ho un grosso cazzo sprofondato in bocca. Questo pensiero fece avere una contrazione alla figa.

La sua mano dal seno era scesa sul mio pube ed io mi vergognai un po’ del mio stato laggiù, mi sentivo fradicia, lui infatti passò un dito lungo tutta la mia apertura sino a raggiungere il canale dell’amore. Vi fece entrare una falange o poco più e cominciò a far vibrare la mano, poi il suo pollice cominciò a stimolare il grilletto facendo roteare la sua punta intorno ad esso ed ogni due o tre giri dava dei colpettini su di esso, io dopo poco di questo trattamento non riuscii più a trattenermi, sentii le contrazioni prima lente e distanti tra loro, poi d’improvviso ne arrivò una che fece inarcare la mia schiena, a quel punto non potei più fingere e lasciai uscire dalla mia bocca dei versi che volevano essere delle parole come “Cazzo che bello, sí porca puttana vengo, vengo”. Lui allora fermò il concerto che le sue dita stavano facendo sul mio sesso ed io scoppiai in una risata isterica. “Non ci posso credere, sono già venuta! Pensa che il mio uomo in sei anni non mi ha mai fatto venire con le mani, di solito avevo l’orgasmo solo strofinando sul suo ventre il grilletto, mentre lo scopavo da sopra. A te invece sono bastati pochi secondi. Cazzo ti amo. Anzi a proposito, adesso tocca a lui”. Lui mise in dito sulle sue labbra invitandomi a far silenzio e poi mi sussurrò: “Non preoccuparti è solo il primo per oggi”. Ero stata con un uomo di cinquanta anni che mi aveva fatto godere già in pochi secondi, ed era solo l’inizio, pensai. Ero felice come una bambina con un nuovo giocattolo. Mi vergognavo anche un po’, primo perché ero venuta in troppo poco tempo, cosa che era indice di quanto fossi eccitata e secondo avevo bagnato il letto coi miei succhi.

Lui avvicinò il viso al mio, mi baciò e si distese su di me. Il suo cazzo mi finì sulla pancia e sentii che adesso era bello duro. Si tirò su in ginocchio e puntò la cappella all’entrata delle mia fighetta. Strofinò il glande sul clitoride e poi con la mano raccolse un po’dei miei umori e li sparse sulla sua asta. Poi puntò deciso la mia apertura. Purtroppo io dopo aver avuto un orgasmo è come se mi si chiudesse la figa. Infatti non riusciva a penetrare e temendo di avermi spaventato mi chiese di rilassarmi che avrebbe fatto con calma, di non preoccuparmi della grandezza del pene. Cominciò a strofinare il glande lungo l’apertura della mia fighetta, io intanto gli risposi che era una reazione che avevo sempre dopo un orgasmo. Allora lui concentrò le carezze del glande all’apertura del mio canale, spinse ancora un poco e vi scivolò dentro per qualche centimetro, poi si fermò. “Tutto bene”, mi chiese, “Sì continua ti prego, non fermarti”. Allora penetrò per altri cinque o sei centimetri, ed allora lo sentii. Dio mio, pensai, mi sta aprendo. Mi sembrava di essere di nuovo alla prima volta, la mia figa si stava dilatando, lanciai un urlo, lui si fermò di nuovo. “Stai calma faccio piano, così ti abitui”. Gli risposi di scoparmi. “Aprimi tutta” gli dissi spingendo il bacino verso quel grosso cazzo e incollando la mia bocca alla sua inserendo la mia lingua nella sua bocca più profonda che potevo. In quella posizione sprofondò completamente in me. Adesso sentivo o la cappella sul fondo della mia vagina, lui era fermo, immobile, sprofondato in me. Iniziai a massaggiarlo con i muscoli. D’improvviso arrivò il secondo orgasmo, affondai i denti nella sua spalla, mi avvinghiati a lui, le gambe mi tremavano, la testa si rovesciò indietro e rilasciai un urlo rauco, come di animale ferito. Lui allora iniziò a scoparmi forte sentivo il suo cazzo risalire e sprofondare di nuovo in me sempre più veloce. Uno stantuffo, temetti di soccombere a quella furia, il suo viso sopra il mio era trasfigurato dallo sforzo e dal piacere. La mia figa eruttava aria ad ogni assalto facendo quel rumore tipico. Mi ero persa adesso mi vedevo dall’esterno di me, sdraiata con le ginocchia piegate, che lo imploravo di scoparmi con voce lamentosa e roca. Costante come un pendolo il suo cazzo sprofondava in me, poi si risollevava fino ad uscire del tutto. La mia figa rimaneva aperta ad aspettare il nuovo assalto, il suo cazzo colava coi miei umori, velocemente poi il suo glande si faceva spazio tra le labbra della mia figa per poi prendere il canale e arrivate fino in fondo, lo sentivo in me più alto dell’ombelico. Lui d’improvviso sfilò la sua verga da me ed cominciò a masturbarsi sopra di me. Quasi subito uno schizzo di sperma mi colpì il viso, che avevo sollevato per godermi lo spettacolo del suo orgasmo, ne arrivò subito un altro che mi sorvolò e atterrò dietro di me, poi gli altri riempirono di sperma la mia pancina.

Dopo questo spettacolo si sdraiò a fianco a me, io rimasi sdraiata con le gambe spalancate, era come fosse ancora dentro di me. Allungai una mano per toccare la mia apertura e trovai una voragine, potevo farci entrare tre dita senza toccare le pareti. Con la mano poi mi ripulii il viso e non mi trattenni dall’assaggiare il suo sperma. Era dolciastro e sapeva di buono. Mamma mia anche lo sperma buono, ma dove cazzo eri fino ad adesso, ho sempre ingoiato sperma maleodoranti e vomitevoli. Si porca miseria avevo trovato un uomo con il cazzo grosso e con lo sperma che ne potevo bere a litri senza schifarmi. Chi era più felice di me, in quel momento. Fu lui a rompere il silenzio ansimante: “Cazzo sei una gran scopata…..mamma mia”. Non mi ero mai sentita dire che ero una gran scopata, non sapevo se esserne felice o meno. Comunque mi porse uno strofinaccio con cui asciugai lo sperma su di me.

Lui si alzò e cominciò a rivestirsi. “Purtroppo devo andare a lavorare, ma se mi vuoi aspettare ci metterò un paio d’ore al massimo, se non ti va di aspettarmi, quando esci tira la porta per chiuderla. Ti amo piccolina”. Così sentii l’uscio che si chiudeva, mentre la mia figa era ancora dilatata. Poi chiusi gli occhi e ripensai a quello che avevo appena fatto. Mi ero scopata un cinquantenne e non riuscivo a togliermi dalla testa il suo cazzo, la mia mano trovò il grilletto tra le mie gambe e con pochi e saggi movimenti mi fece di nuovo avere un orgasmo, più dolce. Poi caddi addormentata, come corpo morto cade, per dirla con il Poeta.

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: Violeta

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