La zia cede alla passione - 3
Dominare e lasciarsi dominare
Il trasferimento in città fu per Elena un turbine di emozioni e cambiamenti. La sua vita, che fino a quel momento si era svolta in ritmi lenti e prevedibili, ora si era trasformata in una corsa continua. Il nuovo lavoro presso una grande azienda le offriva stimoli e sfide, ma anche un senso di insicurezza che cercava di nascondere dietro sorrisi professionali e la sua dedizione instancabile.
Marco era il suo rifugio. Con il suo entusiasmo contagioso e la capacità di leggere i suoi pensieri, riusciva a riportarla in equilibrio ogni volta che le sembrava di perdere il controllo. Spesso la portava a incontri con il suo gruppo di amici, un gruppo eterogeneo e vivace che accoglieva Elena con calore.
Tra i molti volti nuovi che stava imparando a conoscere, quello di Angela spiccava per la sua vitalità. Era una ragazza giovane, appena ventiseienne, con un’energia contagiosa e un sorriso sincero che sembrava mettere tutti a proprio agio. Simpatica e spigliata, Angela aveva accolto Elena nel gruppo di amici di Marco con una naturalezza che l’aveva colpita.
“Avere Marco vicino è una fortuna, sai? È uno di quelli che ci sono sempre,” le aveva detto Angela durante una delle loro prime conversazioni, con un tono che tradiva un affetto genuino. Elena si era trovata a sorridere, confortata dalla gentilezza della ragazza, ma non poté fare a meno di notare la complicità tra lei e Marco. I due scherzavano e ridevano con una facilità che la faceva sentire, a volte, un po’ fuori posto.
Nonostante questo, Angela si era dimostrata incredibilmente accogliente con lei. La includeva nelle conversazioni, rideva alle sue battute, e a volte le faceva piccoli complimenti che le sollevavano l’umore. “Hai un’eleganza naturale, Elena. Mi piace il tuo stile,” le aveva detto una sera, mentre le sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio con un gesto spontaneo.
Eppure, anche se cercava di ignorarlo, Elena non poteva fare a meno di notare come Marco e Angela sembrassero capirsi senza bisogno di parlare. C’erano momenti in cui uno sguardo tra di loro sembrava contenere più significato di quanto Elena riuscisse a cogliere. Marco, con la sua consueta leggerezza, non faceva nulla per nascondere l’affetto che provava per Angela. “Lei è una vecchia amica,” le aveva detto una volta, ma Elena non riusciva a scrollarsi di dosso una sottile inquietudine.
Non era gelosia vera e propria, o almeno non voleva ammetterlo. Angela era gentile con lei, quasi protettiva, e Marco non le aveva mai dato motivo di dubitare della sua devozione. Eppure, il pensiero di quei momenti in cui i due ridevano insieme, così a loro agio, la faceva riflettere. Si chiedeva se il suo timore fosse solo il riflesso delle sue insicurezze o se ci fosse davvero qualcosa che le stava sfuggendo.
Angela, dal canto suo, sembrava percepire la vulnerabilità di Elena e cercava di metterla a proprio agio. “È bello che tu sia qui. Penso che Marco abbia proprio bisogno di una donna come te accanto,” le aveva detto una sera, con un tono che sembrava voler rassicurarla. Elena aveva sorriso, sentendo un calore sincero in quelle parole, ma allo stesso tempo una piccola parte di lei si chiedeva quanto profonda fosse davvero la relazione tra Marco e Angela.
Mentre le giornate si susseguivano, Elena si ritrovò divisa tra il desiderio di abbracciare completamente questa nuova vita e il timore che qualcosa – o qualcuno – potesse intaccare il suo legame con Marco.
Elena aveva cercato di non pensarci, di lasciare che la corrente degli eventi la portasse via da quei pensieri insistenti. Ma quella sera, dopo una cena trascorsa con Marco e Angela, non riuscì più a tenere tutto dentro. Tornati a casa, mentre Marco si preparava un drink, lei si decise.
“Marco...” iniziò, cercando di tenere la voce calma, ma tradita da un leggero tremito. Lui si girò verso di lei, il bicchiere in mano, con quel suo solito sguardo tranquillo che sembrava non conoscere mai turbamenti.
“Cosa c’è, Elena?” le chiese, appoggiando il bicchiere sul tavolo e avvicinandosi a lei.
Lei si prese un momento per respirare, cercando le parole giuste. “Devo chiedertelo... Io non voglio sembrare insicura o sciocca, ma il modo in cui tu e Angela siete... così vicini. A volte, non so cosa pensare. Sento che c’è qualcosa tra voi che va oltre l’amicizia. È una mia impressione? O c’è altro?”
Marco la guardò in silenzio per un lungo momento. Poi fece un passo avanti, prendendole le mani tra le sue. “Elena,” iniziò, con il suo tono calmo, “quello che provi non è né sbagliato né sciocco. È umano.”
“Ma allora?” insistette lei, il bisogno di chiarezza prevalendo sulla sua abituale riservatezza. “Voglio solo sapere... voglio capire. Voglio sapere cosa significa Angela per te, per noi.”
Marco inspirò profondamente, poi le accarezzò il viso con una tenerezza che la fece tremare. “Elena, il sentimento di possesso e la gelosia sono emozioni potenti, ma spesso ci fanno del male. Ti fanno vedere fantasmi dove non ci sono, ti chiudono in una prigione costruita da te stessa. Io non voglio che ti senti così. Non voglio che il nostro legame venga avvelenato da pensieri che ci allontanano dal momento presente.”
Elena lo guardò, sorpresa dalla sua risposta. “Quindi non vuoi rispondermi?”
Marco scosse la testa con un piccolo sorriso. “Non è che non voglio risponderti. Ma credimi, non c’è nulla che tu debba temere. Angela è una persona importante per me, certo, ma quello che c’è tra noi due... è diverso, ogni amore è diverso ogni persona è diversa. Lei fa parte della mia vita in un modo, tu in un altro. E ciò che provo per te è unico, col tempo lo capirai. Ma ciò che voglio da te, Elena, è che tu ti fidi. Che tu non permetta alla gelosia di rubarti la gioia di ciò che stiamo vivendo.”
Elena sentì un’ondata di emozioni contrastanti: sollievo, vulnerabilità, ma anche un residuo di incertezza. “È difficile, Marco,” ammise. “Io voglio fidarmi, voglio lasciarmi andare, ma a volte è più forte di me.”
Lui la attirò a sé, stringendola in un abbraccio caldo e avvolgente. “Allora inizia con un passo alla volta. Vivi questo momento, qui e ora. Io sono con te, Elena. Non lasciarti distrarre da ciò che temi, concentrati su ciò che senti.”
Lei si lasciò andare contro il suo petto, chiudendo gli occhi. Le parole di Marco erano come balsamo sulle sue ferite, ma sapeva che il lavoro da fare era dentro di lei. Il desiderio di superare quei sentimenti e di vivere pienamente il loro amore prese il sopravvento. Forse Marco aveva ragione: l’unica via d’uscita era attraverso la fiducia, nonostante le ombre del dubbio.
Quella notte divenne un luogo senza confini, e nel buio c’era solo Marco, solo Elena, solo il desiderio che li teneva insieme, un legame che bruciava più caldo di qualsiasi fiamma. Marco la osservava mentre si sdraiava sul letto, il suo corpo un invito sfrontato, un’opera d’arte che era determinato a possedere fino all’ultimo respiro.
"Guardami," le disse, con quella voce bassa e rotta che faceva vibrare il suo cuore. Lei lo guardò, le labbra socchiuse, il petto che si alzava e si abbassava, il corpo già scosso da un brivido che era metà eccitazione e metà resa.
Marco non era mai frettoloso. Ogni suo movimento era una promessa, ogni tocco un preludio. Le sue mani tracciarono una linea lenta lungo le gambe di Elena, partendo dalle caviglie e risalendo con deliberata lentezza. Ogni centimetro di pelle sembrava accendersi sotto le sue dita, ogni carezza una scintilla che la faceva rabbrividire.
"Tu sei un capolavoro," mormorò, e prima che Elena potesse rispondere, le sue labbra si chiusero su un capezzolo, la lingua che tracciava cerchi lenti e provocatori. Lei affondò le mani tra i suoi capelli, tirandolo leggermente, ma Marco non si fece distrarre. Quando sollevò lo sguardo su di lei, i suoi occhi erano pieni di una determinazione feroce.
"Stanotte," disse, "voglio tutto di te."
E prese tutto.
Elena si trovò con le mani legate al letto dai suoi polsi, immobilizzata non dalla forza ma dalla sua stessa resa. Marco scese lungo il suo corpo con una lentezza esasperante, baciando ogni curva, mordendo ogni angolo. Quando raggiunse il punto tra le sue cosce, si fermò un istante, osservandola con un sorriso sfrontato che la fece fremere.
"Non chiudere gli occhi," le ordinò, e lei non osò disobbedire. Lo guardò mentre la sua bocca si abbassava su di lei, mentre la sua lingua tracciava una linea precisa, un assaggio che la lasciò senza fiato. Marco la assaporò come se fosse un banchetto, e quando le sue dita si unirono al gioco, lei si trovò incapace di trattenere i gemiti, il piacere che si costruiva in ondate sempre più alte.
Quando lui si sollevò, le sue labbra lucide, le disse: "Ora tocca a te."
Elena si inginocchiò davanti a lui, il suo sguardo fisso sul suo corpo, sul desiderio evidente che pulsava per lei. Lo prese in bocca con una reverenza che era metà adorazione, metà fame. Marco affondò le mani tra i suoi capelli, guidandola con dolcezza ma senza lasciare spazio al fraintendimento.
La notte continuò così, in una danza incessante di dare e avere, di scoperta e conquista. Quando Marco la prese da dietro, le mani che stringevano i suoi fianchi, la loro unione divenne un crescendo di forza e vulnerabilità. Elena si abbandonò completamente a lui, sentendo ogni fibra del suo corpo bruciare di desiderio.
Poi, con un sussurro al suo orecchio, le chiese: "Ti fidi di me?"
"Sì," rispose lei, senza esitazione.
Marco la guidò, le mani ferme ma delicate, la lingua di lei che scendeva lungo il suo cazzo e giù, aprendo le gambe le chiese di essere penetrato con la lingua. Per lei era come esplorare territori nuovi, prima con timore poi sempre più decisa si scoprì desiderosa di farlo suo, di possederlo. Il piacere che lui esprimeva con un respiro sempre più affannato e con i gemiti che uscivano dalla sua bocca le confermò che ora era lei a dominarlo, allargandogli le natiche la sua lingua penetrava sempre più profondamente in lui. Sentiva il suo corpo fremere scosso da spasmi incontrollabili, il suo cazzo duro come il marmo, gli stava dando un piacere estremo e sapeva di averlo in suo potere, ma questo non le bastava. Voleva essere per lui quello che lui era stato per lei, il padrone del suo corpo, e così alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi pieni desiderio e appoggiando quattro dita della mano su quel foro ormai ben lubrificato cominciò a spingere. Marco trattenne il respiro per un attimo forse sorpreso da tanta foga, ma la mano di lei entrò senza fatica in quel pertugio la cui pelle era stata ormai resa elastica, e poi lo scopò così in maniera brutale con la mano mentre lui la supplicava di farlo suo e mentre lo possedeva si sentì un piacere che la bagnava, un piacere intenso e prolungato e una nuova consapevolezza di sé.
Alla fine, esausti e sazi, si ritrovarono avvinghiati, il mondo fuori dalla stanza dimenticato. "Non smetterò mai di volerti," disse Marco, “Anche io” rispose Elena.
Dopo mentre facevano colazione “C’è qualcosa che devo dirti,” disse Marco, la sua voce più seria, anche se non meno dolce.
Elena lo guardò, improvvisamente attenta. “Cosa c’è, Marco?” chiese, sentendo una leggera tensione crescere dentro di sé.
“Ho ricevuto un’offerta di lavoro,” disse lui, prendendo una pausa prima di continuare. “Un’opportunità incredibile, qualcosa su cui non posso dire di no. Ma significa che dovrò andare in Cina... per sei mesi.”
Le parole la colpirono come un fulmine a ciel sereno. Elena si irrigidì, cercando di processare quello che aveva appena sentito. “Sei mesi?” ripeté, come se pronunciarlo ad alta voce potesse aiutare a farlo sembrare più reale.
Marco annuì, osservandola con uno sguardo in cui si mescolavano preoccupazione e determinazione. “So che non è facile da accettare, ma devo farlo, Elena. È importante per la mia carriera, per il futuro che voglio costruire e anche per te.”
“Per me?” ripeté lei, incredula. “E come se tu sei dall’altra parte del mondo?”
Lui si avvicinò, prendendole il viso tra le mani, il pollice che tracciava dolcemente il profilo della sua guancia. “Elena, sei parte della mia vita, e niente cambierà questo. Sei mesi voleranno, e poi sarò di nuovo qui. Anche tu sei cresciuta in questi mesi, è una occasione anche per te per prendere consapevolezza delle tue capacità. Ma voglio che tu sappia che anche a chilometri di distanza, sarai sempre con me.”
Lei chiuse gli occhi, combattuta tra il dolore della separazione imminente e la fiducia che Marco le ispirava. “E se non riuscissi a farcela?” mormorò, la voce incrinata.
“Riuscirai,” le assicurò Marco, il tono fermo. “Perché siamo più forti di tutto questo. Perché quello che abbiamo va oltre il tempo e lo spazio.”
Le sue parole le portarono un piccolo conforto, ma il peso dell’assenza che si profilava all’orizzonte rimase lì, incombente. Quella notte, mentre si stringevano l’uno all’altra come se il mondo stesse per finire, Elena non poté fare a meno di chiedersi se sei mesi sarebbero davvero bastati per mettere alla prova la loro relazione, o se avrebbero lasciato ferite difficili da guarire.
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