La ragazzina e l'autista del bus


Ricevo e passo questa confessione così pura eppure così trasgressiva da una lettrice di 35 anni, che non ha dimenticato la sua avventura più eccitante.
Vorrei raccontare un episodio di alcuni anni fa, ero quasi una ragazzina allora e il ricordo mi è rimasto scolpito, ora nella mia memoria di donna... non l'ho mai confidato, nemmeno a mio marito. Buona lettura, spero sia apprezzato, cara Giovanna.
Giunse il periodo che tutti aspettavamo, la tanto desiderata gita scolastica.
4^ liceo, destinazione Parigi.
La gita prevedeva 6 giorni comprensivi di viaggio.
Fu la mia prima occasione, che l'esistenza mi offrì per evadere dalla solita vita provinciale.
Una iniziale emancipazione.
Una giusta ricompensa alle fatiche scolastiche fatte da me e alle molte privazioni consapevolmente volute durante l'anno, per riuscire a mettere dei soldini da parte per poter affrontare serenamente quel periodo e senza gravare, ulteriormente, sugli aspetti economici già affrontati dalla mia famiglia, per il costo della gita.
Una settimana di vacanza in compagnia dei miei amici di liceo.
Una settimana di vacanza tutta per me stessa.
Partimmo di lunedì mattina. Felici, gasati.
Durante il viaggio, si iniziarono a creare le alleanze tra noi ragazzi.
Ci furono due soste durante il viaggio, per permetterci di rinfocillarci e di assolvere alle nostre funzioni fisiologiche.
La prima tappa fu Courmayeur, conosciuta località ai piedi del Monte Bianco.
Arrivammo la sera e ci sistemammo in un albergo in stile chalet.
La disposizione era stata già predisposta.
Noi ragazze e le due Professoresse, nelle camere del primo piano.
I ragazzi, i due Professori e i due autisti (che durante il viaggio si alternavano nella guida), nelle camere del secondo piano.
Le camere tutte con vista panoramica.
Dopo esserci tutti sistemati, rinfrescati, andammo a visitare il museo degli alpini e vari luoghi del posto, per tornare in albergo all'ora di cena.
L'albergo predisponeva di una piccola Spa, con una grande vasca idromassaggio interna ed una esterna con vista Monte Bianco e una piccola zona fitness.
Fu proprio nella vasca idromassaggio esterna, seduta con la mia amica in pieno relax, dopo una giornata di viaggio e la splendida passeggiata locale, che vidi l'autista del pulman (quello più adulto), avvicinarsi alla vasca.
Con indosso l'accappatoio, si avvicinò e con aria simpatica disse: "Ragazze, nella vasca interna non c'è più spazio!!!
Con modo galante, chiese gentilmente ad entrambe se poteva entrare e se poteva rillassarsi anche lui nella vasca.
"Ma certo che puoi, Luigi!!", risposi io.
Guardandomi con aria simpatica, rispose: "Vedi, tu ricordi il mio nome, io a mala pena ricordo il nome di qualcuno!!".
"Comunque sono I...", presentandomi.
Fece la stessa cosa la mia amica.
Si tolse l'accapatoio, lo appese agli appendini predisposti a bordo vasca, ed ebbi modo di vedere il suo corpo nudo.
Più precisamente una parte del suo corpo.
Vidi un voluminoso pezzo di carne contenuto nel suo costume, un boxer aderente, che fasciava perfettamente il fisico di uno uomo adulto, molto piacente.
Rimasi colpita, da quel poderoso rigonfiamento.
Lo seguii con lo sguardo, quando entrò in acqua, quasi ipnotizzata, scrutandolo attentamente e cercando di valutarne a sensazione, le dimensioni.
Un brivido di eccitazione mi prese e mi invase tutta, dalla testa fino al mio basso ventre, come una scossa elettrica.
Fortunatamente l’acqua agitata e le bolle dell’idromassaggio celarono al suo sguardo la reazione del mio corpo e soprattutto dei miei capezzoli.
Tra me e me dissi: "Evvai sono salva!!".
Mi accorsi, che la mia espressione non era di certo sfuggita alla curiosità femminile della mia amica che, con uno sguardo un pò sornione mi fece arrossire violentemente.
Oltre alla dotazione di natura, grazie alle simpatiche ed amabili chiacchere, con la complicità della mia amica, scoprii che aveva 45 anni, che faceva il suo lavoro da circa vent'anni.
Scoprii che era vedovo da circa un anno e con due figli maschi di otto e sei anni.
Che aveva ripreso a fare viaggi di lunga tratta, proprio dopo la morte della moglie, come motivo per distaccarsi un pò dal dolore della perdita.
Mentre si stava nella vasca, venne anche uno dei Prof. che ci accompagnava (di cui io godevo la sua stima, per essere la prima della classe), e anche lui si mise nella vasca.
Fu un bel momento di relax, dove abbiamo parlato di tante cose, superando quel gap generazionale, che di fatto esisteva ma, non era di ostacolo alla nostra condivisione.
Luigi, nella conversazione, disse: "Professò, è innegabile che quando noi adulti stiamo in mezzo ai giovani, torniamo giovani anche noi!!!"
Il Prof. con una risata serafica, diede consenso a Luigi.
Intanto io lo osservavo con disinvoltura.
Era proprio un bel quarantacinquenne, dai modi affabili e galanti, con un bel fisico maschile e uno sguardo profondo e malinconico. Dai tanti discorsi scambiati, si percepiva che era un uomo di esperienza, che per tanti versi, al confronto, molti maschi che conoscevo, non vi era paragone.
Tutto iniziò ad attrarmi di lui, come una calamita.
Quando uscii per primo dalla vasca, salutandoci con un cordiale "Buon riposo ragazze a domani mattina", non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.
Seguivo imbambolata la sua agile andatura e fissavo incantata quella parte anatomica del suo corpo, finché non fu celata a mio malincuore dall’accappatoio.
Un senso di stupore si disegnò nella mia mente, e per la prima volta mi trovai a fantasticare e pensare fra me e me, tanto da esclamare nella mia mente: "che gran cazzo deve avere questo qua!!!".
E un nuovo brivido percorse inarrestabile il mio corpo e la mia intimità.
Andammo a dormire, perchè ci aspettava l'ultima parte del viaggio.
La mattina, pronti per ripartire, durante la colazione, mi sento salutare: "Buongiorno... dormito bene?"... "Buona colazione!!"
"Buongiorno Luigi, si grazie!!.. ho riposato serenamente".
"Buona colazione anche a te".
Eravamo seduti a due tavoli distanti, ma eravamo perfettamente di fronte, e non mancarono diversi sguardi con qualche sorriso.
Al tavolo ero in compagnia di due amiche, e cercavo di evitare di far sorgere sospetti.
Mentre mi portavo l'ultima fetta biscottata con burro e marmellata alla bocca, i nostri sguardi si rincrociarono nuovamente, ed io con molta nonchalance, guardandolo, con finto sguardo nel vuoto, leccai la marmellata che infarciva il burro sulla fetta biscottata, con provocanti gesti hot della bocca e della lingua.
Notai, che mi osservò con intensità.
Quello sguardo, mi fece capire che con lui avrei potuto iniziare a creare corrispondenza.
Ripartimmo, direzione Parigi.
Lui fu alla guida del pulman, mentre l'altro collega faceva da navigatore.
Durante il viaggio, tra vari momenti di casciara sul pulman, notai che spesso guardava nel grande specchio retrovisore che permette di vedere ampiamente l'interno del pulman. Spesso i nostri sguardi si incrociarono anche attraverso lo specchio.
A metà percorso dell'ultima tratta, ci fu una pausa in area di ristoro.
Scendemmo dal pulman, tutti ci dirigemmo, chi al ristoro e chi ai bagni per fare i propri bisogni fisiologici.
Il mio stato euforico e spesso incontrollato riprendeva il sopravvento, quando percepivo la sua presenza fisica, sia da sola che in compagnia dei miei amici, fino a sentirmi imbarazzata.
Però sfruttavo ogni occasione, anche per una semplice conversazione, per avere contatto con lui.
Il timbro della sua voce faceva vibrare ogni cellula del mio corpo.
I miei sguardi nei suoi confronti, sia furtivi che ricambiati, continuavano e aumentavano.
Ogni scusa era buona per scrutare il suo viso, il suo corpo, per non parlare dei pensieri che rivolgevo al suo cazzo.
Non riuscivo a smettere di immaginarlo.
La prima notte in albergo a Parigi, nel mio letto, mi concessi alla mia focosità, con un silenzioso autoerotismo, silenzioso perchè dividevo la stanza con altre due amiche..
Il fuoco in me e la passione, erano il frutto del pensiero lussurioso e porco, di essere posseduta carnalmente da lui e dal suo cazzo.
Fu una continua ossessione, i pensieri lussuriosi, mi perseguitarono anche nei giorni successivi.
Il mio desiderio e la mia lussuria ormai erano al culmine, non resistevo più alla mia voglia e visto che mancavano tre giorni alla fine della vacanza, decisi di agire in maniera circospettiva e di spingermi oltre.
Il giovedì pomeriggio, fingendo un notevole mal di testa, chiesi di rimanere in Hotel.
Nella Hall dell'albergo salutai le mie amiche di stanza e gli altri, che uscirono in giro per la città in compagnia dei professori.
Rimasi seduta un pò sul divano, nella Hall dell'albergo.
Mi auguravo, quasi disperata, di scorgerlo in ogni punto dell'albergo: vederlo scendere dalle scale, uscire dall'ascensore... Insomma lo cercavo dappertutto.
"Ora o mai più", dissi con me stessa.
Ero tra l'angosciata e il tremendamente eccitata.
Decisi di risalire in camera e mentre mi accingevo a percorre il corridoio della Hall, lo incrociai.
Mi sentivo la fichetta completamente bagnata dalla voglia, con un fuoco dentro ingestibile.
"Che ti sei dimenticata?", mi disse fermandosi.
Pensava mi fossi dimenticata, qualcosa in camera vedendomi tornare indietro.
"No..non mi sono dimenticata nulla Luigi..., torno in camera che ho un pò di mal di testa", risposi.
"Se vuoi ho un analgesico", mi disse.
"Ce l'hai qui con te?", risposi.
"No, ce l'ho nel borsone in camera", mi disse.
"Ok, va bene Luigi".
"In camera, c'è Antonio che dorme, se vuoi te lo vengo a stendere in camera", mi disse.
"Va bene, la mia camera è al secondo piano, la 208".
"Ti lascio la porta socchiusa", aggiunsi.
Lui si diresse in camera sua ed io nel frattempo tornai in camera e lasciai la porta socchiusa.
Mi misi distesa sul letto.
Passarono cinque minuti.
"Ci sei?.... Posso?...", sentii la sua voce provenire dall'ingresso della camera.
"Si, vieni Luigi", risposi.
Entrò in camera.
Ero semidistesa sul letto.
Mi presi l'analgesico.
Mi rassicurò, che tempo di mezz'ora non avrei avuto più mal di testa e che avrei potuto raggiungere i miei compagni.
Io senza troppi giri di parole, dissi: "Luigi, sinceramente amo i miei momenti...Stare un pò sola e lontana da persone che vivo tutti i giorni, non mi dispiace".
Mi guardò e con quel suo sorriso sornione, mi disse "Hai ragione, concordo con ciò che dici".
Aggiunse: "Dai se ti va, appena ti passa il mal di testa ci facciamo una passeggiata".
"Siediti, non stare in piedi", gli dissi.
Si sedette ai piedi del mio letto.
Nel spostare le gambe per fargli spazio, mi accarezzò la caviglia dicendomi "dai, che mo ti passerà!!!".
Quel tocco, non fece altro, che acuire le mie voglie.
Rimanemmo un pò senza proferire parole, i nostri sguardi erano di intesa.
"Mò se ci stava il tuo fidanzato, saresti stata già meglio... le coccole sono meglio dell'analgesico", disse sorridendo.
"Non ho il fidanzato Luigi", dissi.
"Una bella pupetta come te, non ha il fidanzato?", ribattè.
"Ma che ce devo fa, con sti cazzetti mosci, Luì!?", dissi ridendo e con sfacciataggine, passandomi una mano tra i capelli, sistemandoli dietro, sul cuscino.
Si fece una risata di cuore e quasi eritrofobico, disse: "Tu stai un passo avanti, hai il palato e l'occhio fine!!!".
Lo guardai, con aria da ingenua, ma di sfida.
Non servirono molte parole o moine.
I nostri sguardi d’intesa si comunicarono tante cose e in un attimo ci avvicinammo e le nostre bocche si unirono.
Le lingue fameliche si assaggiavano vigorosamente e spinta da una tremenda curiosità abbassai la mia mano destra all’altezza del suo pube.
Quello che toccai mi mandò in estasi e mi fece girare la testa.
"Che gran cazzone duro pensai!!! “.
Il ritmo del mio cuore aumentò vertiginosamente come l’affanno del mio respiro.
In un attimo si sollevò dal letto, e si distese di fianco a me e mi baciò oscenamente con la lingua in bocca.
Fui pervasa da un piacere immenso.
Sentire la spinta e la durezza del suo cazzo a contatto con il mio corpo, mi mandarono letteralmente in estasi.
Mi guardò fisso negli occhi, e con quella voce che mi inebriava, disse: "Pupè, ci siamo concessi già troppo, non facciamo cazzate".
"Dobbiamo stare attenti, che se i Prof. dovessero scoprire una situazione del genere tra noi, sarebbe motivo di scandalo per tutti e due", e aggiunse: "Dai sistemati, e andiamo a farci una camminata".
Uscimmo dall'albergo, e ci dedicammo una bella camminata, parlando di noi e raccontandoci delle nostre vite.
Ci confidammo che ciò che era accaduto in camera, ci piacque.
Gli manifestai l'interesse di voler rivivere quel momento, se lo avesse voluto pure lui.
"Se ti dicessi di no, sarei un bugiardo", mi disse.
"Però, adesso manteniamo i nostri ruoli, evitiamo casini", ribadì.
"Quando torneremo a casa, avremo modo di sentirci", aggiunse.
Ci scambiammo i numeri di telefono.
La stessa sera, ero a letto nella mia camera, prima di prendere sonno, il mio telefono si illumino, illuminando anche la stanza, seguito dal classico suono della messaggeria.
Era il messaggio di Luigi, e lessi: "Pupè buonanotte....ti penso".
Risposi al messaggio: "IDEM".
Trascorremmo, gli ultimi due giorni, prima di ripartire, tra sguardi, occhiate, sorrisi e messaggi, senza far trapelare nulla.
Arrivò il sabato, pronti per la ripartenza verso casa.
Partenza ore 9:00, arrivo a Perugia ore 23:30 circa.
Il viaggio trascorse tranquillamente.
Giunti a casa, tra la tristezza della vacanza finita e la gioia di essere tornati a casa, un pò sfatti, scendemmo dal pulman, recuperammo ognuno i propri bagagli e tra baci e abbracci, ci salutammo tutti.
Io e Luigi ci salutammo in maniera molto formale e cordiale, ringraziandolo della pazienza che avevano avuto, lui e il suo collega, nei confronti del gruppo di casciaroni.
Durante il rientro a casa, ero in macchina con mio nonno, che mi chiedeva se fossi stata contenta della gita, io ero tutt'altro che a Parigi.
Il mio pensiero era da un'altra parte.
Pensavo tra me e me: "Sarà stato un momento en passant tra me e Luigi, presi solo dall'istinto del momento".
Giunta a casa, mi dedicai alla mia abituale tisana e prima di raggiungere il letto, sfatta dal viaggio, presi il telefonino per inviare un messaggio a Luigi, e scoprii di essere arrivata seconda.
C'era un suo messaggio da leggere che io non mi ero accorta di aver ricevuto.
Lessi,: "Pupetta, ti auguro la buonanotte. Ti mando un bacio passionale e ti penserò questa notte".
Mi misi a letto, carica di sentimenti e di emozioni contrastanti: gioia e malinconia.
Abbandonata a queste emozioni, fui catturata da Morfeo.
La domenica mattina, mi svegliai alle 9, ed il mio pensiero corse subito a Luigi.
Rimasi a poltrire per un'oretta nel letto.
Guardai la messaggistica, con la speranza di trovare un saluto di Luigi, ma nulla.
Mi levai dal letto, e scesi giù a fare colazione.
Pensai di mandare un messaggio di saluto, ma non lo feci per non apparire sbagliata.
Mentre facevo colazione, il suono della messaggistica mi avvisava di un messaggio in arrivo.
Era Luigi.
"Buongiorno, pupetta e buona domenica", fu il messaggio.
Risposi al messaggio e feci lo stesso, augurandogli la buona domenica.
Durante la giornata, ci scambiammo numerosi messaggi, con l'accordo che in serata ci saremmo sentiti.
La sera ci sentimmo.
Fu una lunga telefonata.
Rimembrammo i momenti vissuti durante il viaggio.
Mi disse, che la domenica succesiva sarebbe stato fuori con i figli, e che se mi andava il week end successivo, avremmo potuto passarlo insieme.
I figli avrebbero passato il weekend dalla nonna materna e che lui sarebbe stato libero da tutti e tutto.
Gli dissi che ne avremmo riparlato.
La sua voce aveva fatto ritornare in mente tutto quello che forzatamente cercavo di allontanare dai miei pensieri, facendo tornare a battere all'impazzata il cuore.
Luigi... Luigi... Luigi.... quel nome, durante la settimana mi ruotò in testa senza mai abbandonarmi.
Ci risentimmo la domenica successiva sul tardi e decidemmo che il week end successivo l'avremmo passato insieme, ospitandomi a casa sua.
Mi sarei dovuta solamente organizzare.
Non ebbi troppe difficoltà.
Mia madre sapeva che sarei scesa da papà.
Papà lo avvisai, dicendogli che avrei passato il week end fuori da un'amica.
Arrivò, il sabato e come da accordi della sera precedente, mi sarei recata da lui.
Arrivai e lui mi venne incontro.
Mi portò in un bar nel centro, dopo una bella camminata a piedi.
Tra una chiacchiera e l'altra, ci gustammo un bell'aperitivo seduti al tavolino.
Uscimmo dal bar, e ci facemmo un'altra bella camminata nel centro della città.
Pranzammo in un piccolo ristorantino caratteristico, ricavato in una grotta di tufo.
Dopo aver pranzato, ci dirigemmo alla macchina per andare verso casa.
Saliti in macchina, girò la chiave e mise in moto.
Nel voltarsi indietro per fare retromarcia, i nostri occhi si incontrarono.
Si fermò, sempre con il motore acceso, mise a folle, tirò il freno a mano e mi abbracciò.
Mi sembrò di essere in paridiso.
Luigi, quell'uomo che non mi tolsi mai dalla testa, mi stava baciando.
La sua lingua entrò nella mia bocca, prima con prudenza, poi esplorò le mie labbra con audacia soddisfazione, per poi rientrare dentro.
Mi abbandonai alla sua passione furtiva, ma decisa.
"Avevo voglia di baciarti, pupetta", esclamo.
Partimmo alla volta di casa.
Giunti a casa, mi mostrò gli ambienti, le foto incorniciate dei suoi figli.
"Mettiti comoda, fai come se fosse casa tua", mi disse.
Sul divano, seduti continuammo a parlare della nostra vita privata.
Non tardò, il mometo in cui iniziammo ad amoreggiare.
"Rilassiamoci in camera", mi sussurrò.
Mi prese per mano e mi condusse in camera.
Abbassò le tapparelle, creando la classica penombra di un tipico pomeriggio primaverile.
Mi sdraiò sul letto e mentre continuava a baciarmi e leccarmi le labbra, cominciò a spogliarmi.
Sentivo le sue calde mani su tutto il mio corpo.
Prese in mano i miei seni accarezzandoli vigorosamente ma senza farmi male e leccò avidamente i capezzoli facendomi gemere.
Continuava a leccarmi tutta, non sembrava mai stanco.
Ogni centimetro della mia pelle vibrava sotto la sua lingua.
Si spostò lentamente sul mio ventre e giù sino al mio monte di venere.
Con le sue mani forti, prese le mie cosce e allargò all’estremo le mie gambe e la mia intimità.
Sentii la sua lingua dapprima leccare avidamente le mie grandi labbra poi immergersi e penetrare la mia fichetta, mai così oscenamente aperta.
Il mio corpo e la mia carne non erano stati mai violati e presi in quel modo.
Ci sapeva fare, eccome!!!!
Ero talmente abbandonata, che poteva fare di me ciò che voleva in quel momento.
L’apice del piacere lo sentii quando la sua lingua si spostò più giù nel buco del mio culetto e alternativamente si immerse nell’uno e nell’altro con spudorata porcaggine.
La sua bocca vorace si spalancò completamente assaggiando i miei due orifizi e i miei umori.
“Che gran pezzo di fichetta che sei!!!.... e come sei 'bbona!!!” esclamò.
Si tolse la maglietta e si aprì i pantaloni per toglierli.
Finalmente potevo constatare la durezza di quel gran pezzo di carne gonfio e duro sotto gli slip, che sembrava quasi scoppiasse.
"Pupetta... mi fai fare un cazzo indecente tu!!!", mi disse guardandomi appassionato.
"Guarda che cazzo mi fai fare!!!!".
Lo tirò fuori dagli slip.
Esterefatta, lo guardai e gli dissi: "Luigi, hai un cazzo che rasenta l'illegalità".
Scoppiò in una risata e si avvicinò per baciarmi e mi sussurrò:"Tranquilla che lui ci sa fare con le belle ragazze".
Si sfilò gli slip.
Io seduta sul bordo del letto e lui in piedi davanti a me, con quel cazzone che svettava davanti al mio viso, mi guardo e mi disse: "Prendilo in mano piccola, fate conoscenza".
Lo presi, tenendolo con tutte e due le mie mani, che non riuscivano a chiudersi tra pollice e indice, e un pezzo del suo membro fuoriusciva, terminando in una grossa cappella lucida e turgida.
Sospirai di piacere e completamente calda e bagnata dalla mia voglia, ardevo dal desiderio di fare sesso con quell'uccellone imperioso e duro come l'acciaio.
Ci distendemmo sul letto e ci abbracciammo nudi a pomiciare.
Sentivo chel cazzone che mi spingeva contro il ventre e la cappella che sfregava il mio ombellico.
La mia fichetta pulsava di piacere e si bagnava al solo pensiero che me lo infilasse.
Me lo avvicinai in prossimità della fichetta, e sentivo la sua grossa cappella alle mie grandi labbra.
Iniziò ad ancheggiare con la cappella, che cercava il buchetto della mia fichetta, mentre mi baciava e leccava voracemente.
Mi sussurrò in modo porco e con parole che non avevo mai proferito: “Dai…piccola, indirizzalo tu nella tua vogliosa fichetta, che ho voglia di scoparti, non ne posso più!!!"
Sentii ogni centimetro di pelle di quel cazzone entrare nella mia carne e la mia fichetta aprirsi oscenamente.
Mai avrei pensato che riuscisse a penetrarmi.
Iniziò una lenta penetrazione.
Gli umori della mia fichetta man mano lubrificavano il suo cazzo, che aumentava di ritmo e forza.
Scopava da dio…con vigore e con dolcezza.
Mi sentivo donna come mai ero stata.
Non riesco nemmeno a descrivere l’uragano di piacere e l’orgasmo che, sconquassarono il mio corpo e mi travolse, aumentato psicologicamente dal suo volgare incitamento, quando stavo per venire.
“Fammi sentire come godi porca, fammelo sentire... gran puttanella che sei…urlamelo in faccia” mi disse.
Urlai il mio piacere e il mio orgasmo di femmina con tutta la forza che avevo dentro.
Non ancora appagato, del mio godimento, si sdraiò sulla schiena e mi fece salire sopra lui.
Mi impalò e mi penetrò a fondo, mentre ci divoravamo le bocche come due forsennati.
Mi sentii riempita come una gran porca.
Poi mi fece girare di schiena, sempre sopra di lui e continuò a impalarmi.
Alzai un attimo la testa e mi ritrovai specchiata sugli specchi delle ante dell'armadio della sua camera.
Che impressione vedere il suo cazzone completamente immerso nella mia morbida e gonfia fichetta.
Guardarmi allo specchio mentre ero sopra di lui che mi impalava, mi fece bagnare ancora di più come una porca senza limiti.
Con un ritmo lento incominciai ad andare su e giù.
"Bravaaa, siii, brava, così brava, prendilo tutto gran puttanella vogliosa che sei", esclamava con indecente volgarità, che mi eccitava da matti.
Iniziai a scbrodare come se non ci fosse una fine, mentre lui con movimenti decisi e costanti, stantufava la mia fichetta che emetteva suoni umidi sotto i suoi colpi.
Ero stremata e mi accasciai sopra di lui, mentre avevo il suo cazzone ancora nella fichetta.
Mi cercò la bocca per baciarmi.
"Se non ce la fai, cambiamo posizione", mi sussurrò.
Ci rimettemmo abbracciati e continuammo a baciarci appasionatamente in un intreccio di lingue.
Luigi ricominciò ad assaporare i miei seni e a leccare i miei capezzoli.
Con la mano destra si spostò nella mia intimità e cominciò una lenta stimolazione della mia clitoride.
"Cazzo pupè... che bella fichetta che hai!!", mi sussurrò.
Io allungai la mia mano sinistra dietro la mia schiena e il mio culo, e cercai il suo cazzo, che appena individuato, toccai e portai alla mia fichetta che lo voleva ancora.
L’intesa sessuale dei nostri corpi era perfetta e complice, benché fosse la prima volta tra noi.
Continuò a scoparmi con passione e delicatezza.
Ormai completamente a mio agio, aumentai piacevolmente il ritmo del mio corpo e le contrazioni del mio sesso, sentendolo dentro di me sino alla fine.
Raggiunsi estasiata nuovamente un magnifico orgasmo , accentuando al massimo la femminilità del mio corpo, mentre lui, con elegante volgarità, mi dava dei colpi di cazzo in figa che mi facevano sobbalzare e bloccare il fiato.
"Così vanno scopate le belle ragazze come te!!", mi sussurrava.
Inaspettatamente, ancora nel pieno della sua vigoria, nel letto ormai disfatto e fradicio dei miei umori e dei nostri sudori, uscì da me e si appostò dietro la mia schiena.
Cominciò, sempre con il suo modo vigoroso ma delicato, a toccare e palpare avidamente i miei rotondi glutei, tenendoli fermamente tra le mani e aprendoli al suo sguardo.
Sentiva che tutto gli era permesso e io non desideravo altro.
“Mamma mia che fantastico culetto che hai”, esclamava.
Godevo solamente nel sentire proferire tali volgarità.
“E' Bello??, ti piace vero?!…”, gli esclamai.
"Siii... piccola sei tutta bella!!", mi rispose con tono famelico.
Sentii dapprima mordermi dolcemente le chiappe, e poi il mio buchetto del culo profanato e penetrato dalla sua lingua, che alternativamente leccava anche la mia fichetta.
Aveva capito che non ero più vergine anche in quel posticino.
Dopo avermi ben salivata e preparata, sentii nuovamente quella grossa cappella appoggiarsi al mio culetto.
"Che buchetto burroso che hai“, esclamò.
"Si Luigi…però ti prego, fai piano... è troppo grande", gli dissi.
Lui completamente arrapato e voglioso del mio culetto, mi fece allungare al massimo sulla mia schiena, come una gattina che fa le fusa.
"Tranquilla, proviamo...se faccio male dimmelo",mi disse.
Iniziai a sentire la cappella che prepotentemente cercava di insinuarsi nelle mie viscere.
Mi aggrappai con le mani alle lenzuola percependo il dolore della penetrazione.
Sentii nuovamente ogni centimetro di quel cazzone entrare dentro nella mia carne, sembrava non finire mai.
Mi aiutai con una mano a farlo scivolare lentamente dentro me e a bloccare le spinte crescenti di un Luigi porcone e stallone.
Adattai il mio corpo e il mio culo a quel gran cazzo, sino a farlo entrare il più possibile.
Il dolore iniziale cedette pian piano alla mia voglia e alla mia libidine e lo soggiogai al mio piacere di piccola donna.
Mi toccai passando una mano sopra al monte di venere, mentre le palle sfioravano la mia fichetta aperta e grondante dal rapporto precedente.
Come mi piaceva da morire.
Spostai la mano sul mio clitoride e cominciai un lento massaggio sentendomi nuovamente bagnata all’inverosimile.
Le contrazioni del mio buchetto aumentarono improvvisamente e mi strinsi come una vitellina impazzita attorno al suo cazzo e con un movimento convulso del mio culetto ebbi un altro lunghissimo orgasmo sino ad impazzire dal piacere.
Luigi fu preso in controtempo dal mio improvviso impulso.
Mi disse “Cazzo piccola, così mi fai impazzire, se continui mi fai venire!!".
In quel momento divenni egoista, pensai a me, al mio piacere.
“Si, vienimi dentro, Luigi, fallo...vienimi dentro”, esclamai.
"Sììì piccola porca che sei... ti sbooorrooo!!!!", esclamò in maniera estenuante e fuori controllo.
Esplose in un orgasmo lungo e poderoso venendomi nel culetto, tirandomi a se e baciandomi con vigore caldo e passionale.
Furono due giorni, pieni di sesso e passione.
Ancora oggi, percepisco la sensazione del sua sborra calda che mi si riversava completamente nelle viscere.
Cademmo esausti e compiaciuti sul letto complice della nostra porca passione.
Nel restante week end, facemmo l'amore oscenamente, assaporando appieno le sue dimensioni e il suo sapore, tanto era la mia ossessione e il desiderio di lui.
Tornai a casa la domenica sera, con una fighetta e un buchetto del culo, stanchi ma soddisfatti da quel cazzone che sapeva il fatto suo.
Continuammo a vederci una volta ogni due-tre settimane, in quanto il suo lavoro spesso lo portava fuori e poi anche perchè aveva due figli a cui dedicarsi.
Luigi mi permise, senza giudicarmi, di vivere la mia acerba maturità e di godere appieno del mio corpo di piccola donna, che non seppe resistere a lui, alla sua mascolinità, ai suoi cosigli di uomo e al suo cazzo.
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