Impalata per camionisti offresi
Finirà mai questo viaggio in auto?
Siamo in autostrada da ore e ancora siamo lontani dalla meta, dicono di fare le partenze intelligenti ma noi mica possiamo permetterci di prendere le ferie quando ci pare solo per le loro partenze intelligenti…tant’è che siamo qui in fila.
Non ne posso più, va bene la musica, l’aria condizionata, il cellulare e tutte le comodità, però io non ne posso più.
Mi sfilo i sandali, non sopporto neppure quelli.
Devo stendere le gambe, mando tutto il sedile indietro e stendo le gambe, i piedi sul cruscotto, allargo e stringo le dita, non ne posso più.
Lui mi sta guardando malissimo, ma non dice nulla, prima abbiamo litigato per una sciocchezza, per la noia, ma ora non ha voglia neppure di litigare, io mi annoio ma lui deve anche guidare poverino.
Il suo sguardo truce scorre dai piedi alle mie gambe, abbronzate, distese, scoperte, fino ad arrivare al bordo di questo vestitino così corto così leggero … me lo strapperei di dosso non ne posso più.
Stendo anche lo schienale del sedile, chiudo gli occhi.
Mi sveglio di soprassalto con il clacson di un camion affianco a noi.
Cosa suoni che siamo tutti fermi in fila!?
Guardo in su verso la cabina e vedo che mi sta guardando, boh che vuole!?
Mio marito è lì che ingrugnito guarda la fila continua di auto che nella calura di agosto sembrano fumare.
Mi ristendo, i piedi sul cruscotto, chiudo gli occhi.
Ancora il clacson.
Apro gli occhi, il camionista mi sta ancora guardando.
Cosa vuole?!
Sembra divertito, anzi forse non è la parola giusta.
Mi guardo, il vestito non mi copre le gambe distese anzi mi è un po’ risalito, forse da lassù lui vede pure un po’ di mutandine…senza muovermi cerco di ricordare che mutandine ho indossato oggi… ah beh il tanga in pizzo bianco…quasi trasparente…cavolo!
Faccio per coprirmi ma mio marito, sempre concentrato sul traffico, mi appoggia una mano sulla coscia nuda, mi parte una scarica di eccitazione.
Che abbia capito cosa sta guardando il camionista? Che mi stia mettendo in mostra?
Mi accarezza lentamente come sovrappensiero.
Vedo il camionista concentratissimo.
Continuo l’analisi della situazione, il vestitino è incrociato ed allacciato sul fianco con un fiocco, sotto si è aperto, sopra… meno, fortuna perché non ho il reggiseno, mi avrebbe visto le tette da lassù.
Fortuna, eppure la mia mano sta giocherellando con il fiocco e sento che mi sto eccitando.
Come minimo ora può vedere i miei capezzoli spingere contro la stoffa leggera.
Cavolo sono eccitata, annoiata, mi spalancherei il vestito davanti a questo uomo, solo per godere del suo sguardo mentre mio marito mi infila due dita nella figa.
Ok mi devo dare una calmata. Chiudo gli occhi.
Vorrei dormire ma mi è impossibile, sento la sua mano accarezzarmi la coscia e stringerla forte, attraverso le ciglia vedo che mi sta squadrando, è eccitato pure lui lo so, lo conosco bene.
Senza farmi vedere slaccio lentamente questo fiocchetto che ho nelle mano destra da un po’…
Faccio finta di dormire, e mi muovo, mi sistemo meglio, mi si apre un po’ il vestito.
Nel frattempo un po’ la fila riparte, il “nostro” camionista fatica a stare al passo, cerca di starci a fianco ma non sempre gli è possibile, gli regalo una vista del mio seno l’ultima volta che ci riesce, gli faccio pure l’occhiolino, mentre lo vedo con gli occhi di fuori e la radio in mano.
L’autostrada si è improvvisamente liberata e mio marito felice parte a razzo, io però sono eccitata, sopra ogni cosa.
Gli afferro la mano che non si è mossa dalla mia coscia, benedetto cambio automatico, e me la porto tra le gambe, si volta a guardarmi sorpreso.
Sente le mie mutandine bagnate, vede il mio vestito mezzo aperto, poi torna con lo sguardo sulla strada.
Mi accarezza sopra le mutandine si bagna le dita, poi scorre su lungo la pancia fino a stringermi un seno, ci sta tutto nella sua mano forte, mi sfugge un gemito.
Non mi guarda, non può guardarmi, ma la sua mano esplora il mio corpo, mi sta aprendo completamente il vestito mentre vaga da un seno all’altro, fino a ritornare alle mutandine.
Siamo in terza corsia da stesa vedo solo il cielo azzurro senza una nuvola, si sente il clacson di un camion.
Non può essere quello di prima, non può un camion dalla prima corsia vedermi.
Ma prendo la sua mano e me la spingo con forza contro.
Mi scosta queste ridicole mutandine e affonda un dito dentro di me mentre lo sento rallentare e passare alla seconda corsia emetto un verso di soddisfazione di eccitazione.
Superiamo un camion, vedo il volto dell’uomo puntato sulla mia figa aperta sulle mie tette nude, occhi spalancati e radio in mano.
La radio! Si stanno passando l’informazione, tutti i camionisti che incontreremo saranno lì ad aspettarci a guardami, cazzo!
Sono due ora le dita dentro di me, sono due dita di mio marito, due dita di un uomo che lavora con le mani, sono due dita importanti, grandi, spalanco le gambe, non posso fare altrimenti, le voglio, le bagno.
Sento un altro clacson, un altro camion.
Mio marito non può non essersi accorto dei camionisti che mi guardano, non può non sapere che loro mi vedono completamente esposta, non può fare finta di nulla, sua moglie sta godendo davanti gli occhi di decine di camionisti eccitati.
Mi sollevo di scatto e mi metto a sedere, mio marito si volta a guardarmi, pochi secondi, poi deve tornare a guardare davanti, pochi secondi in cui ho visto eccitazione e paura, tantissima eccitazione, eccitazione che vedo anche tra le sue gambe, il suo uccello duro, grosso, è evidente sotto i pantaloncini corti.
Vedo un cartello sulla destra, allungo una mano e stringo con forza la sua eccitazione.
Mette la freccia, imbocca la rampa che porta al parcheggio.
Un parcheggio enorme, completamente vuoto, una spianata di asfalto fumante nel sole di agosto, in un angolo si intravedono i bagni.
Spingo il tasto della sicura, chiudendo tutte le portiere.
Si guarda attorno, non dice nulla, parcheggia esattamente nel mezzo, non sotto l’obra di un albero come sarebbe normale con questo caldo, poi si volta, mi guarda con quegli occhi così grandi così espressivi e mi bacia, mi bacia con passione con forza.
Mi bacia e mi spoglia del poco che mi è rimasto addosso, poi mi fa stendere di nuovo, abbassa anche il suo sedile, mentre mi guarda mi studia, poi scende sul mio corpo, mi bacia, ogni piccolo angolo, ogni pieghina, mi bacia con quelle labbra carnose, morbide, mi bacia i capezzoli duri e tesi verso l’alto, mi bacia la pancia, l’ombelico, poi scende tra le mie gambe e mi fa perdere la testa.
Sono in una sorta di estasi, quando sento il rumore di un camion, un camion che si avvicina sempre di più, parcheggia così vicino che la nostra auto vibra per il rombo del suo motore, vibra e io godo mentre le sue labbra sono sul mio clitoride e le sue dita affondano nuovamente dentro di me.
Non voglio guardare fuori, non voglio vedere le loro facce, so che ci sono, ho sentito gli altri camion, so benissimo che ci stanno guardando che molto probabilmente si stanno segando guardandoci.
Quanti saranno!? Non voglio saperlo mentre esplodo nell’ennesimo orgasmo che bagna la faccia di mio marito.
Quanto amo quest’uomo, mi sollevo, gli prendo la faccia tra le mani e lo bacio, lo lecco, gli pulisco la faccia dal mio sapore mentre lo costringo a stendersi, non oppone resistenza stupito da questo mio impeto.
Lo spoglio, gli strappo quasi i vestiti di dosso, maglietta pantaloncini mutande via tutto!
Adoro questo corpo così grande, i muscoli scolpiti dal lavoro, la pelle lucida e questo colore così eccitante.
E poi eccolo lì!
Immagino le facce di questi segaioli di camionisti, avete mai visto un uccello così bello!?
Mi perdo ad ammirarlo come ogni volta, poi lo accarezzo lentamente, sospira, sorrido e come sempre inizio a fare il mio gioco preferito, cerco di ingoiarlo, si cerco, perché non ci son mai riuscita a prenderlo tutto, ma io non demordo.
Sento le sue mani che mi raccolgono i capelli, ah giusto il nostro pubblico, dovevo legarmeli.
Mentre mi lego i miei lunghi capelli biondi mi guardo attorno, la nostra macchina è letteralmente circondata da camion, non potremmo andarcene neppure se volessimo e io non voglio.
Torno ad occuparmi del suo uccello, mentre sento una portiera che sbatte, poi un’altra.
Cerco di ingoiarlo, mentre sento una delle sue manone che mi accarezza le chiappe, che mi tira, che mi espone ancora di più, me lo affondo in gola più che posso mugolando di piacere, so che la sua mano è bagnata di me, di nuovo.
Mi prende la coda e mi spinge ancora più giù, ho le lacrime agli occhi, lo sento in gola, ma ancora non è tutto, mentre le sue dita affondano nuovamente dentro di me.
Immagino cosa possano vedere da fuori, quanto sia eccitante per loro questa scena, una biondina con un uccello enorme in gola e il culo e la figa aperte verso il finestrino con queste dita enormi che mi penetrano.
Ho una scarica, una scossa, che parte dalla bocca, che parte dal cervello, mi attraversa il corpo, mi fa urlare.
Mi sento sollevare, mi sposta sopra di lui, lo fa senza sforzo alcuno è così tanto più grande, più forzuto di me.
Mi sento penetrare, lentamente, inesorabilmente, fino in fondo, mi toglie il respiro.
Ogni volta mi stupisco di come faccia ad entrare tutto quanto dentro di me, ma ci sta, ci sta bene, mentre mi sento montare nuovamente un orgasmo che mi fa urlare, urlo con tutta la mia voce, urlo per sfogare l’orgasmo, urlo per i camionisti che ci stanno guardando.
Guardo fuori e li vedo, sono tanti, attorno all’auto, molti si stanno segando apertamente, vedo uccelli da tutte le parti, tutti eretti, tutti per me, di tutti i tipi, tutte le dimensioni, mi viene da ridere, perché nessuno può competere con il suo, con il mio!
Tutti questi cazzi vorrebbero essere al suo posto, tutti voi vorreste avere il mio corpo, ma nessuno può sono solo sua.
È una strana sensazione, guardare questi camionisti segarsi mentre lui mi scopa, mi eccita come non mai.
Mi impalo fino in fondo fino a sentirlo quasi in gola, poi inizio a muovermi piano, sollevo il culo, il mio culetto scolpito da tante ore di palestra e faccio uscire il suo uccello, poi lentamente torno giù, come ogni volta devo iniziare piano, altrimenti mi faccio male, ma poi…
Poi basta, lo cavalco senza pietà, cerco di mantenere la lucidità cerco di non farmi prendere dalla passione, lo voglio fare urlare, voglio sentire la sua voce così bassa vellutata, lo adoro quando perde il controllo e parla nella sua lingua.
Sento le sue manone sulle mie chiappe, le stringono, le allargano, poi mi dettano il ritmo, è lui a sollevarmi ed abbassarmi, sono una bambola di pezza nelle sue mani.
Inizia a grugnire mentre aumenta sempre di più il ritmo poi improvvisamente mi schiaccia contro di lui, mi pianta il suo palo fino in fondo ed urla, urla parole che non capisco, esplode, mi riempie, vengo anche io ma in maniera meno plateale, lui lo sente, sente i miei muscoli che si contraggono, mi stringe a lui mentre mi bacia la mia testolina bionda.
Restiamo così sudati, sfiniti, sento che mi sta colando tutto fuori, sporcheremo il sedile.
Sento delle parole venire da fuori, dei movimenti, mi ero dimenticata per un attimo di loro, mi accoccolo meglio tra le sue braccia, mi ci nascondo quasi.
Come al solito, non mi dice nulla, ma capisce, prende il mio vestito e ce lo mette sopra come una coperta poi mi stringe tra le sue braccia forti, la testa sul suo petto largo, io così piccola minuta, lui così grosso, io bionda, gli occhi azzurri e la pelle lattea della mia gente, lui moro, gli occhi scuri, scuri come la sua pelle.
Sento i camion che si allontanano mentre guardo le nostre mani intrecciate, il bianco e il nero così perfetti l’una nell’altra.
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