Avventura lesbo di primavera

titti
2 months ago

Le giornate primaverili iniziano a farsi sentire nell’ufficio, per rinfrescare l’ambiente mi piace tenere la finestra aperta dalla quale entrano il profumo dei fiori nei cortili interni e i rumori provenienti dagli appartamenti. Sto lavorando al bilancio di un’azienda quando dalla finestra, insieme al sole, sento entrare le note di “Summertime” e la voce suadente di Ella Fitzgerald. È la prima volta, in tanti anni che lavoro qui, che sento musica diversa dai jingle delle tv o chiacchiere dei programmi radiofonici. Chiudo gli occhi un attimo per ascoltare questa canzone che a me piace molto, poi la curiosità mi fa andare alla finestra e scrutare in quel microcosmo racchiuso dai palazzi. La musica proviene dalla casa di fronte, una villetta di due piani e mansarda con veranda che di solito ha le tende chiuse. Oggi sono aperte e vedo per la prima volta dentro. Sono in posizione leggermente più alta rispetto alla mansarda, riesco a vedere senza che dalla casa mi vedano, basta che non mi appoggi al davanzale. Alle pareti imbiancate sono appese molte foto, musicisti e foto di famiglia, riconosco in un ritratto il signore che vedo sempre uscire dal portone, è con due donne, immagino la più grande sia la moglie e la giovane la figlia. Un pianoforte verticale alla parete di fianco alla finestra, una pila di libri e spartiti nel tavolo accanto e un impianto stereo che penso sia quello che sta riproducendo la canzone. Sposto lo sguardo al centro della grande veranda, dove i raggi del sole disegnano grandi rettangoli di luce entrando dai finestroni che portano sulla terrazza: un lettino da spiaggia con sopra un telo da mare, un cellulare e un flacone di abbronzante.

Sto per tornare alla scrivania quando nella penombra della mansarda vedo dei movimenti indistinti. Una figura si sta avvicinando finché dei piedi nudi compaiono nella luce, passo dopo passo il giovane corpo della ragazza del ritratto viene illuminato. Ha belle gambe lunghe e affusolate, toniche. Il ventre piatto e il punto vita ben definito. Un seno non molto grande, sodo e che sembra poter stare su anche senza il reggiseno di quel bikini striminzito che indossa. Spalle larghe, sembrano da nuotatrice, collo lungo e un viso dall’ovale perfetto. Una bellissima ragazza, più o meno sui venticinque anni, forse trenta. Si sdraia al sole sul lettino, la pelle lucida rivela che si è spalmata di olio abbronzante, ne sento il tipico odore di cocco, ma probabilmente è suggestione. Tiene gli occhi chiusi per non essere accecata dalla forte luce solare dell’ora dopo pranzo, ma è irrequieta, sembra non trovare una posizione comoda su quel lettino. Continua a spostare il busto, poi alza un ginocchio, stende di nuovo la gamba, incrocia i piedi e li distende, mette le mani dietro alla nuca, poi stende le braccia lungo i fianchi, appoggia una mano sul ventre e comincia a farsi un massaggio con movimento circolare intorno all’ombelico. Dopo ogni giro, il successivo è un po’ più ampio. Si discosta lentamente dall’ombelico, passaggio dopo passaggio, fino a lambire il seno e il bordo della mutandina del costume. Osservo le reazioni di quel corpo apparentemente rilassato, il movimento del torace tradisce la respirazione che si fa più profonda. Ferma la mano per un istante, tenendo gli occhi chiusi lascia che le mani salgano lungo i fianchi e quando arriva al reggiseno apre le mani e afferra i seni stringendoli. Il giovane corpo è teso adesso, la schiena leggermente inarcata a spingere in fuori i due splendidi frutti che sta serrando con le dita. Questa giovane trasuda femminilità e sessualità da tutti i pori. Mi rendo conto di un fatto per me sconvolgente. Mi rendo conto che guardarla mentre si accarezza sta facendo crescere la mia eccitazione. Dovrei tornare alla scrivania per lavorare ma curiosità e desiderio aumentano momento dopo momento, lei è come una calamita. Una mano molla la presa e scivolando sulla pelle lucida di abbronzante si dirige verso il bacino, la punta delle dita lambisce l’orlo del bikini, la mano si ferma. La ragazza sembra indecisa, tiene ancora gli occhi chiusi e l’altra mano ha leggermente allentato la presa. La curiosità adesso mi divora. Devo tornare a lavorare ma voglio vedere cosa deciderà di fare e come lo farà. Rimango a spiare dalla finestra mentre sento l’eccitazione salire. Sembra indecisa sul da farsi, mentre il silenzio avvolge l’aria, rotto solo dagli scricchiolii della polvere nel solco del vinile. L’immobilità assoluta domina questa dea al sole.

Un tango rompe il silenzio, la voce calda e graffiante di Louis Armstrong inizia a cantare «I touch your lips and all at once the sparks go flying». Il tempo si scongela improvvisamente e le dita superano l’orlo del costume, scivolano sul morbido tessuto dorato e lucido. Afferra il proprio sesso a mano piena, come piace a me, con le dita spinge verso se stessa, un lungo, profondo sospiro le riempie il torace mentre spinge il bacino verso l’alto. Oddio. Questa donna trasuda sensualità da ogni poro e la mia eccitazione sale e sale ancora. Controllo la porta dell’ufficio, è chiusa e dal corridoio non arrivano voci o rumori. I miei colleghi stanno lavorando alacremente al contrario di me, che sto spiando una meravigliosa donna in un momento di esibita intimità. Mi accorgo che anche le mie mani sono in cerca. Scendono dalla pancia verso il bacino, come la sua afferrano il mio sesso a mano piena. Stringo come se fosse la mano di un’altra persona che vuole trasmettere il suo possesso su di me. Immagino sia la stessa mano che sta scostando l’orlo laterale del bikini, una mano con dita lunghe e affusolate, delicate ma decise quella che afferra i miei genitali. Realizzo che non solo mi sto eccitando ma che sto desiderando quella donna. Vorrei che fosse mio il dito che sta scorrendo su e giù lungo il solco vaginale che intravedo a distanza. Vorrei essere io a farle muovere in quel modo il bacino voglioso. Vorrei poter sentire il calore di quel corpo, il profumo della pelle mescolato a quello dell’abbronzante.

Intanto la voce sottile, dolce e soave di Aretha Franklin sostituisce quella piena e potente di Armstrong, nel mentre la mano sottile della splendida ninfea scompare nello slip dorato. Vorrei afferrare la pelle nuda di quel sesso che non vedo completamente, ma lo immagino gonfio e succoso. La sua mano inizia a muoversi. La sta sfregando sulla vulva, andando dall’alto verso il basso e tornando indietro. I suoi movimenti sono lenti, molto lenti, la imito e muovo la mia mano con lo stesso ritmo da sopra i vestiti. È entrata nella mutandina dal lato e i movimenti spostano il tessuto scoprendola ancora un po’. La distanza è troppa e il lembo di pelle troppo poca per vedere se è ricoperta di peluria o meno. La immagino depilata con attenzione ma non glabra, come piace a me. I suoi movimenti si fanno più veloci, indovino che le sue dita stiano titillando la clitoride, alla stessa velocità mi sto muovendo io. Ha allargato le gambe, adesso vedo bene la macchia umida sul costume formata dai suoi umori. La mia eccitazione è inarrestabile e la mia mano scivola dentro gli slip. Le nostre mani si muovono in un crescendo lento ma inesorabile, finché Aretha non canta «You make me feel so good inside (good inside)» e chiaramente vedo che anche lei decide che è il momento di farsi sentire bene dentro e affonda le dita nella fica umida. Mi sfugge un sussulto alla vista dell’espressione della donna. Le mie dita seguono l’esempio e due mi penetrano con decisione. La mia mano si muove in accordo con la sua. Se lei rallenta io rallento, se il suo movimento si fa veloce allora veloce è il mio. Passi fuori dalla porta mi riportano alla realtà: “Cazzo, cosa sto facendo” penso, ma non riesco a fermarmi né a staccare gli occhi dalla visione divina di lei che sta per godere. La musica è finita, il silenzio è rotto dai suoi gemiti. Vorrei anch’io poter liberare i miei sospiri, ma devo stare in silenzio. Vedo e sento che il suo orgasmo si sta avvicinando, mi sta mandando fuori di testa sentirla godere. Sento i capezzoli spingere forte, desiderosi di una bocca che li morda. Sento i miei umori aumentare, vedo il suo fiato corto, sento la clitoride che pulsa, vedo il suo bacino sollevarsi dal lettino, spingo in avanti il mio, le nostre mani non hanno tregua e si muovono velocemente, sempre più. Le nostre bocche si dischiudono, godiamo insieme. A distanza, ma insieme. Sono fradicia, le dita zuppe del piacere che quella donna ha risvegliato.

Sono confusa, non avevo mai guardato una donna come oggi, mai ne avevo desiderata una, nemmeno mai pensato che potesse succedere. Lei sfila le dita dal suo sesso e le lecca, prima una e dopo l’altra. Le ripulisce con attenzione, è evidente il piacere che sta provando mentre lo fa. La imito mentre con l’altra mano chiudo la finestra, torno alla scrivania. Il tempo di radunare i pensieri di ciò che è appena successo che qualcuno bussa alla porta, “appena in tempo” penso mentre rispondo «Avanti».

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