Seduzione lesbica

Giovanna Esse
22 days ago
Seduzione lesbica

Chiara e Leona, si sono conosciute per caso su Facebook una sera d’estate in cui entrambe non riuscivano dormire.

Leona è una donna bisex di circa trentaquattro anni, una vera furia, piena di esperienze e di libido. Nonostante sia sposata, domina completamente il marito e riesce a mantenersi libera, per soddisfare ogni sua scappatella extraconiugale.

Anche Chiara è sposata, ha quarantuno anni. Una vita normalissima, una sessualità quieta … nessuna esperienza omosessuale, mai.

Eppure, quasi per gioco, tra di loro scocca una scintilla del tutto inaspettata, che coinvolge entrambe in una storia virtuale molto intensa …

Una serie di chat estremamente forti provoca una storia che dura oltre sei mesi, coinvolgendo nel gioco, con alterne vicende, anche il marito di Chiara che, per amore, non disdegna di darle carta bianca nelle sue decisioni.

Come tutti i rapporti dove si sprigionano sentimenti forti, le tensioni e gli avvenimenti non mancano, rendendo la storia sempre più intrigante.

A un certo punto Chiara, sotto la pressione del marito, che sospetta che, in realtà, Leona sia addirittura un uomo, si stanca di quell’anonimato così estremo … il gioco si perde in passione violenta e Chiara intima a Leona di presentarsi nel reale. Lei si rifiuta, ancora una volta, accampando mille scuse ma, stavolta, Chiara non ci sta!

La storia finisce … ma Leona non si dà per vinta … di tanto in tanto continua a stuzzicare la sua vecchia fiamma.

Poi, qualche giorno fa …

In risposta alle insistenze di Leona, Chiara scrive:

- Percepire la “tua sofferenza”?

Perché dici così?

Mi sorprendi sempre .... lo so che sei più forte di me!

Eppure dalla tua gentile, cortese, pacata risposta, non traspariva alcuna disperazione

incontenibile.

Non che io ne meriti, ovviamente!

Ciao. -

Leona scrive:

- Strano, molto strano che tu non l'abbia percepita. Non mi sono voluta “stracciare le vesti” per non passare da padrona a schiava, questo no, sarebbe stato andare contro la mia natura, ma questo non vuol dire che sono priva di sentimenti.

La tua lettera piena zeppa di aggettivi negativi, usati contro te stessa, mi ha molto disturbata.

Tu non sei come ti sei descritta anzi, nei rapporti con me, ti sei dimostrata perfettamente il contrario. Non sei né stupida, ne’ infantile, ci mancherebbe.

Rimane un fatto: ognuno reagisce al dolore e al piacere a proprio modo: forse vuoi vedere il mio sangue scorrere per capire il mio dolore?

Ebbene, se è questo che vuoi lo hai già a portata di mano, anzi a portata di e-mail, ti basta non rispondere a questa: dolce, unica schiava della mia vita.

Ignorami … dimostrami ancora una volta che ti disgusto. Stai sicura che la tua indifferenza si abbatterà ancora una volta come una scure affilata sul mio petto.

E’ questo che vuoi?

Col pensiero oso mandarti un bacio carnale, mentre aspetto di conoscere il mio destino di padrona fallita! Leona. -

Chiara scrive:

- Non voglio ferirti, non voglio dolore ... nessuno ha fallito.

Io ti sono e ti sarò sempre amica.

Ciao e sii felice.

A proposito: non temere, non avrei mai potuto diventare una “padrona” …

Lo vedi?

Non sono neanche capace di essere una buona schiava ... figuriamoci. -

Leona scrive:

- QUESTO MI RINCUORA!

BACI.

Leona. -

Leona continua ad indirizzare a Chiara dei brevi messaggi, piccole suppliche, salutini; sempre sperando di ritrovarne l’amore … ferito.

Poi, dopo qualche giorno, Chiara, con la pacatezza di sempre, risponde.

Dalle sue parole però traspare sempre un velo di amarezza per aver giocato tutto, ma inutilmente, per questo rapporto che ha sconvolto le sue certezze di donna matura, adulta.

Chiara scrive:

- Scusami se non sempre rispondo ai tuoi saluti, mi capita di avere così poco tempo, a volte, che riesco a malapena a dare uno sguardo veloce alla mia posta.

Un po’ di rabbia mi assale appena vedo che mi hai scritto qualcosa, non lo nascondo.

Devi perdonarmi, ma non riesco a dimenticare che forse sarebbe bastata una semplice telefonata, solo due parole per chiarire tutto ...

Qualsiasi situazione si celasse dietro il personaggio: Leona.

Te l’ho detto più volte, ti ho implorata:

- Dimmi di te. Dimmi chi sei? Non fa niente qualsiasi cosa si nasconda dietro il tuo profilo … -

Te l’ho fatto capire più volte: anche se sei un uomo, se sei una donna orribile … se sei malata …

Io non posso accontentarti in tutto, come se avessi fiducia totale in Te e poi, appena spegniamo il computer, cominciare ad avere mille dubbi, mille incertezze.

Ma la cosa che più mi ha ferita è che tu hai rifiutato. Perché questo vuol dire che non hai nessuna fiducia in me …

Potevamo giocare a rimpiattino per sempre, parlare di fighe e di leccate … per sempre; nonostante tu sappia benissimo, che è contro la mia natura immaginare di avere un rapporto lesbico.

Però sbandierare i “ti amooo”, “sono tua”, “sei la vita per me, ormai” ... per poi perdermi pur di evitare una semplice telefonata.

Una parola chiarificatrice … una dimostrazione di fiducia.

E da chi poi? Proprio da te, da te che mi "amavi più della vita"?

Ma andiamo … ho quarant’anni, lo sai!

Perdonami, ma se non sorrido di questa situazione, finisce che mi sento ridicola io.

E a questo punto…. proprio non mi va. Non mi va di sentirmi stupida ancora di più…

Buona vita.

Chiara. -

Leona scrive:

- Lascia stare le tue scuse, non è il caso….

Capisco benissimo le tue rimostranze, che posso dire….. se non che hai ragione da vendere.

Sembro un idiota … e forse lo sono.

Internet è un mezzo molto affascinante ma anche molto invadente, di comunicare.

Se non lo si usa con estrema cautela e, nel caso, con la opportuna sincerità, si rischia di farsi e di fare del male; ecco cosa ci è accaduto.

Non ho usato la giusta cautela e ora sono qui a soffrirne quanto ne soffri tu, se ancora ne soffri: perché non sono stata sincera.

Dove ho sbagliato? Semplice. Ero certa, com’è sempre accaduto ( e credimi, in buona fede) che tra noi sarebbe finito tutto, dopo poche mail.

Un classico in questo benedetto mondo virtuale!

Ma le cose sono andate ben oltre: io non mi sono saputa controllare.

Come al solito!

Il sesso ha in me ha una forte componente "sado-masochista": in questi due termini si racchiude tutta la mia personalità erotica.

Chiara io, in te, ho trovato un insieme di comportamenti … un modo di essere e di fare che ha travolto completamente la mia volontà.

Il fascino della tua ingenuità, la genuinità del tuo sentimento, la tua … disponibilità ad accettarmi: come donna, come padrona, cedendomi come una gazzella indifesa, senza remore, senza chiedere nulla in cambio per il tuo “sacrificio” a me, ha travolto la mia volontà.

E così, mi sei entrata dentro come un siluro: colpita, affondata!

Senza che io avessi avuto il tempo di rizzare le antenne, di azionare le “mie difese”. Senza avere la possibilità di proteggermi (e proteggerti) dall’intensità dei sentimenti che ci ha travolte.

Forse un giorno riuscirò a chiamarti, a spiegarti … il perché del mio silenzio.

Forse un giorno qualcuno saprà guidarmi per mano e allora, probabilmente, potrai capirmi.

Per favore non chiedermi altro su questo argomento: ho le mie ragioni, dolorose e sofferte. E’ dura per me non dirti … quando in me ribolle la voglia di averti vicina, presente, dal vivo!

Non pretendo una risposta, però la gradirei, non sai quanto.

Non sentirti ridicola, sbaglieresti di grosso; di ridicolo e squallido ci sono solo le circostanze negative che ci possiedono in determinati momenti della vita.

Non dovrebbe succedere, lo so, ma oggi, per me, è così.

Io continuerò ad amarti, come sempre e non dimenticherò mai la tua dolcezza, la tua sincerità, l’eleganza semplice che sprizzi da ogni parola che scrivi, da ogni pensiero che esprimi.

Sei decisamente disarmante, anche per chi, come me, ha fatto tesoro della sottomissione altrui e ne ha saputo trarre piacere.

Tu sei l’unica donna che amo e non me ne volere se uso ancora questa parola, nonostante il tuo disappunto. E’ che proprio non ce la faccio a trattenermi.

Con vero affetto, la tua Leona. -

E poi …

Leona scrive:

-Amore, ti ho sognata, eri bellissima, gonna blu, camicetta bianca e tacchi a spillo …

buon fine settimana. -

Chiara scrive:

- Ciao, buongiorno.

Non evito mai di risponderti, fin quando posso.

E’ solo che, ogni volta, mi prendo un attimo di respiro.

Perdonami, ma evito accuratamente un contatto troppo diretto tra di noi.

Come dire: ho letto, ho capito.

Tu hai le tue ragioni personali per comportarti in un determinato modo.

Non posso farti una colpa delle tue scelte e non sono una bambina. Se le tue decisioni si sono trasformate in dolore e sofferenza, per me, questo è solo un problema mio!

Nonostante tutto, credimi, non oserei mai giudicare oggettivamente il tuo comportamento.

Ecco perché ti prego di accettare anche le mie ragioni; inutile che te le dica, sei troppo intelligente per non capire.

Buona giornata e buon tutto e ... indipendentemente da me, spero che se tu attraversi un periodo problematico, esso si risolva al più presto e in maniera positiva.

Ciao, Chiara. -

Leona scrive:

- Amor mio.

La tua freddezza non rispecchia affatto i tuoi sentimenti.

Lo so: mi ami come io amo te, e nel dirlo non ho alcuna paura di sembrare arrogante o presuntuosa: niente di tutto questo.

Il fatto è che conosco perfettamente la “bestia” ingestibile che si è insinuata dentro di

noi.

Percepisco l'assoluta grandezza dei nostri desideri inappagati

I nostri sogni ci turbano e, durante il giorno, i nostri pensieri corrono all’altra …

“Dove sarà adesso la mia dolce amica? Dove sei Chiara, cosa stai facendo in questo momento?”

“Forse mi sta pensando? Oppure … ha trovato un nuovo amore, tutto al femminile, un’altra troia … una maledetta che t’ha trovata aperta al desiderio saffico!”

Allora mi incendio … ripenso alle parole, alle azioni che io stessa ti ho ordinato di fare e che tu, ubbidiente cerbiatta, hai eseguito in mio onore.

Allora ricordo di quanto ne godevi, di come avevi imparato a lasciarti andare, a come apprezzare il desiderio di femmina.

Allora divento blu dalla rabbia … io stessa ti ho iniziata a questo piacere e adesso, forse, una zoccola qualunque, più libera di me, ti sta facendo mettere in pratica ciò che io ti ho fatto scoprire …

E, forse, anche tu avrai gli stessi sogni e gli stessi pensieri.

Perché negarlo?

Mi masturbo di notte e di giorno, sempre pensando a te: ti sento vicina, immagino i tuoi odori, come tu me li descrivevi, ricordi?

E quando volevo che tu stessa assaggiassi i tuoi umori e mi dicessi di cosa sapevi, perché io avrei voluto essere lì …

Ti chiedevo del tuo sapore … ci ripenso ora. Ti chiedevo di dirmi com’eri la mattina presto, appena alzata … alla prima pisciata, rumorosa, abbondante … lubrica.

Orai ti vedo … ti sento … ti immagino.

Sei a terra, ai miei piedi, nuda come lo sono io.

La testa china, aspetti, temi.

Ti desidero troppo per lasciarti friggere … ti ordino di alzarla: allora lo fai, rivolgendomi uno sguardo implorante, vorresti leccarmi la figa, subito, e soddisfare l’antico desiderio.

Attendi soltanto il mio cenno, il permesso bonario della padrona che ti sei voluta scegliere … e dalla quale sei stata scelta.

Allora annuisco e allargo le mie cosce, ecco ora sogno la tua bocca che si poggia sulle labbra della mia fessura.

C’è tanto calore, come un fuoco elettrico, tra le mie gambe.

Tutti i baci che mi dai, bruciano sulla mia pelle e tu…..

non ti interrompi, continui …

Ecco, amore: ora la tua lingua bacchetta la mia figa, colpisce e bussa, insiste … vuole entrarmi dentro il corpo.

Sei eccitata, spingi la tua mano sotto la pancia cercando di provare a masturbarti, ma io non lo voglio.

Ti blocco il braccio, poi lo traggo sulla tua schiena. Ora prendo l’altra mano, con una calza ti lego, non stretta, ma abbastanza per farti capire chi comanda, ora e sempre, tra di noi.

Ti tiro verso la pancia, la bocca incollata alla figa: ti obbligo a leccare, leccare e succhiare, senza fermarti.

Bevimi…. ora che sono un laghetto. Succhia il mio nettare, succhia con libidine, assapora.

Fammi scorrere attraverso la tua bocca, aspira dalle labbra, lascia che “io” scenda, liquida, dal palato sulla lingua.

Strattono ogni tanto la calza di seta che ti tiene le mani dietro la schiena.

Come il morso per il cavallo, così ti domino … ogni strappo ti obbliga a inarcarti, spingendo il volto in avanti: nemmeno ti si vede più, talmente sei persa nella mia fessura spalancata e umidiccia.

Ora voglio cambiare, odorare e assaporare anch’io.

Ti impongo di alzarti: scarti, vorresti affogarmi ancora nell’utero.

Però obbedisci.

Sei davanti a me.

Ne approfitto per baciarti in bocca, le salive si mescolano, le mie nari si riempiono del mio stesso odore di donna perversa, lasciva.

Con le dita ti premo le guance: tu spalanchi la bocca.

Ci sputo dentro con forza, come si fa con una cagna per ricordarle la sua sottomissione.

Ma voglio anche il tuo sputo … lascio che tu intuisca il mio desiderarti; allora, come una ragazzina che si finge maschiaccio, fai che compaia sulle labbra, umidissime, la tua saliva trasparente, spumeggiando in mille bollicine.

Mi ci tuffo con la bocca … bevo tutto … sai di buono, amore.

Per quanta perfidia, per quanta trasgressione io voglia inserire tra noi, tu la purifichi sempre con l’onesta dei tuoi sapori.

Ti odio, ti amo … poi ti invidio.

Come fai ad usare tutte le armi perverse del diavolo restando un angelo … una visone fatta di luce?

Per trovare il mio piacere, per appagare i miei desideri, ho dovuto discendere tutto l’abisso del peccato e tu … tu, invece, godi come una troia e, allo stesso tempo, resti affascinate e pura nella tua ingenuità.

Mi farai impazzire, anzi forse è già accaduto …

Siamo in piedi, una di fronte all’altra.

Sono le mie dita che ti stanno esplorando la figa, sei piena di succo vaginale: brava! Lo raccolgo sulle dita e lo porto su, tra le bocche: te lo spalmo sulla lingua, poi ti bacio e raccolgo tutto, da ogni singola papilla intrisa di sapore.

Ora ti premo sulle spalle, ti faccio scendere davanti a me, giù, giù, verso la pancia.

Come d’incanto sui mie fianchi si poggiano due cinte di cuoio.

Mi sto posizionando il mio grosso fallo di gomma, nero come l’inferno, grosso come un maglio … lo vedi … lo temi.

Sai che sei spacciata.

Quel cazzo di gomma ti avrà, senza pietà, per farti godere e soffrire come mai nessun maschio a saputo fare.

Mi chino per tastarti a lungo le zinne grosse, deliziose … ci penso su: “Si!” Saranno le mie maniglie per tirarti sul cazzo posticcio, tra poco, quando ti scoperò senza ritegno.

Ora te lo metto in bocca perché tu lo umetti e lo renda scivoloso.

Vado un po’ su e giù.

E piacevole vedertelo inghiottire.

Ti libero le braccia e tu ti massaggi i polsi … ma non chiedi nessuna pietà.

Sarai punita … anche per questo, e lo sai.

La mia calza nera ti gira intorno al collo come un foulard.

Ti dico di voltarti e tu esegui. “Ora abbassati … in avanti!”

Poggi le mani alla sedia, ti tengo con una mano per la gola, l’altra si poggia decisa sul tuo fondoschiena, ti misuro, ti posiziono, ti costringo ad inarcarti, per offrirti meglio.

“Apri la figa, presto!”

Lo fai. Sei deliziosa.

La tua attesa mi fa godere, scorro dal mio spacco, tanto da gocciolare sul pavimento.

Basta. E’ il momento.

Continuando a tenerti in tensione per il collo, mi prendo in mano quel bastone gommoso, sono quasi pronta … un ultimo tocco.

Mi abbasso veloce e ti sputo in figa tutto il mio sdegno … lo sdegno che provo nel vedere quanto sei bella.

Sei talmente mia che il desiderarti mi fa male … ti infilzo tutta, come un tordo da mettere sullo spiedo.

Urli per la botta sull’utero, ma non m’importa:

Saranno tante le chiavate che ti infliggerò, amore mio.

Tu dimentichi che il mio cazzo e di gomma … non scarica mai, né s’affloscia; dimentichi che un orgasmo per una donna e insignificante e non la cambia di stato … avrò dentro di te una serie continua di orgasmi … fino a crollare sulle cosce per la stanchezza.

Ti fotterò la figa come non è mai successo, ma anche il culo ti violerò …

Per il solo piacere di farti male …

Dimentichi troppe cose, amore mio infinito … ma, stanne certa, non ti dimenticherai mai di me.

E godi, adesso, troia! -

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