Pompino Pasquale
Il periodo pasquale porta con sé diversi sentimenti e diverse tradizioni. Per i cristiani c’è il triduo Pasquale, la ricorrenza più importante della cristianità. Per i meno ferventi c’è la tradizione delle uova di cioccolato, che fanno felici grandi e piccini. Per non parlare poi del famosissimo coniglietto Pasquale. Soprattutto nei paesi anglosassoni c’è la tradizione della caccia alle uova: la tradizione vuole che il coniglietto Pasquale nasconda uova colorate che i più piccoli devono cercare.
Ripercorrendo un po’ la storia di questa tradizione e del personaggio magico del coniglietto Pasquale si arriva alla nascita di questa leggenda.
Questa storia ha come protagonista un uccellino – vi chiederete cosa c’entra con il coniglietto di Pasqua, state a guardare – e la dea della primavera Eostre.
La dea era una creatura bellissima. Aveva lunghi capelli verdi, occhi dalle iridi color viola e una pelle bronzata, appena baciata dai raggi del sole primaverile. Un corpo snello, un seno grande e morbido. Un bel sedere grande e sodo.
Eostre era solita girovagare indossando mutandine e reggiseno fatti interamente di foglie e fiori intrecciati. La primavera rispecchiava in toto la sua bellezza, la sua vivacità e le sue passioni. I fiori colorati, il verde dei prati, il profumo delle piante, il risveglio dal letargo e la stagione degli amori. Ciò che la dea desiderava di più era essere amata. Un amore che solo gli esseri umani potevano donarle, ma che non poteva avere. Agli dei era severamente vietato avere a che fare con gli esseri umani. Ecco perché un bel giorno decise di aggirare questa regola. Lei non poteva avere a che fare con loro, ma gli animali della foresta sì.
In una radura vicino ad un ruscello d’acqua c’era un gruppo di bambini. Ridevano e scherzavano vicino all’acqua, raccoglievano i fiori e restavano incantati dal cinguettio degli uccelli. La dea gli osservava da lontano e vedeva come restavano affascinati dalle sue creature. Un uccellino si era posato sul suo braccio, poteva essere lui il suo messaggero per quei piccoli umani. Nel cinguettio generale della radura i bambini non avrebbero sentito le sue parole, ecco allora che lo trasformò in un coniglietto. L’animale andò dai piccoli a portare il messaggio della dea: “Eostre, la dea della primavera, ha fatto tutto ciò che ammirate tanto. Fate i bravi e tornate qui tra un anno nel giorno di Pasqua e vedrete cosa avrò preparato per voi!”. I bambini erano euforici e corsero subito a raccontarlo ai genitori che però non gli crebbero.
Il coniglietto intanto era tornato dalla dea per farsi ritrasformare, ma, essendo la primavera al termine, i poteri di Eostre non erano abbastanza forti da poterlo ritrasformare.
Passò un anno. Il coniglietto e la dea avevano un patto: il giorno di Pasqua lei lo avrebbe ritrasformato, se lui l’avesse aiutata a sorprendere quei piccoli umani. Eostre aveva osservato da lontano i bambini e durante la notte si era avvicinata ai villaggi e aveva spiato gli adulti, molti dei quali si intrattenevano tra loro in gesta d’amore reciproco. Gesta che la dea stessa desiderava provare.
Fu così che la notte prima di Pasqua, la Eostre diede al coniglietto una forma simil umana. Il coniglietto Pasquale era diventato alto e dal fisico muscoloso. Il volto dalle fattezze umane tradiva due orecchie da coniglio, così come anche altre parti del corpo. Gambe e braccia erano coperte del pelo soffice del coniglietto e piedi e mani avevano le fattezze della piccola creatura. Il tronco e il sesso erano quelle di un umano muscoloso e con una notevole dotazione. Infine sopra il sedere spuntava la soffice coda da coniglietto.
La dea si spogliò del suo intimo e restò completamente nuda davanti al suo compagno. Un ciuffetto di pelo verde sorvolava il monte di Venere con una curata forma triangolare. I capezzoli erano turgidi e sarebbero diventati ancora più duri sotto la pressione dei palmi morbidi della mani da coniglio del compagno. Pasquale lo aveva chiamato.
«Baciami!».
Le labbra del coniglietto si unirono a quelle morbide e carnose della dea, mentre le mani dell’animaletto premevano sui seni grandi della dea.
Eostre aveva preso in mano il membro duro di Pasquale e riproduceva i movimenti che aveva visto fare alle donne del villaggio. La dea si abbassava piano piano leccando e baciando il corpo muscoloso dell’animaletto, fino a raggiungere il suo sesso. In un baleno una strana fame la conquistò e inizio a leccare, succhiare e gustare quella salsiccia dura che aveva davanti. Il membro spariva dentro la bocca di Eostre, ogni volta sempre più in profondità. Adorava quel sapore, non voleva toglierselo dalla bocca. Si chiedeva però cosa avrebbe provato al contrario, così ordino al coniglietto di sdraiarsi tra l’erba verde della radura. Si sedette sulla bocca di Pasquale che iniziò a leccare la passerina bagnata della dea, mentre lei era tornata ad occuparsi di quell’uccello duro di cui bramava tanto il sapore.
Mentre la lingue di lui entrava nella fessurina umida della dea, il naso appuntito di Pasquale premeva sul buchetto posteriore, provocando uno strano piacere alla divina donna.
Quella pressione le riportò alla mente ciò che aveva visto nel villaggio, così messasi a quattro zampe, ordinò al compagno di penetrare alternatamente i suoi due buchi. Prima lentamente e poi sempre più velocemente. Il piacere la pervadeva e goccioline di umori colavano dal suo sesso nel prato. Lì dove quelle lacrime vaginali cadevano nel terreno, sbocciavano dei piccoli salici piangenti.
Fu con l’ultimo grande affondo del membro duro e grosso di Pasquale che la dea provò per la prima volta quello che gli umani chiamavano orgasmo. Il suo tempio del piacere si contraeva e accoglieva goloso il bianco seme del coniglietto Pasquale. Il corpo di Eostre rilasciò un’ondata di aromi che pervase tutta la radura. All’improvviso tutti gli uccelli del bosco iniziarono a cantare e ad accoppiarsi.
La mattina successiva la dea si svegliò nuda nella radura. Il coniglietto umano era tornato ad essere il fidato uccellino della dea e per tutta la radura c’erano su rami, tra cespugli e tra i fili d’erba piccole uova ognuna di un colore diversa e ognuna con un disegno diverso. I bambini arrivarono e lei si nascose. La sorpresa dei piccoli fu tale che corsero in giro alla ricerca di quante più uova colorate possibile. Erano euforici. Felici. Gridavano allegri ogni volta che ne trovavano uno e ringraziavano la dea e il coniglietto Pasquale, suo messaggero, che aveva nascosto le uova.
Fu così che da quell’anno, la notte di pasqua la dea Eostre e il suo uccellino-coniglietto Pasquale trascorrono una notte di pura lussuria e piacere e regalano ai bambini la tanto attesa caccia alle uova colorate.
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