Penetrata sul bus

Adrian
a month ago

“Mi devo fermare un attimo, il ginocchio mi fa davvero troppo male” 

“Sediamoci su quella panchina” 

Ancora non mi sono ripreso del tutto dall’operazione e il ginocchio si fa ancora sentire. Mi massaggio la gamba dolorante. 

“Ce la fai a ritornare a casa?” 

“Non lo so in questo momento mi fa davvero troppo male” 

“Prendiamo l’autobus?” 

Sei tu l’esperta di autobus, digiti qualcosa veloce sul telefono, sorridi e mi porti alla fermata giusta, saliamo sul n.7 è quello che prendi tutti i giorni per andare al lavoro. L’autobus è abbastanza pieno, fortunatamente c’è un posto libero in cui mi siedo, tu sei in piedi aggrappata al palo al mio fianco. 

La mia mano sfiora per caso il tuo ginocchio nudo sotto questo vestitino a fiori che indossi, mi guardi, mi sorridi. Inizio ad accarezzarti il ginocchio e la coscia poco sopra, adoro la tua pelle. Con uno scossone dell’autobus la mia mano finisce sotto l’orlo della gonna, non l’ho fatto a posta, mi guardo in giro, nessuno ha visto, c’è troppa gente, nel frattempo l’autobus si è ancora più riempito. Ti guardo, sorridi e guardi fuori dal finestrino con lo sguardo assorto. Inizio a muovere la mano, ad accarezzare parti di coscia sempre più ampi, sempre più in su. Ad un altro scossone del bus allarghi un pochino le gambe, ora la mia mano può esplorare tutta quella carne liscia e morbida dell’interno coscia fino ad arrivare alle tue mutandine, ci arrivo appena con le dita, vorrei arrivare più su, ma ti si alzerebbe il vestito e qualcuno potrebbe vedere o intuire. Mi guardo attorno, chi potrebbe vedere le mie operazioni? Forse quei due ragazzi, ma stanno giocando con i loro telefonini e non alzano lo sguardo, la donna che parla in una lingua strana guardando fuori dal finestrino, il signore con i baffi che sembra assorto nei suoi pensieri. Avanzo un altro po’ fino ad accarezzare le tue mutandine, il vestito si alza svelando una bella porzione di cosce. Mi piace sentire le tua curata pelliccia sotto queste mutandine cosi leggere, mi piace accarezzarla così, piace pure a te direi visto come muovi i fianchi lentamente e dal colore delle tue guance. Risalgo un altro po’ e arrivo ad accarezzare la tua pancia, morbida e liscia al tatto, ti viene la pelle d’oca e hai un brivido, vorrei risalire ancora fino ai tuoi seni meravigliosi, ma sarebbe davvero troppo, già così hai le gambe quasi tutte scoperte, ridiscendo verso le mutandine e mi guardo in torno. I ragazzi sono ancora presi dai telefoni e la signora straniera ha lo sguardo fisso sul finestrino, l’uomo con i baffi… ha lo sguardo fisso sul tuo volto. Hai lo sguardo lucido e sperso nel finestrino, le guance rosse e ti stai mordendo le labbra, sei bellissima.

L’autobus si ferma con uno scossone, fai un mezzo sorriso rivolto al finestrino o al tipo con i baffi? Ma siamo vicini al mercato, sale tanta gente che spinge e si stringe, tolgo la mano, troppa gente. C’è gente ovunque, tu sei schiacciata contro di me contro il palo, dalle persone dietro di te. Ti guardo bene, sei strana, il sorriso è quasi un ghigno, vorrei chiederti cosa c’è, ma la confusione è tanta, tante persone che urlano con voci e lingue diverse. Con una mano ti tieni con forza al palo, le nocche sono bianche, l’altra è stretta allo schienale del mio sedile, lo sguardo fisso al finestrino, il petto che si alza e si abbassa veloce. 

Che succede? 

Guardo dietro di te, c’è l’uomo con i baffi che si è spostato, nel trambusto è letteralmente schiacciato a te, spinto dalla folla, lo sguardo come il tuo fisso al finestrino, una mano enorme sul palo a sfiorare la tua piccola delicata, l’altra… non so, non la vedo. Scossone dell’autobus e tu vieni spinta contro di me, è suggestione o la spinta dura più del previsto!? Altra fermata, molti escono ma altrettanti e forse di più entrano, un gran trambusto, spinte e imprecazioni mi distraggono, ma colgo un movimento, la tua gonna si è mossa, guardo bene, vedo dei movimenti dietro di te, non capisco però che succede, ti guardo in viso, guance rosse fuoco e sguardo umido verso il finestrino. Seguo il tuo sguardo, non stai guardando fuori, stai guardando lui nel riflesso del vetro, lui che ti guarda a sua volta con un sorrisino beffardo. Altro scossone dell’autobus, ora non c’è dubbio la spinta è stata più lunga e leggermente fuori tempo, vedo la gonna muoversi, sul davanti è molto più alta di prima e… tirata dietro? 

“Cosa cazzo … !?” 

Mi guardi un attimo, mi sorridi distratta, gli occhi velati, mi infili una mano tra i capelli, mentre l’altra è bella salda al palo, vedo la sua manona, che si richiude sulla tua e ti stringe forte, poi la tua bocca che si socchiude lentamente mentre torni a guardarlo nel vetro, gli occhi spalancati nei suoi. Stiamo attraversando il centro, strade di sanpietrini e scossoni, la tua mano tra i capelli mi stringe la nuca e mi tira a te, contro la tua pancia con forza. Questo vecchio autobus traballa tutto, ma i movimenti del tuo corpo sono altri, le spinte non hanno nulla a che fare con il terreno dissestato. Vorrei guardarti, vedere la tua espressione ma me lo impedisci, posso solo sentire le sue spinte contro di te, e la tua mano che mi stringe forte, sempre più forte contro la tua pancia, vedo anche il palo e la sua mano sulla tua che ti stringe forte, poi si apre di scatto tesa, per qualche lunghissimo secondo mentre tu vieni attraversata da una scossa seguita da una improvvisa pace, la tua mano lentamente mi lascia la testa. La strada torna liscia, tu hai gli occhi chiusi, lui lo sguardo perso oltre il vetro. Fermata, apri gli occhi di scatto, gli sorridi guardandolo nel vetro, gran trambusto tanti scendono, pochi salgono, l’uomo con i baffi scompare.

Mi viene da piangere, cosa cazzo è successo!? Ti guardo mentre lentamente torni in te, bellissima come sempre, ti ricordi di me, mi guardi con dolcezza. 

“Cosa cazzo è successo!? Lo conoscevi!?” 

Mi accarezzi i capelli, mi asciughi una lacrima. “Cosa cazzo è successo!?” 

“La nostra è la prossima fermata” 

Abbasso lo sguardo: “Ok”

Mi sento umiliato e… eccitato!

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