Levami la fede e scopami
Il gruppo Arda era una delle multinazionali a direzione famigliare più importanti d’Italia e d’Europa. La famiglia era partita dal basso e si era lanciata nell’edilizia, fu poi con la sua seconda generazione che fece il boom diversificando gli investimenti e diventando una vera e propria potenza in diversi settori. Alessandro Arda, Alex, era candidato ad essere la futura guida, la terza generazione di Arda. Aveva da sempre frequentato ottimi istituti privati e si era distinto per risultati in varie discipline. Aveva ancora diciott’anni appena compiuti e frequentava gli ultimi mesi del quarto di liceo in una scuola privata, insieme alla cugina adottiva Kendra. I genitori avevano lasciato che Alex, come prova della sua maturità, vivesse da solo e imparasse a gestire il personale della villa dove abitava con la cugina, una sorta di primo test per saggiarne le doti di gestione del personale.
Una gestione che nei primi mesi era stata ben gestita con l’assunzione di personale qualificato e discreto, ma soprattutto senza l’influenza di quello che era uno dei vizi di Alex, il sesso. La paura dei genitori era che assumesse domestiche in cambio di favori sessuali, cosa che invece non accadde.
Questo però non voleva dire che gli appetiti sessuali del giovane non venissero soddisfatti.
Alex era un bel ragazzo, capelli neri, occhi chiari, carnagione abbronzata e un fisico allenato assiduamente. Aveva stile e a coronare il tutto c’era il suo fare molto affascinante che faceva molto colpo sulle donne.
Una delle sue “vittime” fu Daria, la sarta che la cugina chiamò per un abito da sera su misura.
Daria aveva 41 anni, sposata con una figlia poco più piccola di Alex. Era una donna affascinante, snella e con un bel seno grande e sodo, opera di un bravo chirurgo estetico.
Il negozio di Daria Mauri era situato in una delle vie centrali di Milano e quel pomeriggio Alex accompagnò la cugina Kendra per vedere un po’ i modelli che la sarta aveva in negozio.
Fu quasi un colpo di fulmine, la donna lo guardava ammirando il suo fisico e il suo modo di fare.
«Buongiorno.».
Il saluto la riportò alla realtà.
«Buongiorno, posso aiutarvi?».
«Stiamo cercando un abito da cerimonia.».
«Per lei o per la signorina?».
«Per Kendra. Immagino siano tutti modelli unici, questi in esposizione.».
«E’ corretto. Ogni abito è costruito su misura e in modo da esaltare la bellezza di chi lo porta.».
La donna prese le misure di Kendra e promise una bozza di alcuni abiti per la ragazza nei giorni a seguire.
Il lavoro era eseguito perfettamente. Daria era un’ottima sarta e un’ottima stilista.
Il giorno della consegna del vestito la cugina di Alex era fuori città per degli impegni di famiglia, per cui Daria consegnò l’abito ad Alex.
«Le posso offrire qualcosa?».
I modi ospitali del ragazzo ammaliavano la donna che non poté rifiutare.
«Un caffè?».
Una delle domestiche preparò velocemente una tazza di caffè per la sarta che si accomodò nel salotto della casa del giovane Arda.
Alex si dimostrò interessato nel lavoro della donna e nelle sue esperienze come stilista. La Mauri raccontò degli inizi e del salto nel buio quando decise di mettersi in proprio e la gioia del successo e del riconoscimento dopo le prime sfilate. Il tempo passava e i due rimasero soli nella casa, dopo che Alex aveva dato ordine alle domestiche di non disturbarli.
«Mio marito inizialmente non ha visto di buon occhio il mio successo, si sentiva sminuito, ma poi è nato nostra figlia e lui ha avuto delle promozioni importanti e ora stiamo bene.».
Fu allora che Alex iniziò a giocare con lei.
«Signora Mauri, spero non si offenda se le do del tu.».
«No, assolutamente. Anzi spero di poter fare lo stesso con lei.».
Alex annuì.
«Sarò schietto! Hai mai tradito tuo marito?».
La carnagione abbronzata del volto di Daria diventò improvvisamente rosso fuoco. La donna iniziò ad arrotolarsi i lunghi capelli mori e a sistemarsi di continuo gli occhiali dalla montatura nera che celavano due graziosi occhi castani.
«E’ una domanda molto personale, io…».
«Di norma non farei mai una domanda del genere, ma ho notato un certo interesse nei miei confronti. Sbaglio?».
La donna era sempre più imbarazzata. Fosse stata con un qualsiasi altro uomo avrebbe reagito, ma per qualche motivo con lui non riusciva. Si limitò ad annuire.
«Vedi, Daria, anche io nutro un certo interesse per te.».
Con tutta la calma di questo mondo, Alex si mise a sedere sul divano in fianco alla sarta. Si avvicinava piano piano, saggiando le espressioni della donna che era visibilmente arrossita. Le prese la mano sinistra. Le accarezzava uno ad uno il dorso delle dita fino a raggiungere l’anulare, dove si soffermò sulla fede. Prese il dito e lo portò alla sua bocca. Il ragazzo succhiava il dito della donna che non oppose alcuna resistenza, nemmeno quando, facendo perno coi denti, le sfilò l’anello nuziale.
«Non hai mai tradito tuo marito vero?».
Lei annuì.
«Non con questa fede al dito. E non ti chiederò nemmeno di farlo.».
Alex consegnò la fede nella mano della donna.
«Sarà tua la scelta. Rimetti la fede al dito e questa storia finisce qui, se la chiudi in quella scatolina sul tavolo invece…».
In pochi istanti nella mente della sarta si materializzarono immagini, ricordi e dubbi. La figlia, il suo matrimonio, la sua carriera, ma anche il rapporto ormai annoiato con il marito, la mancanza di intimità con il coniuge e il bisogno crescente di sentirsi desiderata. Il desiderio fece sì che la fede nuziale fu chiusa nella scatolina sul tavolo e con essa Daria concedeva il suo corpo a quel giovane che l’aveva conquistata.
Si alzarono in piedi, uno in fronte all’altra. Alex iniziò a slacciarle la camicetta mentre lei faceva lo stesso con lui. Fu poi la volta dei pantaloni. Entrambi rimasero in intimo. Le mani della donna erano appoggiate al petto del ragazzo e tastavano ogni centimetro di quel torso allenato, mentre lui le slacciava il reggiseno liberando il suo bel seno.
«Mi sento … sporca.».
«La fede è nella scatolina, ti basta indossarla e mi fermerò.».
«Hai frainteso! Voglio sentirmi così!».
Alex la spinse sul divano, si inginocchiò davanti a lei. Le allargò le gambe e le sfilò le mutandine, liberando un sesso ben curato con un triangolo di pelo appena sopra il monte di Venere, già bello umido.
«Scopriamo quanto ti piace sentirti sporca allora!».
Senza tergiversare un attimo in più si gettò a capofitto tra le sue cosce, iniziando a leccare quel tesoro celato tra le gambe della donna. La sua lingua si muoveva capace, aiutata dalle dita che penetravano e stimolavano il sesso della donna. Non ci fu molto da aspettare prima che un piccolo zampillo di umori colpì il viso del ragazzo. Alex si allontanò d’istinto. Guardò la donna che aveva il volto imbarazzato e soddisfatto per il piacere ricevuto.
«Tocca a te ora!».
Fu così che, dopo essersi rialzato, Daria gli si avvicinò, abbassò i boxer del ragazzo e iniziò ad annusare e strusciare l’asta dura contro il suo viso. Fu piacevole per lui scoprire quanto la donna fosse desiderosa di assaggiare quella mazza, dato che all’improvviso se l’infilò in bocca in un colpo solo. La gola calda della donna era una culla piacevolissima per il sesso del ragazzo che dopo qualche minuto di stimolazione intensa era in procinto di venire.
Fu in quel momento che il telefono della donna squillò. Era il marito. Daria rispose e alternava monosillabi in risposta al marito, alle succhiate al cazzo duro del giovane Arda.
«Amore torno tra poco… finisco il servizio a domicilio dagli Arda e torno a casa per pranzo!».
Chiuse la chiamata e fu allora che Alex la prese per i capelli.
«Tieni l’antipasto!».
Le spinse il cazzo in bocca e venne copiosamente tra le fauci della donna.
Daria ingoiò tutto e non volendo sprecare niente del seme del giovane amante, ripulì con la sua lingua il suo membro ancora duro.
«Ora torna pure da tuo marito!».
Il ragazzo pose l’anello alla donna che lo indossò e, magicamente, tornò ad essere la moglie fedele di sempre.
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