Seduzione finale

titti
3 months ago

Era fuori a cena, una cena di lavoro allargata con i titolari, i colleghi e i coniugi. Si preparò di malavoglia e quando uscirono di casa chiese alla moglie di non perdersi troppo in chiacchiere una volta finita la cena, non aveva voglia di attardarsi con i colleghi, persone con le quali non si trovava affatto bene, infatti stava cercando un altro impiego. Le spiegò che avrebbero abbandonato presto il convivio con la scusa che aveva fatto tardi a lavoro, che poi scusa non era. 

Tutti erano usciti in orario lasciandolo alla sua scrivania immerso nel lavoro. Nessuno però sapeva che l’ora di straordinario l’aveva trascorsa chattando con la sua amante, praticando quello che aveva scoperto chiamarsi sexting. Lei era a casa e lo teneva incollato al telefono mandandogli foto sempre più piccanti e messaggi che gli risvegliavano la Libido. Avevano concluso quell’incontro virtuale con una videochiamata, entrambi si erano masturbati esplodendo in un orgasmo quasi simultaneo nonostante la distanza. 

Era tornato a casa relativamente appagato, avrebbe avuto voglia di riprendere il discorso con la moglie, ma l’aveva trovata già vestita pettinata e truccata per la cena, perciò non si azzardò ad allungare un dito perché sapeva che la reazione sarebbe stata dura nei suoi confronti. Quando usciva doveva essere perfetta, era conscio che per nessuna ragione lo avrebbe autorizzato a rovinare tutto il tempo che aveva impiegato per trucco, parrucco e abbigliamento. Arrivati al ristorante furono accompagnati dal mêtre nell’area del giardino riservata per l’aperitivo, stavano iniziando a servire e lui ne approfittò per alleggerire la noia con l’alcol. 

La moglie si era allontanata per parlare con alcune delle signore presenti alla cena. Lui faceva finta di essere interessato ai discorsi che lo circondavano, ma la sua attenzione era attirata dagli spacchi e dagli scolli degli abiti di alcune mogli dei colleghi, ma anche dalle forme delle colleghe messe in evidenza da vestiti aderenti, che non lasciavano il minimo dubbio sulla presenza di perizomi sottili come fili interdentale. Stava valutando la tonicità di un sedere quando sentì la vibrazione del telefono in tasca. Era un messaggio dell’amante “bel culo, vero?”

Con un misto di terrore, curiosità e sorpresa si guardò intorno, non la vide. Non capiva come potesse essere stata informata da qualcuno con tanta tempestività. Vrrrr un nuovo messaggio. Ancora lei.

“Non cercarmi, non è ancora il momento di trovarmi”. 

Non era completamente tranquillo, ma sapeva che di lei poteva fidarsi, perciò proseguì con le chiacchiere mentre sorseggiava l’aperitivo offerto dalla ditta. La cena fu servita nella sala più elegante del ristorante, specchi e cristalli brillavano dovunque, i pavimenti in marmo bianco e lucido riflettevano la luce, l’argenteria sui tavoli era stata perfettamente lucidata e un trio d’archi accompagnava la cena con musica di sottofondo. Sembrava di essere in una di quelle cene che si vedono nei film con principi e dame. Nei tavoli da otto i posti a sedere erano stati stabiliti in precedenza, la scelta fatta accuratamente e nessuno rimase deluso della compagnia. Gli antipasti erano serviti a buffet, si offrì di prendere il piatto anche alla moglie e mentre aspettava il suo turno… Vrrrr… Guardò subito il telefono, era lei, una foto: l’indice appoggiato sulla lingua, della crema sulla punta.

“Gli antipasti di mare sono sublimi, ma la crema dei crostini è insuperabile”.

Gli fece tornare in mente quando su quella lingua era appoggiato il suo membro, sentì l’eccitazione salire dal basso ventre direttamente al cervello. Non poteva avere un’erezione in quel momento, non doveva. Mentre si guardava di nuovo intorno gli si avvicinò il collega di ufficio, le chiacchiere con lui lo distraevano dal pensiero di lei, non lo sopportava ma ringraziò per la sua presenza in quel momento perché impedì all’erezione di manifestarsi in tutta la sua prepotenza. I camerieri servirono i primi, la moglie lo vedeva nervoso e glielo fece notare, ma lui giustificò il suo atteggiamento con l’insofferenza di trovarsi a quella cena. Vrrrr… Un’altra foto, la guardò di nascosto, quelle bellissime gambe con décolleté rosso le avrebbe riconosciute tra mille, la gonna alzata fino a scoprire quasi completamente la coscia. Avrebbe voluto allontanarsi dal tavolo per poter osservare meglio l’ambiente intorno alle gambe, cercare di capire dove si trovava, ma il collega richiamò la sua attenzione per aiutarlo a raccontare un aneddoto divertente del lavoro. Lo odiò, odiava tutti in quel momento. Avrebbe voluto essere solo e poter rispondere ai messaggi. La conversazione non accennava a perdere vivacità e veniva continuamente coinvolto in nuovi argomenti che non gli interessavano, non in quel momento perlomeno. Vrrrr… Ancora una foto, ancora quelle gambe, ancora quelle scarpe, l’intimo abbassato fino alle ginocchia, bagnato… In un istante gli venne duro. La moglie gli stava accarezzando la coscia, le spostò la mano e vide l’espressione stupita e compiaciuta comparire sul suo viso quando sentì quel sesso turgido e vogliosi. Ritirò la mano con delicatezza e gli lanciò un sorriso d’intesa, poi continuarono a conversare tranquillamente con i commensali. All’arrivo dei camerieri con la seconda portata la situazione era tornata nella norma, finito quel piatto prelibato ricevette un altro messaggio, un’altra foto: lei appoggiata ad un lavandino, lo slip in mano

“Esci dalla porta alle tue spalle, in fondo al corridoio porta sulla sinistra”. 

Gli cascò la forchetta di mano, aveva riconosciuto il bagno degli uomini del ristorante. Lei era lì. Si scusò, dette la colpa al troppo vino bevuto e disse che andava a darsi una rinfrescata. Era duro come il marmo, non stava ragionando con il cervello ma con il membro eretto. Entrò nel bagno con decisione, sicuro di trovarla lì pronta per essere scopata, invece trovò lo slip appoggiato sul lavandino e un biglietto “buona serata”. Preso dall’ eccitazione aprì tutte le porte del bagno, nessuno. 

Uscì e guardò nel corridoio, deserto. Lo percorse arrivando fino al salone d’ingresso, ma anche qui nessuno tranne il receptionist. Tornò in bagno, si lavò la faccia con acqua fredda e aspettò qualche minuto per riprendersi. Lo stava facendo eccitare come mai prima, tutta la situazione lo stava eccitando e non sapeva se sarebbe riuscito a rimanere calmo. Nemmeno sapeva se sarebbe riuscito a vederla. Al ritorno a tavola rassicurò la moglie che lo aspettava preoccupata, minimizzò la cosa e disse che forse era meglio proseguire la cena bevendo acqua. I colleghi si presero un po’ gioco di lui, ne risero tutti insieme. Vrrrr… una foto ancora, era la vetrata della sala, ripresa da fuori. Si vedeva il suo tavolo, lui non era seduto al suo posto. Rimase deluso perché si aspettava una indicazione, un invito, un indizio per trovarla. Si voltò verso la vetrata ma fuori era illuminato solo il giardino davanti alla finestra grazie alle luci interne, il resto era immerso nel buio assoluto, tutto sembrava fermo. Si aspettava un altro messaggio che non ricevette. I camerieri con una gentilezza quasi stucchevole invitarono gli ospiti a trasferirsi in giardino per i dolci e il brindisi finale, che si sarebbe tenuto dopo il discorso del presidente. Poi sarebbe iniziata la parte divertente della serata, un disc jockey avrebbe fatto ballare gli invitati nella pista della discoteca all’aperto. Continuava a sbirciare il telefono anche se sapeva che non c’era nessuno messaggio, finché la moglie gli domandò se ci fosse qualche problema e allora cercò di tenere a bada la curiosità che lo stava dilaniando. Iniziarono a ballare, prima del liscio, poi la discoteca. La moglie si era scatenata con alcune mogli di colleghi e colleghe amanti di quella musica, lui si era ritirato al bordo della pista. Vrrrr… La foto di un viottolo del giardino. Scrutò con sguardo attento al di fuori della zona illuminata dalle luci colorate, riconobbe lo stradello da una panchina decorata. Si avviò senza avvisare la moglie, si inoltrò lungo quella strada e quando sembrava stesse arrivando alla fine ricevette un nuovo messaggio:

“Al muricciolo voltati a destra”. 

Seguì le indicazioni e quando si girò vide nascosta dal buio e dalla vegetazione rigogliosa una porta socchiusa. Prima di entrare estrasse gli slip dalla tasca della giacca e vi affondò il naso, inspirò profondamente inebriandosi del profumo di lei, poi spinse la porta. Uno spiraglio di luce illuminò debolmente l’interno, vide a terra, a pochi passi dall’entrata, le scarpe rosse. Alzò lo sguardo ma era troppo buio e i suoi occhi ancora non si erano adattati. Nell’aria era ben presente il profumo inconfondibile di lei. Era lì, ne era certo. Entrò e la porta si richiuse alle sue spalle. Da una finestrella entrava la luce attenuata dei lampioni del giardino, intravide nell’oscurità i ricci rosso fuoco della sua amante risplendere al chiarore tenue. Si sentì afferrare per la cintura e attirare verso il buio, la cintura fu slacciata in un attimo e i boxer abbassati con i pantaloni. Sentì la lingua calda, morbida e umida sul sesso inturgidito, poi fu avvolto dalle labbra carnose e ingoiato fino a sentire il fondo della gola. Allungò le mani verso la donna ma lei si alzò prima che potesse toccarla, gli bloccò le mani con le sue, si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò con voce suadente “hai poco tempo prima che tua moglie si accorga della tua assenza, scopami” e si voltò appoggiandosi al tavolo da lavoro addossato alla parete e strofinandogli il fondo schiena contro il sesso duro e nudo. Le alzò la gonna e scoprì quel culo favoloso, con il piede le allargò le gambe. 

La punta dura scivolò lungo il solco aperto del sedere, si soffermò sul forellino poi scese ancora. Trovò la vagina bagnata e entrò completamente con un colpo deciso, la vide sussultare per la spinta e cominciò a pomparla con forza mentre lei, con la mano, si tappava la bocca per soffocare i gemiti crescenti che le strappava ogni affondò. Con una mano la schiacciò sul tavolo per tenerla ferma, con l’altra si impossessò del clitoride e lo stuzzicò con impeto mentre la stava penetrando con crescente vigore. La sentiva schizzare senza fine e il suo cazzo diventò ancora più duro. Un colpo, due colpi, tre colpi spinti con forza per entrare tutto dentro e non resistette più. Sentì i muscoli della vagina pulsare mentre stava godendo di nuovo. Quel massaggio muscolare gli strappò l’ultima, debole resistenza. La riempì completamente con il suo sperma caldo mentre gli ultimi affondi furono ancora più impetuosi. Con fatica non urlò il suo godimento mentre schizzava nel ventre della sua amante. Si accasciò su di lei, il petto sulla schiena delicata, le labbra sul collo ad assaporarne la pelle. Si stava lasciando prendere dalla dolcezza delle coccole post coito rimanendo dentro quel rifugio caldo, ma lei con un movimento deciso lo fece scivolare fuori. Si alzò e scivolò lungo il tavolo sciogliendo quell’abbraccio affettuoso che anche lei amava godersi dopo il sesso.

“È ora che tu vada, ma devi rendermi gli slip altrimenti dovrai spiegarle da dove arrivano”. 

Affondò ancora una volta il naso in quell’intimo e a malincuore lo restituì alla donna. Quando tornò alla festa si diresse al banco del bar, prese da bere e dopo qualche sorso arrivò la moglie. Lo abbracciò e lo baciò, era sudata e sorseggiò direttamente il suo drink. Gli si avvicinò all’orecchio e gli ricordò che l’idea era di fuggire presto dal ristorante. 

“E poi mi interesserebbe approfondire quel discorso turgido che ho sentito a tavola”.

La baciò e le cinse la vita con il braccio, salutarono e si scusarono di dover andare via così presto. Saliti in auto lei iniziò a massaggiarlo, tirò su la gonna dell’abito e si sfilò il perizoma. Guidò verso casa con il sesso duro in mano alla moglie che lo masturbò per tutto il viaggio, ogni tanto la guardava per godere della vista delle dita dell’altra mano che la riempivano in attesa di essere sostituite dal cazzo duro del proprio uomo.

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