IRENE 04
IRENE 04
Mangiò un po' di frutta, nel frattempo pensava cosa fare.
Con una così bella giornata, non poteva restare rintanata in casa, non era sua abitudine.
Chiamò suo marito.
Sandro, salutandola, chiese "Allora, hai deciso? Dove vai di bello?"
Irene avendo voglia di giocare e farlo fantasticare,
"Mah, non so ancora... di sicuro uscirò, ti terrò informato, ciao ciao".
Cosa indossare?
Infilandosi le calze color carne, ben agganciate al reggicalze, mise le scarpe con tacco medio, non sapeva o, meglio stava valutando cosa indossare... optò per un coordinato reggiseno/mutandine bianco, provando vari abbinamenti.
Infine decise una gonna comoda, una blusa bianca dall'apertura generosa a V, con sopra la giacca, guardandosi allo specchio si vide soddisfatta, se avesse integrato la "mise" con degli occhiali, avrebbe dato l'immagine perfetta della donna manager.
Cambiando borsa, si ritrovò fra le mani l'acquisto fatto all'area di servizio.
Perché non provare?
Voleva stupire il suo adorabile maritino.
Un leggero contorno occhi, un tocco di matita, il blu chiaro dei suoi occhi risaltavano ancor di più, era pronta per uscire, un'idea balzana le passò per la mente, si tirò su la gonna e si tolse le mutandine,... che bello sentirsi libera!
Passò velocemente la mano sulla figa, la sentì morbida, setosa, bella sensazione.
Si stava dirigendo alla fermata non lontano da casa, quando avvertì affiancarsi un'auto.
Girandosi fu una vera sorpresa, i suoi vicini riconoscendola, le chiesero se potevano essere d'aiuto, "Aspetto la corriera... voglio fare una sorpresa al mio caro marito, al lavoro".
Alla guida era la moglie, il marito scese e da vero gentiluomo, aprendole la portiera, "Prego, signora, siamo diretti anche noi da quelle parti..." Ringraziandoli aggiunse, "Non vorrei disturbare..."
Assolutamente nessun disturbo, ma un vero piacere..." rispose il vicino e lei salì.
Si presentarono, lei Tiziana, lui Carlo... "piacere Irene".
Era un'auto piccola, ma comoda, chiese che tipo fosse e, Carlo "Audi A 2".
Carina" convenne Irene.
Tiziana riprese la marcia, chiedendomi se avessi avuto fretta, alla mia risposta negativa, aggiunse,
"Bene, a noi non piace correre".
Ero seduta al centro per poter meglio parlare con entrambi, Carlo, girandosi verso di me, aveva portato il suo braccio sinistro dietro il sedile e mentre parlava gesticolando, ebbe ad imbattersi due o tre volta sulla mia gamba.. niente di che, visto lo spazio... chiedendomi scusa.
A quel punto, la troia che era in me, mise in atto un piano, muovendomi sul sedile, quasi a trovare una posizione più comoda, allargai leggermente le gambe, Carlo, dalla sua posizione vedeva benissimo la mia figa scoperta.
Continuavo a chiacchierare, quando notai un gesto di Carlo, poggiando la mano sulla spalla di sua moglie, ebbi la sensazione fosse come un segnale fra loro, ma cosa poteva voler dire?
Me ne resi conto quando, poco dopo, Tiziana mi chiese se, gentilmente, mi spostavo verso la portiera, per lasciarle libero lo specchietto retrovisore, aggiungendo, "Se vuoi rilassarti, tranquilla, ti avviso quando siamo a destinazione" infatti c'era ancora un po' di strada da percorrere.
"Siete gentili, si volentieri" e feci finta di dormire, avevo tenuto gli occhiali da sole, montavano lenti molto scure, per il fastidio che provavo con la luce del sole, in realtà volevo vedere il loro comportamento.
Carlo ora era seduto correttamente, Tiziana guardando prima me e poi Carlo, gli fece un cenno con la testa, cosa significava?
Vuoi vedere che sono capitata con due pazzi?
Conclusioni affrettate, ora era lui che con disinvoltura, passò il braccio destro, fra il suo sedile e la carrozzeria, mi sentii carezzare internamente il ginocchio, meraviglia.... questa tecnica mi era nuova, per cui, facendo sempre finta di sonnecchiare, scivolai piano piano, come al cinema, dando la possibilità alla mano di toccarmi in profondità, curiosa di dove poteva arrivare.
Tiziana guardò di nuovo verso di me, avevo la gonna quasi all'inguine, gambe discretamente larghe, poggiavo la spalla contro la portiera, lei, passando la lingua sulle labbra, con il pollice fece il gesto di "tutto ok."
Il volpone aveva reclinato leggermente il sedile, ora la mano vagava più agevolmente fra le cosce, mentre il dolce rollio della strada faceva il resto.
Non mi chiedevo, non pensavo, ma godevo di questa nuova Irene che prendeva e dava piacere, prima, mai e poi mai, mi sarei prestata a certi momenti.
Mi resi conto che bagnato il dito del mio umore, lo portò sorprendendomi alla bocca di Tiziana, che lo pulì, con vera ingordigia, per poi riprendere a sondarmi.
Infilava, bagnava e, su a titillare il clitoride, il tutto fatto velocemente, con vera maestria.
Con quell'abile dito, che lavorava volenteroso sul clito, raggiunsi l'orgasmo silenziosamente.
Una buca mi offrì l'opportunità di far finta di riprendermi.
Egli furbo, avendo sentito il mio piacere, aveva tolto la mano.
Chiesi, stirandomi, "Siamo arrivati?" Tiziana, "Sì, ancora cinque minuti.... riposata?"
Risposi "Sì, piacevolmente, mi ci voleva proprio, un pisolino".
Che falsità che regnava all'interno di quell'auto.
Ma nel contempo era eccitante, sicché mi rendevo sempre più conto che le porcate piacevano non solo a me, ma davvero a tanti.
Tiziana, scese dall'auto per salutarmi ci scambiammo due baci, come care amiche, le sue labbra più vicino alle mie,... piuttosto che alla guancia, non mi meravigliò più di tanto, poi dandomi un biglietto da visita con cell, mi invitò,
"Se e, quando ti va.... chiamami, voglio consigliarti una crema che è un toccasana per il corpo".
Salutai Carlo con un abbraccio, lui mi strinse al petto, sussurrandomi, "Grazie".
Rimasta sola, con il cell chiamai Sandro, che prontamente, mi invitò a salire su in ufficio.
"No gli dissi Ti aspetto qui", in un baleno, mi raggiunse.
Venendomi incontro felice di vedermi, mi stampò uno dei suoi baci, poi guardandomi... "Stai benissimo" il leggero trucco aveva fatto il suo effetto.
"Che bella sorpresa mi hai fatto" io sorridendo "Vedrai... non sono mica finite?" curioso come una scimmietta, "Dai... dimmi!"
Ed io, con un sorrisino malizioso, lo stuzzicai
"Vedrai... lo capirai, come lo ha capito qualche altro..."
"Vuoi farmi stare sulle spine?" aggiungendo "Dai andiamo".
"Dove andiamo, amore?" "Decidi tu bell'uomo sono nelle tue mani".
Il traffico aumentava, la via che portava al raccordo per imboccare l'autostrada aveva un semaforo con tempi lunghi, un crocevia da guinness, fermi con il rosso.
Si presentò l'immancabile lavavetri.
Sergio fece segno di no, ma quello ostinato, passò la spugna sul vetro.
Subito mi scattò l'idea, avevo le gambe accavallate e, quando passò la spugna dalla mia parte, scavallai le gambe e le tenni larghe.
Il lavavetri si bloccò, era rimasto basito non sapeva se continuare a guardare o pulire il vetro.
Sergio non si rese conto subito del perché, ma, quando sollevai la gamba sinistra, poggiando il piede sul cruscotto, la gonna salì ulteriormente e, facendo finta di agganciarmi una calza, capì le ragioni del lavavetri, ma, dalla sua posizione, non poteva vedere che ero priva di mutandine.
Fortunatamente scattò il verde, che ci tolse da quella piacevole, quanto incauta, situazione.
Imboccata l'autostrada, il traffico era più scorrevole, ma i camion davvero tanti.
Chiacchierando e guardando tutti quei camion, dissi,
"Certo che fanno proprio una brutta vita i camionisti tanto lavoro, poche gioie" "Beh, sì, penso sia un lavoro duro" aggiunse mio marito.
Per star più comoda, mi mossi, facendo si che la gonna, involontariamente, arrivasse a metà coscia, reclinai un po' il sedile e, lamentandomi di un leggero male allo stinco, poggiai la gamba sinistra sul cruscotto, la gonna si alzò ulteriormente e, sorpassando un camion, mi resi conto, che i camionisti di sicuro erano abituati a certe visioni.
Infatti l'autista mi guardò saettando con la lingua, fu il quel momento che presi coscienza del mio bisogno di esibizionismo, sì, mi piaceva mostrarla a chiunque, ma non solo, perché il mio era un piacere sottile, sofisticato,... facevo dell'esibizionismo senza che mio marito lì accanto, percepisse ciò che combinavo.
Sorpassato il camion, Sandro disse
"Non capisco quel camion mi fa segnalazioni con le luci, perché mai?"
Avrebbe dovuto sapere che sua moglie gliela aveva mostrata, io ne godevo mi piaceva proprio quel gioco, esibirsi senza volgarità, con classe.
Sandro mi avvertì che doveva fermarsi all'area di servizio per fare rifornimento... "Bene dissi così vado in bagno".
Appena lì, mi chiusi dentro e con una salvietta mi asciugai la figa zuppa di umori, decisi di proseguire a giocare le mie carte, con calma mi tolsi il reggiseno "che bello sentirsi libera anche lì"!
lavandomi le mani, mi guardai allo specchio, la blusa con scollatura era perfetta e la giacca completava l'opera.
Ritornata in auto con la giacca chiusa, mio marito non poté notare nulla.
Riprese la marcia, c'erano ancora da macinare un 70 km buoni, mi tolsi la giacca, reclinai il sedile, mettendomi sdraiata.
Sandro si stava eccitando a vedermi così libera, mi accarezzò la gamba, scoprendo che ero priva di mutandine, stupito, si rese conto che avevo tolto anche il reggiseno, gli chiesi se era dispiaciuto per questo mio nuovo comportamento "Lo faccio per te, voglio farti felice, amore mio".
"Assolutamente più che felice" fu la risposta.
Poi, trovandosi la figa a completa disposizione, fece vagare un dito al suo interno.
Non volli nascondermi.
La nuova Irene era molto più attenta ai gesti del corpo, cercando di capire dagli sguardi le nuove opportunità.
Assumendo atteggiamenti da "Troia", godevo, di un nuovo piacere.
Volevo una conferma a quei miei pensieri, per cui, con tutta la malizia possibile, gli chiesi
"Avresti fastidio se mi facessi vedere così da quei poveri camionisti?"
Colpito e affondato.
Allargando le gambe ancor più e tirandomi fuori il seno, lo guardai era diventato rosso porpora, gli guardai fra le gambe aveva un bel bozzo, poi con voce fra il deciso e, richiesta, aggiunsi
"Quando sorpassi un camion, decelera, affiancati ", così da farli guardare meglio, potremmo farli divertire, a te ci penserò dopo, mio adorato".
Seguirono lampeggiamenti, suoni di clacson, frecce che indicavano di fermarsi, insomma un tripudio, ma l'emozione che provai, indescrivibile, da provocarmi un orgasmo tale da bagnare il sedile, fu quella di guardare le loro espressioni nel vedermi così esposta...
"che troia che sono!" pensai, tra me e me.
Riordinatami, mi imposi "A casa voglio farti felice" e avvicinatami, lo baciai sul collo, per poi solleticargli l'orecchio con la lingua, che bello sentirlo avere dei fremiti!
Aggiunsi, con parole mielose, "Sei un bravo maritino, vorrei far di più per farti felice... ma di questo ne parleremo più in là....vero?"
"SI" mi rispose ed accelerò l'andatura. Il mio puzzle stava prendendo forma
Il puzzle stava prendendo forma.
Cominciava a imbrunire.
Eravamo in sala nudi, felici.
Riempivo mio marito di baci, carezze, sembrava volermi dire qualcosa, ma, baciandolo lo zittivo, dicendogli,
"Aspetta! Godiamoci questo momento!"
Si stava bene sdraiati… sul comodo divano.
Poi, con piglio deciso, gli ordinai
"Accendi la luce e apri la porta finestra che dà sul terrazzo", lui, dopo aver eseguito, si sdraiò nuovamente vicino a me.
Lo presi fra le braccia, dicendogli,
"Ora ascoltami, ti avevo detto che dovevamo parlare",… con la testa mi fece un cenno di assenso, "lo faremo",.... ma ora voglio chiederti se ti fidi di me, delle mie decisioni, voglio sentirtelo dire, sappi che sei libero nella risposta, sia essa positiva o negativa, la risposta che mi darai ora non potrà esser censurata in futuro, perciò valuta attentamente e liberamente.
Vedevo mio marito ponderare, in silenzio, ma io da troia quale sono e per completare il mio puzzle, gli passai la mano tra i cappelli, con breve incursione sulla fronte, pungolandolo,
"Amore, non abbiamo tutta la notte…." dopo avermi baciato, con voce decisa,
"Non ho dubbi, mi fido ciecamente,.. sì, la risposta è sì…"
Sorridendogli, aggiunsi.
"Spero per te, che in futuro non possa pentirtene", abbracciandolo nuovamente.
Bene, ora andrai alla finestra, starai dietro la tenda, bada a non farti vedere, devi guardare senza nulla chiedere, devi star zitto, perché ora inizia un nuovo gioco, sei pronto?
Nuda, con indosso i tacchi, uscì sul terrazzo, la serata era stupenda, si stava benissimo.
Incantata "Osservava la luna piena, la sua luce illuminava la valle", ma non contenta accese la luce esterna e, mentre girava, curiosando fra piante e fiori, si accorse di una luce intermittente sul muro di facciata, era Tiziana che vedendola e, volendo attirare la sua attenzione, usava la torcia come messaggio, caspita, aveva visto che mi aggiravo sul terrazzo nuda, del resto siamo allo stesso livello, salutatala, a gesti le feci intuire che l’avrei chiamata, rientrando spensi la luce, ordinai a Sandro di avvicinarsi, presi il cellulare e composi il numero senza inviare, ero seduta sul divano con Sandro in piedi, aveva un bel cazzetto bello dritto, lo presi in bocca, era lattiginoso… buon segno, si aspettava un bacio in bocca, ma allargando le cosce gli intimai di mettersi in ginocchio, dandomi prova che il nuovo gioco era di suo gradimento, cominciò a leccarmi.
Inviata la chiamata, iniziai a parlare con Tiziana, egli sentendo che parlavo con un’altra persona, mise più entusiasmo in ciò che faceva.
Misi in viva voce, nel momento in cui, Tiziana elogiava il gusto della mia figa, avendolo trovato buono, quanto aveva assaggiato tramite il dito di suo marito Carlo, si complimentò anche per la figa ben curata, le sarebbe piaciuto assaggiarne l’aroma e gli umori che emetteva direttamente dalla fonte, guardai l’ora, 19,45 per cui le chiesi,
"Senti, ho ancora un po' di tempo, sono senza figli in quanto arrivano più tardi, se faccio un salto da te, adesso"?
Per quella crema?
"Splendida idea, ti aspetto" rispose.
Sandro, sempre ai miei piedi, disse
"Posso baciarti?"
"Certo che sì, stupidino ", ho piacere che tu mi chieda il permesso… d’ora in poi quando lo vorrò dovrai essere servizievole.
Accarezzandogli la fronte come premio e, volendo un'ulteriore conferma del suo gradimento e, disponibilità......
Anzi, ancora meglio, useremo una parola d’intesa, quando la pronuncerò, capirai che devi adoperarti per assecondarmi, esigo che tu ti comporti come appena detto e, vedrai che ne trarrai benefici che neanche immagini.
Che ne pensi della parola “TI STIMO”?
"Sì, bella, naturale, sentirla pronunciare non desta sospetti, piacevole sentirselo dire, sei proprio brava".
"Ora, da bravo, segati e guai a te se sborri senza il mio permesso vado a prendere un ulteriore premio, te lo sei meritato".
Indossai uno spolverino e guardai Sandro che, timidamente si segava piano, "Non devi vergognarti di questa tua nuova dimensione gli dissi anzi devi esserne fiero, spero di non fare tardi, sta pure seduto".
Tiziana mi aspettava, chiuse la porta e immediatamente mi infilò la lingua in bocca, baciandomi con frenesia, poi mi aprì lo spolverino e allontanandosi, come si fa per un quadro mi rimirava tutta, mi alzò una gamba, facendomela poggiare su una sedia, si inginocchiò fra le mie cosce e partì con quel serpentello di lingua che si ritrovava.
Era la mia prima volta con una donna e, che donna, come me la leccava era tenera, delicata, attenta alle contrazioni della figa, sapeva quando affondare o carezzare, colavo e lei mi beveva con tanta ingordigia, Carlo guardava, senza intervenire, poi ad un cenno di Tiziana, si avvicinò, mi baciò in bocca per poi passare al seno, insalivandolo.
Alzandosi Tiziana prese il suo posto, poiché Carlo la supplicava
"Per favore, fammela scopare… non sborro da una settimana" fui costretta a ricordare a Tiziana che dovevo scappare, sarei rimasta volentieri anche tutta la notte, ma ora proprio non era possibile.
Per tutta risposta mi disse: Vieni, poggia le mani qui, sul bracciolo del divano, faremo una cosa veloce, ma sappi che dovrai assolutamente ritornare, chiaro?
Timidamente, risposi "Come potrei non tornare…."
"Brava piccola, vedo che impari in fretta, ora, mentre ti lecco la figa, Carlo ti scoperà, ti avverto voglio che ti sborri dentro e porterai tutta la sborra a casa per farla bere a tuo maritino, vedrai che gli piacerà!
Carlo ha iniziato proprio così… ed ora guardalo, come è ubbidiente… mi saprai dire".
Carlo aveva un cazzo strano, corto come quello di Sandro, ma più largo, con una cappella impressionante, Tiziana tenne a precisare di non far caso, una volta dentro la fica poco dopo lo avrei sentito aumentare di volume, per cui, incuriosita le chiese spiegazioni, ed ella chiarì che il pene di Carlo aveva una disfunzione, nel senso che con il calore della figa, aumentava di volume, il gambo non sarebbe stato un problema, ma la cappella, di quanto poteva aumentare?
Cazzo se la sentivo quella cappella mi riempiva, andava avanti e indietro, più la lingua, tremavo le gambe quasi mi abbandonavano, ero sorretta da Carlo e la Tizi da sotto, cominciai a sgocciolare dal piacere, mentre Carlo era un continuo
"Godo… che figa stretta… godo, vengo, sì… sborro".
Mi arrivò come una staffilata, si stava scaricando mi sentivo piena e, placato l’orgasmo, rimpicciolendosi, il cazzo stava per uscire, allora Tiziana prontamente mi inserì un tampone, dicendomi di farne buon uso, mentre Carlo reclamava ancora la mia bocca, diciamo che ebbe a terminare la sborrata in bocca, avevo un rivolo che colava all’angolo della bocca strapiena,..... alcune gocce mi caddero sul seno,.....quel cazzo lo volevo, desideravo farlo sborrare del tutto, così lo presi in mano, ebbe modo di sporcarmi per bene anche quella.
Tiziana provvide ad infilarmi lo spolverino, invitandomi a lasciarlo aperto senza preoccuparmi più di tanto, a quell’ora in giro solitamente non c'era nessuno.
Si astenne dal baciarmi, apprezzando il rivolo di sborra presente sul lato della bocca… mi diede uno sculaccione, augurando, "Vai, goditi la serata".
Guardai l’ora, 20.40 Sandro, ubbidiente mi stava aspettando, accesi tutte le luci, volevo cogliere tutte le espressioni, anche le più piccole, registrarle mentalmente.
Non me lo aspettavo il gesto che fece Sandro vedendomi arrivare, avevo lo spolverino aperto, mi sentivo una diva con il suo pubblico, egli come un cane che aspetta il suo padrone, si mise a quattro zampe allungai la mano sporca di sborra e gli dissi,
"Bravo il mio cucciolotto, lecca…." e, quando capì di cosa si trattava, impazzì letteralmente come la sera precedente.
Mi tolsi lo spolverino e, nuda mi avvicinai alla porta finestra poggiando le mani in alto, mi sentivo una diva, ero illuminata dalla luce sembrava avessi un faro puntato su di me, vidi Tiziana e Carlo, sul terrazzo che guardavano chiamai Sandro e, indicandogli il seno, gli dissi come si conviene ad un cane "cerca, da bravo cerca… da bravo" ultimata la pulizia del seno, lo feci sdraiare per terra e poggiatagli la figa sulla bocca, tolsi il tampone, non lo riconoscevo, sembrava impazzito e, con quelle nuove emozioni mise poco a ripulirmi dalla sborra di Carlo, mentre amorevolmente gli accarezzavo la fronte, ripetendogli, "Bravo, bravo".
Mi piaceva che vedessero anche loro, così, alzandoci in piedi, allungai verso la sua bocca quel tampone ancora intriso di sborra,… sapeste come succhiava!!!
Avrebbe potuto bastare come prima volta, così gli ordinai di salire su uno sgabello, Tiziana e Carlo erano ancora lì a guardare,…..Sandro in piedi, era a portata di bocca, accolsi il suo cazzo e in effetti, bastò poco per riempirmela, fatto scendere, lo baciai riversandogli tutto in bocca, la sua,... mista a quella precedente di Carlo.
Percepii come un applauso.
Per loro sarà stato come essere al cinema.
Seduti abbracciati, ci scambiavamo coccole, impressioni, promettendoci di trovare più tempo per noi, di confessarci l'un l'altro ciò che desideravamo, non era ancora stabilito, ma sicuramente approvato.
Guardai l’ora, 21,30, gli dissi "Amore, doccia e vai a prendere i ragazzi, io sistemerò la sala. Domani è un altro giorno".
O53
continua
Generi
Argomenti