La secchiona

Giovanna Esse
6 days ago

La biblioteca della scuola sembrava un santuario, tutti in ossequioso silenzio a sfogliare pagine di vecchi testi.

Detestavo quel posto, erano forse passati due anni dall’ultima volta che vi avevo messo piede. Avanzai con la mia solita andatura sicura; di tanto in tanto qualche testa si voltava ad osservarmi: studentesse soprattutto.

Girai l’angolo diretto nella sezione Biologia quando venni investito da una ragazza. Ci scontrammo, e nell’impatto, volarono in aria dei fogli che ricaddero sparpagliandosi per terra.

«Dovresti stare più attenta!» Esclamai irritato.

La ragazza arrossì vistosamente.

A osservarla bene non sembrava un volto nuovo. Mi massaggiai il mento pensieroso: occhiali con lenti spesse come fondi di bottiglia, visino minuto, labbra carnose e capelli castani raccolti in una sciatta coda di cavallo.

«Scu…scusami.» Farfugliò lei, evidentemente imbarazzata «andavo di fretta. Le lezioni stanno per iniziare quindi... ehi ma tu sei Marc della quinta B!» Esclamò visibilmente stupita.

In effetti il mio ingresso in quel tugurio aveva sorpreso parecchi studenti.

Ero famoso al liceo, e tutti sapevano bene che tra me e i libri non c’era mai stata grande affinità.

«In carne e ossa.» Risposi abbozzando un sorriso di circostanza, «e tu sei?»

«Lei parve non gradire quella domanda, s’ irrigidì e replicò inviperita: Evidentemente non frequentiamo la stessa scuola forse. Sono Tina, quinta C, la tua vicina d’ armadietto da più di tre mesi se non lo sai ancora.»

“Un’altra delle mie solite gaffe” Pensai grattandomi la fronte.

«Giusto, certo Tina.» Replicai imbarazzato.

Mi piegai sulle ginocchia e raccolsi velocemente i libri da terra.

Prima di porgerli al topo di biblioteca gettai una veloce occhiata ai titoli: Mitologia Greca, un vocabolario di latino, ma l’altro mi spiazzò letteralmente. Lo sollevai all’altezza degli occhi e lessi ad alta voce: «Passione nel buio.» Aggrottai la fronte stupito, si trattava d’ una lettura esplicitamente erotica.

La copertina ritraeva un uomo eccitato, intento a spiare dal buco di una serratura una formosa donna nuda.

Tina me lo strappò dalle mani con furia. La sua espressione di rabbia mista a sdegno, mi stuzzicò alquanto. Mi schiarii la voce: «Lettura decisamente interessante! Quando t’interrogano? Sai vorrei essere presente anche io.» Ironizzai sagacemente.

Lei scosse il capo inasprita, si guardò attorno visibilmente imbarazzata. Avevamo gli sguardi indiscreti degli studenti puntati addosso.

Inspirò a fondo e Rispose mordace: «Dovresti saperlo meglio di me Marc, d’altronde è la tua materia preferita, sei un asso in questo, giusto?»

“Colpito e affondato!” Pensai divertito.

Sorrisi. Quella ragazza m’intrigava pericolosamente:

Indossava un maglioncino beige molto ampio e una gonna castigata e retrò che le arrivava alle caviglie, ciò nonostante, aveva due occhi bellissimi dal taglio quasi asiatico e labbra molto carnose e invitanti. Per un attimo mi chiesi cosa si provasse a baciarla.

Di certo era una donna parecchio ambigua visto il genere di libri che leggeva! In effetti lasciava presagire un’indole focosa e ribelle.

E poi chissà cosa indossava sotto quella specie di burqa?

Lei mi fissò accigliata e nervosa: «Cos’hai da guardare?» Sbraitò.

Soppesai un istante le parole e poi risposi di getto: «Ti va di uscire con me questa sera?»

Lei sgranò gli occhi e spalancò la bocca visibilmente stupita.

«Mi stai prendendo in giro?» Rimbeccò adirata.

Sfilai il cellulare dalla tasca laterale dei jeans: «dammi il tuo numero di telefono, ti chiamo verso le sette, così mi spieghi dove abiti.»

«Senti, io non ho tempo da perdere con i tuoi stupidi giochetti, hai capito? Se vuoi un’oca da portarti a letto, vai in discoteca o sulla tangenziale, vedrai quante ne incontri!»

«E se ti dicessi che ti trovo interessante e che vorrei approfondire la tua conoscenza?»

Lei continuò a fissarmi attonita. Rimase in silenzio a valutare la risposta.

Sembrava combattuta: a tratti apriva le labbra come per parlare poi nuovamente taceva.

Alla fine cedette: poggiò i libri sopra il ripiano di uno scaffale, estrasse una biro e un foglio di carta e scarabocchiò velocemente il suo numero. Lo ripiegò per bene e avanzò lentamente verso di me.

I nostri sguardi s’incrociarono e si sostennero.

Questa volta fui io a tacere, destabilizzato da quegli occhi intensi e sensuali. Lei allungò una mano e inserì il frammento di carta dentro la tasca laterale dei miei jeans. Indugiò un istante sulle mie labbra.

I miei battiti accelerarono rapidamente.

Si sollevò leggermente sulle punte e avvicinandosi al mio orecchio mormorò suadente: «Non sai in che guaio ti stai cacciando amore mio.»

Trasecolai, quel tono mellifluo, quel profumo femminile ed eccitante, quella frase ambigua, mi lasciarono letteralmente senza fiato.

Lei sorrise maliziosamente poi puntò le mani sul mio petto e mi spintonò contro la parete.

Colto alla sprovvista persi l’equilibrio e mi ritrovai con la schiena schiacciata contro il muro.

Tina inarcò un sopracciglio e aggiunse in un sussurro: «Ti passo a prendere io, non mi serve il tuo indirizzo, so già dove abiti e so anche che la sera sei solo in casa. Sarai una preda facile amore mio!»

Lasciò scorrere l’indice sui miei pettorali giù sino alla cintura, io deglutii a vuoto eccitato come non mai.

Indietreggiò d’ un passo e mi salutò con la mano ammiccando in modo accattivante.

La guardai allontanarsi lungo il corridoi e poi scomparve tra gli scaffali della biblioteca.

«Ragazzi che schianto!» Esclamai sbigottito, con il cuore ancora scalpitante.


E’ proprio vero che l’abito non fa il monaco amici miei. E lei ne era la prova vivente.

A proposito di abito, volete sapere che genere di lingerie indossò la sera del famoso appuntamento?

Sarebbero informazioni private in verità ma un suggerimento ve lo darò: c’è chi la usa sulle fragole, chi sui dessert, io sinceramente… la preferisco al naturale, da gustare lentamente, senza fretta. Perché certi tipi di piaceri vanno goduti intensamente, fino in fondo.