Uno strano dopo festa
Mi hai trascinato a questa festa, non volevo, non ne avevo voglia, ma mi hai fatto capire che era meglio se c’ero pure io.
Parcheggiamo la nostra vecchia macchina in mezzo ad auto enormi e soprattutto pulite e scintillanti, e ci incamminiamo nel giardino che circonda questa villa affittata per la festa.
È la festa aziendale del posto dove lavori tu, anzi non è proprio una festa aziendale visto che ci sono solamente i personaggi che contano, i papaveri delle altre filiali sparse per l’Italia e l’Europa, i clienti più facoltosi e le segretarie più avvenenti. C’è anche qualche moglie ma credo di essere l’unico marito.
Noi perché siamo qui? Non sei ne una persona importante ne una segretaria, dobbiamo sostituire qualcuno? Mi sono perso qualcosa? Tutti sono elegantissimi, vestiti da sera, giacche, cravatte, spacchi, tacchi affilatissimi.
Guardo il mio completo, nel complesso sono dignitoso anche se la cravatta non sei riuscita a convincermi a metterla e le scarpe da tennis… ok va beh potevo evitarle ma sono nuove dai.
Tu invece sei in gran tiro, con il vestito che avevi preso per il matrimonio di tua cugina, un bellissimo vestito blu senza le maniche, lungo fino ai piedi poco scollato ma che mette in risalto le tue curve, sul retro una lunga cerniera che non vedo l’ora di abbassare.
Anche tu indossi delle scarpe con il tacco, anzi dei sandali che non avevo mai visto, chissà da dove vengono e quanto li hai pagati, ma non importa non voglio saperlo, sono incredibilmente sexy.
Oggi sei anche truccata, nulla di stravagante, ma quel rossetto mi fa venire voglia di morderti le labbra o peggio ancora.
Prima di entrare nel locale mi prendi la mano e mi guardi “Non mi lasciare sola!”
“Non mi lasciare tu, io non conosco nessuno!”
“Il rossetto è a posto?!”
“Certo l’hai sistemato 2 minuti fa”
Non sei abituata al rossetto che poi ti sta benissimo, hai la fobia dell’effetto clown e so già che mi rifarai questa domanda mille volte.
La serata come previsto è di una noia mortale e devo sforzarmi per non sbadigliare in faccia a tutti questi palloni gonfiati che parlano solo di lavoro e politica, inutile dire che non sono d’accordo con nulla di quello che dicono, ma sono qui in veste di consorte, quindi mi mordo la lingua e cerco di non sbadigliare o almeno di non farglielo in faccia.
Intanto che tu parli con un paio di uomini con rispettive mogli ingioiellate io mi distraggo guardando in giro.
Mi devo ricordare di chiederti se quelle ragazze sono davvero segretarie dell’azienda o se le hanno reclutate apposta per questo evento, alcune hanno delle minigonne imbarazzanti o spacchi vertiginosi, altre scollature davvero eccessive, tutte hanno almeno un paio di uomini che gli girano attorno, sospetta la cosa…
È tutto così pacchiano ed esagerato, mi sento davvero fuori luogo.
Noto un uomo al banco del bar che guarda nella nostra direzione, non so chi sia, non me l’hai presentato, ma un po’ si discosta dagli altri, è come se anche lui fosse lì controvoglia.
Mi annoio…”Ti va qualcosa da bere?!” “Si grazie, mi trovi qua!”
Ti avevo lanciato un amo per scappare da questa discussione ma evidentemente stai bene qua, va beh.
Vado verso il bar e mi faccio preparare due bicchieri di vino, io non ho fretta ma il barista è di una lentezza esasperante, quando mi volto per tornare da te vedo che non sei più con le due coppie di prima ma stai parlando con il tipo che prima era qua appoggiato al bar, come se avesse aspettato che mi allontanassi da te.
Ti guardo da lontano, stai sorridendo con la testa inclinata, ti piace il tipo, scopriamo chi è.
Mi avvicino e ti porgo il vino, mi sorridi raggiante ma non ci presenti, allora esplicito il mio ruolo mettendoti un braccio attorno alla vita.
Il ragazzo è davvero simpatico, finalmente qualcuno con cui parlare senza problemi.
Capisco dalle vostre parole che lavora in una filiale all’estero e ritorna in sede davvero raramente, voi vi conoscete più per telefono o mail che dal vivo.
Il tempo passa ma il mio livello di noia sta raggiungendo livelli da leone nella savana, mi vedi mentre faccio uno sbadiglio che non riesco neppure a contenere con la mano
“forse è il caso di uscire a prendere un po’ d’aria”
In giardino rincontriamo il ragazzo di prima che sta fumando una sigaretta e tu ti fermi a parlare con lui, ma io mi annoio e faccio un giro per il giardino, trovo un sentierino che porta ad un balcone che sembra avere una bella vista, torno da te e ti chiamo da lontano “Vieni a vedere!” saluti il ragazzo e vieni verso di me, camminare nel prato con quei sandali non è facile in più sono convinto che il tipo ti stia guardando il culo mentre tu hai un sorriso strano, compiaciuto.
Il posto è davvero carino una balconata sulla discesa della collina con una panchina per guardare il fantastico panorama di luci della città, del buio del mare in lontananza, le stelle sopra di noi sono nitidissime.
Siamo in silenzio a guardare il panorama, tu sospiri e ti appoggi a me, ti cingo con un braccio e ti do un bacio in fronte.
Mi sorridi e mi dai un bacio poi un altro e un altro, i baci diventano sempre più focosi mentre ti stringi a me.
Ti stringo fortissimo e ti ricordo dove siamo.
Ti guardi in giro, il tuo sguardo si punta sul sentierino dietro di me poi lentamente inizi a strusciarti e con le mani mi stringi le chiappe, se è quello che vuoi va bene.
Inizio a baciarti il collo mentre con le mani prendo possesso del tuo culo.
Mi tieni la testa e mi direzioni dove vuoi essere baciata, mentre non stacchi gli occhi dal sentierino, scendo sul collo ma mi fermo subito contro il tuo vestito, allungo una mano dietro la schiena e finalmente faccio scendere lentamente la cerniera, mi fermo solo a fine corsa poco sopra il tuo fantastico culo.
TI abbasso lentamente una spallina e mentre lo faccio bacio ogni centimetro di pelle che scopro, poi faccio lo stesso dall’altra parte, mi trovo davanti il mio reggiseno preferito, in tulle, leggero, nero, trasparente, sono estasiato, ma tu mi lasci la testa per un secondo te lo slacci poi riaffondi le mani nei miei capelli e mi schiacci contro le tue tette che tanto adoro.
Mi sposti tu dove devo baciare e leccare mentre continui a tenere lo sguardo dietro di me, poi improvvisamente mi tiri su per i capelli e baciandomi mi spingi indietro, vorrei girarmi per non cadere, ma me lo impedisci baciandomi e tenendomi fermo con le mani, fino a quando non arriviamo alla panchina su cui cado a sedere.
Sei in piedi davanti a me nuda dalla vita in su, le mani sui fianchi, fiera, come se ti stessi mostrando a me che ti conosco da sempre, con le mani inizi a raccogliere la gonna e a sollevarla, sono ipnotizzato e seguo quel bordo che sale sempre di più fino ad arrivare alle mutandine abbinate al reggiseno, allungo le mani, ti accarezzo le cosce, arrivo alle mutandine che prendo e ti abbasso lentamente fino a farle cadere a terra, alzi un piede poi l’altro per farmele raccogliere, le metto in tasca.
Ti guardo, hai lo sguardo rivolto al sentierino, hai così paura che arrivi qualcuno? Sto per girarmi anche io, ma mi afferri per i capelli e mi porti alla tua figa umida.
Sei tremendamente eccitata, non è la mia lingua ad inumidire il clitoride, sei tu che mi stai inondando di umori, passa poco che mi spingi via contro lo schienale della panca e mi baci mentre con le mani armeggi con cinta, bottoni, cerniera, ti devo aiutare altrimenti nella frenesia mi rompi il vestito buono.
Appena riusciamo a tirarlo fuori, il mio uccello scompare dentro di te che mi sali addosso.
Hai una voglia e una passione che fatico a riconoscere, mi stai scopando con forza mentre mi schiacci la faccia sulle tue tette.
Io non posso fare altro che baciare questo magnifico seno e stringerti le chiappe e cercando di rallentare la tua foga altrimenti qua resisto davvero poco.
Ma è inutile tu aumenti il ritmo fino a bloccarti di botto, mi stringi fortissimo contro il tuo seno, dentro di te, sento i tuoi muscoli interni stritolarmi, mentre soffochi un urlo tra i miei capelli, sento le tue unghie piantarsi nel cuoio capelluto.
Questo è troppo, hai appena finito che esplodo io, lo faccio stringendoti le chiappe e se possibile spingendomi ancora di più dentro di te.
Per ogni schizzo una spinta, ogni spinta un tuo spasmo, un urletto, fino a quando non c’è né più, fino alla quiete.
Rimaniamo qualche secondo così, poi lentamente molli la presa e finalmente posso respirare libero dalla presa mortale delle tue tette, mi sorridi con gli occhi liquidi di godimento e mi baci con dolcezza prima di alzarti.
Ti sistemi con tutta la calma del mondo godendoti il panorama e le stelle, dalla borsetta tiri fuori specchietto e rossetto e ti dai una sistemata ora sei perfetta.
Mentre io… no io non sono presentabile, sono tutto spiegazzato e i miei calzoni sono macchiati vistosamente sul cavallo…
Scoppi a ridere vedendomi “Dai vai ad aspettarmi in auto, vado a salutare e ti raggiungo che è ora di andare a casa”
Facciamo il sentierino tenendoci per mano “Guarda te che maleducata la gente che non raccoglie le cicche delle sigarette!” ce n’è una proprio in mezzo al sentiero, poi ci dividiamo tu vai verso la villa io verso il parcheggio.
Ti aspetto per più di mezz’ora mentre ascolto la radio e gioco con quel pezzetto di stoffa che mi è rimasto in tasca da prima, come si fa a dimenticarsi di rinfilare le mutande!?
Vedo altri allontanarsi dalla festa quando finalmente ti scorgo da lontano, ti fermi sotto un lampione dietro di te compare il tuo collega che ancora non so come si chiama, è molto vicino a te, da qua non riesco a capire quanto ma sembra troppo vicino, fai saltello poi ti guardi attorno ridendo, ti sistemi di nuovo il rossetto mentre scambiate qualche parola poi lo saluti con due baci sulle guance, ti guardi ancora attorno poi vieni verso di me, lui come prima ti guarda il culo mentre ti allontani, sorride mentre si accende l’ennesima sigaretta.
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