Sesso grasso

Giovanna Esse
2 months ago
Sesso grasso

Ciao Giovanna,

inutile dirti che ho letto e apprezzato alcuni dei tuoi racconti. La tua cura per l’indagine psicologica sulle origini e sullo sviluppo di certe manifestazioni della libidine sono molto interessanti; ma quello che ammiro di più è la tua abilità a trattare questi argomenti come se parlassi quasi di casi clinici e, grazie a questo (che io ritengo uno stratagemma stilistico) riesce a rendere certe situazioni ancora più eccitanti.


Il mio caso è molto complesso, credo, e ci tengo a precisare subito che non desidero pareri né soluzioni; semplicemente mi fa piacere parlarne a qualcuno, forse perchè la cosa più divertente, è che sono stato, per circa un anno, in assistenza da uno psicologo, ma l’unica cosa che sono riuscito a dirgli è stata che ho scoperto, qualche anno fa, mia moglie mi tradiva, insomma mi faceva le classiche corna. Non ho mai avuto il coraggio di andare oltre e di raccontargli alcune cose che nemmeno mia moglie sa (almeno così credo fermamente).

Oggi sono un tranquillo professionista cinquantenne ma la mia vita ha subito, in momenti diversi, due grossi cambiamenti: uno più subdolo e sottile, quasi spirituale, l’altro eclatante e grave… nel senso che se, si venisse a sapere, ne morirei.


Il primo fatto particolare è accaduto quando mi iscrissi all’università.

Mio padre passò molti giorni in ospedale, fu la prima avvisaglia delle sue precarie condizioni di salute; di quella malattia che, dopo alcuni anni, lo portò alla fine. Avevo appena preso la patente e mi rendevo utile andando e venendo da casa, per aiutare mia madre, accompagnandola o risolvendo qualche problematica familiare al posto suo. Sono figlio unico, quindi in assenza dei miei ero solo in casa.

Un giorno, scartabellando tra le varie scartoffie e i documenti che, man mano si rendevano utili ai miei, incappai in un piccolo involto. Era una busta gialla, spessa, di quelle che si usano per piccole spedizioni e, cosa strana, era attaccata con del nastro adesivo, sotto ad un cassetto, nella parte non visibile, per capirci. Sopra non c’era alcuna scritta né timbro postale. Aprendo e chiudendo, era caduta nel cassetto sottostante, perchè lo scotch era vecchio e aveva perso l’aderenza. Rigirai la busta tra le dita, perplesso, ma avevo fretta e lasciai perdere; mi riservai poi di chiedere a mia madre il perchè di tanto mistero. Mi convinsi che potesse contenere titoli o danaro e, visto che non mi facevano mancare niente, non era mia abitudine rovistare nei documenti dei miei.

Passò qualche giorno, i miei partirono per una Clinica, sita in un’altra città. Ero solo in casa e una sera rammentai la busta nascosta… probabilmente i miei se l’erano pure dimenticata. La curiosità e la noia mi indussero ad aprirla, con cautela. Non era sigillata, all’interno, un’altra busta nera, di plastica. Conteneva qualcosa, sicuramente dei fogli.

Inutile tergiversare, gentile Giovanna, un momento dopo capii che si trattava di foto fatte con la vecchia Polaroid e, pertanto, abbastanza scure… ritraevano sempre mio padre, non si vedeva il viso, ma era chiaramente lui. Erano una trentina, in alcune lui era chinato, oppure girato, sul letto, mentre una mano femminile lo penetrava con un pene di gomma, nel sedere intendo. Le altre erano, per me, ancora più scioccanti: mio padre, che in alcune indossava calze da donna scure, sempre in posizione prona, veniva sodomizzato da un uomo abbastanza grasso, mai incontrato in vita mia. Quelle immagini erano talmente innaturali che ci misi alcuni giorni per accettarle. Un po’ di più mi ci volle per ammettere con me stesso che, le mani di donna che infilavano il dildo nell’ano, erano quelle della mamma. Preferii non cercare una risposta riguardo a “chi” avesse scattato quelle foto, in cui mio padre veniva scopato da quell’altro. Potevo mai credere che mia madre si fosse prestata anche a quel gioco così sporco?

Avevo quasi 20 anni; avevo già vissuto le mie prime esperienze e potevo ritenermi sessualmente normale ed etero, ma quella scoperta segnò molto la visione che avevo riguardo alla mia famiglia e influì certamente anche sul mio rapporto con il sesso. Per alcuni anni ho vissuto le esperienze sessuali come qualcosa di estremamente sporco. Infantilmente, cercavo di ottenere rapidamente il rapporto fisico con le ragazze che frequentavo, per poi scaricarle rapidamente, pochi giorni dopo. Assurdamente le detestavo,e proprio perchè avevano accettato di fare sesso. E sesso significava sporcizia e perversione.


Dopo la morte di mio padre mi sforzai di dimenticare tutto e col passare degli anni tornai a una vita normale; avevo conosciuto un brava ragazza e ci eravamo innamorati, così, verso i 30 mi sposai con Sabrina, la mia attuale moglie.

Circa 20 anni insieme, potrei definire il nostro un matrimonio abbastanza felice, direi regolare.

Se dovessi giudicare questa nostra vita dall’esterno, direi che in 20 anni persino le corna, la tradizionale sbandata di un coniuge, potrebbe essere comprensibile… e, comunque: è successo!

Un paio d anni fa ho scoperto “in diretta” che mia moglie mi tradiva.

Lei lavora. Il suo ufficio è, in genere affollatissimo, ma poi arrivò un periodo di attività particolarmente intenso, pareva, che ogni tanto avesse bisogno di recarsi in sede per qualche ora, anche il sabato. Diceva che, stando da sola, poteva verificare con maggior sicurezza documenti importanti che, nel caos settimanale, le potevano sfuggire.

Non diedi molto peso alla cosa, e poi, a dir la verità, tra noi non è che a letto facessimo scintille… un menage pacifico e abitudinario.

Quel sabato pomeriggio lei era andata in ufficio ma, nella fretta, mi resi conto che aveva dimenticato le chiavi in macchina, dalla sera precedente. Lei prendeva il tram, poi, verso le 20 io passavo a prenderla e magari andavamo a cena in centro. Aveva il cellulare spento e, naturalmente, non ci pensai nemmeno a chiamarla in ufficio; dopotutto ero certo che fosse rimasta fuori.

Partii in auto, come regola sarei arrivato poco dopo il tram; le avrei portato le chiavi in modo da non farle sprecare il pomeriggio.

Lei lavorava in una fabbrica, gli uffici prendevano una palazzina intera.

Al cancello non c’era, però dentro, abbastanza appartata c’era una macchina parcheggiata. Magari aveva avuto fortuna e qualcuno l’aveva fatta entrare, ma di certo non aveva tutto il resto delle chiavi.

Aprii il pedonale ed entrai.

Gli uffici erano deserti, solo in fondo al breve corridoio che portava alla parte direzionale si sentiva qualcosa, un gemere sommesso e costante. Ero sorpreso ma non al punto da essere rimbecillito; finalmente nella mia testa pigra e abitudinaria si accese un barlume di sospetto… “E se?”

Avanzai in silenzio, con maggior circospezione e, alla fine, ecco l’immagine che mi si parò davanti agli occhi. Di certo la più plausibile, lo ammetto.

Erano in piedi.

Mia moglie si teneva le ginocchia per non cadere in avanti, mentre il suo capo la penetrava, metodico e tranquillo, tenendola per i fianchi; le dita adunche, aggrappate al reggicalze nero.

Rimasi impietrito! Quell’immagine aveva qualcosa di magnetico e di orribile, che mi bloccava completamente.

Avrei potuto fare tante cose: gridare, offenderli, picchiare qualcuno o, perlomeno, tornare sui miei passi, per ripensare con calma a quanto avevo visto; invece restai li a guardare, senza avere la forza di muovere un muscolo.

Per molti minuti loro scoparono e non si accorsero nemmeno di me.

Lui era grosso, più vecchio di lei e anche di me, ogni tanto estraeva il pene, per masturbarsi alcuni secondi, forse per recuperare un’erezione più soddisfacente, poi lo infilava di nuovo in mia moglie che, silenziosa e paziente, lo accoglieva nella sua carne.

Col tempo ho capito, cara Giovanna: quello che avevo visto mi ricordava precisamente ciò che avevo trovato su quelle vecchie foto: mio padre che subiva l’inserimento del coso di quell’uomo grosso… stessa posizione prona, stesse calze nere, stessa complice sottomissione al membro maschile.

Né amore, né bellezza, nessun romanticismo. Un maschio grosso e brutto che dava il cazzo a un essere sottomesso, incapace di sfuggire al fascino brutale di quell’amplesso.

Lui sudava, credo per la forte eccitazione, si ritrasse per raccogliere, da una scrivania, un fazzoletto di carta; mi vide!

Ci ho pensato molte volte, in seguito: esiste veramente la telepatia?

Quell’uomo lesse i miei pensieri? O semplicemente capì, dalla mia espressione, che ero affascinato e succube di ciò che avevo visto?

Io non lo so. Eppure, il porco, non fece nulla di ciò che ci si aspetta da un amante colto in flagrante! Semplicemente si prese un istante, e mentre si asciugava la fronte, disse a voce bassa:

- Aspetta!

Anche mia moglie si voltò, allora.

Lei, invece, scattò in piedi come se avesse visto il diavolo in persona. Era oscena. Anche lei sudata; il trucco sfatto; il top e il reggipetto, accartocciati alla meglio sotto i seni grossi e flaccidi; non era magrissima, ormai, quindi le calze le andavano corte, liberando, al di sopra dei delicati cuscinetti di adipe. La sua natura, che conoscevo bene, era curata e pelosa al punto giusto: tra i peli neri spiccavano gocce di rugiada, il simbolo più amaro di un estremo piacere.

Il suo boss, invece era completamente nudo: grasso, grosso e flaccido. Il pene si era raggrinzito.

- Aspetta, - ripeté, poi a lei, - Stai calma, aspetta anche tu, cerchiamo di non fare stupidaggini. - Poi si voltò verso di me e mi guardò dritto negli occhi. A gesti m’impose di nuovo il silenzio e poi, misteriosamente, accennò un sorriso complice.

Quell’uomo era pazzo! Io avrei potuto ucciderli. Cosa che capita in presenza di un marito geloso… ma non so come lui capì ciò che io nemmeno sapevo di me: non avrei fatto scenate, non avrei fatto niente.

Come se io non ci fosse, rigirò mia moglie e le accarezzò il sedere grande. Vidi ciò che prima non avevo notato e rabbrividii: sulle sue carni bianche, dalle natiche al retro delle cosce, c’erano molti segni rossi. Delle striature, tutto qui, però era chiaro che Sabrina era stata colpita con qualcosa di sottile.

Il boss si masturbò velocemente, mentre mia moglie aspettava, buona buona, a pecorella, era talmente succube del cazzo, in quei momenti, che nemmeno riusciva a concepire le possibile conseguenze di quella maledetta situazione!

Lui muoveva la mano a scatti, si dava due o tre strigliate e si fermava. Il pene si riprese, io non facevo che guardarlo, ipnotizzato. La testa si fece grossa, poi rossa, poi, appena il porco socchiuse gli occhi, perchè era vicino all’estasi, si tirò mia moglie sotto e la infilzò in profondità.

I due si bloccarono. Potevano sembrare una foto pornografica; l’unico movimento, quasi impercettibile, era dovuto alle grosse chiappe del grassone che, a tratti, vibravano, come se avessero dei tremiti dovuti a una febbre.

Il signor Domenico scaricò il suo seme nella mia Sabrina, tutto. Ci restò dentro per più di cinque minuti; poi ne uscì, si asciugò e si allontanò da lei. Passandomi vicino mi sussurrò:

- Ne parliamo con calma, adesso non è il momento. – poi uscì e si avviò verso i bagni.

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