Amore oltre il tempo

Giovanna Esse
13 days ago
Amore oltre il tempo

Nulla di "porno" ma bella storia... spero gradirete, soprattutto le nostre lettrici.


La baita in montagna degli anziani coniugi Russel, poteva tranquillamente figurare nelle migliori riviste di case in stile country.

Bastava guardarsi attorno per rimanerne affascinati. Gli oggetti d’uso comune erano sapientemente disposti, come a creare delle composizioni artistiche. Sul soffitto di legno della veranda penzolavano numerosi lumi a petrolio. Nell’ampio soggiorno, troneggiava una lunga tavolata addobbata con candelabri di antica manifattura e un paio di cesti di paglia colmi di frutta fresca. Le ampie finestre, erano decorate a festa e sui davanzali, spiccavano dei vasi di porcellana vintage colmi di fiori variopinti. Tutto era in ordine per l’arrivo dei nipoti.

Una station wagon grigia giunse a casa Russel e parcheggiò nel vialetto, sollevando una piccola nuvola di polvere. Matt scese per primo dall’auto, seguito dal patrigno. Si stiracchiò la schiena e mugolò indolenzito: aveva passato tre interminabili ore ad ascoltare musica con gli auricolari del suo cellulare, mentre la bella sorellastra s’ era perse in chiacchiere con sua mamma. Finalmente quella tortura era giunta a termine.

«Povero fratellino!>> Lo canzonò la sorella. «Ti fa male il sederino forse?»
«Sì, sai…sono tutto intorpidito, soprattutto le orecchie dopo averti ascoltato per tre ore di fila!». Rimbeccò aspro.

Il portone della baita s’aprì e fecero capolinea i nonni paterni di Desy. La ragazza gli corse in contro tutta eccitata, non li vedeva da tanto tempo. Li strinse in un caloroso e lungo abbraccio.
Dopo i vari convenevoli, tutta la famiglia si riunì all’interno della dimora attorno al camino. La serata continuò con una lauta cena casereccia a base di: pollo patate, pane fatto in casa e la mitica crostata di mele della nonna. Infine, a pancia piena e soddisfatti, presero a parlare dei vari argomenti, spaziando dalla scuola, alla festa eminente per il compleanno di Desy.

La serata passò piacevole ma il ragazzo si congedò presto a causa della stanchezza accumulata in viaggio.
Il giorno seguente, Matt si svegliò di buon ora. Spalancò la finestra e respirò affondo l’aria frizzante della campagna: odorava di pini e rugiada. Le montagne si stagliavano imponenti all’orizzonte offrendo alla vista un panorama davvero mozzafiato. Dal piano terra proveniva un invitante odorino di beacon e uova fritte. Indossò velocemente i suoi jeans preferiti e una felpa bianca. Riassettò i folti capelli castani e si fiondò verso la cucina affamato. Passò davanti la camera della sorellastra ma lei non c’era. Probabilmente era già scesa a fare colazione, pensò. Notò un quaderno aperto sulla scrivania, incuriosito si avvicinò a dare un’occhiata furtiva.
La calligrafia ordinata della ragazza spiccava sulla lucente carta patinata. Lesse qualche riga: “domani sarà il mio compleanno, non vedo l’ora di festeggiarlo insieme ai miei nonni. Purtroppo il mio ragazzo non ci sarà. Mi manca tanto, ma grazie a quel rompiscatole di Matt che mi sta sempre addosso, tengo la mente occupata. Il mio fratellastro ha un pessimo carattere, però ha uno sguardo intenso e delle bellissime labbra. Sì, devo ammettere che…”.
Una voce concitata alle spalle, lo fece trasalire. Si voltò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con la sorellastra:
«Come hai osato leggere il mio diario segreto senza permesso?» Urlò inviperita.
«C’era la porta aperta e credevo di trovarti qua dentro. E poi come potevo sapere che questo vecchio quaderno fosse il tuo diario personale?»
«Sei sempre lo stesso, è inutile non cambierai mai! Non ci si può fidare di te. Non fai altro che controllarmi. Ma chi ti credi di essere? Ti odio…ti odio davvero con tutta l’anima>>
«Mi odi? Pensa me, che sono costretto a vivere sotto lo stesso tetto con una pazza ossessiva compulsiva, che si crede perseguitata!»
«Ah! ora fai la vittima? Se non fosse stato per la sottoscritta, vivresti in un tugurio di 60 metri quadrati, ho chiesto io al papà di accogliervi in casa, ricordalo!»
Matt serrò la mascella, se c’era una cosa che detestava era la situazione sentimentale tra sua madre e il patrigno, inoltre non si aspettava un simile rinfaccio. Lui e sua madre avevano vissuto per anni in affitto, dentro una decadente baracca decrepita e, quella situazione, lo faceva sentire come un pezzente in cerca di carità. Sorrise amaro e incrociò le braccia al petto:
«Credimi, avrei preferito continuare a vivere in quella cella, piuttosto che stare con una matta furiosa come te».
Desy assottigliò lo sguardo: «Sai quale sarebbe il più bel regalo per il mio compleanno? Che tu scomparissi per sempre dalla faccia della terra». Con quella frase tagliente, afferrò il diario, girò sui tacchi e andò via.
Matt scosse il capo con disappunto, lanciò un’ultima occhiata alla scrivania ormai vuota e poi, scese controvoglia a fare colazione: gli era passata la fame.

Nel pomeriggio il tempo mutò improvvisamente. Il cielo s’incupì e s’alzò un vento gelido e pungente.
Il ragazzo issò l’ascia in spalla per andare a fare un po’ di legna per il camino. Notò che nel recinto dei cavalli c’era una giumenta candida che ruminava erba fresca. Si soffermò a osservarla affascinato dalla muscolatura possente e dal manto lucente. Poi s’accorse che poco distante dall’animale c’era la sorellastra insieme a un’amica che chiacchieravano affabilmente.

Ad occhio e croce le due dovevano avere la stessa età, anche se la nuova arrivata era decisamente più bassina di Desy. Le ragazze ridevano e scherzavano goliardicamente e non si accorsero della sua presenza.

Matt rimase in silenzio a spiarle, tese le orecchie per captare qualche parola ma era troppo lontano. Poi le vide salire in sella al destriero candido e dirigersi verso il sentiero dissestato che conduceva alla montagna.

Sbuffò irritato: << Ma guarda quella! Se ne va beata in giro mentre io, sono costretto ai lavori forzati. Menomale che doveva essere una vacanza piacevole e rilassante!>>
Il patrigno infatti, aveva pianificato il suo intero pomeriggio: doveva raccogliere legna, mungere le mucche, e distribuire il fieno.

Inoltre il compleanno di Desy era alle porte e ancora non aveva deciso cosa donarle. Non aveva soldi e doveva arrangiarsi come meglio poteva.

Osservando la catasta di legno ammonticchiata gli venne un’idea: pensò d’intagliare un ceppo per ricavarne la sagoma di un unicorno. Animale mitologico che la giovane adorava. Essendo abile nella scultura, sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Le ore trascorsero velocemente impegnato nelle varie mansioni, e presto, giunse il crepuscolo. Matt studiò la statuetta che era riuscito a intagliare in poco più di un’oretta. Cercò eventuali imperfezioni sondando con i polpastrelli il lucido legno. Una volta finito, scrisse un messaggio d’auguri e lo nascose sotto il piedistallo del manufatto.
Il ragazzo si sfregò le mani intorpidite, cominciava a far freddo a quell’ora, e il cielo non prometteva nulla di buono. In lontananza s’udiva il boato dei tuoni e cominciava a piovere copiosamente.

Il nonno lo raggiunse sotto la tettoia. Si scrollò di dosso l’acqua che aveva inumidito tutto il suo giaccone beige: «Non riesco a trovare Desy e Miriam. Tu le hai viste per caso?>> Chiese preoccupato.

«Le ho viste uscire in sella a Whitestorm circa un’ora fa, andavano in direzione della montagna.»
L’uomo sgranò gli occhi: «Sono impazzite? Sanno bene che da queste parti il tempo cambia rapidamente, sta per arrivare una tempesta e dobbiamo subito andare a cercarle».
«Vado io non preoccuparti, ho visto quale strada hanno imboccato, le raggiungerò in tempo vedrai.»
«Ragazzo, non ci sono altri cavalli disponibili, andare a piedi, su un terreno talmente dissestato, è estremamente rischioso».

«Starò attento non temere. Probabilmente le incontrerò strada facendo. E poi sono l’unico che conosce il sentiero che hanno imboccato».

Jason Rassel, nonostante fosse un uomo alto e robusto, soffriva di seri problemi alla schiena e scalare ripidi sentieri rocciosi per lui era una impresa titanica.

A malincuore lasciò andare il giovane ammonendolo più volte sui pericoli a cui andava in contro. Matt s’incamminò velocemente: doveva sbrigarsi, era buio e il freddo penetrava come lame acuminate nelle ossa. S’inerpicò seguendo le orme della giumenta. Dopo quasi mezz’ora, le vide.

Si erano riparate sotto una sporgenza di pietra e legato il cavallo a una roccia acuminata. Bella nitriva inquietata dal bagliore intermittente dei lampi.

Matt sospirò di sollievo, grato di averle trovate sane e salve. Ma la gioia mutò in rabbia una volta raggiunto le due incaute:

«Vi stanno cercando tutti giù alla baita.» Sbraitò furioso. <<Avreste potuto avvisare che vi stavate allontanando, no?»

Desy gli lanciò un’occhiataccia malevola e si alzò in piedi: «Se forse non l’hai notato, sta piovendo! E poi volevamo solamente farci una breve passeggiata, non immaginavamo certo che si sarebbe scatenato il diluvio universale!»

«Se forse non lo hai notato, si è fatto buio. A breve la temperatura scenderà sotto lo zero. Volevate crepare di freddo per caso?». Poi s’impose calma e abbassò il tono di voce. Litigare a quel punto era inutile: «Tuo nonno è preoccupato, tutti lo sono. Dovete rientrare fin tanto che c’è un po’ di visibilità, dopo sarà troppo pericoloso per avanzare.»

L’espressione imbronciata di Desy, mutò. La ragazza realizzò in quell’ istante ciò che il fratellastro aveva fatto per lei: era venuto a cercarla nonostante il freddo e la pioggia, rischiando di farsi seriamente male. La montagna, come diceva spesso il nonno, non ammette errori né distrazioni. Lo guardò angosciata:

«Noi siamo a cavallo, impiegheremo la metà del tempo a rientrare ma… tu?»

«So il fatto mio non temere, coraggio, salite in sella e sbrigatevi!»

La ragazza non replicò. Fece quanto richiesto senza battere ciglio e una volta in groppa al suo destriero, si avviarono insieme all’amica verso casa.

Rimasto solo, Matt si strinse nel suo bomber nero. S’era alzato un vento impetuoso e pungente. Soffiò sulle mani per scaldarsi, una nuvoletta di vapore si condensò tra le sue labbra. Il paesaggio ormai non era più affascinate, ma inquietante e spettrale. Senza perdere un minuto di tempo, si avviò in direzione di casa.

Aveva percorso pochi metri quando la pioggia divenne tanto fitta da occultargli la visuale.

Ora si trovava davvero nei guai. Frustrato, studiò l’ambiente circostante in cerca di un riparo. Tornare alla baita in quelle condizioni era fuori discussione. Un tuono echeggiò nel cielo e un lampo illuminò il bosco in lontananza.

Matt notò una rientranza in una parete rocciosa. Doveva raggiungerla in fretta.

Con i vestiti fradici, percorse gli ultimi metri che lo dividevano dalla salvezza quando improvvisamente un fulmine colpì una roccia lì vicino.

Il boato esplose nelle sue orecchie e lo stordì completamente. Perse di vista la caverna e cominciò a camminare alla cieca incespicando a più riprese.

Tremante di freddo, si strinse nelle braccia per trattenere quel poco di calore corporeo che gli rimaneva. Inciampò in un sasso e cadde a terra.

Non trovando appigli scivolò sul fango e rotolò giù per il pendio, fin quando non avvertì un acuto dolore alla testa e alle gambe, poi il nulla.

Quando aprì gli occhi una fitta alla tempia lo fece contrarre per il dolore. Avvertì nitidamente del liquido caldo e denso, colargli lungo la fronte: “sangue “pensò incapace di muoversi.

Tentò di muoversi ma dal bacino in giù, era paralizzato. Poi qualcosa gli sfiorò la guancia. Un tocco delicato, così flebile che parve un soffio di vento. Spostò lo sguardo e s’accorse di trovarsi tra le braccia di una splendida ragazza: aveva una pelle lattea che sembrava quasi porcellana e intensi occhi azzurri. Indossava una specie di sottile camicia da notte che la copriva interamente. Sorrise e gli accarezzò i capelli.

«Chi…chi sei». Balbettò disorientato, provò a girarsi ma il dolore gli mozzò il fiato.

La giovane si chinò e lo baciò dolcemente sulle labbra.

Matt chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel dolce contatto.

Quando si staccarono lei sussurrò parole che lo colpirono dritto al cuore: «Non ti lascerò mai, saremo uniti per sempre.»

Parlava come se si conoscessero da sempre. Matt provò a replicare ma le forze vennero meno.

Udì appena delle voci concitate in lontananza, poi tutto si spense.

Quante volte Desy aveva maledetto se stessa, e quante volte aveva rivissuto come un film il momento in cui aveva augurato la morte al fratellastro. Ma ora che giaceva in stato d’incoscienza nel letto di un ospedale, si chiese se fosse tutto un sadico gioco del destino.

Suo padre l’aveva ritrovato a notte fonda, ai piedi di una enorme voragine in condizioni gravissime. Quando aveva appreso la notizia, le era letteralmente crollato il mondo addosso.

Ora sedeva in una asettica sedia dentro una raccapricciante stanza della terapia intensiva. Matt, aveva riportato una fratturata multipla al perone destro e un trauma cranico esteso.

Era attaccato a dei macchinari che controllavano le sue funzioni vitali.

La giovane strinse tra le mani quell’unicorno che aveva trovato nella falegnameria della baita. Gli occhi le si velarono di lacrime.

Sussurrò con voce rotta dall’emozione, la dedica: «Ti auguro che tutti i tuoi sogni possano…» non riuscì ad andare oltre, il viso affondò sul petto del fratellastro inerme. Lo strinse disperata scossa da singhiozzi. Accarezzò la sua mano e s’accorse con stupore, che tra le dita aveva un piccolo oggetto brillante.

Con delicatezza estrasse un ciondolo d’argento. Lo sollevò e l’osservò attentamente: si trattava di un rosario. “Chi poteva mai averlo messo nella mano del fratellastro?” Pensò stupita.

La porta della stanza s’ aprì e fece il suo ingresso un’infermiera tozza e tarchiata, era lei che si prendeva cura di Matt cambiandogli la flebo e misurandogli la temperatura quotidianamente.

«Mi scusi?» Chiese alzandosi e andandole incontro. «Ho trovato questo gioiello in mano a mio fratello, sa per caso a chi è stato a donarglielo?»

«Sono stata io» Confessò timidamente la donna. «Volevo proteggerlo.>>

<<Proteggerlo da cosa?>>

<<Dal male, altrimenti non lo lascerà mai.»

«Ma di cosa sta parlando?».

«Del demone che ogni notte appare in questa stanza. Se non facevo qualcosa, avrebbe trascinato la sua anima all’inferno. L’ho vista per tre notti consecutive. Sempre seduta al suo capezzale, gli occhi bianchi e vitrei come quelli di una statua. Ho provato a cacciarla, ma lei è tornata. Allora ho messo una protezione vicino al suo cuore sperando che questo potesse aiutare a tenerla lontana. Stanotte rimani qui, non andar via. Sei l’unica che può rispedirla da dove è venuta. Devi dirle chiaramente che è tuo, altrimenti non avrà scampo.»

Desy trasecolò, non riusciva a credere a quell’assurda storia. Forse l’infermiera voleva prendersi gioco di lei. Annuì ma non indagò oltre. Di certo non era né il luogo né il momento giusto per litigare. Ad ogni modo decise di non tornare a casa, voleva vederci chiaro.

Quando la donna andò via, la stanza piombò nell’oscurità. Inquieta, si strinse nelle braccia: era la sua impressione o la temperatura era calata improvvisamente? A notte fonda le campane della cattedrale rintoccarono la mezzanotte.

La giovane avvertì le palpebre appesantirsi. I sensi cominciarono ad affievolirsi. Poggiò il capo sul letto e si addormentò.

Un rumore improvviso la destò dal sonno. Nonostante la stanchezza e gli occhi appesantiti, si guardò attorno. Notò con la coda dell’occhio uno strano alone di luce penetrare dalle tapparelle della finestra. Aggrottò la fronte perplessa e si alzò dalla sedia.

La strana stella piccola quanto una pallina da ping pong, fluttuò lungo il soffitto e prese a vorticare attorno al letto. La ragazza osservò preoccupata lo strano fenomeno. La luminescenza si allargò sino a mutar forma.

Lentamente acquistò sembianze umane. Desy soffocò un urlo portandosi le mani alla bocca. I suoi occhi sconvolti, incrociarono quelli adirati di una splendida giovane dai lineamenti sottili e aggraziati.

Lo spirito si avvicinò al letto ed accarezzò delicatamente Matt, si chinò e lo baciò sulle labbra. Desy indietreggiò atterrita, l’istinto gli urlava di scappare via il più lontano possibile, ma uno strano suono attirò la sua attenzione: l’elettrocardiogramma segnava assenza di battiti.

La ragazza sbiancò in volto. Recuperando un po’ di coraggio e afferrò il vaso dei fiori posto sul comodino vicino al letto, e lo scaraventò con violenza contro il fantasma.

«Va via maledetta!» Urlò in preda al panico.

La dama bianca scomparve. Desy ansimò impaurita e si guardò attorno con il corpo ancora scosso da tremori.

Chiuse gli occhi e s’impose calma. Nella penombra vide una sedia traballare e poi cominciare a muoversi inspiegabilmente da sola. Scivolò lungo il pavimento, si sollevò da terra e gli piombò addosso con estrema violenza.

Desy riuscì a schivarla il colpo appena in tempo. L’oggetto andò a sbattere contro il muro e si frantumò in mille pezzi.

Il fantasma riapparve nuovamente. Puntò l’indice verso il fratellastro e con voce incorporea sibilò: «Verrà via con me.»

La sorellastra capì che non si sarebbe fermata, non avrebbe mai potuto proteggere suo fratello: nulla poteva contro quell’anima immonda. Sola, inerme, incapace di sostenere la malvagità che quel demone emanava, cadde in ginocchio disperata:

«Non farlo, ti prego!» Implorò tra le lacrime «ho bisogno di lui, io l’amo… lo amo e non voglio perderlo. Ho bisogno di lui, ti scongiuro. Non ucciderlo, non portarlo via da me…farò qualsiasi cosa ma ti scongiuro, lascialo!»

Il fantasma che aveva ormai raggiunto il capezzale di Matt, si fermò, si voltò verso Desy e la fissò tristemente. Una lacrima luccicante solcò la sua guancia cinerea rimanendo in bilico sul mento.

Come se comprendesse quale dolore si provasse a perdere un caro: quale tormento, quale angoscia, quale agonia. Abbassò lo sguardo sul giovane che giaceva inerme in quel freddo letto. Tristemente gli accarezzò la guancia come a voler assaporare ancora una volta, il calore che quel corpo emanava.

Poi, lentamente cominciò a sbiadire sino a diventare una nebbiolina tenue, appena visibile. Come una leggera nuvola di vapore fluttuò per aria e si dissolse nel nulla.


Un mese dopo.

Matt ormai fuori pericolo, si era lentamente ripreso. Durante tutto il tempo della difficile e dolorosa riabilitazione, erano rimasti alla baita dei nonni.

Desy aveva narrato quella vicenda alla sua famiglia e alla sua amica. In breve quell’assurda storia, aveva fatto il giro del paese. Un giorno un vecchio amico del nonno venuto in visita alla baita, raccontò una sconvolgente storia.

Il fantasma che avevano visto, probabilmente era quello di Isabel Delacroix, una giovane che aveva perso il fidanzato a causa di un incidente stradale.

Disperata per la perdita del suo unico amore, si era tolta la vita gettandosi da un burrone sulla montagna.

Da allora il suo spirito ha continuato a vagare in cerca del suo amato, senza aver pace…o almeno così si narrava.

Il compleanno di Desy, si svolse in ritardo, ma fu comunque una bella festa, con pochi amici intimi e tutta la famiglia al completo.

Il giorno prima della partenza, i Sanders, posero vicino al precipizio una grossa croce di legno con una targa che recava l’incisione: “All’amore eterno” in memoria della povera Isabel.

Matt si chinò sulle ginocchia e adagiò una corona di fiori ai piedi della croce: «Mi chiedo se la rivedrò ancora.» Mormorò rivangando con malinconia, il modo in cui era stato accudito, durante i momenti terribili dell’incidente.

Desy, avvertì una fitta di gelosia propagarsi lungo lo stomaco. «Non lo so» replicò tristemente. «Ma non importa, lei è ormai fa parte del passato e noi due, invece, siamo il futuro.»


Forse nemmeno il tempo può spezzare i legami profondi e indissolubili tra due innamorati. Ci sono sentimenti che riecheggiano nell’eternità, trascendono lo spazio e la materia. Vanno oltre l’umana comprensione e s’intrecciano nella trama spesso ingarbugliata della vita in un indissolubile eterno amore.