Giulia fa: la monta

Il paesino vicino alla spiaggia per nudisti non offriva chissà quali attrattive. Una volta scelta la pizzeria in cui cenare e la gelateria per il dopo cena, restavano un paio di vie per il passeggio che si incrociavano fra loro con qualche negozio e la serata era conclusa. Era inevitabile dunque che fosse facile incontrarsi fra i pochi villeggianti.
Giulia stava osservando la vetrina dell’unico negozio di abbigliamento che aveva capi per lei interessanti. Io invece stavo guardando lei, la sua bellezza e ripensavo a quello che era successo quel pomeriggio in spiaggia. Giulia indossava un vestito corto con una fantasia colorata e con le spalline a canottiera. Aveva con sé una borsa di tela e ai piedi un paio di sandali con la zeppa. La guardavo e pensavo che volevo rientrare subito nel nostro appartamentino. Avevo voglia di scoparla.
“Buonasera, signori.”
Sentimmo una voce alle nostre spalle. Ci girammo e solo dopo alcuni istanti riconoscemmo l’uomo a cui la voce apparteneva. Era l’uomo della spiaggia.
“Oggi non ci siamo neanche presentati, mi scuso, io sono Massimo.” disse porgendoci la mano.
“Con me si era presentato.” gli ricordò Giulia mentre lo salutava stringendogli la mano. La osservai per capire se fosse infastidita da questo incontro. Non lo capii bene.
Dopo le presentazioni ci fu un momento di silenzioso imbarazzo, poi lui fu bravo ad improvvisare una conversazione su tutto e niente. Il classico scambio di battute fra sconosciuti in vacanza. Qualche opinione sulla località, qualche consiglio sui posti che meritavano una visita, eccetera. Parlò più che altro lui. Noi ci limitammo a risposte brevi.
Poi Massimo fece virare la conversazione su ciò che più gli interessava e sul vero motivo per cui ci aveva importunato.
“Vi interessa proseguire i giochi iniziati in spiaggia oggi?” domandò in modo diretto guardando prima Giulia e poi me.
“Ma, veramente…” iniziai io non sapendo cosa dire. Per quanto mi riguardava io speravo che quello che Giulia aveva fatto in spiaggia non rimanesse un episodio isolato, ma ero sicuro che lei doveva ancora rielaborare l’accaduto e non ne avevamo neanche parlato fra noi. Dunque ero sicuro che lei non volesse e infatti lei così confermò parlandomi sopra.
“Per noi è stata una cosa nuova.” disse. “Non siamo quel tipo di coppia.”
“Capisco, ma mi pare che oggi la cosa sia piaciuta a tutti, quindi io sono qui semplicemente a dare la mia disponibilità. Non vi voglio certo forzare. Ho capito che tipi siete e penso che abbiate bisogno di qualcuno che vi guidi. Su di me potete contare. Sono discreto e rispettoso, penso di avervelo dimostrato.”
“Sì, sì, certo, però ecco… è stata una cosa eccezionale per noi.” intervenni io come per difendere la mia donna.
Continuammo a parlare un po’. Lui ci fece capire che aveva diverse esperienze con le coppie. Cercò di stuzzicarci giocando sulle nostre possibili voglie inespresse. Fu un dialogo strano, per l’argomento trattato. Io, nonostante la pensassi come lui su molte cose e avrei voluto che diventassimo come le coppie di cui ci parlava, presi le parti di Giulia, quasi fossi il suo avvocato, e in modo cortese respinsi tutte le sue avances. Lei stette per lo più in silenzio. Ogni tanto la guardavo. Faceva delle facce strane. Si mordeva spesso le labbra imbarazzata.
Infine Massimo ci salutò e si incamminò via.
“Aspetti.” sentii esclamare Giulia, quando lui era a pochi metri di distanza. Lui si girò, speranzoso. Anche io mi girai verso di lei, stupito da quel suo intervento.
“Non ne abbiamo neanche parlato fra noi.” disse Giulia rivolta a lui ma guardando me, “Però… ecco… non so… forse…”
“Cosa vuoi dire?” le chiesi.
“Forse sua moglie non è così restia come sembrava.” suggerì Massimo.
Lei fece un sorrisino a mezza bocca, annuendo leggermente.
Io non ci potevo credere. Davvero lei aveva intenzione di continuare a giocare con quell’uomo? E subito quella sera? La guardavo e non ci credevo, ma non tutto il mio corpo la pensava così. Il mio cazzo, quel dannato ottimista, aveva già fatto due più due e si stava drizzando per quello che gli era consentito dalle mutande e dai pantaloni.
“Cosa volete fare?” chiese lui guardando solo lei.
“Non lo so.” rispose e mi guardò.
“Sei sicura, amore?” le chiesi.
“No. Non sono sicura.” mi rispose.
“Tranquilli. Non forzo nessuno. Facciamo quello che ci sentiamo. Mi fermo subito quando voi non volete continuare.” intervenne lui per rassicurarci. Non voleva perdere l’occasione, ormai che c’era.
“Tu vuoi che lo faccia?” mi chiese Giulia.
“Io… sì, non so cosa vuoi fare ma se tu lo vuoi fare io sono d’accordo.”
“Sei sicuro, amore?” stavolta fu lei a chiedermelo.
Io esitai. Posto di fronte al possibile realizzarsi di una fantasia ero indeciso.
“Toccalo fra le gambe, sei vuoi la risposta.” suggerì Massimo. “Scusa se sono passato a darti del tu.”
Giulia lo guardò e rise, capendo il suo consiglio. Poi allungò una mano e mi tastò la patta dei pantaloni.
“Sei duro.” mi disse.
“Sì.” ammisi.
“Quindi?”
“Quindi facciamolo… se tu lo vuoi veramente.”
Lei mi guardò e sorrise. Poi guardò lui.
“Proviamo…” mormorò.
“Da me o da voi?” chiese lui. Ci vide esitanti e quindi decise lui: “Andiamo da me, venite, abito qui a fianco.”
Porse le mano a Giulia che gliela prese e iniziò a seguirlo. Con quel semplice gesto sembrava già che me la stesse portando via da me. Fu doloroso ed eccitante nello stesso tempo. Li seguii subito per non perdere terreno e la presi anche io per mano. Se qualcuno ci avesse notato avrebbe visto una donna che passeggiava tenendo per mano due uomini. Un forte indizio su ciò che sarebbe successo di lì a poco, anche se neanche noi sapevamo a cosa stavamo andando incontro.
Arrivati a casa Massimo ci offrì da bere e ci fece accomodare nel salottino. Facemmo un brindisi alla serata e poi fu Giulia a dare in qualche modo via alle danze.
“Allora? Come funziona? Cosa facciamo?” chiese impaziente. Era evidente che non era del tutto a suo agio ma nello stesso tempo voleva fare in fretta, forse per non cambiare idea.
“Allora,” iniziò Massimo con tono didascalico, “se volete propongo io cosa fare, poi tu Giulia, ovviamente, se non vuoi fare qualcosa non lo fare, sentiti libera. Siamo qui per divertirci tutti.”
“Ok. Cosa devo fare?”
Massimo si alzò. Mise un po’ di musica e abbassò le luci.
“Perché non ti spogli, Giulia? Perché non ti spogli per noi?”
Lei lo guardò. Ci penso su un po’ e poi si alzò. Cominciò ad ondeggiare sensualmente e a ballare davanti a noi. Con un po’ di impaccio iniziò anche sfilarsi il vestitino, poi i sandali e infine la lingerie. Era bella da vedere, sensuale ed eccitante.
“È molto bella tua moglie.” mi disse Massimo.
“Sì… non siamo sposati in realtà.” puntualizzai inutilmente, ero nervoso e non sapevo cosa dire.
“Ah, peccato.” disse lui.
“Perché?” chiesi io stupito.
“Perché adoro vedere la fede sul dito della mano che mi stringe il cazzo.”
“Beh, ho questo anello, me l’ha regalato lui, è come se fosse la nostra fede nuziale.” intervenne Giulia mostrandogli la mano. Massimo si sporse verso di lei e con un gesto rapido le prese in bocca il dito, succhiandoglielo. A lei questo gesto, a giudicare dalla reazione, piacque molto.
“Ti piace Giulia? Ti piace essere nuda per noi? Per il tuo uomo e per uno sconosciuto?” le domandò subito dopo.
“Mh… sì, mi piace.”
“Facci vedere come ti piace… toccati…” le suggerì e lei lo fece.
Era sexy. Si stava masturbando per noi. Io ero eccitatissimo. Cominciavo a capire che era tutto vero. Una delle mie fantasie stava diventando realtà. Entro sera la mia donna avrebbe scopato con un altro davanti a me. Se ci pensavo quasi sborravo senza neanche toccarmi.
Poi Massimo si alzò. Le prese le mani ed iniziò un lento ballo insieme a lei. Lei nuda e lui vestito. Quel contrasto mi faceva impazzire. Lui le spostò una mano e le fece sentire quanto fosse eccitato.
“Digli cosa senti.” le sussurrò.
“È duro. Ha il cazzo duro.” poi lui le disse qualcosa nell’orecchio e lei continuò: “Mi piace sentire quanto è eccitato, sentire questo suo cazzo così lungo che oggi ho già fatto sborrare. Mi piace far eccitare un altro uomo davanti a te… mi piace che anche a te questo piaccia… sei eccitato anche tu?”
“Sì, amore, mi fai impazzire. Non riesco a toccarmi da quanto sono eccitato.”
Poi Giulia si inginocchiò e gli aprì i pantaloni. Tirò fuori il suo cazzo e cominciò a leccarlo. Provai a pensare se tra noi due era mai capitata una situazione così, un pompino fatto in quel modo diretto. Forse no. Per la prima volta stavo vedendo la bocca di Giulia intorno al cazzo di un altro. Era come guardare un porno ma immensamente più eccitante. Poi lui aveva un cazzo così lungo che un po’ lo invidiavo e un po’ ero contento per lei.
Dopo qualche minuto Massimo prese Giulia per i capelli e le tirò la testa all’indietro. Lei rimase con la bocca aperta, con una espressione oscenamente vogliosa.
“Basta così.” disse lui. “Ora voglio scoparti. Andiamo di là.”
Lei si alzò, pronta per seguirlo. Anche io mi alzai, ma appena ci incamminammo verso la stanza da letto lei si fermò, anzi mi fermò mettendomi una mano sul petto.
“Aspetta.” mi disse a bassa voce. “Tu resta qua.”
“Come?” chiesi io stupito. Notai che Massimo fece un ghigno di soddisfazione.
“Non ti voglio di là. Cioè non subito. Lasciami un attimo da sola con lui. Non ce la faccio con te che guardi, è troppo.”
“Ma.. io…” non sapevo che dire. Non volevo certo rovinare il momento e porre delle condizioni che impedivano lo svolgersi del gioco sessuale, però io volevo vedere la mia donna che scopava con un altro.
“Ti chiamo quando sono pronta. Lasciami solo iniziare da sola con lui.”
“Ok.” acconsentii un po’ mio malgrado.
Andarono in camera da letto e accostarono la porta. Io rimasi fuori. Non vedevo nulla ma sentivo tutto. Accostai l’orecchio per sentire meglio e intanto immaginare tutto. Fu quasi ugualmente eccitante. Anzi dovetti forse ammettere che non essere sicuro di quello che succedeva lì dentro ma essere costretto a intuirlo dai rumori e dalle parole che sentivo fu perversamente eccitante. Forse meno appagante ma più intrigante.
Il rumore ritmico di due corpi che sbattono fra loro. Alcuni colpi secchi che potevano essere degli schiaffi sulle chiappe di Giulia. Il cigolio del letto. Lo sciacquio umido della figa di lei. I suoi mugolii, i grugniti di lui.
Lei che diceva “No, lì no, dai. Così no.” e lui che non demordeva e lei che accettava. Cosa stavano facendo? Se lo stava facendo mettere nel culo? Da come gemeva sembrava di sì. Da come gemeva sembrava che le stesse piacendo molto.
Giulia penso si fosse dimenticata di me, completamente presa dal godimento. Non mi chiamò dentro. Non ce la facevo più. Spostai leggermente la porta, cercai di sbirciare dentro. Non sentii reazioni e osai aprire ancora di più la porta, fino ad avere la visuale completa.
Giulia era girata verso il muro, aveva il culo in alto, la faccia sul cuscino, ed era puntellata sulle ginocchia. Massimo era in piedi con le gambe piegate. Il suo lungo cazzo usciva e rientrava con movimenti lenti ma costanti nel culo di lei. La figa di Giulia era spalancata e grondante.
Lui evidentemente colse un qualche movimento e si guardò alle spalle. Mi fece un sorriso diabolico e beffardo che può fare solo un uomo che ti sta scopando la donna davanti a te.
“Il cornuto ci sta spiando.” le disse piegandosi avanti verso di lei che non sembrò subito essere colpita dalla notizia.
Continuò ad emettere gemiti ad ogni affondo di lui, ignorando apparentemente la novità. Poi però la vidi fare un gesto che mi faceva ogni tanto durante le nostre fantasie di letto, quando voleva prendermi in giro per le mie insolite passioni. Alzò una mano e fece il gesto delle corna.
Fu come una via libera. Lei accettava la mia presenza e certificava la mia sudditanza in quella situazione. Mi avvicinai a loro. Salii sul letto e allungai il collo fino ad arrivare col viso davanti alla sua figa aperta. Appena sopra c’erano il culo e il cazzo di Massimo che andavano su e giù. Iniziai a leccarla e lei impazzì di gioia.
“Sì, cornuto, leccami! Lecca la tua troia!”
Ormai non si teneva più. Aveva superato ogni remora, ogni pudore. Non la riconoscevo più, ma era una donna nuova che volevo conoscere.
Sentii le sue gambe tremare e poi di seguito tutto il suo corpo. Stava avendo un orgasmo incontrollato. Mi inondò la faccia di umori, schizzandoli fuori come non aveva mai fatto.
Il giorno dopo in spiaggia eravamo in tre. Massimo era con noi. Anzi forse era più corretto dire che Giulia era con lui e io con loro. Si erano messi i teli vicini ed ogni occasione era buona per sfiorarsi, toccarsi e stimolarsi.
Quando Giulia parlava con me io osservavo la sua mano che, quasi involontariamente e distrattamente, stava appoggiata al cazzo di lui, massaggiandolo lentamente.
Non avevamo avuto tempo di approfondire fra noi quello che era successo. Lei aveva liquidato il tutto con:
“Era questo che volevi, no?”
Io non avevo potuto ribattere nulla. Era effettivamente quello che volevo. La volevo troia. Ero solo sconvolto dalla rapidità della sua evoluzione. Doveva solo rompere il ghiaccio. Fatto il primo passo, il resto era venuto di conseguenza. Era una diga che doveva solo tracimare per diventare inarrestabile.
Li osservai mentre si spalmavano a vicenda la crema solare, impiegando ciascuno molto più tempo del previsto. Quando lui lo fece a lei un paio di uomini che passavano sulla battigia si fermarono a guardare lo spettacolo. Prima la spalmò sul davanti, giocando con i suoi seni e i suoi capezzoli inturgiditi. Poi passò a lungo sulla sua figa, masturbandola esplicitamente. Giulia si stese poi a pancia in giù e lui si sedette su di lei. Prima appena sotto al culo, in modo che il suo cazzo si adagiasse proprio tra le chiappe di lei e in modo da massaggiarle la schiena. Poi lui si girò, si sedette sul coccige e le spalmò la crema sulle gambe.
Poi fu il turno della crema sul culo. Le massaggiò e le impastò a lungo le chiappe. Era uno spettacolo vederla. Così la pensavano anche i due uomini che nel frattempo avevano preso coraggio, si erano avvicinati, e guardavano manipolandosi i cazzi ormai duri. Massimo le apriva le chiappe, io impazzivo all’idea che due sconosciuti stessero guardando il buco del culo della mia donna. Poi lui si incremò bene un dito e glielo infilò dentro, nell’ano. Lei emise un gridolino di sorpresa e tirò su istintivamente i piedi.
Uno degli uomini si avvicinò ulteriormente e le prese un piede tra le mani. Mentre Massimo la masturbava nel culo col dito, anzi poco dopo con due dita, l’altro uomo le massaggiava il piede con le mani e ogni tanto se lo sfregava sul cazzo. Il terzo uomo invece si stava solo segando. Io anche, ma mi guardavo anche intorno, un po’ timoroso che il nostro spettacolo attirasse troppa gente. Per fortuna non c’era quasi nessuno in spiaggia ed eravamo lontani da tutti.
Giulia stava godendo. Credo che ormai avesse perso la cognizione di chi fosse, di con chi fosse, di cosa stesse facendo. Aveva insinuato una mano sotto al suo corpo per raggiungere la propria figa e toccarsi mentre Massimo le stimolava il culo e l’altro uomo il piede.
Poi Massimo interruppe tutto. Lei si tirò su sconvolta e quasi contrariata. Aveva il volto sfigurato dal piacere. Io nel frattempo avevo già sborrato un paio di volte ma il mio cazzo non ne voleva sapere di quietarsi.
“Andiamo dietro le dune.” disse lui e senza aspettare il consenso di lei la trascinò in piedi e se la portò dietro, seguito dai due uomini.
Io rimasi lì. Inebetito. Lei si girò un attimo verso di me mentre incespicava sulla sabbia e mi sorrise. E mi fece il gesto delle corna prima di sparire nella vegetazione retrostante la spiaggia.
Guardai il mare. Avevo il cazzo duro e gocciolante. La mia donna era lì vicino, in compagnia di tre uomini. Le lascia alcuni minuti di intimità. Forse ne avevo bisogno anche io per accettare la situazione. Stavamo correndo troppo? Lei stava andando oltre le mie aspettative?
Non mi diedi risposte e mi alzai e li andai a cercare. Li trovai in uno spiazzo in mezzo alle dune. Giulia era a quattro zampe. Massimo da dietro la scopava. Gli altri due le porgevano i cazzi davanti al viso e lei ci giocava con mani e lingua. Li osservai dalla distanza. Controllando anche se arrivava qualcun altro.
Dopo un po’ passò una coppia. Erano intorno ai sessanta. Entrambi un po’ sovrappeso. Si fermarono a fianco a me e osservarono la scena.
“È mia moglie.” mi sentii in dovere di specificare.
La donna mi guardò e mi sorrise.
“Bravo.” mi sussurrò allungando la mano per stringermi un attimo la punta del cazzo. Poi se ne andarono a braccetto, lasciandomi lì.
Intanto Giulia era stesa sul telo esausta e coperta di sborra. Gli uomini si alzarono, si scambiarono dei cinque e si incamminarono via. Mi passarono a fianco. Strinsi la mano ai due sconosciuti e Massimo mi diede una pacca sulla spalla.
Mi avvicinai a Giulia. Ora eravamo soli. Mi adagiai a fianco a lei e l’abbracciai. Poi la baciai. Poi la scopai. Dolcemente e in modo intimo.
“Ho esagerato?” mi domandò preoccupata.
Le risposi infilandole la lingua in bocca.
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