Cane di bronzo

erotikamente
4 months ago

Aveva ancora fatto quel sogno, ad oriente nasceva il sole ed era di nuovo lunedì.
Un mucchio di fogli del calendario appeso, ma Cane di bronzo era ancora nascosto nel mondo.
Non si specchiava, ed era quindi inconsapevole di avere tra la folta chioma corvina qualche capello bianco.
Cane di bronzo fu deciso la prima notte del suo diciottesimo compleanno, era il loro codice segreto per congiungersi in veglia. Nella penombra, poggiata nuda, aleggiava sulla sua pelle un’emozione violenta, tradotta dal suo cuore come estasi, pervasa da fitte contrazioni muscolari involontarie, donava l’anima insieme al suo giovane corpo.

Cercami tra la gente – le diceva, pronuncia Cane di bronzo e ed io ti comprenderò.
In quei seni ritti, dall’areola rosa trovava riparo un ricciolo di seta maliziosamente uscito dallo chignon, le esili braccia ricordavano un dipinto del Goya con un impudico sorriso che le disegnava le labbra.
Avviata al supplizio con una marchiatura a fuoco che sulla natica destra ne reclamava la proprietà, indossava con orgoglio il collare di cuoio, suo compagno fedele di ogni notte.
Le scudisciate che s’infieriva con rigore lasciavano sulla pelle striature di sangue che perduravano per giorni.
Si considerava fortunata di contare sufficientemente per lui da permettergli di godere oltraggiandola, nel sogno le impartiva degli ordini che avrebbero preso forma durante la veglia.

Amava l’idea del supplizio e quando era finito era felice di averlo subìto, tanto più felice quanto più era stato lungo e crudele.
L’ ordine di sedurre uomini a cui avrebbe messo in mano la frusta era ormai consuetudine ed indossare gli abiti permessi era per lei elettrizzante.
Le sue parti intime dovevano essere disponibili, nella veglia, nel più breve tempo possibile per essere violate, erano vietati indumenti intimi e le gonne avrebbero dovuto essere ampie, per sollevarsi senza troppi problemi.
La maglia invece doveva possedere un’ unica grande zip per scoprire con velocità quei seni ritti dall’areola rosa.

Nello stato di veglia girava per le strade cercando il suo amato vessatore, quando credeva di incrociare il suo sguardo esclamava la frase concordata – Cane di bronzo – veniva a volte scambiata per una mentecatta, perché appendeva per la strada dei volantini scritti a mano, con delle frasi prive di senso ed aveva spesso l’ordine di girare scalza. Credette di averlo trovato nel macellaio, prima timidamente poi con determinazioni infine gridando disse – Cane di bronzo- una signora urlò per lo spavento, una donna incinta fu colta da uno svenimento e venne così cacciata in malo modo dal negozio.

Portò le la frusta all’appuntamento, così come cane di bronzo le aveva ordinato, aveva stavolta sedotto un signore di una certa età che da uomo sposato qual era, si teneva lontano dagli sguardi indiscreti e per questo scelse un alberghetto fuori città, per lo più frequentato da camionisti e vagabondi. Si fece trovare, come era ormai abituata, senza slip ne reggiseno con un ampia gonna leggera che poteva essere alzata con un colpo solo, sotto una camicetta con una lunga zip aperta generosamente. Consegnò la frusta allo sconosciuto, aspettando a carponi sul letto, scoprendosi il deretano, in attesa di essere colpita.

L’anziano capì subito la perversione della ragazza e prese a scudisciarla con passione, lo schioccare della frusta sulla pelle, oltre che visibili solchi di sangue rappreso rimandava inequivocabili rumori seguiti da languidi lamenti che riecheggiavano nel piccolo alberghetto.

Gli ordini erano chiari, oltre che sulle natiche, avrebbe dovuto ricevere colpi anche all’interno delle cosce, si mise quindi nella posizione più adatta per ricevere il supplizio. La fatica e la paura di far male colsero il vecchio di sorpresa e rallentò le frustate ma tanto bastarono per provocare le agognate striature che inebriarono la ragazza e le fecero perdere il suo già flebile controllo.
L’orifizio dove al solito entra il cibo, fu violato da ben altro nutrimento, accogliendo al suo interno un membro floscio ed raggrinzito insieme a degli osceni peli bianchi che gli si misero nella gola.

Richiamati dai rumori molesti, gli occhi taurini di un camionista, spiavano dal buco della serratura, assistendo alla squallida scena, il fallo del vecchio stentava a trovare consistenza malgrado potesse liberamente muoversi nella bocca della ragazza che cercava appagamento. Sventatamente la serratura fu lasciata aperta e inaspettatamente la porta, sotto la spinta incauta del guardone si spalancò.

Quell’uomo tozzo dalle sembianze di un toro, interpretò il silenzio del vecchio e della giovane come un tacito assenso, si slacciò in fretta come dovesse urgentemente urinare e la ragazza che era rimasta con le gambe divaricate per le vergate ricevute fu penetrata senza un minimo di rispetto.
Mentre il membro dell’anziano s’inturgidiva piano tra le sue labbra, il camionista la possedeva con forza molesta, la porta era rimasta spalancata e si appropinquarono due giovani che aveva appena finito di scaricare il Tir e benché sudati e indeboliti dal lavoro svolto, bastò un cenno d’invito dell’uomo toro che si unirono alla monta.

Fu messa in modo per poteva facilmente essere penetrata contemporaneamente nei tre orifizi disponibili, il più stretto, manomesso da tutti, per primo, ospitò il camionista, la giovane urlò come un bestia ferita e il suo sfintere fu lacerato non tanto dalle dimensioni ma dalla bestialità della penetrazione.
Lo spazio rimasto nella vulva, nello stesso momento ricevette la verga del ragazzo più giovane, mentre l’altro le infilò l’arnese in fondo alla gola tanto da farle quasi perdere il respiro, il vecchio restava a guardare ciò che alle sue membra non era più permesso.

Recitava mentalmente -Cane di bronzo- e in quei pochi istanti che la sua bocca era libera lo bisbigliava convulsamente.
Su l’uscio si formò un piccolo capannello di persone che godeva dello spettacolo, una donna si avvicinò per stuzzicarle i capezzoli e altri uomini cercavano la loro parte di godimento.

Con passo cadenzato, gli occhiali dorati al collo e la voce stridula arrivò finalmente il portiere della notte a riportare ordine, un ometto col volto bianco ed il corpo esile.
Cacciando i curiosi, si chiuse la porta alle spalle ma i giovani ragazzi e l’uomo toro continuavano a possederla senza riguardi in ogni via percorribile e lei ripeteva mentalmente -Cane di bronzo- e in quei pochi istanti che la sua bocca era libera lo bisbigliava convulsamente.
Il piccolo uomo, inforcò gli occhiali estrasse dalla giacca il revolver Nagant M1895, armò il cane ed intimò agli uomini d’interrompere lo scempio.

La ragazza incrociò finalmente il suo sguardo, aveva trovato finalmente -Cane di bronzo-.
L’uomo toro ed i due giovani, capirono che avevano come unica possibilità quella di rivestirsi e scomparire per sempre. Rimasti soli, il portiere della notte e la ragazza, increduli, si fusero in un lungo abbraccio incantato.

L’iniziazione nel sogno poteva trovare ragione di esistere anche nella veglia. Fu ben presto avviata alla prostituzione rituale si considerava fortunata di contare sufficientemente per lui da permettergli di godere oltraggiandola.

Racconto selezionato per il nostro archivio dalla redazione, scritto originariamente da: 

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