Gli errori di mia zia

Canta Storie
2 months ago

Avete mai vissuto una storia d’amore tanto intensa da sconvolgere tutto quanto nella vostra vita. Quegli amori che ti prendono e non ti abbandonano, che ti fanno scendere a compromessi con te stesso e con quello che ritieni giusto e sbagliato. La donna in questione si chiama Chiara e provo per lei un amore tanto travolgente quanto proibito, tanto forte quanto perverso. Provo un’attrazione tanto incredibile quanto sbagliata. Sì, sbagliata, perché Chiara è mia zia, la sorella di mia madre.

Proprio un mese fa è caduto il decimo anniversario dall’inizio della nostra relazione incestuosa, dieci anni stupendi che ci hanno visto vivere situazioni ed emozioni incredibili, cose che mai avrei potuto immaginare. Ma andiamo con ordine.

Il tutto è iniziato nell’ormai lontano 2013. Avevo compiuto vent’anni da qualche mese e frequentavo il primo anno di università. Ero entrato in uno degli atenei della costosa Milano, ma per fortuna avevo la casa di mia zia Chiara che aveva preso un anno sabbatico. Tutto cominciò quando la zia tornò dal suo viaggio durato dieci mesi. Scombussolò completamente la mia vita. Sì, perché iniziammo a convivere nella sua casa. E non sarebbe stato un problema se solo io non la trovassi così dannatamente attraente.

Mi ritrovai completamente nudo con una chioma nera di capelli appoggiata sul petto e uno stupendo corpo femminile accanto a me. Un corpo snello, un bel culetto sodo e una carnagione abbronzata. Dormiva cullata dal ritmo del mio petto che si alzava e si abbassava. E mentre ammiravo quella meravigliosa creatura, mi sorse in mente una domanda: “Chi è?”.

Feci mente locale, giusto il tempo per far sì che la donna si svegliasse e alzasse la testa. Mi guardava e io guardavo lei. Entrambi sbigottiti.

         «Davide?!».

 «Zia Chiara?».

Non ricordavo nulla della sera prima.

         «Zia, perché sei nel mio letto?».

         «Tesoro bello, sei tu nel mio in realtà.».

In tutto questo a nessuno dei due era venuto in mente di mettersi addosso dei vestiti, per cui i miei occhi continuavano a cadere sul bellissimo corpo nudo di mia zia.

         «Tesoro, ti sembra il caso?».

Il suo dito indicava il mio membro che era diventato bello duro. Ammetto che avevo e tutt’ora ho un’attrazione incredibile verso mia zia. E quella pelle nuda, il triangolino di pelo sopra la sua figa e le tette piccole e sode … mi eccitavano da morire. Era sbagliato, lei era la sorella di mia madre, ma non potevo farci nulla.

         «Scusa, zia.».

         «Non scusarti mai per avere un’erezione. Tanto più se è merito di una trentottenne come me!».

Mi venne istintivo coprire il mio cazzo con le mani, mentre la zia si metteva una mia maglia che era talmente grande da farle praticamente da camicia da notte.

         «Cosa è successo stanotte?».

         «Non ricordi nulla, Davide?».

Feci di no con la testa.

         «Te la faccio breve. Non abbiamo scopato se è quello che credi. Sei tornato ieri sera che eri stravolto, avevi il morale a terra. Ci siamo fumati un po’ d’erba e siamo finiti a dormire nudi. Fine della storia.».

         «Fumato?».

         «Sei carino quando sei fatto, sai? Continuavi a ripetermi che ti piacevo, che mi volevi, che ti saresti preso cura di me…».

Diventai più rosso del Gabibbo.

         «Era vero?».

         «Cosa, zia?».

         «Ti piacevo?».

         «Mi piaci tutt’ora.».

La mia risposta la spiazzò, credo. Dal canto mio ormai mi ero sputtanato la sera prima, tanto valeva dire la verità.

         «Zia, mi piaci. Mi piaci come persona e mi piaci come donna. Provo qualcosa per te. Non saprei definirlo bene, però c’è. È lì. Lo sento quando ti vedo. C’era già prima, ma da quando sono venuto a vivere con te per l’università lo sento ancora di più. Ti desidero e desidero il tuo corpo.».

Fu quasi a tradimento che mi lancia verso di lei e le stampai un bacio in bocca che lei però non rifiutò.

         «E’ sbagliato lo sai?».

         «Lo so. E non posso farci niente!».

         «Maledizione a me!».

Imprecò qualcos’altro e mi baciò a sua volta. Una bacio vero. Di quelli con la lingua. Di quelli che trasmettono l’emozione, l’eccitazione e il desiderio dell’altro.

         «E’ sbagliatissimo!».

Lo ripeté ancora e poi prese la mia mano e la portò in mezzo alle sue gambe. Sentivo la sua patatina umida. Iniziai ad accarezzarla sul clitoride e sulle labbra, mentre la sua mano aveva afferrato saldamente il mio membro duro. Mi segava e io la toccavo. Erano mani capaci le sue e l’eccitazione era tanta che ero già sul punto di venire dopo pochi minuti.

Staccai la sua mano la mio cazzo e la spinsi sul letto. Era seduta contro lo schienale del letto, mentre io avevo infilato la testa in mezzo alle sue gambe e sotto la maglia. Avevo vent’anni, ma sapevo come leccare una figa. La mia lingua si dedicava al suo sesso con dovizia, mentre lei godeva e gemeva. Non potevo vedere la sua faccia, ma la immaginavo in preda al piacere. Quello che sentivo erano i suoi gemiti di piacere e gli umori che quella calda passerina produceva con tanta abbondanza. Passarono i minuti, ma io non me ne accorgevo veramente. Lì sotto non avevo cognizione del tempo, mi concentravo solo sul leccarle la passerina e farla godere.

         «Vengo! Vengo!».

Quasi all’improvviso sentii la sua patata contrarsi intorno alla mia lingua e un piccolo schizzetto di umori mi colpì la faccia.

Mi tolsi da lì in mezzo. Mi sentivo come quei tori che vedono rosso. Volevo godere anche io e volevo farlo dentro di lei.

La sollevai di peso, la misi a pecora e puntai il mio membro duro sull’ingresso della sua figa.

         «Ora tocca a me godere!».

Iniziai una monta feroce. Non avevo più il controllo. Volevo solo scopare mia zia. Gli affondi iniziarono subito veloci e rudi. Sentivo il respiro di zia Chiara che si rompeva ogni volta che affondavo il colpo. Le mani sui suoi fianchi dettavano un ritmo in una monta animalesca. Eravamo prede dei nostri istinti. Nessuno dei due doveva essere lì: lei non doveva essere lì sotto di me come la più bella puledra di questo mondo e io non dovevo essere dietro di lei a montarla. Il mio cazzo non doveva essere nel suo tempio del piacere. Un tempio proibito.

Venni senza dirle nulla. Il mio sperma schizzò dentro di lei, caldo e abbondante.

         «Cazzo! Zia, sei fantastica!».

         «E chi si aspettava che mio nipote fosse un tale animale!».

         «Cazzo! Ti sono venuto dentro!».

         «Tranquillo. Non c’è pericolo!».

Mi sdraiai accanto a lei, riprendendo fiato.

         «Io non sono una da botta e via, nipotino. Lo sai, vero?».

         «Io voglio farlo ancora e ancora! Non solo oggi!».

         «E’ stato troppo bello per rinunciare!».

Avevamo appena compiuto il primo passo di un amore proibito. Un piacere intenso, proibito e sbagliato. Un amore incestuoso.

         «E’ stato fottutamente bello, zia!».

         «Sì. Ma per quanto è stato bello e per quanto lo faremo ancora e ancora. È anche fottutamente sbagliato!».

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