Quell'amico particolare di mio figlio
Sono frastornata. Non credevo che un giovane della stessa età di mio figlio potesse ancora farmi provare delle sensazioni ormai assopite. Ho circa 50 anni e sono sposata da tanto tempo, talmente tanto che questo genere di cose non le provavo da un molto. Non nego di aver avuto altri brevi flirt con colleghi e non, ma nessuno mi ha mai fatto sentire così in brevissimo tempo.
Sì, a 50 anni suonati mi sono invaghita di un ragazzo che potrebbe essere mio figlio. Stento a crederci anche io.
Vi confesso che provo una sensazione molto strana. Un fuoco dentro che non voglio si spenga e credo che riviverlo, raccontandovelo, sia il modo migliore alimentare le sue fiamme.
Tutto è iniziato una domenica pomeriggio. Mio figlio ha organizzato nella nostra casa di campagna appena fuori città una rimpatriata con i suoi vecchi compagni del liceo, adesso per la maggior parte laureati. Molti non li vedevo proprio dal diploma di maturità. MI ricordo però di un ragazzo in particolar modo, un amico di mio figlio. Ricordo mi fissava con i suoi occhi penetranti e mi metteva in soggezione. Quello sguardo mi portava ad avere dei brividi lungo la schiena e un piccolo languorino nella mia figa. In tutta onestà credo che un po’ avesse capito che non mi era del tutto indifferente e perciò ho sempre fatto finta di nulla, essendo un grande amico di mio figlio, e poi sicuramente erano i miei pensieri che erano sconci. Detto questo, non so bene il perché, forse l’imminente rimpatriata, mi sentivo euforica nel sapere di rivederlo.
Il catering aveva già finito di preparare ed era pronto per servire.
Sapendo del suo arrivo, mi preparai con cura per ricevere gli ospiti, anche se a breve sarei uscita, lasciando mio figlio con i suoi amici.
Scesi con calma e vidi che una parte dei ragazzi era già arrivata. Cominciai a salutare tutti. Iniziai a sentire una certa sensazione, uno sguardo su di me. E quei brividi lungo la schiena non tardarono ad arrivare. Avevo dei piccoli rivoli di sudore freddo che scendevano sulla mia pelle, li sentivo e mi sentivo in imbarazzo per questo.
Girandomi, notai lui ed il suo sguardo penetrante su di me. Era nell’angolo del bar del catering e mi stava guardando con quei suoi occhi magnetici. Mi bloccai e mi accorsi che il mio respiro era diventato affannoso.
Feci un respiro profondo e mi avvicinai a lui, lo salutai. Gli tesi la mano e lui me la prese. La tenne più del necessario e il mio cuore batteva all’impazzata. “Perché non la lascia, sentirà che è sudata. Che figura!”.
Svolti i convenevoli, andai a controllare il catering.
Feci in modo di riprendermi velocemente per non dare nell’occhio e mi misi vicino a mio figlio. Gli dissi che sarei andata a controllare gli ultimi preparativi e poi sarei uscita da casa.
La situazione incominciava a starmi stretta, non riuscivo a ragionare. Mi sentivo stregata da lui e forse lo ero davvero.
Mi avviai in cucina e diedi gli ultimi accorgimenti allo staff. La destinazione successiva era lo studio, avrei recuperato la mia giacca e me ne sarei andata da quella trappola.
Entrai e mi bloccai.
Lui era seduto su una poltrona a bersi una birra.
Guardava fuori dalla finestra e mi aspettava, come se sapesse che sarei andata li.
Gli chiesi cosa facesse nello studio – la festa era da un’altra parte.
Lui, con quel suo sguardo languido e il suo ghigno sulle labbra, mi rispose con decisione.
«Tu cara mia a breve sarai mia, e farai ciò che ti dirò di fare!».
Mi bloccai. Era certo che sarebbe successo quello che mi aveva appena detto.
Quel modo con cui buttò fuori le parole mi paralizzò, non riuscii a dire nulla per un po’.
Sdrammatizzai la situazione con una risata nervosa, ma avevo il cuore che mi batteva forte.
Feci molta attenzione a non avvicinarmi a lui, presi la giacca e nell’uscire lui mi bloccò.
«Sono anni che sogno questo momento!» mi sussurrò, prendendomi per un braccio.
E d’impeto mi baciò.
Non feci nemmeno in tempo a reagire che mi ritrovai da sola, fradicia dei miei umori, insoddisfatta e esterrefatta.
Mi girai, chiusi la porta a chiave e mi diressi alla scrivania. Da uno dei suoi cassetti presi il mio vibratore rabbit ultra moderno. Mi tolsi gli slip e me lo misi dentro alla figa, già madida di umori. Lo azionai al massimo e mi masturbai fino ad arrivare all’orgasmo.
Ero ancora in preda a quella sensazione, quando la porta si aprì. Entrò lui, con la chiave di riserva. Mi guardò con quel suo sguardo famelico e con calma chiuse la porta.
Si fiondò su di me, tolse il vibratore e si butto di faccia nella mia figa. Cominciò a leccarmela sempre più forte, provocandomi un altro intenso orgasmo.
Sempre guardandomi, si sbottonò i pantaloni. Rimasi scioccata dal suo uccello già pronto.
Me lo mise dentro tutto in una sola volta e comincio a muoversi con colpi decisi e veloci. Mi riempiva tutta ed io godevo, godevo sempre di più e sentivo che stava per venire. Uscì da me e mise il suo uccello davanti alla mia bocca. Diventai famelica. Lo presi in bocca e comincia a succhiarglielo, pieno dei miei e dei suoi umori. Fu breve il suo arrivo. Mi sborrò in bocca e bevvi tutto. Il suo uccello era bellissimo, duro e me lo gustai tutto.
Senza dire nulla mi baciò e mi disse che d’ora in poi il mio cellulare doveva sempre essere a portata di mano. Mi avrebbe detto cosa fare. Io sul momento non capii nulla e gli dissi di sì. Mentre parlava aprì la porta e se ne andò lasciandomi da sola soddisfatta ma perplessa.
“Ma che cazzo hai fatto?!” Cosa avevo fatto? Questo ragazzo mi aveva stregata senza nemmeno essere entrato in casa mia. Mi aveva portato ad una situazione incredibile e talmente particolare ed eccitante, al punto di essermelo scopato nello studio con gli ospiti e mio figlio nelle stanze accanto.
A mente fredda ripensai a quello che era successo.
Nonostante tutto, la scopata la volevo pure io. Non potevo certo nascondermi. Lo desideravo e desideravo rivederlo.
Avevo mille dubbi su cosa su cosa sarebbe successo dopo, ma dovevo solo aspettare un suo messaggio.
Mi rivestii, presi giacca e cellulare ed uscii.
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