Il sacrificio di una suocera

Rock Irae
2 months ago

A 62 anni Caterina, donna matura, vedova da dieci anni, è ancora una donna molto attiva, costretta a non interrompere l’attività commerciale del marito, ad ambientarsi in fretta nei rapporti non facili con clienti e fornitori, a tenere i conti in ordine, e così via. Vive nel piccolo paese natìo, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, dove si conoscono tutti e non esiste privacy che tenga. La figlia Giovanna fa l’insegnante e vive in un paesino lì vicino, col marito Giacomo e la figlioletta Imma, ma le fa visita a giorni alterni e passa con lei le domeniche e le ricorrenze festive.
Per le vacanze estive Giovanna va al mare sulla costiera cilentana per una quindicina di giorni, Caterina invece tiene aperto il negozio, lo chiude giusto una settimana a ferragosto e ne approfitta per andare a passare qualche giorno dalla sorella Iolanda, anch’essa vedova che vive vicino Salerno. 
Anche quest’anno il copione si è ripetuto, ma al rientro dal suo breve viaggio Caterina non è riuscita ad attivare la cucina, lo scarico è presumibilmente otturato. Giovanna l’ha rassicurata, ci avrebbe pensato Giacomo di ritorno dal lavoro. Giacomo, un giovanotto di 36 anni sempre molto rispettoso e disponibile, lavora in un’azienda meccanica della zona. Quel pomeriggio, appena rientrato, fa una doccia veloce, poi la moglie prontamente lo dirotta a casa della madre.
E’ ancora agosto, a casa della suocera Giacomo si presenta in pantaloni corti e t-shirt. Come di consueto l’abbraccia e la bacia sulle guance, ma stavolta il contatto, ancorchè fugace, è più stretto del solito e determina un piccolo brivido in Caterina, che sente i suoi grossi capezzoli inturgidirsi immediatamente e manifestarsi anche visibilmente sul prendisole che le indossa per il caldo. Caterina si sente avvampare ma cerca di nascondere il suo turbamento evitando di incontrare lo sguardo di Giacomo, che intanto si mette subito all’opera inginocchiandosi per terra a torso nudo ad armeggiare coi tubi dello scarico. 
Ma la vampata non accenna a passare, tanto più che quel corpo atletico 1.85 x 80, quel petto villoso, quelle spalle lucide e grondanti di sudore e quella muscolatura possente delle braccia e delle gambe del genero le suggeriscono pensieri perversi che non riesce a scacciare.
Aveva già ceduto al fuoco della passione con Pietro, il fratello
minore di suo marito, che l’aveva per anni ricoperta di attenzioni premurose e più che affettuose. E, dopo sei anni di assoluta fedeltà al ricordo del marito, aveva riassaporato col focoso cognato il piacere di vivere e di godere; ma era durato poco, poi avevano convenuto di non continuare per non cadere preda delle malelingue del paese. 
Del resto Caterina era una donna che non passava inosservata: due tette grosse come meloni, due coscione carnose appena arrotondate dalla cellulite, un culo pieno e sporgente, oltre a due occhi scavati che rivelavano per intera la sua voglia repressa.E c’era più di qualcuno che frequentava il suo negozio per intrattenersi e sbirciare le sue forme generose, ancora procaci.
Oggi quella voglia sopita torna ad affacciarsi prepotente, e per giunta nuovamente in famiglia: prima il cognato, ora il genero. Caterina suda freddo, cerca di allontanare il pensiero concentrandosi sui fornelli e sulla preparazione della cena. Non si rende conto che, per tutto il tempo, Giacomo ha guardato intensamente dentro le aperture e le trasparenze del suo prendisole, ed ora che ha finito il lavoretto, si solleva tutto sudato e si accascia su una sedia della cucina, chiede un bicchiere d’acqua. Caterina continua ad evitare il suo sguardo, gli porge l’acqua, prende un asciugamano e lo aiuta a detergere il sudore. Ma, mentre si sporge per asciugargli anche le spalle, non può evitare di strusciargli addosso le sue tette che ballonzolano dentro il prendisole: un nuovo brivido, reso più intenso dalla vista dei suoi pantaloncini che si gonfiano sensibilmente e che premono contro i suoi fianchi.
Trattiene il respiro, ma resta come paralizzata quando si sente afferrata con forza per le chiappone da due mani possenti che l’attirano e la schiacciano contro quel petto muscoloso e quel cazzo imbizzarrito. E’ sorpresa, non si aspettava questa reazione di Giacomo, che adesso le succhia il collo e le sussurra all’orecchio: “Scusa mamma, ma stasera sei irresistibile!”. E prima che si renda conto di quel che sta accadendo, si ritrova distesa sul tavolo della cucina, a gambe larghe, col prendisole sbottonato e con un cazzo possente che indirizza la sua cappella violacea verso il buco del suo gran culo.
L’inattesa e insospettata sfrontatezza di Giacomo è pari alla sua voglia accumulata che ora rischia di esplodere. Guarda il cielo della stanza che sembra ruotare sopra la sua testa, non riesce ancora a concettualizzare, ma il colpo secco con cui Giacomo introduce il suo bestione dentro il suo culo la riporta d’un tratto alla realtà. Emette un gridolino per il dolore.
Non era vergine dietro, il culo era il posto preferito dal cazzo di suo marito, ma era appunto da dieci anni almeno che non lo prendeva ed ora il buco si era ristretto. E il cognato Pietro, che pure le aveva riaperto le porte della goduria con il suo cazzo e la sua lingua, non aveva mai osato violare quel buco sacro.
Caterina geme sotto i colpi dello spadone del genero, ma Giacomo ha perso ogni remora, ignora i suoi lamenti, ha la furia di un mulo, le trivella lo sfintere dandole la sensazione di squartarla.
Dolore e piacere si mescolano, Caterina orgasma un paio di volte in maniera violenta, Giacomo si inarca per penetrarla più in fondo possibile e poi libera uno schizzo potentissimo di sborra che le riempie le viscere. Restano così per un minuto ad occhi chiusi a godersi il rilassamento dei corpi, a rifiatare, poi si staccano, si ricompongono, ma sono entrambi sudatissimi. A quel punto Caterina finalmente guarda negli occhi Giacomo e gli dice a bassa voce: “Ora ci vuole una bella doccia!”
Vanno insieme in bagno e sotto il soffione si abbracciano scambiandosi saliva in abbondanza. Lui la stringe forte, la solleva fino a posizionare il suo cazzo nerboruto all’altezza della sua figona ancora sbrodolante e la pompa con grande energia, mentre lei si aggrappa alle sue spalle possenti, avvolge le sue gambe intorno alle natiche di lui, e arrivano a sborrare di nuovo, stavolta all’unisono, e ad urlare insieme il loro godimento.
Si asciugano e si rivestono senza smettere di scambiarsi carezze e toccamenti indecenti. Hanno scoperto una sintonia di fondo, ad entrambi il sesso piace senza nessun tabu. Giacomo le prende la testa tra le mani e la bacia con passione, poi le dice: “Mamma, io avrei voluto una donna come te!”. Al che naturalmente Caterina gli chiede un po’ preoccupata se con Giovanna non va bene e se ha altre storie fuori del matrimonio. Giacomo le spiega che non ha mai tradito la moglie ma che lei si concede poco e lui resta spesso insoddisfatto. Caterina coglie subito l’occasione per rassicurarlo: se la moglie non gli basta c’è la suocera a sua completa disposizione! Gli raccomanda di usare ogni precauzione per sfuggire agli occhi malevoli della gente, ma gli dice che, quando ne sente la voglia, la sua casa è sempre aperta.
Quando Giacomo se ne va Caterina si sente un’altra donna, piena di vita e di passione, ma stranamente non avverte alcun complesso di colpa nei riguardi della figlia. Sa che Giovanna ambiva ad avere un marito titolato, anziché un operaio, ma non immaginava che il loro clima familiare e persino la loro vita sessuale risentissero di questa frustrazione della figlia. Ora la confessione le ha aperto gli occhi e le ha fornito un grande motivo di autogiustificazione: si tratta assolutamente di salvare un matrimonio che rischia di logorarsi seriamente fino a rompersi. Non sia mai che, per le disattenzioni della figlia, uno stallone come Giacomo possa finire per cercare erba in altri pascoli! No, mai e poi mai. Lei non lo permetterà, per il bene della figlia e della nipotina. Ma anche per il suo!A 62 anni Caterina, donna matura, vedova da dieci anni, è ancora una donna molto attiva, costretta a non interrompere l’attività commerciale del marito, ad ambientarsi in fretta nei rapporti non facili con clienti e fornitori, a tenere i conti in ordine, e così via. Vive nel piccolo paese natìo, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, dove si conoscono tutti e non esiste privacy che tenga. La figlia Giovanna fa l’insegnante e vive in un paesino lì vicino, col marito Giacomo e la figlioletta Imma, ma le fa visita a giorni alterni e passa con lei le domeniche e le ricorrenze festive.
Per le vacanze estive Giovanna va al mare sulla costiera cilentana per una quindicina di giorni, Caterina invece tiene aperto il negozio, lo chiude giusto una settimana a ferragosto e ne approfitta per andare a passare qualche giorno dalla sorella Iolanda, anch’essa vedova che vive vicino Salerno. 
Anche quest’anno il copione si è ripetuto, ma al rientro dal suo breve viaggio Caterina non è riuscita ad attivare la cucina, lo scarico è presumibilmente otturato. Giovanna l’ha rassicurata, ci avrebbe pensato Giacomo di ritorno dal lavoro. Giacomo, un giovanotto di 36 anni sempre molto rispettoso e disponibile, lavora in un’azienda meccanica della zona. Quel pomeriggio, appena rientrato, fa una doccia veloce, poi la moglie prontamente lo dirotta a casa della madre.
E’ ancora agosto, a casa della suocera Giacomo si presenta in pantaloni corti e t-shirt. Come di consueto l’abbraccia e la bacia sulle guance, ma stavolta il contatto, ancorchè fugace, è più stretto del solito e determina un piccolo brivido in Caterina, che sente i suoi grossi capezzoli inturgidirsi immediatamente e manifestarsi anche visibilmente sul prendisole che le indossa per il caldo. Caterina si sente avvampare ma cerca di nascondere il suo turbamento evitando di incontrare lo sguardo di Giacomo, che intanto si mette subito all’opera inginocchiandosi per terra a torso nudo ad armeggiare coi tubi dello scarico. 
Ma la vampata non accenna a passare, tanto più che quel corpo atletico 1.85 x 80, quel petto villoso, quelle spalle lucide e grondanti di sudore e quella muscolatura possente delle braccia e delle gambe del genero le suggeriscono pensieri perversi che non riesce a scacciare.
Aveva già ceduto al fuoco della passione con Pietro, il fratello
minore di suo marito, che l’aveva per anni ricoperta di attenzioni premurose e più che affettuose. E, dopo sei anni di assoluta fedeltà al ricordo del marito, aveva riassaporato col focoso cognato il piacere di vivere e di godere; ma era durato poco, poi avevano convenuto di non continuare per non cadere preda delle malelingue del paese. 
Del resto Caterina era una donna che non passava inosservata: due tette grosse come meloni, due coscione carnose appena arrotondate dalla cellulite, un culo pieno e sporgente, oltre a due occhi scavati che rivelavano per intera la sua voglia repressa.E c’era più di qualcuno che frequentava il suo negozio per intrattenersi e sbirciare le sue forme generose, ancora procaci.
Oggi quella voglia sopita torna ad affacciarsi prepotente, e per giunta nuovamente in famiglia: prima il cognato, ora il genero. Caterina suda freddo, cerca di allontanare il pensiero concentrandosi sui fornelli e sulla preparazione della cena. Non si rende conto che, per tutto il tempo, Giacomo ha guardato intensamente dentro le aperture e le trasparenze del suo prendisole, ed ora che ha finito il lavoretto, si solleva tutto sudato e si accascia su una sedia della cucina, chiede un bicchiere d’acqua. Caterina continua ad evitare il suo sguardo, gli porge l’acqua, prende un asciugamano e lo aiuta a detergere il sudore. Ma, mentre si sporge per asciugargli anche le spalle, non può evitare di strusciargli addosso le sue tette che ballonzolano dentro il prendisole: un nuovo brivido, reso più intenso dalla vista dei suoi pantaloncini che si gonfiano sensibilmente e che premono contro i suoi fianchi.
Trattiene il respiro, ma resta come paralizzata quando si sente afferrata con forza per le chiappone da due mani possenti che l’attirano e la schiacciano contro quel petto muscoloso e quel cazzo imbizzarrito. E’ sorpresa, non si aspettava questa reazione di Giacomo, che adesso le succhia il collo e le sussurra all’orecchio: “Scusa mamma, ma stasera sei irresistibile!”. E prima che si renda conto di quel che sta accadendo, si ritrova distesa sul tavolo della cucina, a gambe larghe, col prendisole sbottonato e con un cazzo possente che indirizza la sua cappella violacea verso il buco del suo gran culo.
L’inattesa e insospettata sfrontatezza di Giacomo è pari alla sua voglia accumulata che ora rischia di esplodere. Guarda il cielo della stanza che sembra ruotare sopra la sua testa, non riesce ancora a concettualizzare, ma il colpo secco con cui Giacomo introduce il suo bestione dentro il suo culo la riporta d’un tratto alla realtà. Emette un gridolino per il dolore.
Non era vergine dietro, il culo era il posto preferito dal cazzo di suo marito, ma era appunto da dieci anni almeno che non lo prendeva ed ora il buco si era ristretto. E il cognato Pietro, che pure le aveva riaperto le porte della goduria con il suo cazzo e la sua lingua, non aveva mai osato violare quel buco sacro.
Caterina geme sotto i colpi dello spadone del genero, ma Giacomo ha perso ogni remora, ignora i suoi lamenti, ha la furia di un mulo, le trivella lo sfintere dandole la sensazione di squartarla.
Dolore e piacere si mescolano, Caterina orgasma un paio di volte in maniera violenta, Giacomo si inarca per penetrarla più in fondo possibile e poi libera uno schizzo potentissimo di sborra che le riempie le viscere. Restano così per un minuto ad occhi chiusi a godersi il rilassamento dei corpi, a rifiatare, poi si staccano, si ricompongono, ma sono entrambi sudatissimi. A quel punto Caterina finalmente guarda negli occhi Giacomo e gli dice a bassa voce: “Ora ci vuole una bella doccia!”
Vanno insieme in bagno e sotto il soffione si abbracciano scambiandosi saliva in abbondanza. Lui la stringe forte, la solleva fino a posizionare il suo cazzo nerboruto all’altezza della sua figona ancora sbrodolante e la pompa con grande energia, mentre lei si aggrappa alle sue spalle possenti, avvolge le sue gambe intorno alle natiche di lui, e arrivano a sborrare di nuovo, stavolta all’unisono, e ad urlare insieme il loro godimento.
Si asciugano e si rivestono senza smettere di scambiarsi carezze e toccamenti indecenti. Hanno scoperto una sintonia di fondo, ad entrambi il sesso piace senza nessun tabu. Giacomo le prende la testa tra le mani e la bacia con passione, poi le dice: “Mamma, io avrei voluto una donna come te!”. Al che naturalmente Caterina gli chiede un po’ preoccupata se con Giovanna non va bene e se ha altre storie fuori del matrimonio. Giacomo le spiega che non ha mai tradito la moglie ma che lei si concede poco e lui resta spesso insoddisfatto. Caterina coglie subito l’occasione per rassicurarlo: se la moglie non gli basta c’è la suocera a sua completa disposizione! Gli raccomanda di usare ogni precauzione per sfuggire agli occhi malevoli della gente, ma gli dice che, quando ne sente la voglia, la sua casa è sempre aperta.
Quando Giacomo se ne va Caterina si sente un’altra donna, piena di vita e di passione, ma stranamente non avverte alcun complesso di colpa nei riguardi della figlia. Sa che Giovanna ambiva ad avere un marito titolato, anziché un operaio, ma non immaginava che il loro clima familiare e persino la loro vita sessuale risentissero di questa frustrazione della figlia. Ora la confessione le ha aperto gli occhi e le ha fornito un grande motivo di autogiustificazione: si tratta assolutamente di salvare un matrimonio che rischia di logorarsi seriamente fino a rompersi. Non sia mai che, per le disattenzioni della figlia, uno stallone come Giacomo possa finire per cercare erba in altri pascoli! No, mai e poi mai. Lei non lo permetterà, per il bene della figlia e della nipotina. Ma anche per il suo!

Linea Erotica Z