'Vagina Depilata' nel Far West
Ingoio l'ultimo sorso di whiskey e sbatto il bicchiere sul bancone di legno andando ad aggiungerci un nuovo sfregio giallastro alla miriade che già ne testimoniano gli anni di onorato servizio. Rigiro il bicchiere tra le dita concentrata sulle evoluzioni del piccolo cubetto di ghiaccio al suo interno. Un ragazzo si avvicina a passo deciso facendo rimbombare gli stivali sulle assi di legno impolverate. Ne registro la presenza nel fondo dei pensieri.
"Che ci fai qui tutta sola a bere, bellezza? Giornata pesante?"
Il suo alito sa di incuria ed alcool. Lo sguardo mi cade sui suoi stivali tanto lucidi da potermici specchiare. Un figlio di papà in cerca di grane. Non intendo lasciarmi coinvolgere. Non oggi.
"Smamma, piccolo"
Posso quasi sentire il suo sdegno nel sentirsi rifiutato. Scommetto che si sta guardando furtivamente intorno per capire chi, tra gli avventori del saloon, si sia accorto dell'affronto subito. Fa per ribattere ma lo blocco sul nascere scostando di lato il giacchettino e scoprendo il calcio della mia guardia del corpo. Ne armo il cane con una leggera pressione del pollice. Tanto basta per scoraggiare le sue rimostranze e rispedirlo da dov'è arrivato. Allento la pressione e disarmo il ferro, ricoprendolo sotto la pesante pelle del giacchettino piumato.
Scosto un ricciolo biondo con un soffio svogliato ed ordino un altro giro del peggior whiskey della città con un cenno al barista che stappa la bottiglia e la accosta al bicchiere, tenendola ferma in attesa di una mia mossa. Sfilo dalla tasca una paio di monete pesanti e le appoggio con deliberata calma al lato del bicchiere. Lui le fa scomparire velocemente prima di prendere a versare un'altra abbondante dose di liquido ambrato.
Accavallo le gambe dando un fugace sollievo ai polpacci stanchi dal viaggio e liscio distrattamente la gonna, decisamente troppo corta per gli standard di questa comunità. E' da quando sono arrivata che sento gli sguardi viscidi ed umidicci di tutti su di me: mi hanno seguita tra le strade e tra gli scaffali dell'emporio fin dentro il saloon. Tanto insistenti quanto perversi. Il ragazzo appena uscito non era il primo e non sarà l'ultimo a provare ad infilarsi nelle mie mutandine e mi auguro che, con un po' di fortuna, qualcuno ce la faccia davvero stasera.
Il prossimo a tentare la fortuna è un signore distinto, vestito di tutto punto. Era un po' che lo aspettavo. Si alza con un sorrisetto stampato sulle labbra, sinceramente divertito, e si avvicina al bancone ordinando 2 whiskey lisci e pagandoli con una pesante moneta luccicante. Il barista scompare per andare a recuperare la gran riserva dal retro e Mister Sorrisetto fa la sua mossa.
"Mi è piaciuto com'hai gestito la situazione. Sai il fatto tuo. Non è una dote scontata di questi tempi"
Mi rivolge un sorriso mellifluo quando mi volto ad incrociare il suo sguardo. Occhi neri e profondi come pozzi nei quali si rispecchia il verde scuro dei miei. Alzo il bicchiere come a brindare a quel complimento e lo vuoto in un sorso gustandomi il familiare bruciore che dalla gola scivola giù nello stomaco. Il barista torna con una bottiglia da almeno 2 dollari a versata e ne riempie due bicchieri tirati a lucido per l'occasione. Com'era prevedibile uno è per me e lo afferro prima che possa offrirmelo, strappando un altro sorrisetto compiaciuto al mio gentile accompagnatore di serata. Lo alzo ad incontrare il suo in un brindisi che sa di promessa. Di nuovo i nostri sguardi si incrociano, quasi attratti come un corpo e la sua bara in un giorno sfortunato. Non ha un viso particolarmente bello ma è...decente. Tanto basta.
Neanche un'ora dopo siamo fuori dalla porta della mia camera, nella locanda cittadina. Sono appoggiata al muro, una gamba sollevata e ripiegata dietro la sua schiena. La giarrettiera oscenamente in vista sotto la gonna rialzata. La sua lingua si intreccia alla mia in una danza freneticamente improvvisata. Le sue mani mi stringono i seni da sopra la camicetta mentre affondo la mia tra i suoi capelli. Con l'altra reggo il giacchettino, salvandolo dal contatto col suolo lurido. Una coppia di ubriachi ci supera ridacchiando e sgattaiola via verso la propria stanza. Mollo i suoi capelli e cerco a tastoni il pomello della porta. Mi divincolo dalla sua presa, gli do le spalle e mi piego leggermente armeggiando con la chiave e la serratura. Le sue mani mi stringono le natiche e si insinuano tra le cosce amplificando la familiare sensazione di sordido calore. Ci metto qualche secondo di troppo ad aprire la stanza, lasciandolo volutamente giocare come preferisce.
Una volta dentro, faccio scattare il chiavistello serrando la porta prima di essere letteralmente trascinata verso il letto dalle sue braccia possenti. Mi strappa un risolino quando mi solleva per la vita e mi getta sul materasso, alzando un nuvolo di pulviscoli resi dorati dalla luce del Sole che filtra dai buchi nelle tende. Le mie dita volano ai bottoni della camicetta mentre le sue mi slacciano la gonna e la sfilano via portando con sé anche le mutandine bianche. Lo vedo sbarrare gli occhi quasi incredulo e bloccarsi per qualche secondo.
"E questa?"
Chiede con il suo solito sorrisetto compiaciuto, fissandomi tra le gambe parzialmente dischiuse. Una reazione comprensibile se si considera le dimensioni ridotte della cittadina e la cultura più che morigerata che opprime i suoi abitanti con la sua morale bigotta: il poveretto non ha mai visto una vagina totalmente depilata. Magari tra qualche anno sarà la normalità, chissà. Difficile a dirsi, il Mondo si muove veloce come un branco di buoi resi folli dalla fame, ma di questi tempi è ancora una perversione ricercata, se non un'ardita fantasia appena accennata durante le nottate alcoliche e fumose nei saloon.
Lancio il reggiseno a terra e mi lecco due dita con sguardo da gatta, decisa a farlo impazzire. I suoi occhi seguono ogni mio movimento con avidità. Le dita scivolano lungo il corpo come un serpente tra le sterpaglie, scompaiono lentamente tra i miei seni gonfi, strisciano silenziose lungo la delicata pelle del pancino piatto ed arrivano alle grandi labbra già lucide di umori. Spalanco le gambe in maniera oscena gustandomi la vista del suo cazzo che tende i pantaloni come un'arma caricata a pallettoni. Mi accarezzo il clitoride lentamente, fino a farlo uscire dal suo roseo cappuccio, prima di spalancare le labbra e mostrargli il mio sesso in tutta la sua splendida stranezza. L'espressione sul suo volto è quella di un minatore che trova la vena d'oro che gli cambierà la vita.
"Scommetto che una fica così non l'hai mai assaggiata"
Il mio linguaggio scurrile lo eccita ancora di più, al punto da non riuscire più a trattenersi: quasi si strappa i vestiti di dosso nella fretta di denudarsi e si lancia su di me palpando e stringendo tutto ciò che le sue mani trovano a tiro. Mi strizza i seni così forte da farmi urlare.
"Piano cowboy, non vado da nessuna parte"
Gli mordo un labbro fino a farlo sanguinare ed al sapore di alcool e tabacco della sua saliva si aggiunge quello denso del ferro. Sento il suo cazzo duro pulsarmi contro lo stomaco, schiacciato tra i nostri corpi. Lo afferro per le spalle e con un colpo di reni lo spingo di schiena sul letto, ribaltando la situazione e sistemandomi a cavalcioni sul suo petto. La folta peluria nera dei suoi pettorali mi solletica piacevolmente la fica e mi ritrovo a strusciarla lentamente avanti e indietro come a voler domare un toro imbizzarrito. Allungo la mano dietro la schiena fino a raggiungere il suo cazzo. Lo stringo tra le dita affusolate. I nostri sguardi si incrociano e ci scambiamo un sorriso carico di voglia e aspettative. Lo sego lentamente gustandomi il suo sguardo estasiato. Lascio colare dalle labbra un rivolo di saliva che ricade lentamente tra le mie tette. Lo spalmo con le dita sui capezzoli turgidi senza mai staccare gli occhi dai suoi. Adoro l'idea di farlo impazzire. Ogni mio piccolo gesto lo sento arrivargli dritto al cazzo come un impulso elettrico che lo costringe a contrarsi tra le mie dita.
Mi giro leggiadra come una gatta e mi siedo sulla sua faccia. Il suo alito caldo avvolge il mio sesso in un tenero abbraccio. Il leggero fastidio causato dalla ricrescita di barba premuta sulla pelle delicata viene spazzato via dal ruvido della lingua che raggiunge il clitoride e prende a giocarci come un gatto con un gomitolo di lana. I suoi movimenti sono goffi e scoordinati, probabilmente a causa della poca, se non inesistente, esperienza in quella pratica. Nonostante tutto risulta, se non proprio piacevole, quantomeno eccitante. Mi chino sul suo cazzo e lo lecco lentamente con la punta della lingua. Prima ne percorro i contorni delle vene, poi risalgo fino alla cappella e la stuzzico con colpetti brevi e mirati. Il sapore è forte. Maschio. Mi fa girare la testa, rendendomi audace. Spalanco le labbra e lo inghiotto più che posso, spingendomelo in gola fino a lacrimare. Le mani scendono a massaggiargli i coglioni, grossi e gonfi, con la pelle grinzosa e puntellata di peli folti, piacevoli al tatto. Li intreccio tra le dita distrattamente mentre mi spingo il suo cazzo in gola con foga crescente. La saliva cola copiosa ai lati della bocca finendo per rendergli l'asta luccicante e le palle umidicce. Inizialmente sembra quasi sorpreso dalla mia abilità, tanto che si dimentica di leccarmela e rimane imbambolato, forse lottando contro l'istinto di sborrarmi in bocca tutto il contenuto dei suoi coglioni. Poi si riprende e ricomincia a succhiare e mordicchiare tutto ciò che gli capita a tiro. Sento le sue dita farsi spazio dentro di me mentre mi succhia il clitoride tra le labbra dandomi, finalmente, piccole scariche di piacere lungo la spina dorsale. Rispondo spingendomi il suo cazzo ancora più a fondo in gola, inghiottendo spesso per cercare di farlo scivolare giù ancora un paio di centimetri. Quando lo sfilo dalle labbra è ricoperto di densa saliva biancastra ed ho le lacrime agli occhi. Mi occorrono una mano e mezza per afferrarlo saldamente dalla base alla cappella. Un cazzo davvero notevole, come non ne vedevo da tempo. Lo sego velocemente, aiutandomi con la saliva che fa da lubrificante naturale. Lo sento indurirsi ancora di più tra le mie mani e prende a mugolare come un cane, soffocato dalla mia fica. E' ancora troppo presto per lasciarlo venire. Stringo forte la base del cazzo con la mano destra andando a diminuire l'intensità della stimolazione. Le sue vene si gonfiano a dismisura risaltando sulla pelle come fiumi in una cartina. L'altra mano gli accarezza la cappella, lucidandola di saliva. Le sue dita si muovono sempre più frenetiche al mio interno, quasi come se cercasse di mettermi in difficoltà tanto quanto lo è lui. Ridicolo. In un gesto quasi di sfida porta le dita al clitoride e la lingua al mio ano. Mi è impossibile rimanere indifferente ad un trattamento del genere e mi ritrovo a mugolare incontrollabilmente favorendo la sua lingua e le sue dita con movimenti involontari del bacino. Mi divincolo un attimo prima che l'eccitazione ed il piacere diventino totalmente incontrollabili, buttandomi di schiena sul materasso.
"Scopami, cowboy"
Non si fa pregare. Mi afferra per le gambe tirandomi a sé e me le spalanca con forza, deciso a possedermi come la più lasciva delle prostitute. Sento la sua cappella farsi strada al mio interno come una freccia rovente. Scivola fino alle palle come fosse la sua guaina naturale e ne accompagno il movimento con un gemito prolungato, afferrando le coperte ai miei lati e stringendole nei pugni chiusi. Le sue mani saldamente sulle mie caviglie mi tengono aperta e vulnerabile, mentre mi scopa con foga crescente facendomi rimbalzare i boccoli biondi tutt'intorno al viso. I nostri occhi si cercano con insistenza. L'aria si fa carica dei nostri gemiti e del calore dei nostri corpi. L'odore di sesso sembra quasi denso attorno a noi. Sono così bagnata che sento schizzare fuori goccioline di umori ad ogni suo affondo. Erano mesi che non mi scopavano così bene ed il mio corpo sembra particolarmente sensibile, al punto da ritrovarmi sull'orlo di un orgasmo nel giro di pochi minuti.
"Scopami...non ti fermare…"
Lo incito ad aumentare l'impeto degli affondi e lui ubbidisce, ubriaco di piacere. L'effetto è immediato: l'orgasmo mi esplode nel corpo come dinamite in un barile. Mi contorco sul letto in preda ad un piacere selvaggio. Stringo i pugni e spalanco la bocca in un urlo muto. Le contrazioni della mia fica lanciano scariche intermittenti di puro godimento ogni volta che i muscoli interni vengo forzati e poi vinti dal suo cazzo d'acciaio. Sento le gambe tremare come foglie al vento e solo la sua presa sulle caviglie mi impedisce di cadere dal letto contorcendomi come un pesce fuor d'acqua. Che cazzo meraviglioso. Merce rara.
Il suo ritmo decelera di pari passo al mio affanno. Quando esce dal mio corpo sento una spiacevole sensazione di vuoto. Il suo cazzo sembra sul punto di esplodere, ma lo voglio dentro di nuovo. Mi volto e mi sistemo a 4 zampe sul letto, prima di scaricare il peso del corpo sulla testa portando le mani alle natiche a spalancare le mie grazie. Con gli indici mi allargo le grandi labbra invitandolo ad entrare. Mi fissa le nudità con avida voglia per lunghi secondi prima di sputarsi sulla cappella e penetrarmi di nuovo con un colpo secco. In quella posizione ogni affondo sembra minacciare di aprirmi a metà. Mi assesta un paio di sculacciate che accolgo con un gridolino e spingo il bacino verso di lui fino a sentire le palle sbattermi contro con uno schiocco sonoro. Riporto le mani sul materasso ed inarco la schiena per favorire i suoi affondi sempre più decisi e ravvicinati. Sento la pressione del suo pollice sull'ano e sorrido pensando a quanta sicurezza in sé stesso abbia maturato nelle poche ore passate insieme.
"Bravo, spingimelo nel culo"
Adoro essere scurrile quando scopo. Mi fa sentire potente, libera, spudorata. Il suo pollice forza la resistenza del mio culo e affonda dentro fino alla nocca e poi, con un'altra delicata spinta, fino alla base. Magnifico. Come sempre il mio culo si rivela particolarmente sensibile ed amplifica immediatamente il piacere dei suoi affondi. Serro i muscoli interni attorno al suo cazzo, stringendolo in una morsa che fino ad oggi non ha lasciato scampo a nessuno. Lui non fa eccezione. Lo sento sbuffare e serrare i muscoli nel vano tentativo di contenere l'orgasmo, ma è tutto inutile. Gli ultimi affondi che assesta sono veloci e così profondi da togliermi il fiato. Si libera dentro di me con un gemito prolungato. Sento la sua sborra schizzarmi dentro in zampilli copiosi e bollenti. Si pianta dentro di me con i muscoli tesi come una corda di violino. Prendo a muovere il bacino avanti e indietro godendomi le contrazioni di quel magnifico arnese e mungendone fuori fino all'ultima goccia. Nessuno dei due si preoccupa di una potenziale gravidanza: lui per egoismo, io perché consapevole di non correre alcun rischio per gentile concessione di un difetto congenito dalla nascita. Tanto vale goderne fino in fondo, quindi.
I respiri si acquietano quando si sfila da me e ricade pesantemente sul materasso di schiena. Mi accoccolo a lui come una gatta. Nudi e sudati. Ascolto il battito del suo cuore poggiando l'orecchio sul petto. Lui intreccia le dita tra i miei capelli in un gesto d'affetto. Il suo cazzo si sgonfia lentamente. Un ultima gocciolina di sborra fa capolino sulla cappella arrossata. Allungo una mano e la raccolgo tra le dita, portandola alla bocca. La assaggio con la punta della lingua.
"Sei straordinaria"
"Lo so"
Mi risponde con la sua ormai peculiare risatina e chiude gli occhi lasciando andare la testa sul cuscino di piume. Rimango in ascolto del suo cuore. Il ritmo rallenta di minuto in minuto. Si normalizza. Il suo respiro si fa lento e regolare. Più pesante. Non mi serve guardarlo per sapere che è profondamente addormentato. Nonostante ciò aspetto ancora un'ora, gustandomi la quiete dei sensi, appoggiata a lui.
Il Sole è basso all'orizzonte quando decido di muovermi. Sgattaiolo via dal suo abbraccio e recupero la boccetta di vetro che tenevo nascosta in una piega dello stivale destro.
Veleno.
Mister Sorrisetto ha una taglia sulla testa di quasi 5 cifre, roba da costruirsi un piccolo ranch lontano dal resto del Mondo e vivere dei prodotti della Terra per i giorni che mi restano da sopportare. Ma non fa per me. Inutile negarlo: questa vita mi piace. Sempre in viaggio, senza mai rischiare di stare in un solo posto così a lungo da arrivare a detestarlo. Come unico pensiero il prossimo bersaglio da eliminare.
Stappo la boccetta contenente la mia arma migliore: corteccia di Ortiseia in polvere. La vendono in qualsiasi emporio che tratti piante ed erbe curative, rendendola incredibilmente facile da reperire. Viene comunemente utilizzata per curare raffreddori e polmoniti infantili ma in pochi sanno che, se mescolata con zucchero ed alcool, si trasforma in una bomba ad orologeria in grado di stroncare con poche gocce un uomo di 100kg.
Preparo l'intruglio sovrappensiero, con la mente già proiettata verso il mio prossimo incarico.
Una volta raggiunta una consistenza oleosa la raccolgo con le dita e scivolo silenziosa di fianco al letto. Con la mano pulita gli accarezzo dolcemente la fronte mentre l'altra gli spalma l'intruglio sulle gengive con delicata lentezza. Domani mattina si sveglierà riposato. Io sarò già lontana, introvabile. Magari farà un salto al saloon per un cicchetto, solo vagamente consapevole di avere un fastidioso pizzicorio alla gola. I primi colpi di tosse veri e propri arriveranno nel pomeriggio, probabilmente dopo pranzo e si trasformeranno in conati di vomito rosso sangue al calar del Sole. Dubito arriverà a vedere l'alba di giovedì se non da dentro una cassa da morto. E' un peccato, aveva un gran bel cazzo, ma con quello non ci si paga da vivere.
Mi rivesto e mi congedo da lui con un tenero bacio sulla fronte.
Mi volto a guardarlo un'ultima volta prima di richiudere la porta alle mie spalle.
Un piccolo rivolo di sperma mi cola fuori dalle grandi labbra e va ad imbrattare le mutandine.
Farò un bagno defaticante nella prossima cittadina ad est di qui, dove sembra si nascondano i fratelli Wesson: una coppia di pianta grane come non se ne vedeva da tempo. Si prospetta un lavoro tanto divertente quanto eccitante.
Sono proprio curiosa di capire se loro l'hanno mai vista una fica depilata.
Recupero il cavallo dal maniscalco e mi dirigo verso il Sole, decisa a scoprirlo.
Pensieri o critiche: gattinasenzapelo@virgilio.it
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