Le storie di Rocca Stocazzo
1: Un paesino curioso
Nel piccolo paesino di Rocca Sto Cazzo, le storie si intrecciavano come i rami degli alberi secolari che circondavano la piazza principale. Gli abitanti erano tanto semplici quanto chiacchieroni, segaioli, scopatori, e tra di loro si narravano leggende che crescevano e si trasformavano con il trascorrere delle bocche ingorde di cazzi, cazzoni e figone.
Al centro di questo microcosmo esisteva un personaggio che tutti conoscevano, ma che nessuno sapeva descrivere correttamente. Il suo nome era Ignazio, ma per tutti era il "Millantatore Sporcaccione". Un appellativo che sembrava cucito addosso a lui come una seconda pelle, un sinonimo della sua particolare attitudine nel raccontare storie improbabili e fantasiose, tutte intrise di un certo grado di trascuratezza, sporcizia e turpiloquio.
Ignazio passeggiava per il paesino indossando abiti logori e macchiati, un berretto di lana sempre in testa e un bagaglio di storie incredibili da raccontare. Ogni giorno, si metteva seduto su una panchina nella piazza, e i giovani lo circondavano, affascinati dalle sue narrazioni fantasiose, mentre gli adulti lo guardavano con scetticismo, ritenendo le sue parole nulla più di un modo per sfuggire alla realtà.
2: La storia del cazzone di turno.
Una mattina, Ignazio decise di incantare il pubblico con una delle sue storie più straordinarie. "Sapete," iniziò, "che proprio qui vicino a Rocca Sto Cazzo vive un Sig. Cazzone sputastronzate?" I giovani trattennero il respiro, mentre gli adulti si scambiavano occhiate sconcertate.
"Questo Cazzone," continuò Ignazio, "non è un cazzo qualsiasi! È un cazzo famoso, e vive in una caverna dietro la collina, dove nessuno è mai passato." Ignazio mise un’espressione seria in viso, come se stesse rivelando la verità assoluta. "E ogni notte, quando il cielo si fa buio e le stelle brillano, il Sig. Cazzone esce per cercare sorcone."
Un giovanotto alzò la mano. "E chi caz ha trovato, signor Ignazio ?"
"Ah, il Cazzone è molto esigente. Non accetta cibo comune, vuole peli di figa in abbondante ricrescita e succo di fregna di miele. Replicò Ignazio, dondolandosi in avanti con entusiasmo. "E sappiate che chiunque osi avvicinarsi alla sua caverna dovrà affrontare il suo terribile Cazzone di 24 cm e spesso in circonferenza!"
Le risate e le esclamazioni di stupore dei giovani riempirono la piazza, mentre gli adulti scuotevano la testa increduli, abitualmente indecisi se prendere sul serio le parole di quel millantatore.
3: La sfida della verità e il profumo del buco del culo di una presa a caso dal marciapiede.
Quella sera, alcuni ultrà incitati dalle storie di Ignazio decisero di avventurarsi verso la collina. "Se il Cazzone nella caverna esiste, noi lo scopriremo!" dissero, armati di torce e una cesta di biscotti dolci e frutta incominciarono la loro avventura.
Traversarono il bosco che si estendeva tra il paesino e la collina, ridendo e spaventandosi a vicenda. La luna splendeva e i suoni della natura li accompagnavano, ma man mano che si avvicinavano alla caverna, il loro entusiasmo iniziò a svanire. "Non è che quel Cazzone ci inculera' pe davero ?" chiese uno di loro.
"Non ti preoccupare, se porta le sorche non ci farà niente!" rispose un altro, cercando di rincuorarlo.
Quando finalmente raggiunsero l’entrata della caverna, l’oscurità sembrava inghiottire il loro coraggio. Ma uno degli ultrà, il più coraggioso del gruppo, si fece avanti. "Andiamo, avviciniamoci!" esclamò. Entrarono nella caverna scrutando ogni ombra, e si trovarono di fronte a una massa di fumi e vapori che uscivano da una fessura nel terreno; mentre Ignazio cercava di convincere una a caso a odorargli il culo anche a pagamento.
Capitolo 4: Il grande inganno.
Ma in quel momento, un rumore sordo si udì e i giovani sussultarono. La figura che emerse dalle tenebre altro non era che un grosso rottame di un vecchio camino, che sbuffava fumi e scintille. Gli ultrà si guardarono attoniti, rendendosi conto che nessun Cazzone si celava nelle profondità della caverna.
Sconsolati, tornarono al paese per raccontare agli amici la verità. "Ignazio ci ha mentito!" dissero. La scoperta si diffuse in un attimo, portando un'onda di indignazione tra i più creduloni. Decisero di affrontare il millantatore.
5: La resa dei conti.
Il giorno seguente, si riunirono in piazza, pronti a mettere al corrente Ignazio del loro disguido. Quando lo trovarono, i creduloni lo circondarono. "IGNAZIO! preso in giro! Non c'è alcun Cazzone! solo fumi e rottami!" urlarono in coro.
Ignazio, sorpreso, non si scompose. "Ah, ma voi non capite! Ricordate, la vera magia è nelle storie! Un cazzo o non Cazzo, quel che conta è che voi nun c'avete capito un cazzo.
I creduloni si guardarono l'un l'altro, colpiti dalla risposta di Ignazio. Eppure, non erano del tutto convinti. "Ma non è giusto ingannare le persone!" disse uno di loro.
Ignazio si grattò la barba trascurata. "Avete ragione, ma in qualche modo, ho liberato la vostra immaginazione! Se avessi detto che era solo una montagna, non vi sareste mai avventurati a cercare, no?"
Capitolo 6: La lezione.
Col passare del tempo, i giovani intelligenti e i creduloni fantastorie capirono il messaggio di Ignazio. Non era solo un millantatore sporcaccione; era un narratore che, sebbene le sue storie fossero eccessive, aveva un talento speciale nel far volare la fantasia.
Così, decisero di non vendicarsi, ma di unirsi a lui nelle sue storie. Ogni pomeriggio, alcuni creduloni, ciarlatani, fanfaroni, Cazzoni, e tutta sta gente che n'vale n'cazzo, si sedevano con Ignazio in piazza e iniziarono a contribuire alla narrazione, inventando storie fantastiche ai limiti dell'assurdo.
La piazza di Rocca Sto Cazzo divenne il luogo dove la realtà sfumava, e le storie di Ignazio, il millantatore sporcaccione, non erano più viste come vere o false, ma semplicemente come occasioni per sognare e, soprattutto, per divertirsi insieme.
Epilogo: Un nuovo inizio.
Grazie a queste storie, il paesino di Rocca Sto Cazzo cominciò a cambiare. Le persone uscirono di casa, i giovani giocarono liberi e persino gli adulti, lentamente, iniziarono a raccontarsi storie sulle loro vite, riscoprendo il loro spirito d'avventura scopatoria.
E Ignazio, il millantatore sporcaccione, da quel giorno divenne non solo il narratore ufficiale delle meraviglie del paesino, ma anche un simbolo di libertà e immaginazione, ricordando a tutti che a volte vale la pena di abbandonarsi a un po' di squallore per respirare la bellezza dei sogni.
La vita a Rocca Sto Cazzo non sarebbe più stata la stessa, e mentre il sole calava dietro le colline, si udivano risate e chiacchiere, che i racconti di Ignazio avevano lasciato il segno. E così, tra un cazzata e una risata, il paesino trovò la sua nuova identità.
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