Alice, il culo delle meraviglie

Alphamaster
6 days ago
Alice, il culo delle meraviglie

Mi era sempre piaciuta la mia dirimpettaia, Alice. Sui venticinque anni, mora, fisico asciutto, spesso vestita in modo provocante con trasparenze ben studiate per far sognare i maschietti ma sempre senza lasciar vedere neanche un centimetro di quello che avrei voluto (ma sempre ad un millimetro dal farlo) e due cosce lunghe e tornite che dicevano “aprici e lecca quello che trovi in mezzo”. Purtroppo non avevo mai avuto occasione di farle sapere che apprezzavo quel che vedevo, anche se le lunghe occhiate che le lanciavo non potevano certo essere passate inosservate.
Un giorno sento suonare il campanello, era lei con il suo laptop sottobraccio. “Ciao, scusami. Tu sei bravo con i computer vero?” mi disse quando le aprii. “Beh, ci lavoro, sai che me la cavo”, risposi guardando con la coda dell’occhio come era vestita, con un vestito piuttosto corto dal quale spuntavano due cosce inguainate in calze di pizzo nero. Lo stesso pizzo che si intravedeva dalla profonda scollatura a V dell’abito. 
Evidentemente un body completo e immaginai molto sexy. Sembrava un po’ in imbarazzo, e pensai che forse era perché si rendeva conto che la stavo radiografando, quindi mi concentrai sui suoi occhi. “Senti” – mi disse – “Credo di aver preso un virus, o qualcosa di simile. Puoi dare un occhiata al mio PC?” e me lo porse. Non la potevo far stare li con il portatile in mano, quindi glielo presi e le dissi che ci avrei dato una occhiata. Mi sorrise con un sorriso a 32 denti ma con un rossore sul viso che non capii, ci salutammo e mi portai il laptop nel mio studiolo.Aperto ed acceso il PC non notai nessun malfunzionamento, ma sul desktop, in pieno centro e messa in posizione ben visibile c’era una cartella con nome “Foto hard”. Ah, ecco come aveva beccato il virus. Certi siti zozzi sono fatti apposta, bisogna saper scegliere cosa guardare. Pensai che valeva la pena di capire cosa apprezzava la mia bella vicina per toccarsi la patata, e aprii la cartella. 
Fu una notevole sorpresa, c’erano decine e decine di foto, ma non erano prese da internet. Era lei. Nuda, in intimo, in pose provocanti o con le dita nella figa, in tutte le posizioni più provocanti. Ed aveva belle tette e una figa bellissima anche se un po’ troppo pelosa e non curata. Aveva anche un bel culetto, e il tutto si accoppiava benissimo con le cosce di cui vi ho parlato. Le ultime foto caricate in ordine cronologico erano della stessa mattina, con il body di pizzo trasparente che le avevo visto addosso prima (e niente altro sotto). Bellissima, e sicuramente quelle foto le aveva messe li per me. O almeno quasi sicuramente. Strano, una bella figa come lei poteva trovare qualsiasi bel ragazzo, come mai puntava me che di anni ne avevo più del doppio di lei?Feci le solite procedure di controllo per i virus ma non trovai niente a parte le solite cosette che trovi ovunque. Cookies di tracciamento, qualche piccolissimo malware che si becca navigando… nulla che potesse impedire un buon funzionamento del PC. Ripulii comunque tutto. Cominciava però a diventare una certezza il fatto che tutto fosse una scusa e le foto fossero per me. Come replicare alla cosa? Pensai brevemente, ma l’idea mi venne in modo praticamente automatico. “Vediamo se le piacciono i miei racconti erotici”, mi dissi. 
Nella cartella delle foto misi un link. Un semplice link, da aprire cliccandoci sopra, che portava alla pagina dove avevo tutti i miei racconti, la pagina dei racconti pubblicati da “Alpha Master”, il mio pseudonimo di scrittore. Se lei le foto me le aveva lasciate apposta, quello era un messaggio chiaro da parte mia. Se invece non me le aveva lasciate apposta, beh, la risposta era semplice. “Non sono stato io, neanche ho aperto quella cartella”. Chiusi il laptop, presi di nuovo quello ed alimentatore ed andai a riportarglielo, dicendo “Qualcosa ho trovato, cookies e malware gli ho tolti. Dati non dovresti averne perduti, ma controlla”. 
Era una frase studiata, poteva voler dire tutto o niente. Le sorrisi, e me ne andai.Passarono tre o quattro giorni in cui ci incrociammo un paio di volte entrando o uscendo dalle rispettive abitazioni e non andando oltre il “ciao”, e cominciavo a pensare che la cosa fosse in un modo o nell’altro finita li, quando di nuovo mi suonò Alice. Aprii e me la trovai davanti di nuovo con il PC sottobraccio. Gonna e felpa, stavolta, e niente tutina in pizzo a quanto pareva.“Avrei di nuovo da farti vedere qualcosa”, disse indicando il PC. Soppressi una risata pensando che forse aveva aggiunto qualche bella foto, e le chiesi se voleva lasciarmi il computer, ma rispose di no. 
“Possiamo andare nel tuo studio, che ti mostro io?” La situazione si stava facendo intrigante, ed acconsentii portandola dove lavoravo. Le indicai il tavolo pensando che avrebbe aperto ed acceso il computer, invece si limitò ad appoggiarlo, e poi guardandomi disse “mi sono piaciuti davvero tantissimo i tuoi racconti”, e si alzò la gonna. Sotto non portava niente, ed era depilata e liscia come amo e come descrivo sempre nei miei scritti. 
“Sono senza intimo, e depilata, come hai scritto che ti piace.” Coprendosi ed abbassando lo sguardo poi continuò “mi hai eccitato da morire, non conoscevo il mondo di dominazione e sottomissione di cui scrivi, e credo, credo… ” si interruppe, guardandomi di nuovo negli occhi. “Che mi piacerebbe provare”. Bingo!“Non ti ho detto di coprirti!”dissi in tono duro. Lei trasalì, e rialzò la gonna, rossa in viso come il fuoco. Le esaminai la vagina come un veterinario che guardi un animale, con distacco. “Girati”, di nuovo con tono di comando. Lei deglutì, e lo fece, ma la mano che teneva la gonna era solo davanti. Il suo culo era coperto. Le alzai la stoffa con uno strattone di entrambe le mani, lasciandola arrotolata in alto e nuda fino alla vita. “VOGLIO VEDERE COSA OFFRI!” le dissi a voce più alta ed in tono duro. 
Lei afferrò l’indumento anche con l’altra mano, mostrandomi le natiche.Ah, che belli i primi momenti. La umiliai facendola girare e rigirare e poi facendola spogliare nuda e mettendola a gambe larghe. Toccai il suo sesso, era fradicio. “Ti piace, è troietta?” – Lei deglutì di nuovo, ed annuì.“Va bene” le dissi. “Ti prendo in prova come schiava. Godrai come e quando ti dirò, e non godrai quando non vorrò che tu goda. Ti umilierò e ti userò a mio piacimento.”. La interrogai per una mezz’ora sulle sue abitudini sessuali, sui giocattoli che usava, sulle sue paure e sui suoi desideri. Lei rispose a tutto, continuando a rimanere bagnata. Periodicamente la toccavo mentre parlavamo, e lei ansimava mentre rispondeva. I suoi capezzoli erano duri ed eretti e la sua figa aperta e bagnata. Presi un grosso pennarello nero che usavo per le etichette con cui marcavo le scatole che temporanemante contenevano cose che poi avrei venduto o messo a posto, e le scrissi sul pube “AM”. Poi le lubrificai lo sfintere con uno sputo, e il pennarello glielo infilai su per il culo. Lei sobbalzò, ma non disse niente. Muovendolo lentamente e masturbandola con le dita davanti la feci venire tre volte. 
Ansimava ed oscillava, faticando a mantenere l’equilibrio.“Le regole te le ho dette. La tua password di sicurezza è COLEOTTERO, ricordatela. Se la dici il gioco si ferma, ma occhio che ogni volta che la usi rischi di fermarlo per sempre. Fallo solo se è indispensabile, non serve per evitare cose sgradevoli, serve solo per la SICUREZZA. Chiaro?” – Lei annuì, e disse di si. Le dissi di rivestirsi, e lei allungò la mano dietro la schiena, per togliersi il pennarello dal culo. Le bloccai il polso. “Non ti ho detto di toglierti il pennarello. Ti rivestirai tenendolo dentro ed andrai a casa tenendolo dentro. Lo terrai a casa per 30 minuti, senza farlo ne uscire ne entrare. Poi lo toglierai. Me lo riporterai domani.” 
Ansimava, deglutiva a vuoto, girava gli occhi intorno come a cercare qualcosa che non c’era. Adoravo quel suo senso di smarrimento. Si rivestì con molta cura, e camminando in modo un po’ strano per non far uscire il pennarello si avviò verso casa.

2


Tornò il giorno dopo, vestita con pantaloni e camicetta, preparata di tutto punto per andare da qualche parte. Bussò, e quando le aprii entrò con fare timido. Mi salutò con un “buongiorno” che avrebbe potuto essere quello di una suora, tanto era casto.
“Bene Alice” le dissi. “Vediamo i compiti per oggi e poi ti organizzo meglio il tuo rapporto con me.” Allungai la mano, senza dirle niente, e lei dopo un secondo capì, iniziando a frugare nella borsa. Senza una parola prese il pennarello e lo posò sul mio palmo. Lo presi e lo annusai, sapeva di sapone. 
“Lo hai lavato?” chiesi in tono duro. 
“Sì, signore. Ho pensato che…” la interruppi subito. 
“Non devi pensare. Non devi fare cose che non ti ho detto di fare. Spogliati, SUBITO”. Lei sembrò spaventata, e tentò di dire “ma…”. Bastò il mio sguardo. 
Abbassò il suo, e cominciò a spogliarsi.Via le scarpe, poi via la camicetta. Sotto aveva un reggiseno color carne non molto sexy. Poi giù i pantaloni, fino alle caviglie da dove alzando prima una gamba e poi l’altra li fece uscire. Strano che una che fino a ieri era molto piccante ora fosse così casta nell’abbigliamento, probabilmente il fatto di essere diventata la mia aspirante schiavetta la stava inibendo in qualche modo. Si fermò, pensando che mi bastasse. Cominciai a tamburellare con la punta del piede, mostrando impazienza. Lei capì, e si tolse prima il reggiseno e poi gli slip, rimanendo nuda.Le porsi il pennarello, e con tono neutro le dissi solo una parola: “Mettilo”. 
Lei lo prese e senza sapere come lubrificarlo se lo appoggiò sul bocciolo anale, cercando di premere per farlo entrare facendo qualche smorfia di dolore. “Non riuscirai così, troietta. Toglilo, succhialo e bagnalo di saliva, e poi rimettilo”. 
Lei lo tirò via, non era all’interno ma soltanto appoggiato, ma l’idea di succhiarlo vidi che non le piaceva considerando che stava tentando di infilarselo nel culo. La sferzai di nuovo con un singolo comando verbale. “MUOVITI!”. 
Istantaneamente lo mise in bocca, ci girò la lingua intorno e lo tirò fuori gocciolante di saliva. L’espressione diceva che era incredula di averlo fatto, ma lo aveva fatto. Se lo infilò nello sfintere, stavolta senza grossi problemi.
“Bene Alice. Cominciamo con qualche domanda. Hai sex toys? Ti chiederei del sesso anale, ma dal buchetto capisco che non lo pratichi. Forse ti sei masturbata analmente qualche volta, ma non di più”. Le rispose che non aveva sex toys e che non era andata oltre mettere la punta di un dito come esperimento. Il pennarello che le avevo imposto il giorno precedente per oltre mezz’ora era la sua prima esperienza, che le era piaciuta abbastanza ma le aveva lasciato una strana sensazione al culo, come se continuamente stesse stringendo per trattenersi dall’andare di corpo.
Di nuovo le girai intorno, mentre lei nuda teneva con la mano destra il pennarello nel suo sfintere. Presi la sua mano sinistra e gliela portai sul sesso. 
“Masturbati lentamente mentre parli”. Volevo che si abituasse ad essere un oggetto di piacere. Raccolsi il suo abbigliamento intimo, entrambi i pezzi sotto e sopra, e li appallottolai. “Questa roba deve sparire dal tuo guardaroba. Non indosserai più niente sotto gli abiti. Ti voglio sempre nuda e pronta ai desideri del tuo padrone.” 
Lei lentamente annui. Vidi le sue guance farsi rosa acceso, forse per la vergogna, forse per la masturbazione che potevo vedere a occhio nudo che stava gradendo. Vedevo umori brillare sulle labbra della vagina come minuscoli diamanti, e vedevo le sue due dita che passando all’interno del solco si affacciavano umide quando venivano avanti. 
“Quando a casa sei sola starai nuda per me. Ci sentiremo al telefono e per Whatsapp, e ti dirò anche cosa voglio vedere alla finestra.Lei annuì, senza parlare e ansimando leggermente per il piacere che le dita le provocavano, e dal rossore del viso capii che essere guardata era parte del godimento che stava provando. “ordineremo un Lovense Lush 3, in modo che io possa controllarlo e farti vibrare a mio piacere a distanza dal mio telefono. Sai cosa è?” – 
Lei negò con il capo, sempre ansimando ma mantenendo il ritmo lento delle dita che le avevo imposto. “Un sex toy, una sorta di uovo appuntito con una antenna che sbuca fuori. Lo infilerai nella tua vagina quanto te lo ordinerò, e a distanza io potrò attivare e controllare la vibrazione per intensità e frequenza, a mio piacere.” – Lei annuì di nuovo con un lieve sorriso, ci stava prendendo gusto malgrado che il viso fosse ancora rosso per l’imbarazzo. 
I suoi capezzoli, ormai eccitati e duri svettavano sulle morbide collinette dei seni e senza parlare ne presi uno tra pollice e indice, stringendolo e torcendolo quel tanto che bastava a causare insieme eccitazione ed un po’ di dolore. 
Mentre lei godeva e soffriva, andai avanti. “Ti ordinerò anche un set di plug anali, per addestrare il tuo culetto” e nel dirlo feci passare il braccio dietro la sua schiena e presi il pennarello tra le dita, muovendolo un po’. “Senti come sembra che tocchi e non possa andare più a fondo?” – Lei disse di si, sentendo il corpo estraneo di plastica premere contro le pareti. “Se sposto la punta che esce verso la tua figa la parte dentro ruota mettendosi quasi parallela alla schiena, e la via si libera. Senti?” Eseguii facendo entrare il pennarello fino al tappo. Lei ebbe quasi un singhiozzo, il suo respiro accelerò sensibilmente e con voce rotta mi disse 
“Per favore, posso godere? Sto impazzendo” – Io risposi “Devi chiederlo chiamandomi Padrone, e dopo potrai godere”. Lei deglutì e riprovò cambiando la forma “Per favore Padrone, posso godere?”. Io annuii e cominciai a pomparle il culo forte con il cilindro di plastica e aumentai la pressione delle dita sul capezzolo. Lei gemette, e accelerò il movimento, appoggiandosi a me. “Non toccarmi, troia!” esplosi. “Stai in equilibrio da sola!”. Lei ritrasse la mano di scatto fermando il movimento, ma poi lo riprese come indemoniata. Oscillava, le ginocchia si piegavano, la sua mammella si stirava rimanendo appesa alla mano che le torturava il capezzolo, e dopo alcuni convulsi movimenti della mano tra clitoride e dita infilate dentro esplose in un orgasmo dove i gemiti sconfinavano quasi nelle urla, e un fiotto di piacere liquido schizzò sul pavimento e sulla mia gamba. 
Lei si accasciò, ma prima che mi togliesse di mano il pennarello presi la sua mano al volo e ce la misi sopra: 
“Non farlo uscire, schiava” e poi assecondai il suo movimento verso il basso lasciandola accasciare e nel farlo facendole strofinare la faccia sulla patta dei miei pantaloni, per farle sentire il cazzo duro, e poi sulla coscia con la macchia umida del suo squirt. 
“Leccalo via, troia, e poi ti farò andare a casa”. Lo fece con diligente eccitazione, anche se dalla faccia capii che per lei era la prima volta che leccava il suo succo di fica. Leccò e succhiò, sempre tenendo la mano sul pennarello, e quando ebbe terminato la feci alzare.“Tieni il pennarello dentro. Rivestiti e porta via mutande e reggiseno senza metterli. Il pennarello tenderà a cadere fuori visto che i pantaloni sono parecchio larghi, stringi il buco o tienici la mano sopra, a tua scelta.” A sentire questo era quasi viola di vergogna. 
“E se mi vedono?”. Sorrisi, e replicai: “Fai attenzione, tra pennarello nel culo e mutande e reggiseno in mano è meglio che tu guardi dietro gli angoli prima di girarli, e che tu aspetti che la strada sia libera, ma siamo vicinissimi, hai solo un paio di minuti di paura da superare. Tieni il pennarello a casa altri 45 minuti, domani non ci sono, tornerai dopodomani e vedremo se i miei due ordini sono arrivati”. Lei rossa come un peperone si rivestì tenendo il pennarello in culo e uscì dalla mia porta dopo aver controllato il pianerottolo. 
Le chiusi il battente alle spalle, e finalmente sorrisi. Era una schiavetta perfetta, ci saremmo divertiti parecchio.

3

Malgrado gli impegni e la distanza – ero fuori città per l’intera giornata a causa di impegni di lavoro in un’altra città a qualche centinaio di km da me – ci sentimmo per Whatsapp, diverse volte. Mi chiese se poteva masturbarsi a casa, e le detti il permesso, ma doveva avvisarmi ogni volta che lo faceva, usare il pennarello nel culo e farsi una foto mentre si masturbava e dirmi se avesse o meno goduto, e credetemi, quel giorno si era davvero usurata la passerina, avevo il telefono pieno di immagini della sua figa in cui si vedeva anche il pennarello nel “secondo canale”. 
Dopo la seconda le ordinai di scriversi sul monte di venere “AM” con il pennarello nero stesso, e tutte le foto seguenti erano regolarmente marchiate.
Il giorno successivo, rientrato a casa, come speravo trovai arrivati i toys che avevo ordinato per divertirmi con Alice con una buona percentuale di certezza che avrebbero fatto divertire e godere parecchio anche lei. Le ordinai di venire da me, dandole anche un “dress code”. Doveva venire in minigonna e camicetta con sufficienti bottoni aperti da far intuire pur senza vendere e con sotto la tutina di pizzo, scarpe col tacco e niente intimo e ovviamente tenendo nel culo il pennarello, e sbirciando dalla finestra dopo pochi minuti la vidi uscire dal portone di casa sua cercando di far finta di niente e stringendo le chiappette per tenere dentro il cilindro di plastica nera, attraversare il cortile comune diretta verso le mie scale e non passò molto che sentii suonare alla porta.
Aprii, e la vidi bella come al solito, vestita esattamente come le avevo chiesto. Dopo una rapida occhiata di nascosto per assicurarmi che la simpatica vecchietta della porta accanto alla mia non fosse in giro le alzai la gonna per controllare che fosse senza slip, direttamente li sul pianerottolo facendola diventare immediatamente rossa come un pomodoro maturo, e sempre con la sua gonna tra le mie dita la feci girare per guardarle il culo farcito con il piccolo corpo estraneo, stupendo come lo ricordavo, e fu solo allora, e sempre con la gonna alzata, che la feci entrare e chiusi la porta. 
Era paonazza per la vergogna ma il respiro accelerato mi diceva quanto si fosse eccitata e il fatto che non avesse proferito neanche una parola di protesta mi trasmetteva buonissime sensazioni su come fosse entrata nel ruolo di sottomessa. Ero stato davvero fortunato a trovare una ragazza così.“Molto bene Alice, sono soddisfatto e per questo ti farò qualche regalino, infatti sono arrivati i sex-toys che ti ho ordinato. Spogliati nuda, che li proviamo.”, sapevo esattamente da cosa cominciare dato che il Lush era arrivato scarico e lo avevo messo in carica neanche mezz’ora prima. Alice si denudò guardandomi intensamente e spingendo periodicamente dentro il pennarello per impedirne la caduta a terra, dandomi una piacevole sensazione di calore al basso ventre: ottimo, non avendo ricevuto l’ordine di toglierlo stava eseguendo con cura. Davvero un colpo di fortuna che le si fosse accesa la piccola ma vivida fiamma della passione per il D/s. Una volta che non le rimase addosso neanche un centimetro di stoffa le detti l’ordine che tenevo in serbo per godermi la sua reazione: 
“togliti il pennarello dallo sfintere e mettilo in bocca” – il suo sguardo si fece improvvisamente terrorizzato e i suoi occhi spalancati dimostravano quanto la avessi colpita duramente con quelle poche parole. Ricordavo che per leccarlo quando solo era stato appoggiato esternamente allo sfintere avevo dovuto superare le sue ritrosie, ma volevo questa prova di ubbidienza e la avrei avuta. “N… non posso…” provò a dire lei con sguardo che diventava implorante. 
“DEVI!” risposi seccamente e con sguardo duro. “ma… sarà sporco, non sarà…” azzardò. “Zitta e fallo, ora. Non hai usato la tua password di sicurezza, giustamente dato che non sei in pericolo, e sai bene che i tuoi NO non contao quando il padrone ti da un ordine. Fallo, e con la bocca puliscilo completamente se è sporco. Il tuo corpo è mio, e mi dimostrerai la tua obbedienza e appartenenza. Apri le gambe, allargale da troia quale sei, masturbati piano con la sinistra e con l’altra mano estrai il pennarello e ficcatelo in bocca e succhialo fino a quando ti dirò io di farlo!” – lo fece, con gli occhi sgranati, nuovamente incredula di quello che stava facendo e dandomi la sua sottomissione come le avevo ordinato. 
Il pennarello uscì dal suo sfintere con poche tracce di quello che aveva incontrato all’interno, ma sicuramente con un po’ di odore, ma lo leccò e succhiò come se gli stesse facendo un pompino, pulendolo del tutto e nel mentre si sfiorava la vagina. Gliela toccai, strappandole un gemito e trovandola fradicia come mi aspettavo.Quando fui soddisfatto della ripulita data all’improvvisato giocattolo anale me lo feci consegnare tendendo la mano e lo trovai perfettamente pulito. 
“Ti è piaciuto il gusto del tuo culo, troietta?” lei mi guardò come un cerbiatto guarderebbe un falco “non tantissimo ma non era come temevo. Un retrogusto amaro, ma anche in parallelo un altro sapore, non sgradevole” – Annuii – Odore di culo scopato, ci farai l’abitudine. “Continua a masturbarti piano e porgimi la mano destra” le dissi. Lei lo fece, e dal flacone che avevo preso dalla tasca le spruzzai del gel lubrificante sulle dita. 
“Lubrificati il culo con questo, bene dentro e fuori”. Vidi che si sforzava di eseguire bene, distratta dalle dita che le facevano crescere l’eccitazione nella sua micia, e notai che adesso il medio le entrava senza fatica nello sfintere allenato dal pennarello. Una volta che fu ben lubrificata presi da un cassetto un kit di quattro plug anali di acciaio con un luccicante cristallo bianco sul fondo, di diverse misure: Il più piccolo era proprio da principianti, con la parte più larga poco più grande dell’Uniposca che le avevo fatto mettere nel retto a più e più riprese, mentre la parte stretta era circa come una bic. Perfetto per essere tenuto discretamente nel deretano per periodi anche prolungati da una novizia come lei. Per spaventarla un po’ però presi il più grande, un grosso cuneo di metallo cromato che sicuramente il suo culetto vergine non era in grado di accettare, e glielo appoggiai appena sullo sfintere, era terrorizzata e si vedeva ma aveva i capezzoli dritti fino quasi a farle male dall’eccitazione. La guardai, non aveva detto una parola. “Brava schiava, non hai protestato stavolta. Per questo perdono le tue proteste per il pennarello in bocca”. 
Mi sorrise, riprendendo a respirare e continuando il suo lento ditalino. Presi il plug più piccolo, lo lubrificai e glielo feci entrare con cura, fino a quando il piccolo stelo tra il corpo e la base non fu risucchiato bloccandolo dentro. Mugolando di piacere mi chiese di godere, ma per il momento gli risposi di attendere e mantenere il ritmo lento. Avevo ancora una mezza idea, e dal cassetto presi due mollette da bucato: “Adesso te le metterò ai capezzoli, ho visto quanto ti piaceva quando te ne stritolavo uno tra le dita.” Lei annuì e dette la risposta migliore che potessi aspettarmi: “Grazie signore!” , con voce incrinata dal piacere, e mentre io applicavo il primo lei cominciò ad ansimare, faticando a mantenere il controllo. Al secondo mi guardò e quasi disperata chiese “padrone, mi faccia godere, la prego!”. Presi un bicchiere di carta, memore di quanto squirtava la troietta, e annuii. 
“Godi, piccola schiavetta!”. Lei partì con una masturbazione furiosa con entrambe le mani. Dopo pochissimo le sue ginocchia cominciarono a cedere, ma tenendola con una mano sotto un braccio e tenendole il bicchiere davanti alla figa la feci rimanere in equilibro. Esplose come una fontana, e io raccolsi tutto il suo schizzo nel contenitore di carta, e quando il suo orgasmo smontò lo annusai, trovando che sapeva davvero di buono. “Bevi!” ordinai porgendole il bicchiere bianco. Lei lo prese, e stavolta senza esitare lo scolò fino all’ultima goccia. 
“Padrone, mi piace il sapore della mia figa… grazie di avermelo fatto scoprire”. Mi chinai e le passai la lingua sul clitoride ancora ipersensibile, facendola tremare. “Si, molto buona e molto dolce la tua fighetta”.
“Terrai il plug due ore filate, e ogni trenta minuti provvederai a toglierlo e rimetterlo per 10 volte. Fammi vedere come farai” le dissi, e lei eseguì, regalandomi dei magnifici gemiti di piacere nel togliere e rimettere quel lucido giocattolo di metallo.“Brava” le dissi, e vidi la soddisfazione per la lode nei suoi bellissimi occhi “ricordati di fare il video mentre estrai e reinserisci. Vai a casa, e torna da me nel pomeriggio, che giocheremo ancora”, lei mi sorrise e si rivestì.La aspettava il Lush, ma avevo altre belle idee per la mia schiavetta.