Quando la moglie non c'è

titti
3 months ago

“Devi dirglielo…devi dirglielo… stasera devi dirglielo…fatti coraggio…diglielo…”

Chiara stava recitando a se stessa questo mantra da quando era uscita di casa per andare a giocare pallavolo. Erano mesi che le piaceva il compagno di squadra ma oltre a qualche ammiccamento, alcune battute e commenti a doppio senso, non aveva mai avuto la possibilità di parlarci a tu per tu e confessargli che la eccitava tremendamente anche solo averlo vicino in campo. Quell’occasione avrebbe potuto averla finalmente quella sera, se avesse trovato il coraggio di parlare. Sì perché di solito lui arrivava al campo a piedi e lo veniva a prendere la moglie che per quell’ora rientrava a casa da lavoro. Ma quella settimana l’avevano mandata in trasferta e lui aveva chiesto a Chiara se poteva accompagnarlo a casa dopo l’allenamento. 

“Tanto casa mia è di strada per te”.

Quando uscì dallo spogliatoio lo trovò nel corridoio che la stava aspettando, era sempre l’ultima perché impiegava più tempo delle altre ad asciugare i suoi capelli lunghissimi. Questa cosa la tranquillizzò un po’, andare via da sola con lui davanti agli altri l’avrebbe messa ancora più in agitazione di quanto già fosse. Durante il tragitto fu insolitamente silenziosa, anche perché il suo cervello era impegnato a ripetere all’infinito quel mantra di auto-convincimento, senza però sortire alcun risultato. Anche lui era visibilmente impacciato, atteggiamento inconsueto, ma Chiara non se ne accorse. 

Quando arrivarono all’abitazione di lui avevano scambiato si e no dieci parole, la tensione era tangibile anche nei gesti più semplici. Nel momento in cui il motore si spense e chiara si voltò verso di lui per iniziare il suo discorso, recitato mille volte davanti allo specchio, trovò gli occhi neri dell’ uomo sul proprio viso e le parole le morirono in gola. Riuscì a schiarirsi la voce per cercare di riprendere il controllo di sé ma lui le si avvicinò e la baciò.

Fu un bacio dolce e fugace. Si allontanò velocemente da lei e la guardò negli occhi. Con le parole le chiese scusa per quel gesto, ma lo sguardo ardeva di desiderio. Dario temeva la sua furia, conosceva bene il temperamento di quella donna che lo aveva profondamente colpito sin dal primo istante. Ma non fu travolto da improperi come si aspettava. Rimase invece stordito dalla reazione inaspettata, dal sentirsi prendere per il bavero della giacca e ricevere un bacio pieno di passione. Non avrebbe voluto staccarsi da quella bocca per niente al mondo, ma erano in auto in strada davanti casa. Non potevano baciarsi lì.

“Entra un momento, credo che dovremmo parlare” le sussurrò con voce profonda e calda.

Chiara in quel momento tutto desiderava tranne che parlare, ma si rendeva conto che era necessario farlo prima di qualsiasi altra cosa. Entrarono con l’auto nel cortile privato della casa, la porta principale era riparata dalla strada e poterono entrare senza essere visti dai vicini.

Chiuso il portone la attirò a sé e riprese a baciarla, aveva voglia di lei da talmente tanto tempo che temeva di non riuscire a soddisfarla. Con difficoltà lei gli rammentò che dovevano parlare, soffocando le parole con i baci lui le rispose che lo avrebbero fatto presto. 

“Ma ora ti desidero, bramo te e il tuo corpo da mesi e non riesco a staccarmene”.

Chiara sentì scorrere dita vogliose lungo la schiena, affondavano nella pelle calda e si fermarono solo quando raggiunsero la cintura. Brividi le percorsero il corpo partendo da dove le dita toccavano e arrivando al centro del piacere. Sentiva il desiderio tenuto represso fino a quel momento farsi strada per mostrarsi in ogni suo gesto, sguardo, parola. Non credeva ancora che tutto questo stesse succedendo davvero. Ma sentiva il profumo della pelle, il calore del respiro e delle labbra, le mani che la stringevano e sapeva che era reale. Le labbra carnose che aveva tanto desiderato abbandonarono la sua bocca per scendere lungo il collo, seguirne la curva sinuosa e arrivare alla fossetta della clavicola. Desiderò ardentemente che proseguissero fino al seno, dove il capezzolo si era inturgidito e sembrava volesse bucare la maglietta sottile e aderente. La mano di lui la sfiorò delicatamente e le sfuggì un sospiro, invito silenzioso ad andare oltre. Intrufolò le mani sotto la maglia, afferrò le grandi mammelle sode. Attraverso il tessuto del reggiseno Chiara sentiva il contatto dei capezzoli con la mano forte dell’uomo, desiderava che quella barriera scomparisse e si slacciò l’indumento. Un gesto semplice che a lui fece andare il sangue al cervello, fu travolto dalla passione e la riversò completamente su quella donna tanto desiderata.

La prese in braccio e continuando a baciarle collo e spalle la mise seduta sul tavolo, le sfilò la maglia e il reggiseno già sganciato ma vinse la voglia di affondare il viso in quelle perle bianche per soffermarsi ad ammirarle in tutto il loro splendore. Grandi abbastanza da riempire completamente la mano, soffici ma allo stesso tempo sode e ritte, con i capezzoli rosa grandi e duri che lo puntavano con aria sfacciata, desiderosi della sua lingua. Furono attimi quelli spesi a guardare quel meraviglioso spettacolo, brevi ma talmente intensi da provocare un fremito, picco di eccitazione che percorse tutto il corpo di Dario, correndo dritto dagli occhi all’inguine. Seduta sul tavolo lei gli stava offrendo il suo petto e nello stesso tempo tutta se stessa. Lui indugiò ancora e lei non resistete.

“Sono tue”.

Le strinse con le mani, dedicò ogni attenzione a quel seno, poi all’addome, alle braccia tornite e muscolose da giocatrice. L’aveva fatta appoggiare sulle mani in modo che la sostenessero ma soprattutto non potesse usarle, voleva esplorare il corpo di Chiara centimetro dopo centimetro senza esserne distratto dalle attenzioni che gli avrebbe potuto dedicare. Le stava baciando l’ombelico quando Chiara gli ordinò di slacciarle la cintura e i jeans, che mettevano in risalto le gambe muscolose e il culo bellissimo, ma troppo stretti… Dario non si trattenne dal condividere con lei il suo astio per questo capo di abbigliamento. La sentì soffocare una risata mentre gli rispondeva: “Se fossero stati abbondanti non ti avrei mai beccato a guardarmi il culo!”. Era vero. 

Ogni volta che uscivano con il gruppo della palestra, lei era sempre vestita in modo semplice ma da mettere in evidenza ogni sua curva, soprattutto il culo che era il pezzo forte di quel corpo bellissimo nonostante non fosse più una ragazzina. Risero insieme di questo prima che le cingesse la vita con il braccio per sollevare il bacino dal piano del tavolo e sfilare i pantaloni. La lasciò lì, seduta e coperta solo da un sottilissimo perizoma rosso la cui leggera trasparenza lasciava immaginare ciò che lui anelava con ardore, ma celava all’ occhio il sesso in attesa di attenzioni esclusive. Sfiorò il sottile tessuto con la punta del dito e lei fremette. Arrivato all’altezza dell’apertura dell’oggetto del desiderio, spinse leggermente facendo affondare il dito e il tessuto. Un sospiro accompagnò il fremito. Si avvicinò con il viso, inspirò il profumo del sesso di Chiara e lo trovò inebriante. La ricoprì di baci, la morse leggermente fino a prendere tra i denti la stoffa e il clitoride. Strinse leggermente i denti e tirò. Chiara era estasiata da questo trattamento.

“Toglilo” ordinò. 

“Voglio sentire il calore della tua bocca sulla pelle”.

L’ordine fu perentorio, Dario afferrò il perizoma e lo strappò svelando in modo rude il più grande oggetto del desiderio di quel momento. Lo sguardo si perse in quella bellezza, la bocca ne fu attratta. Sentì il contatto con la lingua calda come se fosse fuoco. Il calore salì dal sesso alla testa con la velocità di un fulmine e la saetta del piacere le perforò il cervello. Era bravo, mai prima aveva provato le sensazioni che le provocava lui, mai aveva goduto così tanto come adesso con il sesso orale. Dario era per lei una scoperta momento dopo momento. Già essere la destinataria del suo desiderio l’aveva sconvolta. Lo voleva, voleva che la prendesse e la facesse sua, desiderava quell’uomo così tanto ardentemente che non rimase passiva, anche se la stava facendo impazzire di piacere.

Gli afferrò la testa e con dispiacere lo staccò dal suo sesso, lo fissò negli occhi, lui laggiù tra le sue gambe divaricate, a pochi centimetri dal suo sesso bagnato e pulsante, poi espresse un nuovo desiderio, “baciami”. Sentì il proprio sapore su quelle labbra e anche questo contribuì a farla eccitare ancora di più. Bottone dopo bottone gli aprì la camicia e la sfilò lentamente lasciandolo a torso nudo, glabro come piaceva a lei e con i muscoli definiti dallo sport. Scese dal tavolo e si inginocchiò davanti a lui, sciolse e sfilò scarpe e calzini, dopodiché passò ai pantaloni. Una cosa che le piaceva da impazzire era spogliare l’uomo dei suoi desideri, in quel momento lo stava facendo e ne gustava ogni attimo. Dario adesso indossava solo dei boxer attillati, che fasciavano i fianchi e mettevano in evidenza il pene turgido e voglioso. Ricalcando i gesti fatti da lui poco prima, fece scivolare le dita lungo l’asta, accarezzandolo attraverso il tessuto. Avvicinò la bocca e delicatamente la morse partendo dalla base per salire fino alla punta, caldissima e gonfia, dura come l’acciaio. Dario allungò le mani sulla testa di Chiara che però lo fermò con un ordine categorico. 

“Non toccarmi. Ora tocca a me”.

Con le labbra abbracciò il pene per come possibile, attraverso la stoffa liscia. Quando la bocca si staccò, le mani già stavano facendo scivolare i boxer mettendo a nudo quell’uomo bellissimo ai suoi occhi. Solo un attimo e di nuovo le labbra lo stavano avvolgendo. Lo sentì mugolare di piacere, sospirare ogni volta che affondava dentro quella bocca vorace. E lei ne godeva con lui. Disobbedendo le raccolse i capelli in una coda che teneva con la mano, la stava guardando e fu colto da un impeto irrefrenabile quando lei alzò gli occhi verso i suoi. Erano uniti corpo e mente, questa cosa lo rendeva ancora più desideroso di possederla, ma fu lei a fare il primo passo, fu lei che improvvisamente si mosse per prenderlo e farlo suo. Si era alzata e lo aveva spinto delicatamente indietro fino a farlo cadere sulla sedia, lo afferrò per il pene e lo appoggiò all’ingresso della vagina, poi si sedette su lui. Il desiderio era diventato piacere, un tripudio di emozioni e sensazioni che si mescolavano tra loro nel corpo e nella testa. Rimase ferma per sentirlo completamente dentro di sé, lo guardò e lo baciò con intenso ardore. Era la sua posizione preferita e non riuscì a trattenersi dal dirgli cosa stava provando. A Chiara piaceva molto parlare durante il sesso.

“Adoro sentirlo dentro e potermi muovere come più mi piace. Adoro sentire il clitoride e le labbra gonfie di piacere che sfregano contro il tuo bacino, si mescolano il piacere della penetrazione e il godimento dello stofinarsi…”

Lui la stava accarezzando dovunque, lei ne percepiva il desiderio dal modo in cui la toccava, fame che crebbe inesorabilmente a quelle parole. Affondò i capezzoli turgidi tra le labbra, fece giocare liberamente bocca e lingua seguendo la strada indicata dall’ansimare di quella donna voluttuosa. Iniziò a cavalcarlo sempre più velocemente

“Tu non sai perché mi piace essere qua sopra… preferisco le posizioni dove posso baciare…baciami” e le loro bocche si unirono, le lingue avide si intrecciarono. Rovesciando la testa indietro espresse un nuovo desiderio: “Mordimi il seno, fammi sentire quanto vuoi che sia tuo…”

Non riuscì a finire la frase che indice e pollice stavano strizzando un capezzolo, la bocca ne succhiava avidamente un altro. Sembrava volesse mangiarla. La fece sentire così desiderata come mai in vita sua, lo cavalcò con maggior vigore finché entrambi esplosero in un orgasmo che li stordì. Rimasero abbracciati, esausti, fronte contro fronte guardandosi negli occhi, le braccia di lei sulle spalle forti, le mani di lui sulle mele sode della ragazza.

“Non so cosa ci diremo quando parleremo, ma per me sarà difficile rinunciare a questo” le sussurrò lui.

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