Corna a prova di virus
Ciao, la mia esperienza particolare del 2020 è questa.
Sono una studentessa della Calabria e studio all’Università di Fisciano; ho 22 anni e condivido un appartamentino con un’altra ragazza che lavora all’IKEA.
Verso aprile dell’anno scorso mi è capitata l’avventura che racconterò, perché io l’ho collegata anche al periodo particolare che stiamo vivendo.
C’erano molte difficoltà di spostamento, come sapete, ed io dovetti decidere se rimanere in sede, anche se con tanti disagi, oppure rientrare al mio paese. Dovevo laurearmi presto, quindi scegliemmo per il restare. In precedenza, quasi tutti i week end prendevo il Bus e in 3 ore ero a casa. Al paese, dove ho anche il fidanzato, un bravissimo ragazzo che amo, e che dovrei sposare.
Il mio ragazzo c’entra molto in questa storia, anche se inconsapevolmente.
Quella mattina la mia coinquilina, Anna, era al lavoro, l’avevo accompagnata io alle 8 perché il suo Bus si era rotto. Poiché non avevo altro da fare tornai nella nostra casetta.
Sistemai un po’ di cose, poi, verso le 10 telefonai al mio amore, anche lui era a casa, in camera sua, per il blocco del lavoro.
Iniziammo a parlare del più e del meno, ma poi lui cominciò a dire cose tipo:
“Mi manchi tanto... amore. Ma ti rendi conto che sono 3 settimane che non ti vedo? Che non facciamo...”
“Ah... e quindi? Come ti arrangi, con Manuela, la segretaria?” ho detto maliziosa.
“Ma che dici?” rispose lui “A parte che non mi interessa... non posso incontrare neppure lei.”
“Ah, quindi è solo per questo che non mi fai le corna con lei?”
“Ma dai, non fare la cretina... sinceramente, ti dico una cosa? A volte ti penso, penso a certi momenti... e... mi faccio la sega, ecco! Sono tornato ragazzino, con questo cazzo di virus.”
Quel chiacchierio, stesa sul letto, stava comunque riscaldando anche me. Mi masturbo poco spesso e quindi anch’io ero in astinenza da parecchio. A sentire il mio Michele parlare di seghe, mi venne in mente il suo cazzo, veramente notevole, ed ebbi una vampata di calore alla testa.
“Quindi ora ti fai le seghe? E a chi pensi? sinceramente dillo, dai! Tanto è solo fantasia, no?” Mi divertivo a stuzzicarlo, volevo sentire la sua voce...
Parlare di queste cose doveva avere eccitato anche il mio ragazzo, poiché la sua voce divenne più roca, carezzevole.
“Te l’ho detto, amore... ma solo qualche volta, e... penso solo a te, lo giuro.”
“E adesso, che fai? Anche adesso ti stai masturbando?” e mi rigirai sul divano... e
... il tepore si tramutò in una doccia fredda: sulla soglia della porta del piccolo ingresso c’era Roberto. La mia mente si spaccò in due: da un lato una turba di pensieri mi invasero la testa, dall’altro ero troppo eccitata ed ero andata troppo oltre… cosce aperte, mani nella mutanda, dita che frullavano. Ero troppo oltre per razionalizzare la situazione.
Roberto è l’uomo di Anna, che pur se più grande di me è diventata un’amica… lui non è una bellezza, anzi è un maturo dal fisico tarchiato, pur sempre molto corretto, onestamente.
E adesso se ne stava lì, sulla porta della stanza che avevo lasciato aperta e mi guardava, come ipnotizzato. Non sapendo come uscirne, feci letteralmente finta di niente: non ammiccai, non lo invitai, semplicemente voltai il viso dall’altra parte e lo ignorai, come se in camera non ci fosse nessuno. La situazione adesso mi intrigava invece di frustrarmi.
“Uhmmm…” sospirai al telefono “ e allora come fai, descrivi, mi piace!” “Mi sto abbassando i pantaloni amore… sai le mutande sono tese: parlare con te mi ha fatto intostare…”
“Wow, ti faccio questo effetto… anche da lontano?” dissi civettando.
“Sì, cara, adesso sono solo con la maglietta… il cazzo in mano… lo vorresti?”
“Oh, siii … puoi scommetterci…” Roberto non se n’era andato… sentì le mie parole, si era certamente eccitato anche lui, ormai la situazione non era più sotto il nostro controllo: in quei momenti il 40enne compagno di Anna, mi attraeva come l’arcangelo Gabriele. Si fece avanti, si avvicinò e inginocchiandosi mi carezzò le gambe nude, giungendo fino all’inguine. I nostri occhi non si incontrarono, lui guardava fisso le mutandine, da cui, grazie al lavorio delle dita, spuntavano le grandi labbra. leggermente pelose.
Mi sentii porca come non ero mai stata… infatti non avevo mai nemmeno pensato di cornificare il mio ragazzo, ma quella volta, in quella situazione assurda, non ero più la stessa.
“Miché… metto il viva voce, tanto sono sola… raccontami… come se fossi qui, da me.”
“Si, tesoro, vorrei proprio esserti affianco, adesso… Come c’è l’hai, ti sei depilata?”
“No… come dicesti tu… dall’ultima volta li ho lasciati crescere…” Ora la voce di Michele riecheggiava chiaramente nella stanzetta… e tra me e Roberto la complicità sessuale si era instaurata… e non si poteva più tornare indietro.
“Meraviglioso, mi piace troppo quando sei pelosa e si bagna, succhiare tra quel poco di peluria è una delizia… Fatti fare la minetta, Patrizia… immagina che ti scendo le mutande…”
Era ormai ovvio come sarebbero andate le cose: Roberto non era una sciocco ed io avevo perso ogni ritegno, forse non mi era mai successo prima… e in quel maledetto frangente, la cornutaggine inconsapevole di Michele. invece di mortificarmi rendeva l’avvenimento carico di tensione sessuale, al punto che, solo sfiorandomi, e con le mani calde di Roberto che mi tiravano giù gli slippini, ebbi un orgasmo liquido e appagante.
“Oh, amore… ti piace? Maaa… sei venuta?” Non potei negare, avevo quasi gridato: “Sì. amore, per te… e da troppo che non mi tocchi… non ce l’ho fatta, scusa!”
“Ma che dici? E’ meraviglioso… il cazzo mi si è fatto di pietra… dai, ora ti metto la testa tra le cosce e mi bevo tutto il tuo orgasmo.”
E così fu: ma a mettere il viso e la lingua in me fu Roberto, con le sue labbra carnose e la lingua che scavava sotto il clitoride.
“Sì… sì… leccami, sono tutta bagnata… i peli sono pieni di succo… ah, sì, sì!”
Un nuovo orgasmo faceva capolino nella mia fessa impazzita. “Mi alzo… tesoro… non resisto: prendimi il pene in bocca…”
“Sì… ficcamelo in bocca, Michele, come piace a te, come quando me lo spingi tutto dentro la bocca.” “Sì… siii… ti prendo per la testa… sì: te lo metto in bocca fino alle palle.” Roberto eseguiva passo passo… e io potevo anche impazzire per un piacere trasgressivo del tutto sconosciuto… avevo il sangue alla testa, quando dal pantalone dell’uomo uscì il suo cazzo maturo e grosso, e quando, con una confidenza inaudita, me lo ficcò in bocca fino alle palle. Non potevo più parlare, anzi rischiavo di vomitare ricevendo in gola, senza preavviso, la grossa capocchia di Roberto. Mugolavo fragorosamente e nulla più. “Gioia, che fai… stai venendo di nuovo?”
Voltandomi di scatto, mi liberai dal pescione e guardai Roberto con disapprovazione, così riuscii a rispondere:
“Oh, sì, sì … perdonami, sarà il caldo ma non mi sono mai sentito così troia… e come se tu fossi qui. Chiavami in bocca, fammi la tua puttana.” Immediatamente dopo cercai nuovamente il cazzone di Roberto in attesa e lo ingurgitai come un prelibato cannolo siciliano. “Ho il cazzo in mano… ti vuole entrare… ti voglio!” Michele continuava arrapato le sue descrizioni ma si sentiva che anche lui era perso nell’estasi.
“Baciami… baciami e fammi tua, qui, sul divano, non ne posso più!” E fu in questo modo che Roberto mi penetrò per la prima volta, baciandomi. Conobbe il mio sapore e la mia fessa contemporaneamente, in un attimo solo. Michele continuava a descrivere come chiavarmi e Roberto obbediva, portandomi al settimo cielo. Venni ancora ripetutamente… “Ti sento… tesoro, come vieni… è come se stessi chiavando veramente… come ci fosse il mio cazzo dentro te.” “Sì, caro, sì… mi sono ficcata in figa un grosso pennarello… immagino il tuo cazzo che mi fotte… che vuole sburrare…”
“Ah, sì… che bello… sogno di venirti dentro, sei così calda, ti posso venire?”
“Miché, tra poco avrò le mie cose: puoi sborrare dentro… tutto in corpo… sei libero!” Solo in quel frangente, i miei occhi si incontrarono con lo scaltro Roberto, che un po’ si fermò, guardandomi in modo interrogativo. Segretamente gli feci un cenno d’intesa e lui capì, e lui riprese a chiavare come un forsennato dentro me, che lo aspettavo come una benedizione.” Il nostro orgasmo fu sconquassante: io ero libera di gridare il mio piacere, mentre Roberto mugugnava il più silenziosamente possibile, mentre l’eiaculazione trattenuta a stento, si liberava nel profondo della mia vagina. Per fortuna, anche Michele sburrò insieme a noi due, quindi fu molto poco lucido in quei momenti di passione estrema.
Ci riprendemmo… “Tesoro, è stato meraviglioso… ti ho sentita molto: ti ho sentita felice, raggiante, è stato proprio come se fossi col mio cazzo in corpo…” “Sì… hai ragione… non pensavo di provare questo!” “Dobbiamo farlo ancora… eh eh… sai che sono pieno di sperma sulla pancia? Tutta tua… anzi, aspetta: ti mando la foto. E’ tutta roba TUA!”
Roberto era ancora nel suo corpo, accolto caldamente dalle sue cosce spalancate, quando un bip avvisò che la foto era arrivata, ma loro due non erano granché interessati a guardare, stanchi e appagati, ancora sorpresi dalla lussuria che li aveva colti “a tradimento” in un incredibile mattina d’estate.
“Ti prego, amore, ti prego… me la mandi una foto anche della tua passera pelosa?”
“Ma no, dai… come faccio…? La prossima volta…” “No, no, amorissimo, ti prego… non mi ami più? ti prego voglio vederti…”
Stordita dalle emozioni, impacciata dalle insistenze di Michele, fin troppo lontano dai suoi pensieri oramai, pur di interrompere la chiamata lo accontentò! Roberto le uscì dal corpo ormai barzotto e, dietro il suo cazzo, un fiotto di sborra traslucida si sparse sulla figa nera e pelosa, della bella Patrizia. La foto venne scattata, inviata, e Michele rapidamente liquidato… Patrizia e Roberto erano quasi pronti a riprendere, a continuare qual loro scoprirsi reciproco. Stavolta con calma, senza “giochetti” ma con tutta la passione che avrebbe fatto di loro due splendidi amanti.
Era ancora mattina e Anna finiva il turno alle 18.
Intanto, a Cosenza, Michele si recava alla chetichella nel bagno di casa, era tutto appiccicaticcio del suo stesso sperma, in mano solo il cellulare, che voleva guardarsi con tutta calma. Una volta raggiunta l’intimità del gabinetto. Sedette sul WC e mentre si liberava la vescica, poté godersi finalmente la meravigliosa vista della sua ragazza, con le gambe in alto, le cosce spalancate e la sorca tutta imbrattata di liquidi bianchicci. Cazzo, sembrava addirittura sborrata tanto si era bagnata. Wow, come d’uso tra i ragazzi, dopo aver cancellato il viso di Patrizia, avrebbe condiviso quel capolavoro con i suoi amici più fidati…
Ma poi cambiò repentinamente idea mentre un brivido gelido gli attraversava la schiena nuda: Patrizia era sul suo letto, di traverso, la maglietta sotto la gola e così, praticamente spogliata, tranne che per le infradito di Decatlon.
Le cosce raccolte, le ginocchia in alto, la fessa socchiusa: con una braccio si teneva i grandi seni, l’altra mano sull’inguine con le dita che spalancavano la figa pelosa, per mostrarla meglio al suo fidanzatino.
Ma allora… con quale mano aveva scattato quella maledetta foto?
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