Susan: così mi ruppi la fighetta

Oggi ho 31 anni e vivo da sola, ho una figlia ma è solo mia, l’ho avuta con la fecondazione assistita; non mi andava di avere un compagno. I miei rapporti adesso li vivo occasionalmente con donne, di ogni fascia di età. Quando ero una ragazzina, diciamo un po’ dopo i dieci anni, mi piaceva molto stare nuda. Giravo nuda per casa ogni volta che potevo. Mia madre lavorava come infermiera e mio padre non l’ho mai conosciuto. Quindi nelle lunghe giornate, potevo sfogare questo desiderio di stare nuda. Sentire il parquet sotto le piante dei piedi o il tepore del plaid sul grande letto di mamma.
Comunque ero ubbidiente e tranquilla, semplicemente mi piaceva isolarmi nel mio piccolo mondo e fantasticare. Stare spogliata era un piacere e pian piano le mani, le dita iniziarono a cercare di accarezzare il mio corpo, finché scoprii il prurito che mi provocava toccarmi la patatina. All’inizio non avevo il coraggio di ficcarci le dita dentro, avevo paura anche se mi sentivo attratta. Poi iniziai a esplorarmi dentro la figa, provando sempre più piacere ma non ne conoscevo molto bene il motivo. Sapevo molto poco sul sesso. A scuola sentivo le mie amichette che dicevano tante cose, addirittura le più grandi dicevano che loro facevano sesso, ma forse mentivano, perché anche loro avevano le idee confuse. Comunque parlavano tutte di toccarsi e di masturbazione...
Un giorno passò un gelataio col suo carrettino, mia mamma mi prese un gelato e poi uscì. L’uomo dei gelati mi osservava con uno sguardo voglioso e non si spostava dal nostro vialetto…. chissà, forse gli piacevano le bambine.
A un certo punto mi chiamò chiedendo se volevo un altro gelato. Lo vedevo dalla porta a vetri ma non dissi nulla né gli aprii. Però mi spogliai, togliendo la gonnellina e abbassando le mutandine. Era il primo uomo che mi vedeva spogliata, a parte mia mamma. Lui guardava e sorrideva. Io rimasi nuda e giravo in tondo per farmi osservare tutta. Avevo calore per tutto il corpo e anche vergogna. La vergogna mi rimase anche dopo, quando andai di sopra sul letto di mamma. Ero talmente eccitata che non sapevo più come dibattermi e toccarmi per provare sempre più piacere. Ero molto elastica, così, dato che ero attratta dai piedi, mi piegai fino a poter prendere in bocca l’alluce, come una contorsionista. La mia patatina si aprì molto: io scavai talmente con le dita chiuse a palmo, e nonostante il dolore, spingevo e tiravo. A un certo punto raggiunsi il mio primo orgasmo. La cosa mi lasciò spossata e dolorante. Riposai sul fianco per riprendermi, poi scappai in bagno visto che stava per tornare la mamma. La dentro mi accorsi che mi ero sporcata di sangue: mi ero rotta l’imene, ma questo lo avrei capito solo qualche tempo dopo.
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