Torri della costa Ionica

Giovanna Esse
14 hours ago
Torri della costa Ionica

Lettrice o lettore che ti imbatti in queste righe, ti lascio qualche informazione.
I luoghi sono reali, il resto un po' si e un po' no. Ho riportato solo 11 delle decine di torri costiere...anche se ne abbiamo visitate tante altre. 
Metrica variabile o inesistente? Rime approssimative? Metafore stiracchiate e esagerate? Lo so, è stato scritto solo per giocare un po'. 
Non è poesia, è una specie di canzonaccia da osteria.
Il nome Tarentilla è preso da uno scritto di Gneo Nevio, riemerso dalla memoria del liceo; è il soprannome che avevo dato alla protagonista prima di conoscere il suo vero nome. 
Prima di "TORRI DELLA COSTA IONICA" trovi qui sotto due versi che ho messo insieme a partire dall'ottimo breve lavoro di Fernando Pessoa. Ho lasciato intatta la prima riga che condivido pienamente; il seguito l'ho cambiato, mi serviva qualcosa per volare un po' più alti prima di cadere nella canzonaccia. Spero che Pessoa mi perdoni. 
-----
E' l'amore che è essenziale.
Il sesso è solo un espediente
per rendere la vita divertente.
Cerca di farlo in modo intelligente
e miglioralo se senti che è sbagliato.
-----
 
Tutto è iniziato
alla torre dell'Ovo:
la Tarentilla, 
conosciuta in spiaggia
meno di un'ora fa, 
con oli e creme 
mi massaggia.
Ha un talento innato;
con le sue mani 
me lo ha ben lucidato,
che sembra nuovo,
se ci penso mi commuovo.

Alla torre di Sant'Isidoro
dietro una fitta siepe di alloro 
con tocco gentile il foro le esploro;
mugola e si bagna,
la adoro! 
...e mi intosto
come un toro.

Tra le canne di torre Borraco
di baci mi ha fatto sentire ubriaco,
poi è scesa in basso
e con impegno mi ha succhiato;
ora, se dalla torre togli "co" 
e una esse hai prefissato
saprai cosa ha ingoiato.

Sugli scogli piatti
a torre Colimena
nella sua fessa la mia lingua si scatena
mobile e poderosa
come coda di balena.
E lei gode, 
si dimena, 
inarca la schiena,
ma ha la vescica piena...
...che doccia che mi fa! 
...e ride come una iena!
Una scena
davvero oscena.

A torre Inserraglio
mi chiede il boccaglio
e dopo una lunga
iperventilazione
capisco che ha bisogno 
di una buona immersione.
Così, nello spiraglio
le accomodo il battaglio,
e per mezz'ora
fino in fondo
la scandaglio,
poi mi incaglio;
son venuto
con un sonoro
asinino
raglio!

Su una panca,
vicina a torre Chianca,
di accoppiarsi con me non è mai stanca.
Di fronte, a pecora,
di lato, a cavallo.
Poi in piedi, e sull'erba,
eppure sento
come se qualcosa manca.

Così, a torre San Pietro
(c'è troppa gente
e fumo di piretro)
le chiedo se le andrebbe 
di prenderlo di dietro;
"...vorrei provare", risponde.

Nella grotta sotto torre Uluzzo
ce l'ho duro come calcestruzzo.
Di dietro, lentamente,
fino in fondo, 
l'ho infilato...
...ma ho sentito 
un gran puzzo.
Sconcertato,
sento arrivare
il primo schizzo
con un guizzo
l'ho sfilato,
neanche un minuto
son durato; 
e le sue belle natiche ho coperto
di bianco seme con un grande spruzzo,
come la neve sui monti dell'Abruzzo.

Nella macchia dietro torre Castiglione
tentiamo con passione
un'altra posteriore esplorazione.
C'è grande eccitazione.
Me lo accudisce
con devozione;
e quando è diventato
un nodoso bastone
nel retro lo ha accettato,
e a lungo ha cavalcato
sovrumana erezione
fino a goderne,
in piena convulsione.
Chiaro era quando è entrato,
ma è uscito marrone...

L'indomani alla torre Squillace
parliamo del secondo tentativo audace;
è seria e mi dice 
"ho goduto, ma non mi piace.".
E io, con occhi da batrace
e faccia di bronzo di Riace:
"Scusami.." 
rispondo,
"..anche un porco come me
si dispiace.
Ti prego,
facciamo pace!".
Sorride,
ha di nuovo
il suo sguardo vivace
e mi porta...

... a torre Lapillo,
a giocar col birillo
e gustare con gioia
un altro zampillo.