Una fata in discoteca

titti
3 months ago

Erano passati dieci giorni dalla rottura con il suo ex, Chiara da allora si era rinchiusa in un silenzio solitario che l’amica Lisa decise essere durato troppo a lungo.

Fu così che alle 21 le scrisse un messaggio che era imperativo: preparati, tra un’ora passo a prenderti. Tacchi, minigonna e quel top che ti fa risaltare le tette. Gli accessori puoi sceglierli te.

Come un automa Chiara lesse il messaggio e sentì un formicolio salirle lungo la schiena come per risvegliarla, Lisa aveva ragione, era l’ora di riprendere la vita in mano e scuotersi di dosso la polvere lasciata da quello stronzo. Come richiesto, o meglio imposto, indossò una minigonna di jeans attillatissima che la copriva fino a due centimetri sotto al sedere, il top bianco con scollo a v, che arrivava sopra l’ombelico, il décolleté bianco con tacco 10. Sotto aveva scelto con cura un completino in pizzo nero che si vedeva in trasparenza dal top, il reggiseno a balconcino le faceva strabordare la quarta abbondante che sembrava sfidare la forza di gravità; infine un perizoma microscopico.

Aveva scelto di tirare su i capelli per mettere in risalto il suo collo lungo e flessuoso, una collana che le arrivava al solco del seno, sfiorandone la morbidezza ad ogni passo.Lisa la stava aspettando in macchina, puntuale come sempre, anche lei con minigonna da capogiro e top microscopico, i piedi nudi per guidare e degli stivali stupendi sul sedile di dietro, quelli che le mettevano in risalto le gambe lunghe ed affusolate.

“Dove andiamo?” domandò Chiara appena chiuso lo sportello.

L’amica la guardò da capo a piedi, annuì in silenzio e ingranò la prima per partire senza rispondere.Stavano viaggiando da più di un’ora, parlando di tutto ma ancora non era riuscita a farsi dire quale fosse la destinazione.

Quando arrivarono a Firenze Chiara riconobbe la strada che stavano facendo, quella percorsa mille volte prima di conoscere lo stronzo, quella che portava alla discoteca che Chiara preferiva in assoluto.

La serata era già cominciata quando arrivarono, le splendide ballerine dello staff erano sulla pista e il pubblico stava ballando al ritmo scelto dal dj proveniente da Londra.Lisa e Chiara si buttarono in pista ballando con sensualità, non passavano inosservate e vari ragazzi cercarono di avvicinarle senza essere considerati.Poi arrivarono loro, quattro ragazzi con i capelli cortissimi, muscoli scolpiti e che ballavano benissimo.Chiara ne adocchiò subito uno, con gli occhi azzurri, i capelli benché rasati si intuiva fossero biondissimi, come le sopracciglia. La pelle abbronzata e sudata per il caldo della discoteca metteva in risalto i pettorali che spuntavano dalla camicia leggermente aperta, le maniche arrotolate scoprivano dei tatuaggi sull’avambraccio vigoroso.

Dopo averlo scrutato attentamente e aver accarezzato il suo corpo con lo sguardo, Chiara decise che era perfetto per sé e gli piantò gli occhi negli occhi senza lasciarlo mai. Mentre ballavano gli si avvicinava lentamente, come se stesse danzando con lui, per lui.La collana le accarezzava il seno.Quando gli fu vicino lui fu attratto da lei come una calamita, senza una parola le mise il braccio intorno al fianco e la attirò al suo corpo, facendole sentire il sesso che si era risvegliato al solo vederla ballare. I loro volti erano vicini, il fiato dell’uno accarezzava la pelle dell’altro, gli occhi legati da uno sguardo magnetico finché lei non gli accarezzò il collo per fermare la mano sulla nuca per poi avvicinarsi fino a baciarlo.

Fu un bacio pieno di passione, stavano ballando e pomiciando, i loro bacini appiccicati che si strusciavano, ansimavano entrambi.

Poi lui la prese per mano, la trascinò fuori e stringendola a sé la portò sul lato dello stabile. L’appoggiò al muro con violenza passionale e le ficcò la lingua in bocca con un ardore tale da toglierle il fiato. Con le mani le cingeva i fianchi e lentamente cominciò a salire accarezzando la pelle sudata che andava asciugandosi all’aria fredda della notte. Quando arrivò al bordo del top si fermò un momento, come in attesa del permesso per poter proseguire, lei sospirò profondamente, lui spostò il tessuto arrivando al pizzo sottile del reggiseno. Le mani un po’ tozze e lisce afferrarono i seni stringendoli delicatamente ma con passione. Entrò dentro alle coppe dell’indumento intimo e cominciò a giocare con i capezzoli, stringendoli, tirandoli, pizzicandoli con le dita. Lei aveva il respiro spezzato, si protendeva con il petto verso di lui perché continuasse, ma lui si fermò.La guardò con uno sguardo voglioso, le alzò le braccia e le sfilò il top. Con il freddo della notte i capezzoli saltarono su come chiodi, duri ed invitanti, lui ci si buttò con la bocca e con le mani, palpando stringendo e leccando prima un capezzolo e poi l’altro, si riempì la bocca di quelle tette strepitose.Lei non ce la faceva più, aveva voglia di toccarlo, di prenderlo, nulla le interessava di essere sul marciapiede laterale di una discoteca. 

Ogni volta che provava ad allungare le mani, lui la bloccava. Voleva possederla tutta, voleva farla godere e voleva che lei pensasse solo al piacere che stava ricevendo.Continuò a giocare con il suo seno mentre fece scorrere le mani sulle cosce tornite e nude, salì con ardore fino a prendere le chiappe sode in mano per stringerle e palparle, aprirle e far scorrere le dita lungo il solco.

Chiara ansimava rumorosamente, all’inizio aveva fatto attenzione a fare silenzio, ma adesso stava godendo troppo per pensare che erano quasi in strada, riparati solo da una siepe.Le mani di lui erano occupate con il culo di Chiara e finalmente lei poté toccarlo. Cominciò aprendo la camicia e accarezzando i muscoli. Riuscì a scivolare verso i pettorali perfetti e cominciò a leccare i capezzoli e la carne possente di quel maschio voglioso.

Stava per sbottonargli i pantaloni quando lui la girò verso il muro e le allargò le gambe, la minigonna saltò su scoprendo il culo di Chiara. La ragazza sentì la lingua umida partirle da dietro e arrivare alla passera bagnata, entrò dentro e la penetrò con forza, poi uscì e la leccò ancora, e ancora. I suoi mugolii erano sempre più ravvicinati, più profondi e forti.

All’improvviso si sentì piena. Il grosso cazzo del suo amico sconosciuto l’aveva penetrata completamente, era così fradicia che era entrato tutto in un colpo solo.Rimase fermo qualche secondo, poi cominciò a pomparla, prima lentamente poi sempre più forte, le mani sulle tette che ondeggiavano ad ogni colpo.

Non sapeva da quanto tempo fossero lì, non sapeva che fine avesse fatto la sua amica, ma non le importava niente perché il ragazzo rasato la stava facendo impazzire di piacere. Erano sudati ed ansimavano in un crescendo continuo, poi lui la girò e la tirò su, tenendola per il culo la fece scendere sul cazzo duro e continuò a sbatterla appoggiandola al muro, mentre si baciavano togliendosi il respiro a vicenda.

Chiara urlò, chiese di essere riempita, fu travolta da un piacere così dirompente che si sentì mancare. Voleva sentire godere quel maschio virile che la stava scopando e lui l’accontentò schizzandole il seme nel ventre accogliente.

Rimasero così, lei schiena appoggiata al muro, lo abbracciava con le gambe e con le braccia. Lui con la faccia affondata nella curva del suo collo, le mani sul culo con presa salda. “Sei vera o sei una fata?” le sussurrò all’orecchio.

Quando si ripresero ed aprirono gli occhi videro due ragazzini, in fondo al marciapiede, che si rimettevano dentro i piselli scaricati con una sega, guardando il loro amplesso, ci fu uno scambio di sorrisi, poi i due giovani se ne andarono.Chiara ed il tipo si rivestirono continuando a cercarsi con mani e labbra, c’era un’attrazione potente tra loro.

Rientrarono in discoteca trovando i loro amici al bar, trascorsero il resto della serata come una compagnia di vecchi amici, poi i ragazzi accompagnarono Lisa e Chiara alla macchina. Prima di lasciarsi lui la baciò sul collo e le mise un biglietto in mano con scritto il suo numero di telefono “io ti voglio rivedere, chiamami” le disse guardandola con i suoi occhi chiari.

Lei lo baciò, fu un bacio lungo e appassionato, poi gli sussurrò all’orecchio con dolcezza: “Io sono una fata e le fate non esistono”, salì e la macchina si allontanò.

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