La riunione di estetica

titti
a month ago

Lo so, può sembrare una storia assurda, anzi è una storia assurda, ma è successa davvero. Quello che sto per raccontarvi è successo qualche anno fa, ero un trentenne aitante, in ottima forma fisica (come adesso) e prestante (ancora un volta, come adesso!). Ero single ed avevo diverse amicizie che gestivo abbastanza bene tra incontri infuocati, serate romantiche, messaggini e telefonate hard. Un giorno la mia amica A. mi chiese un favore. Di lavoro faceva la rappresentante di una di quelle aziende che organizzano riunioni nelle case delle clienti. La cliente che aveva offerto la casa per l’incontro in programma nel pomeriggio aveva avuto un contrattempo, per non fare saltare la riunione chiese di poterla spostare a casa mia, dalle sue parole fece intendere che poi avremmo potuto proseguire con una riunione privata. L’idea di avere casa invasa da casalinghe che testavano creme e trucchi non mi entusiasmava, ma A. era una bomba sexy e il dopo riunione mi faceva gola, così accettai. Alle 15:00 nel mio soggiorno erano sedute cinque clienti, tra i cinquanta e i sessant’anni circa, poi ci eravamo io e A. Assistevo per essere cortese però che noia… Durante la riunione fui preso in contropiede quando, alla presentazione della nuova crema depilatoria per uomo, fu chiesto da una delle signore se poteva essere fatta una prova su di me, per dimostrare che funzionava velocemente e perfettamente, lasciando la pelle morbida e piacevole al tatto come promesso dall’azienda.

Mi trovai, mio malgrado, a dorso nudo a farmi spalmare la crema e a fine trattamento, a turno, dieci mani mi massaggiarono e accarezzarono il petto, qualcuna in maniera pudica e fugace, qualcuna in modo più audace. Una insistentemente, vogliosa. Era imbarazzante perché in quanto modello dovevo rimanere distaccato, ma sentii il mio membro agitarsi nei pantaloncini e si iniziava a vedere. Le signore cercavano di fare le indifferenti, ma vedevo leggere sgomitate, occhiate mal nascoste e risatine. Una invece mi guardava in maniera più sfacciata, mentre si sistemava più comoda sulla poltrona alzandosi un po’ la gonna. Era seduta di fronte a me, in maniera apparentemente distratta, a gambe leggermente divaricate e intravedevo il suo intimo bianco. E il mio cazzo anziché rilassarsi, si agitava di più. 

Di lì a poco la riunione finì, le signore mi salutarono con dei grandi sorrisi e sguardi furtivi al mio pene che non riusciva a calmarsi. Chiusi la porta e tornai in soggiorno, scoprii che una era rimasta con A. Parlottavano a voce bassa e ridevano guardandomi di sottecchi. Quando entrai, A. disse che la sua amica C. aveva chiesto di testare un altro prodotto, io avrei dovuto fare ancora una volta da cavia. Mi guardò con quel suo sguardo ammaliante, ormai rassegnato accettai e quasi senza rendermene conto mi trovai con i pantaloncini calati e il pisello di fuori, C. che lo osservava con sguardo deliziato e voglioso. A. prese una crema e cominciò a spalmarla sull’inguine, poi afferrò la mia mazza già orgogliosamente eretta e con due mani continuò a ricoprirmi di crema. Nel frattempo spiegava all’amica, come se io non ci fossi: 

“Vedi cara, questa crema è stata studiata per la pelle più delicata, l’aloe la rende un’ottima scelta per tutte le parti del corpo. Al tatto è vellutata, scorre sulla pelle che è una bellezza, prova!”. E il mio pisello passò nelle mani di C., che commentò la crema meravigliosa: “Anche se io non sento morbido, sento molto duro” sorridendo leggermente. Poi continuò senza togliermi le mani di dosso. “Non puoi capire che imbarazzo sentire così duro tra le mani, mio marito neanche vent’anni fa lo aveva così. Duro e grosso…e tu lo prendi tutto? Ma davvero?”. 

“Oh sì, tutto in bocca, ma anche dentro, dovresti sentire dove arriva”. “Ah no, sono una donna sposata, non le faccio certe cose” affermò convinta mentre continuava a massaggiare con arte il mio pisello. Ero sbalordito, ma si erano accorte che c’ero anche io, oltre al mio cazzo eretto?. “Ehm…” provai ad attirare l’attenzione, mi ignorarono. Ma continuarono a dialogare tra loro, io invisibile oltre alla verga che stavano incremando. “Guarda abbiamo anche una linea, come dire, un po’ più hot. Puoi provarla se vuoi, così vedi se potrebbe andare bene con tuo marito. Olio lubrificante, profumato e puoi anche leccarlo, è fatto… apposta”; intanto A. mi stava spalmando l’asta con il nuovo prodotto, facendomi ansimare.

“Senti che buon profumo, questo è alla ciliegia” e si avvicinarono ad aspirare il profumo di frutta che emanava dal mio sesso. I loro volti a pochi centimetri dal cazzo mi fecero sperare in un pompino a due ma… C. allungò un dito e lo passò su tutta la lunghezza dell’asta, poi lo portò al naso, lo testò con le dita e se le toccò con la punta della lingua. 

“Puoi leccarlo sai, ti faccio vedere” proseguì A. aprendo la bocca e prendendo la cappella tra le labbra si dedicò ad un pompino che interruppe quasi subito: 

“Non fa male, è fatto apposta per certi giochetti” e tornò con la lingua sul mio uccello leccandolo dall’alto verso il basso. “Mmmm, è gustoso”. “Fai sentire”. Mi trovai con due lingue che assaporavano, ero estasiato, mentre leccavano le loro lingue si toccavano, godevo a vederle, godevo a sentirle, ma…All’improvviso si staccarono e tornarono al tavolo dei prodotti: 

“Buono il sapore! Ah, a proposito, il ragazzo ha un bell’uccello, ma come lo usa?”. “Tu sentissi, mi riempie e mi sbatte all’infinito, è una goduria inimmaginabile. Da provare, mica come quel cazzetto di mio marito”. “Ah, il tuo ce l’ha piccolo? Anche il mio non è dotato così! Una curiosità, quando ti scopa il Gianni non sente che ci è passato quell’arnese?”. “Signore io sono qua”, avrei voluto esclamare, mi avevano lasciato lì, nudo col cazzo duro e voglioso e si scambiavano chiacchiere come due carrampane ai giardinetti. Mi scappava da ridere, era una situazione al limite del surreale. “Senti, prova se ti piace di più al limone, lo pulisco bene dalla ciliegia” e le calde labbra di A. si misero a lavorare sulla mia mazza alacremente, con ardore, allungai la mano sulle sue tette, le tirai fuori dalla camicia e comincia ad accarezzarle, finalmente si facevano le cose serie…”Ecco, ora che è pulito bene, prova il limone” esclamò staccandosi all’improvviso. (Aaaaaaaaah… così mi fai impazzire, mi scoppia la testa, non si fa così… guardavo A. con lo sguardo interrogativo ma lei continuava a parlare all’amica, tette all’aria).

Avevo lo sguardo fisso sulla mia amica quando sentii le mani dell’altra che mi facevano una sega spalmando l’olio gusto limone, poi cominciò a dare dei leccotti veloci sul pisello fino alla cappella, quasi avesse timore, poi la leccò come se ci stesse pomiciando e infine se lo infilò in bocca, cominciò a pompare, era brava ed io godevo. La presi per il culo e strinsi forte, cominciai a palparlo e cercai la sua figa, ma mi scansò la mano. “Sai, è adatto anche alla pelle di noi donne” riprese a parlare A. Ma pensava solo al lavoro???? Ero sgomento ed eccitato insieme. C. lasciò il cazzo e a me scappò un mugolio di disappunto. Loro si misero a ridere: 

“Mi sa che gli piaceva”. “Penso di sì, lo sentivo diventare sempre più rigido, però io mica ce la farei a scopare un cazzo così, troppo grosso”. 

“Eh, cara una volta assaggiato…” Mi misi a ridere con loro, non poteva essere vero quello che mi stava accadendo. A. prese nuovamente l’olio e se lo spalmò sul seno, mi fece alzare e racchiuse il cazzo tra le sue tette, iniziai muovermi ma: “Vedi come scivola bene? Nessun attrito e tutto con un gradevole profumo di frutta” C. si avvicinò ad osservare con attenzione la cappella che spuntava in mezzo alle tette di A., io presi le sue in mano e me le avvicinai alla bocca. Le leccai avidamente poi, mentre con le dita stuzzicavo un capezzolo, leccai e mordicchiai l’altro che era duro e ritto. Era un sogno, due fantastiche cinquantenni calde, vogliose, la mia mano scese e spostò le mutandine di C., giocando con i peli e cercando le labbra carnose: “Eh no caro, se continui così succede un patatrac. Io sono una donna sposata sai, io mio marito non lo tradisco”. 

“Ah ah ah…” scoppiai a ridere. “Quindi farmi seghe e pompini va bene, farti leccare le tette e toccare il culo va bene, ma la patata no?”. “Eh no. Quella è di mio marito. E poi stavo solo testando i prodotti”.

“N o n c i c r e d o” pensai.

“È u n o s c h e r z o??????”

Nel frattempo A. si era spogliata e mentre mi faceva sedere sul divano e saliva sopra per cavalcarmi 

“Guarda, vieni vicina, guarda come entra bene. È vero che sono bagnata ma il suo cazzo è durissimo e spalmato dell’olio che avevo sulle tette, guarda come entra bene” si puntò la cappella al culo e ci scivolò sopra. Cominciò a cavalcare con foga, io le stavo penetrando la figa con le dita, l’altra aveva assistito alla penetrazione da vicino e ora guardava commentando tra sé e sé: “Mmmm davvero interessante, funziona bene”. Non me ne fregava più niente della loro pantomima, stavo fottendo A. con foga, quella situazione surreale mi aveva scaldato più di quanto avessi creduto ed ora glielo stavo mettendo dentro come piaceva a lei e a me. 

Buttai un occhio all’amica guardona, aveva gli occhi lucidi e si sfiorava con le mani “Se ti va lo faccio io” mi offrii “senza patatrac” aggiunsi con un sorrisetto ironico! Lei si avvicinò quasi pudica, forse aveva dimenticato di avermelo ingoiato fino in gola, mi si mise accanto in modo che potessi metterle le dita nella figa, ma: 

“Solo fuori mi raccomando, dentro è di mio marito”. Noooooo. Questa donna è assurdamente irrecuperabile pensai mentre stavo godendo del culo di A., mi trattenni dallo scoppiarle a ridere in faccia e mi fermai a giocare con le sue labbra e massaggiare il clitoride. Le due donne si avvicinavano all’orgasmo, A. cavalcava con una foga mai vista, si prendeva il cazzo fino alle palle urlando e dimenandosi.

“Sborrami nel culo, riempimi le viscere” mi invitava mentre glielo piantavo dentro con colpi secchi; C. iniziò a tremare, le gambe si irrigidirono e inarcò la schiena, le infilai due dita nella figa fradicia e lei lanciò un unico grido di piacere, che le salì dalla figa alla testa. Anche io stavo per venire, A. se ne accorse e si alzò, mi portò davanti al tavolo e mi segò l’uccello finché non mi fece schizzare sul tavolino: 

“Hai ragione, ne ha tanta” esclamò C. mentre si riprendeva e ammirava il mio seme uscire a spruzzi. “Hai visto? Ma sposta quelle creme che vedrai arriva fino lì, non vorrei si sporcare il campionario” rispose A. Mi aveva svuotato sul tavolo, da intenditrici stavano discutendo su densità, colore e distanza raggiunta ignorandomi ancora una volta. Ero allucinato dall’orgasmo e dalla situazione paradossale. “Assaggia, il suo ha un sapore buonissimo” A. allungò la mano e con la punta del dito raccolse il mio sperma, lo osservò con attenzione e poi si succhiò il dito chiudendo gli occhi. 

“Una vera bontà” esclamò. “Vero, proprio vero, quello di mio marito non voglio mai prenderlo perché non è buono, magari avesse questo sapore” confutò l’altra dopo la sua attenta degustazione. “Mmmmmm, proprio buono” confermò al secondo assaggio, allungando le dita sul tavolo alla ricerca del terzo…Io ero rimasto nudo, mi ero seduto sul divano, le osservavo come da una finestra, perché sembrava che io non fossi lì… come mi sentivo? Un po’ uomo oggetto, un po’ preso per il culo, un po’ ignorato e interdetto, sicuramente appagato. Nel frattempo A. si era rivestita, riposto le creme nella borsa e stava prendendo la giacca. 

“Ciao gioia mia” esclamò mentre si avvicinava sorridente per mettermi la lingua in bocca. “Ciao e… grazie di tutto!” disse l’altra già sulla porta, chiusero e seguii il rumore dei loro tacchi che scendevano le scale accompagnati da risatine. Ero rimasto solo, stordito dalla situazione paradossale. Mi sdraiai sul divano, nudo, a ripensare a quella strana riunione. Nella stanza sentivo il profumo di donna e di sesso che aleggiava e mi inebriava, mescolandosi ai ricordi di quello che era appena successo. Sentii che anche il mio sesso stava ricordando con piacere, lo afferrai con la mano e comincia a farmi una sega ripensando al culo di A., alla figa di C., alle loro lingue vogliose che si gustavano la mia asta rigida. Avevo ancora il sapore di C. sulle dita e mentre le leccavo dal suo nettare la omaggiai di una sborrata portentosa, che mi lasciò esausto e felice, estremamente felice per aver ospitato quella riunione con un Happy End inatteso.

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