L'estate di Silvia
CAPITOLO 1 - INTRODUZIONE
Io sono Silvia, e vi racconterò di una estate di alcuni anni fa con due amici di tutta la vita. La scuola era finita, gli esami di stato erano andati bene e tutti e tre (Tommaso detto Tommy e Giovanbattista detto Giò, per brevità) e ci trovammo per la prima volta una estate davvero libera. Mare, sole e qualche birra di giorno, passeggiate la sera, chitarra sul mare la sera, discoteca nel week end. In pratica vivevamo in un sogno.
Una sera eravamo con altri amici ad una "spiaggiata", come la chiamavamo. In pratica si cenava in spiaggia e si rimaneva per gran parte della notte. Un falò illuminava tutto dopo aver cotto alla meglio la cena, che di solito era roba fredda tipo insalata di riso o melanzane alla parmigiana seguita da uno o due wurstel o una salsiccia. E prima che qualcuno cominci a fantasticare su che tipo di salsiccia e da dove entrasse, vi dirò che entrambe le possibilità in quelle serate c'erano.
La serata stava terminando molto più presto del solito, l'aria si era raffreddata un po' e gli altri uno o due alla volta se ne erano tornati a casa. Strano, di solito rimanevano anche se poi ci si doveva avvicinare al falò. Noi tre invece eravamo rimasti, e data la carenza di figa (eravamo in tre, l'unica ero io) tutti e due i maschietti mi pressavano, sperando di finire la serata in bellezza con me. Di solito uno dei due me lo sarei limonato volentieri, come in passato – senza grandi preferenze – e magari anche di più, ma quella sera entrambi erano poco disposti ad essere quello che doveva cercarsi un'altra. Probabilmente per mancanza dell'altra, anche se all'epoca ero una gran bella fighetta.
In ogni caso si passò da un bacio sul collo a una mano su una coscia, una toccata di una tetta mentre le lingue si sfioravano, e finii che stavo limonando duro con tutti e due. Era strano, ma non spiacevole. Anzi, direi che era parecchio piacevole. Specialmente quando ad un certo punto Tommy aveva una mano sulla mia tetta sinistra e una nei miei slip e mi strofinava la micia mentre Giò si palpava l'altra tetta e con l'altra mano mi titillava il buco posteriore. Presa dal momento dissi ad entrambi di fermarsi e mi tolsi la maglietta. La reazione nelle due patte dei pantaloncini fu esplosiva, e nella luce guizzante del fuoco vedevo due erezioni non equivocabili tra le gambe dei due. Fu il punto dove la mia mente cosciente decise di staccare la spina per un po' e lasciare decidere all'animale in calore. Mi tolsi anche pantaloncini e slip, e dissi loro di spogliarsi. Lo fecero. Non so se ci sia un record sul libro dei primati per il tempo necessario ad uscire dai vestiti, ma i due "primati" in questione di certo tentarono di batterlo. Giò aveva un cazzo nella norma, senza infamia e senza lode, ma Tommy aveva una apperacchiatura di trivellazione dal diamentro veramente rimarchevole, ed entrambi erano in uno stato di erezione che doveva sfiorare il dolore.
Ci rimettemmo all'opera e i due bastardi ripartirono proprio da dove eravamo. Solo che entrambi approfittarono per infilare il dito dentro. Uno nella figa e uno nel culo, che si era bagnato con gli umori che colavano da davanti. Avevo usato il mio culo per masturbarmi da sola, in passato, ma in modo molto delicato. Usato così da un grosso dito maschile e soprattutto con due dita di Tommy ad ingombrare davanti mi pareva di essere squartata. In realtà sentivo leggermente dolore al culo all'inizio, ma dopo poco grazie anche al modo delicato di Giò malgrado le dimensioni del dito (o forse grazie a quelle) si era trasformato in un potente piacere. Avevo i due cazzi in mano, e li segavo lentamente per non farli venire troppo in fretta. Avevo paura che una volta sborrato mi avrebbero mollato li, e invece volevo stragodere in quella folle sera.
Ansimavo e la mia fica colava sulla mano di Tommy e sul dito di Giò, e sentii che stavo per avere un potente orgasmo. Accelerai a masturbare i due membri, che pareva non aspettassero altro, e i loro proprietari per reazione accelerarono e potenziarono i loro movimenti nei miei orifizi.
Venimmo praticamente insieme. Io per prima, subito dopo Giò e dopo una decina di secondi Tommy. Entrambi mi sborrarono addosso, fiotti caldi e potenti che mi finirono sulla pancia e i fianchi ed in parte sui seni. Stetti per un lungo periodo apparente in paradiso, inarcata e tremante mentre loro si svuotavano. Tornammo sulla terra tutti e tre lentamente. Ci staccammo, con gli occhi che brillavano nel buio rotto dal falo. Ansimavamo tutti, e ci volle un po' a riprendere fiato. Mentre cercavo di pulirmi alla meglio con dei fazzoletti – Non ci sarei riuscita, e sarei tornata a casa appiccicosa e profumata di sesso, per fortuna inosservata – ci guardammo, e fu Tommy a dire quello che pensavamo tutti. "Dobbiamo rifarlo".
Fu solo l'inizio di una estate memorabile.
CAPITOLO 2 - LA DOLCEZZA SAFFICA
Dopo quell'incontro a tre tra Tommy, Giò e me ero veramente diventata ossessionata dal godere, mi masturbavo cercando di nuovo quel brivido e quel piacere profondo ma senza riuscire a ritrovarlo e nell'attesa del momento non ancora giunto di ripetere l'esperienza con i due maschietti fui forse fregata proprio per il mio stato mentale quasi da crisi di astinenza da orgasmo e finii per confidare anche questa esperienza a tre alla mia amica Alba.
Eravamo in casa da me da sole e per il caldo avevamo entrambe addosso solo una maglietta bianca lei, una canotta verde io (entrambe senza reggiseno) e sotto pantaloncini da ginnastica leggeri e corti che a stento coprivano gli slip stando accosciate sul letto e ci scambiavamo confidenze sui ragazzi – OK, lo ammetto, ci scambiavamo anche opinioni sui loro cazzi e come sapevano usarli, dato che anche lei quella estate si stava godendo parecchio la vita – e la figa umida al ricordo e la testa leggera mi fecero spiattellare tutto; per fortuna Alba non era una tipa che si scandalizzava, anzi! Iniziò a pressarmi con domande piccanti e richieste di dettagli, costringendomi a raccontare ogni cosa per filo e per segno fino a farmi quasi rivivere la sensazione dei due cazzi in mano e della doppia penetrazione delle dita dei due. C'è poco da girarci intorno, ero eccitata come una cagna in calore al ricordo, e anche lei la vedevo ben rossa in viso e i suoi capezzoli erano evidenti sotto la maglietta leggera di cotone, quando lei se ne usci con una proposta che non mi aspettavo. "Mi piacerebbe farlo in quattro con voi, ti prego, organizziamolo!" mi disse con voce arrochita di desiderio e le guance imporporate.
Lo confesso, l'idea mi incuriosiva in parte ma feci parlare quella metà egoista di me che voleva di nuovo due persone che la facessero godere in contemporanea mettendola al centro della scena, e dissi "Credo che in quattro diventerebbe solo sesso in due, solo con qualcun'altro che lo fa accanto, non credo che ci sarebbe da godere così tanto quanto in tre". Me ne pentii subito, ero stata stronza dirlo - potevo declinare in cento altri modi più educati - ma fu la reazione della mia amica a che in realtà mi strozzò in gola le scuse. "Pur di farlo ci sto a fare la mia parte su di te, non l'ho mai fatto con una ragazza e neanche ci ho pensato fino a adesso, ma immaginarti in quella situazione piccante mi ha cambiato le carte in testa. Potrei toccarti, o anche leccarti se vuoi se uno dei maschietti fosse occupato con me".
Decisamente ero spiazzata, tutto mi aspettavo ma non questo. Neanche io avevo mai fatto sesso con una ragazza, sinceramente ci avevo un po' fantasticato ma tra la fantasia e dire "ma dai, si, assaggiamoci le vagine a vicenda" ci passano un bel po' di paure, dubbi, e incertezze. "Ma... ma... non l'ho mai fatto con una ragazza, e se poi non ci piace in realtà? E se roviniamo la serata a Giò e Tommy?" praticamente balbettavo, ma Alba era ormai partita di testa, e si sporse in avanti verso di me "Credo che se quei due ci vedessero toccarci a vicenda sborrerebbe nelle mutande senza neanche toccarsi ne tirarlo fuori. E noi possiamo anche fare pratica subito, anzi, ormai sono così eccitata che lo vorrei davvero fare subito, mi piacerebbe, ti voglio!"
In parte l'eccitazione causata dal ricordo mi era smontata, ma anche se non volevo ammetterlo l'idea di provare un rapporto saffico mi faceva sentire le farfalle nella pancia e la gattina laggiù sotto stava bagnandosi. "Non lo so, siamo entrambe etero in fondo..." tentai una difesa stentata e banale, ma Alba era già con una mano sulla mia coscia, le dita vicine all'inguine e con la bocca cercava le mie labbra: avevo solo un secondo o due per decidere se alzarmi e chiudere li il discorso, dicendole di non parlarne più o perdere la mia "verginità lesbica". L'incertezza e il blocco che mi avevano preso decisero per me, sentii il tocco morbidissimo delle sue labbra sulle mie, appena sfiorate, ancora, ancora, ma con una dolcezza infinita e senza pressione. Ripensandoci a distanza di tempo mi chiedo quanta fatica avrà fatto Alba a controllarsi nello stato di eccitazione che le aveva fatto rompere gli argini e farla comportare con quel tatto invece di infilarmi la lingua in bocca e afferrarmi una tetta come probabilmente il suo cervello e la sua figa stavano urlando di fare, ma quella calma si trasmise a me e mi scongelai un po', ricambiando il tocco leggero delle labbra. Presi tra le mie il suo labbro inferiore, succhiandolo appena, allargandolo fino a dischiuderlo e far apparire i suoi denti bianchissimi, fino a sentire il suo fiato profumato di menta. Lei mi accarezzava lentamente e con leggerezza la pelle nuda della coscia, e dopo un tempo infinito ma troppo breve sentii la punta della sua lingua giocare con il mio labbro superiore, poi con quello inferiore, e quando infine trovò il coraggio di provare delicatamente a introdursi aprii la bocca, la accolsi e la toccai con la mia: stavo limonando con una ragazza, e mi stava piacendo da matti!
La mano di Alba si fece strada lungo la coscia fino a risalire dentro i pantaloncini, sopra gli slip, causandomi brividi di piacere che mai avrei pensato che sarebbero stati causati da polpastrelli femminili, mentre la mia mano come animata da volontà propria si era appoggiata lieve sul suo seno sinistro, sentendo il capezzolo turgido sotto il cotone bianco, toccandoci a vicenda con esitazione ma con una sensazione di perverso piacere; la posizione ci limitava anche se favoriva il gioco delle lingue che si rincorrevano all'interno delle nostre cavità orali, e i miei pantaloncini impedivano alle dita di lei di arrivare dove entrambe avremmo voluto, così mi staccai prendendo fiato, e le sussurrai con la voce rotta dalla lussuria che ormai mi aveva preso, risvegliando le sensazioni della serata in tre "aspetta, lasciami spogliare", e mettendomi in piedi davanti al letto dove lei era ancora accosciata a gambe incrociate, e guardandola con malizia uscii lentamente dai tre soli indumenti che indossavo, rimanendo nuda per poi tornare verso il letto, ma fu lei adesso a dirmi di attendere un attimo e ricambiare esattamente quello che avevo fatto pochi secondi prima: era bellissima la sua figura era flessuosa con una vita stretta che contrastava con il seno sodo, e non c'era traccia del biondo dei suoi capelli sul monte di venere, che era perfettamente depilato contrariamente al mio, dove il pelo scuro c'era.
Decisamente avevamo ormai passato una linea di confine, eravamo entrambe nude ed eccitate a guardarci a vicenda, io mi sdraiai su un fianco e picchiettai il materasso davanti a me con il palmo per invitare Alba a sdraiarsi davanti a me, e lei lo fece languidamente, senza togliere gli occhi dai miei. In quella posizione potevamo entrambe alzare una gamba lasciando accedere l'altra al paese dei balocchi in mezzo alle gambe, e lo facemmo. Allungai una mano mentre tornavo a baciarla, sentendo la sua fessura stretta e bagnatissima con le dita e il suo bacino cominciare a muoversi leggermente strofinandosi contro i miei polpastrelli, sospirando di piacere. Anche lei allungò la mano tra le mie gambe, e fu come una scossa elettrica quel contatto, ero bagnatissima e sentivo le sue dita scivolare leggere nel solco, toccandomi come se sapesse esattamente cosa mi faceva provarer piacere (e forse è la differenza principale che oggi, con più esperienza, posso dire che ci sia tra il sesso saffico e quello etero: una donna sa cosa piace a un'altra donna).
La mia bocca lasciò la sua e scese lentalmente verso il suo petto, sentendo sulle labbra il leggero contatto della sua pelle serica lungo tutto il percorso che mi separava dal capezzolo e anche se nel farlo la posizione ci impediva di toccarci le micie ero comunque percorsa da brividi di piacere, e lo stesso Alba, che sporse in avanti i seni per favorirmi e farmeli succhiare, cosa che feci dolcemente per qualche minuto, fino a quando lei non si staccò da me e guardamdomi disse "aspetta, fammi cambiare posizione, e girandosi sul letto mise la testa davanti alla mia vagina vogliosa, porgendomi la sua nel farlo, la avevo direttamente davanti alla mia faccia, sentivo l'odore di femmina eccitata che mi penetrava le narici raggiungendo il cervello come un proiettile uccidendo la parte intelligente e di buon senso e lasciando al controllo la troietta eccitata della serata in tre: allungai il collo, misi la testa sulla sua coscia e sporsi la lingua arrivando a toccare la sua lumachina con la punta esattamente nel momento in cui la sua lingua toccava la mia. Fu come se un candelotto di dinamite mi fosse esploso dentro al cranio, cominciai a usare il mio organo del gusto nella sua vagina quasi selvaggiamente, sia per darle piacere che per sentire il suo sapore che stavo trovando semplicemente paradisiaco, e lo stesso stava facendo lei. La sentivo muovere il bacino contro la mia faccia, e anche io non riuscivo a stare ferma, mi si stava accumulando un orgasmo epico, e non passò molto che esplose, facendomi anche squirtare il mio piacere nella sua bocca: la sentii tossire, ma non smettere di lapparmi il mio centro del piacere, e restammo a volare altissime in cielo per un tempo infinito.
Tornate nella mia cameretta la sentii sputazzare leggermente, e girandomi e rimettendomi con la faccia davanti alla sua le vidi togliersi dei peli di bocca, anche se con il sorriso, e mi sentii avvampare di vergogna. "ODDIO, scusa, scusa... giuro, mi depilerò completamente come te, mi dispiace.." dissi, ma il suo dito profumato di me si alzo e si appoggiò sulle mie labbra, chiudendole con una pressione lieve, e mi rispose che non importava, ma con un occhiolino aggiunse che le prove prima dei grandi eventi si fanno proprio per renderli perfetti alla occasione ufficiale. Ridacchiammo entrambe soddisfatte, poi lei aggiunse "il tuo squirt è dolce e buonissimo, se te ne faccio produrre abbastanza e lo imbottigliamo diventiamo ricche", facendomi diventare rossa come un peperone, in effetti avevo rischiato di annegarla... ma pregustavo il momento di coinvolgere Giò e Tommy, e doveva essere presto. Glielo dissi, e ci baciammo di nuovo, con sulle labbra il sapore delle vagine che si mischiava.
CAPITOLO 3 - LA ROULETTE RUSSA DEL POMPINO
L'occasione si presentò pochi giorni dopo, quando inaspettatamente Alba si trovò casa libera per una notte perché i suoi genitori andarono in un'altra città lontana molte centinaia di km per un funerale di una persona di cui, per altro, non gli fregava niente, una di quelle cose che devi fare ma che ne faresti volentieri a meno. A noi restò casa libera per 36 ore, con in mezzo una notte dove avevamo intenzione di fare follie, e dove io sarei andata ufficialmente a farle compagnia per cena e e avrei dormito li, quindi nessun problema di non far scoprire che dormivo fuori. Giò e Tommy sarebbero venuti dopo cena e se ne sarebbero andati a fine festino, senza grandi timori di venire scoperti perché la casa in questione era un po' fuori città e l'unica vicina era a più di 500 metri e per di più era una anziana che come calava il sole chiudeva tutte le finestre e alle 21 se ne andava a letto: in pratica una situazione più che ideale. Organizzare la cosa era stato divertente, avevo creato un gruppo Whatsapp e una volta tutti dentro avevo scritto solo "Alba, diglielo", e da li era esploso il finimondo.
Il finale del pomeriggio per noi due passò con molta eccitazione, ma non volevamo cominciare prima dell'arrivo dei maschietti, "per non rovinarci l'appetito", come diceva Alba, con il risultato che tutte e due avevamo una voglia indiavolata fino dalle 18, e la pizza la mangiammo parlando di sesso. I due ragazzi arrivarono a casa di Alba vestiti come per una grande occasione, mentre l'idea di noi ragazze era che di vestiti ne avremmo fatto a meno abbastanza in fretta. Io mi ero depilata completamente, memore della figuraccia fatta nell'occasione precedente in cui ci eravamo leccate con quella che al momento quasi consideravo "la mia ragazza", e indossavo apposta roba provocante, canotta senza reggiseno, una gonna corta e svolazzante e niente intimo – volevo vedere cosa sarebbe successo tra le gambe dei ragazzi quando se ne fossero accorti, ma anche per Alba era una sorpresa e volevo vedere come reagiva – mentre Alba aveva un top che lasciava completamente scoperta la schiena e a stento le copriva i deliziosi seni e dei pantaloni corti di tessuto nero lucidissimo.
I due maschietti erano arrivati abbastanza presto, al punto che sul tavolo c'erano ancora i cartoni delle pizze che avevamo ordinato e mangiato per cena noi due e le bottiglie di birra che avevamo bevuto per mandarle giù, e non erano venuti a mani vuote, si erano portati altre birre: nel giro di poco il gruppo non era ubriaco ma era "allegramente sobrio" e con i freni inibitori completamente allentati.
Fu a quel punto che Alba sganciò la bomba: "ho in mente un gioco per stasera, un bel gioco, vi interessa?". Tommy come un boccalone ci cadde in pieno, e con faccia un po' contrita disse che aveva in mente di meglio che giocare a qualche gioco da tavolo, beccandosi una gomitata nelle costole da Giò che aveva invece ben capito in che direzione andava il discorso, ma Alba si mise a ridere e proseguì "tranquillo che il gioco che ho in mente si fa senza vestiti addosso!", rianimando Tommy immediatamente, e proseguì "lo chiameremo 'la roulette russa del pompino', e le regole sono queste. I due maschietti si siedono sul mio letto, Silvia e io ci inginocchiamo davanti e li prendiamo in bocca cominciando a darci da fare e ci scambiamo ogni 40 secondi. La sfida è non farli venire, perde chi fa venire il suo per prima. La abilità è non farli venire nei propri 40 secondi ma portarli sull'orlo alla fine del proprio tempo, in modo che quando l'altra ci mette le labbra non si riescano a trattenere. Chi perde dovrà ingoiare tutto, fino all'ultima goccia, e poi trasferirsi sull'altro e farlo venire e ingoiare tutto anche da lui, e alla fine dovrà leccare la vincitrice fino all'orgasmo. Chi perde non potrà venire per tutto il gioco, nessuno le toccherà ne la fighetta ne il buchino dietro, mentre lei dovrà far venire gli altri di bocca o di mano ogni volta che lo chiederanno."
A dire il vero ero un bel po' preoccupata, avevo fatto qualche pompino in precedenza ma mai mi ero fatta venire in bocca, e tanto meno ingoiato: avevo sempre finito con la mano, e non avevo idea se la cosa sarebbe stata di mio gradimento in caso avessi perso – tanto più che chi perdeva non avrebbe avuto orgasmi. "Non ho mai avuto lo sperma in bocca, ne ho ingoiato... non so se ci riuscirò" dissi con aria un po' impaurita, la risposta di alba causò l'immediato rigonfiamento delle patte dei pantaloni dei due ragazzi, che già erano delle discrete collinette per l'attesa del gioco che li vedeva comunque sempre vincitori: "Non avevi neanche mai leccato una fica, e ti è piaciuto parecchio mi pare" seguito da un occhiolino. I gemiti dei maschietti ci dicevano che non farli venire sarebbe stata una bella impresa, la mia "leccamica" stava complicando la vita parecchio ad entrambe con quella frase.
I due "io ci sto" contemporanei misero tutta la serata nelle mie mani, e non volevo fare la parte di quella che manda tutto in vacca, quindi sia pure con una paura fottuta (ma con la figa fradicia) acconsentii, e invitai tutti a spogliarsi. Lo fecero, mentre guardavo godendomi lo spettacolo, e poi sganciai la mia bomba, e alzai la gonna mostrando la fighetta depilata non coperta dagli slip: "io farò presto a spogliarmi" con una risata nervosa. Dio, adoravo la sensazione di essere stata nuda mentre gli altri non lo sapevano, e le facce "sbigottitamente arrapate" di tutti e tre mi dissero che anche loro stavano gustando la cosa. Mi spogliai nuda anche io, sistemammo uno smartphone in modo che facesse un avviso ogni 40 secondi e tutti presero posizione, io davanti a Tommy e Alba in ginocchio davanti a Giò. Sapevo per esperienza che il gran cazzone di Tommy ci metteva un po' più di quello standard del suo compare a venire, dovevo cercare di sfruttare il vantaggio, ma la posizione non era strategicamente buona: Alba mi avrebbe sicuramente passato un cazzo più vicino all'orgasmo, dovevo darmi da fare di brutto per passargli il mio pronto a venire.
"Pronti? Via!"
Succhiavo e leccavo come una matta, facendo gemere il proprietario del Calippo che stavo spompinando, ma lui voleva prolungare l'attesa e cercava di rimanere concentrato e non venire. "PING!" il segnale, rapide ci scambiammo di posto, e trovai il cazzo di Giò pieno di saliva e saporito di precum. Rallentai, cercando di preservarlo, avrei accelerato solo negli ultimi secondi per cercare di spingerlo a stare per venire. I turni si succedevano, due, tre, quattro volte, alla fine avevo in bocca il cazzo di Giò quando esplose. Merda, avevo perso! Lui urlò "VENGO!", interrompendo subito l'azione di Alba... maledizione, toccava bere anche da Tommy. Gli schizzi si succedevano, potenti, caldi e cremosi, il sapore era meglio di quello che temevo, acidulo ma tutto sommato non ne ero disgustata (prima di cominciare avevo avuto paura di vomitare se fosse successo). Ne feci mio malgrado una scorpacciata, il buon Giò evidentemente si era preservato per la serata senza farsi seghe, e mi fece bere una quantità esagerata di sperma. Ripulito il suo cazzo passai a spompinare Tommy, con il suo cazzo non lunghissimo ma dal diametro che quasi mi forzava la bocca, e anche lui mi riversò in gola il suo sperma. Più dolciastro di quello del suo amico, e in quantità anche maggiore. Continuava a schizzare, e io dovevo continuare a inghiottire. L'ultimo schizzo me lo tenni in bocca, e mi trasferii sulla figa di Alba che nel frattempo si era messa a gambe larghissime sulla cima del letto, facendosi guardare la fighetta nell'attesa (forse per quello entrambi mi avevano riversato una caraffa di sperma in pancia?) e lasciato l'etero passai al lesbo, avvicinando la faccia al sesso profumato della mia amichetta, lasciandoci colare sopra dalle labbra l'ultimo schizzo di sperma che avevo tenuto in bocca per poi riprenderlo con la lingua e inghiottirlo come da regole del gioco. La cosa fece gemere tutti e tre gli altri. I maschietti tornarono miracolosamente in tiro, e cominciarono a segarsi guardandoci. Alba si contorceva e gemeva, ma cercava di rimandare l'orgasmo il più possibile, e dovetti impegnarmi al massimo per farla esplodere. Quando ci riuscii i due ragazzi vennero in contemporanea, forse per lo spettacolo erotico che stavamo dando, e mi schizzarono sui capelli e sulla schiena, sentivo il loro seme caldo che scorreva sulla mia pelle e lo adoravo.
La serata proseguì con me che leccavo e succhiavo ogni volta che me lo chiedevano, accumulando una voglia repressa che mi dava quasi il mal di pancia e sborra e succhi vaginali praticamente su tutto il corpo, piante dei piedi comprese.
All'una i ragazzi ci lasciarono, dicendo che eravamo le migliori del mondo e che volevano continuare a fare queste serate. Le migliori del mondo probabilmente significava "le più troie che conosciamo", ma la cosa mi stava benissimo, quella estate volevo che andasse così. Rimanemmo sole, io ero imbronciata e mi tenevo la pancia: "mi è venuto il mal di pancia per la voglia e sono piena di sperma ovunque, ho bisogno di una doccia. Non voglio più fare una serata dove mi eccito così e poi non posso venire!" e mi diressi mestamente in bagno. Stavo entrando nella doccia quando sbucò Alba: "povera Silvietta, ti ho giocato un brutto tiro vincendo, ma il gioco è finito. Ora puoi venire" e si chinò leccando tutto il mio corpo coperto di seme fino a inginocchiarsi e raggiungere la vagina, dove cominciò a mandarmi in paradiso.
CAPITOLO 4 - I PORNODADI
Dopo la famosa sera in cui avevo perso alla "roulette russa del pompino" e Alba si era fatta perdonare leccandomi tutto il corpo dallo sperma eccitandomi come una pazza - e facendomi poi venire quattro o cinque volte consecutive di mani e di lingua - non avevamo avuto altre "occasioni interessanti" per quasi una settimana, fino a quando i ragazzi non ci scrissero sulla famosa chat di Whatsapp "indovinate cosa abbiamo comprato", e dato che la chat era per tacito accordo specifica per le cose inerenti il sesso ci preoccupammo un po', e cominciammo a buttare li possibilità a metà tra lo scherzo, la speranza e la paura: "Un vibratore? Dei plug anali? Mollette per i capezzoli?" A ogni domanda rispondevano di no, con commenti tipo "comunque ottima idea", facendoci bagnare segretamente. Poi postarono sul gruppo una foto un po' sfocata, un semplice paio di dadi, uno azzurro e uno rosa. "Sabato giochiamo a dadi", senza una parola in più di spiegazione, e alle nostre richieste di chiarimenti rispondevano con faccine che ridevano, occhiolini, linguacce e simili provocazioni. Non ci restava che aspettare.
Mancavano due giorni a Sabato, e li passai lesbicando con Alba ogni volta che potevo, lei era diventata la mia droga e non avevo il coraggio di chiederle se potevo considerarla "la mia ragazza" per paura che mi dicesse di no, che per lei era solo un intermezzo tra le serate con i boyz. Aveva scoperto quanto mi piaceva che mentre mi leccava mi penetrasse il sedere con le dita, ed era passata gradualmente dall'indice al pollice, per poi usare del lubrificante e far entrare dolcemente due dita e per finire tre, dove però avevo trovato il mio limite, con tre dita avevo l'ano terribilmente stiracchiato e sentivo di non poter andare oltre, e lei rispettò questo. Ricambiai la cortesia con le stesse modalità e anche lei si fermò a tre dita, che tenevo più unite possibile a triangolo. Godevamo come delle matte leccandoci, penetrandoci davanti e dietro e stimolandoci qualsiasi zona erogena ci fosse nel corpo.
Arrivammo infine a Sabato, dove Alba avrebbe avuto di nuovo la casa libera (i suoi erano alla SPA) e tutti e quattro pregustavamo quello che sarebbe successo. Le modalità erano le stesse della volta precedente, e stavolta ci accordammo che entrambe saremmo state senza slip all'arrivo dei ragazzi, con minigonne da capogiro, top senza reggiseno che lasciassero all'immaginazione il meno possibile, possibilmente zero e per completare l'effetto "troietta" sandali con il tacco alto, che avevamo deciso che avremmo tenuto per tutta la sera a meno di non doversi far spruzzare seme sui piedi – non le volevamo rovinare.
I ragazzi arrivarono, e stavolta per evitare problemi di orgasmi non goduti avevo lesbicato dalle 18 fino al momento che i ragazzi furono arrivati, compresa la cena con la pizza mangiata nude. Quando arrivarono ci eravamo rivestite come da accordi, e sembravamo due battone, che era proprio quello che volevamo. Li volevamo arrapati e pronti a scoparci e riempirci per tutta la sera.
Posate le birre che anche stavolta avevano portato tirarono fuori i famosi dadi, e la confezione li dichiarava "porno-dadi". Cinque facce erano uguali tra i due colori, e riportavano: Mano – Occhio – Bocca – Culo – Jolly, la sesta faccia riportava ovviamente "Figa" sul dado rosa e "Cazzo" sul dado azzurro. Le regole stavolta le stabilirono i ragazzi, e fu Tommy a dircele: "Prima si pesca una carta ciascuno, la carta più alta comanda e sceglie chi tira l'altro dado, e quando esce la combinazione decide "come" deve svolgersi il tutto. Ci sono 60 secondi a disposizione per godersi quello che succede. Il Jolly è quello che dice il nome, un Jolly, e si può trasformarlo in una qualsiasi cosa, e decide il proprietario o la proprietaria del dado, non chi comanda". Tutti demmo il benestare alle regole, e Alba e io dicemmo ai ragazzi di guardare mentre ci spogliavamo. Lo facemmo rapidamente purtroppo (visto che avevamo solo due straccetti a testa da togliere) ma cercando di essere più sexy possibile, e a giudicare da come i due si toccavano il pacco, ci eravamo riuscite.
Tirammo fuori le carte e pescammo, io presi un due di picche, era davvero un brutto inizio di serata, speravo che non fosse un segno del destino. Il risultato fu che sceglieva Alba, prese il suo dado rosa e dette il dado azzurro a Tommy, attratta forse dal suo tozzo cazzo dal diametro un po' esagerato, e gli fece cenno di lanciare: "Culo", Tommy non pareva molto soddisfatto dell'uscita, ma i dadi, l'idea e le regole erano sue, non poteva certo tirarsi indietro, e fu il momento di vedere cosa sarebbe uscito sul dado rosa: "Occhio". Anche Alba forse sperava in un risultato migliore, ma buon viso a cattivo gioco, se ne uscì con "mettiti a 90 gradi, allargati le chiappe e facci vedere il buco del culo a tutti per bene". Tommy fu costretto a sottostare e ci alternammo a guardargli il forellino, compreso Giò che forse ne avrebbe anche fatto a meno; c'è da dire che entrambi i maschietti comunque erano ben arrapati in quei sessanta secondi.
Il lancio successivo era tra Giò e me, ma fu "mano – mano" e non era esattamente quello che volevamo dalla serata: non durò neanche i sessanta secondi del timer e ci dichiarammo soddisfatti prima della scadenza.
Poi Tommy estrasse un re, e dette il dado a me. "Occhio" – "Figa", la situazione cominciava a migliorare. Mi mise seduta sul bordo del letto con le gambe larghe, i piedi appoggiati al materasso, le mani sotto le cosce ad allargarmi la micia, e si alternarono tutti a guardarmi da vicino fino a potermi annusare, e mi piaceva da morire sentire i loro commenti. Alla domanda di alba se poteva allungare la lingua dissero di si, ovviamente, ma fu un contatto quasi di sfuggita che mi strappò comunque un gemito e che fece arrivare ai due membri un secchio di sangue a testa: doveva essere quasi dolorosa quella erezione.
Finalmente fu il mio turno con un bell'asso. Presi il dado maschio e detti il dado rosa alla mia... Scopamica? Ragazza? Non sapevo come definirla. Ci fu un coro di proteste, ma citai esattamente le regole dichiarate dai due: "prima si pesca una carta ciascuno, la carta più alta comanda e sceglie chi tira l'altro dado. Nessuno ha detto che debba essere del sesso opposto". Un po' perché avevo ragione ma soprattutto perché l'idea di vedere due ragazze che facevano porcate gli piaceva, i maschietti acconsentirono, e Alba prese il dado e fece il suo lancio: "Figa" – qualsiasi cosa uscisse a me, avevo vinto. Lanciai: "Jolly" – La ragazza nuda ed eccitata davanti a me prese il mio dado e con sguardo interrogativo lo girò su "Bocca", e mi chiese "Così?". Io feci segno di no con la testa, e lo girai di nuovo: "Jolly". "Non abbiamo mai strofinato le vagine una contro l'altra in una sforbiciata, e voglio provare" le dissi.
Ci mettemmo sul letto, lumachina contro lumachina, una gamba sopra il corpo dell'altra e una sotto, e cominciammo a darci dentro. Era forte, sentivo i suoi umori mescolarsi con i miei, tenevo gli occhi chiusi e muovevo il bacino mentre altrettanto faceva lei. Era bellissimo e mi stava montando un grande orgasmo sia per la stimolazione fisica sia per la novità che non avevo mai provato, il mio clitoride stimolato dalla vagina di lei mi mandava scosse e alla fine venimmo entrambe, e io come spesso facevo se stimolata da Alba (da sola non riuscivo) squirtai un violento getto in parte addirittura dentro la sua micia aperta dall'eccitazione, e potete ben immaginare che effetto le fece: Strillò forte di godimento, tremando dalla testa ai piedi. Mentre ansimavo riaprii gli occhi, vidi che i due si smanettavano per il gran spettacolo dato, e mi accorsi che lo schermo del cellulare era nero: ci avevano lasciato finire, godendosi lo spettacolo. Mentalmente li ringraziai, e presi nota che dovevo loro un grosso favore.
Una volta normalizzato il respiro, me ne uscii con la mia idea (volevo sdebitarmi). “Gente, che ne dite se adesso facciamo che i due ragazzi tirano su solo loro le carte, chi vince sceglie la partner, l'altro prende l'altra e poi tiriamo i dadi entrambe le coppie e la facciamo in contemporanea e senza timer?” Eravamo tutti eccitati come animali, l'idea andò a genio a tutti. Vinse Giò, e scelse di dare il dado a me. “Cazzo” uscì sul suo dado, io lanciai il mio pregando mentalmente “figa, figa, figa”... invece uscì “Culo”. Ero raggelata, il mio culo era stato penetrato solo da dita, e solo a partire da quell'estate. Non dico che fosse vergine, ma quasi. L'altra coppia applaudì forte, e io tentai di schermirmi “Giò, per favore, scegli di rimanere solo fuori, io ho il culo vergine!”. Alba si mise a ridere, e si strinse indice e pollice a cerchio intorno a tre dita dell'altra mano, tirandole poi fuori e mostrando a tutti il cerchio risultante, che era un diametro tutt'altro che da vergine. “Non darle retta Giò, sfondale il culetto, che non è vergine quanto dice”, provocando le risate di tutti tranne che le mie.
Fu la volta di Tommy a tirare, e mentre il dado rotolava Alba lo prese al volo, girandolo e appoggiandolo dalla parte del Jolly. “Che fortuna che hai, Tommy” ammiccando in un piccante occhiolino. Poi tirò il suo, e fu lui a prenderlo a volo, ma non lo girò sul Jolly. Lo appoggiò sul tavolo girato a mostrare la faccia “Culo”. Aveva il respiro pesante, ma a suo onore devo dire che lo disse con tono interrogativo: “Hai fatto culo?” - e alba Annuì lentamente e ansimando un po' per la paura e un po' per l'eccitazione disse “Si, mi pare di si. E quel Jolly mi pare sia cazzo”. Dato l'apparecchiatura di Tommy era parecchio più larga delle mie tre dita mi sa che lei avrebbe sentito dolore, e preoccupata per lei dissi “Abbondate di lubrificante, che quel cazzo non è tre dita, è cinque!” Stavolta le risate furono risatine nervose, specialmente da Alba.
Ci mettemmo entrambe sulle ginocchia con le tette appoggiate sul letto, porgendo i culetti ai due scimmioni ormai arrapatissimi e completamente calati nella parte del film porno, e per la posizione io avevo il naso proprio dove era colato il mio squirt e i succhi di figa e l'odore mi stava mandando al manicomio. Sentimmo scivolare sui nostri sederi del lubrificante, e i due cominciarono a lavorarci con le dita. Era bello, mi piaceva anche se ero terrorizzata; per farmi coraggio girai la faccia verso Alba, e trovai lei girata verso di me, e come attratte da una calamita le bocche si unirono e le lingue cominciarono una danza erotica.
Sentii la cappella di Giò sullo sfintere, ma era delicato, procedeva per gradi e senza forzare. Il lubrificante era di grande aiuto e dopo qualche minuto avevo il suo cazzo nel canale rettale. Rovesciai la testa indietro, versi da animale in calore uscivano dalla mia bocca spalancata. Lo stesso stava facendo Alba con il culo sollecitato dal grosso diametro del cazzo di Tommy. Respiravamo a fatica, divise tra il dolore che stava calando e il piacere che stava montando. Non era come scopare, era diverso ma altrettanto stimolante dal punto di vista fisico, e in più avevo quella sensazione di peccaminoso, di violare le regole che mi mandava fuori di testa. I due andavano piano, con un rispetto che non mi aspettavo da qualcuno così eccitato, ma andavano. Il cazzo di Giò mi scorreva nel retto, lo sentivo stimolarmi da dentro e allungai la mano destra tra le mie gambe a toccarmi la vagina. Era fradicia a dir poco, e mentre strofinavo potevo sentire anche il suo cazzo dentro il mio corpo da dietro, sentivo il mio sfintere dilatato accogliere quel grosso corpo estraneo, e con voce rotta e ansimando dissi a Alba di toccarsi e fare come me.
I due vennero quasi in contemporanea, io sentii riversare dentro di me il seme bollente che mi riempiva e mi causò un orgasmo fulminante che non mi aspettavo, squirtai di nuovo violentemente sul corpo e le gambe di Giò e l'odore di sesso che pervadeva la stanza mi faceva godere in modo quasi convulso. Anche Alba venne, e la sentii gridare “Schizzo, schizzo anch'io!”. Ero quasi gelosa, non la avevo mai fatta squirtare, ma ero anche felice per lei che stava godendo quanto me. La baciai mentre ci riempivano l'intestino, e finito rimasero dentro ancora un po' fino che non si ammosciarono, per godersi la situazione. Quando Giò uscì mi tastai il buco del culetto: era dilatato, grande, enorme. Allungai la mano e toccai quello della mia migliore amica: anche il suo era devastato dal grosso cazzo che la aveva aperta. Mi girai e sempre in ginocchio andai dietro di lei, e cominciai a leccarglielo, pulendo la sborra che usciva. Chissà perché la cosa fece tornare duri i due ragazzi, che cominciarono a menarseli follemente, e quando ebbi leccato e pulito tutto il culetto di Alba fu lei a farmi tornare sul letto e pulire il mio, e la sborra che nel frattempo mi era colata sulle cosce. Ero in paradiso. I due ci sborrarono sulle schiene e sui sederi, sentivo la sborra calda che colava viscosa lungo le curve del mio corpo ed era una sensazione che cominciavo ad adorare.
Ripuliti alla meglio i ragazzi e ripartiti per le loro case rimanemmo sole, e ci facemmo la solita doccia in due, e toccandole il buchetto violato le dissi che per fortuna avevamo allenato un po' i nostri culi, o in questa serata invece di godere avremmo pianto. Lei rise annuendo, e mi lanciò una delle delle sue bombe: “C'è una spiaggia nudisti a cento chilometri circa, ci andiamo a far vedere le fighette a tutti, e ci portiamo i due maschietti come guardie del corpo?”
La baciai con passione, e le dissi “Farei qualsiasi cosa tu mi chiedessi, specialmente se è una porcata eccitante”.
CAPITOLO 5 - BUTTPLUG IN PUBBLICO
Ci informammo sulla spiaggia nudisti, ed era anche più di questo. Prima di tutto era vietata ai minori, cosa che le vere località per naturisti non sono, e secondo era vietata ai singoli, potevano accederci solo coppie (Noi saremmo stati due coppie, ma niente vietava poi di “mescolare le carte”, anche per le loro regole. Era interamente recintata, c'era personale di servizio, il bar, e soprattutto dichiaravano che le attività sessuali in spiaggia erano consentite: in pratica un grande club prive a cielo aperto, e a noi andava benissimo, volevamo fare porcate in pubblico e li era possibile.
Fummo noi a inviare il messaggio sul gruppo stavolta: “indovinate che spiaggia abbiamo trovato non lontano da qui” - e restammo parecchio deluse quando la risposta fu “Punta Bianca?”, il nome del luogo che noi non conoscevamo ma i boyz si. Cazzo, ci avevano fregato per bene. “Yes!!” rispondemmo facendo finta di non essere deluse dalla mancata sorpresa, e i due maschietti ci tirarono la loro di bombe: “Va bene, ma indosserete i nostri regali” e seguiva la foto di due buttplug neri con sulla base un gioiello rosso rubino - “Non vogliamo che i vostri buchi si richiudano troppo dopo il trattamento dell'altra sera” con tanto di faccina con l'occhiolino.
Alba e io ci guardammo, molto dubbiose “ma con quello in culo... in pubblico? Non sarà davvero un po' oltre il limite massimo?” chiesi, ma Alba era possibilista sulla cosa: “dal punto di vista delle regole della spiaggia va bene, e di certo attireremo gli sguardi con quei gioielli che sbucano dal tubo di scarico. Se tu te la senti.. “ mi sfiorò la mano con la sua “... io ti seguo” e guardandomi fissa intensamente negli occhi aggiunse “anche io farei qualsiasi cosa tu mi chieda, specialmente se è una porcata eccitante”.
Mi sciolsi immediatamente, questa era una frase che significava molto per me, e volevo provare a chiedere la cosa che non avevo avuto il coraggio di chiedere prima: “Posso... “ esitai per un lungo istante “posso considerarti la mia ragazza? Non sono gelosa di quello che fai con i maschietti, specialmente se sono parte della cosa. Potrai fare tutto quello che vuoi ai boyz e a me, anche se dici di si” - Lei sorrise, e disse “speravo che tu dicessi questo. Si, puoi considerarmi la tua ragazza, e non farò niente senza di te o almeno senza il tuo consenso. Ma consideriamoci una coppia aperta, per favore” - Io feci cenno di si con il capo. Non ero gelosa, ero felice se lei godeva e provava piacere, mi bastava l'idea che lei considerasse comunque me “la sua ragazza”.
Mandammo un nuovo messaggio sul gruppo: “Però portateci i plug prima possibile, dobbiamo capire se la cosa è fattibile e non vogliamo farlo in spiaggia l'esperimento” - La risposta arrivò subito “OK, ma dite la verità, volete godervi i plug in anticipo!” - un po' era vero, ma non volevamo dargli soddisfazione, quindi dicemmo solo “non vogliamo sorprese, poi scopriamo che fa male, o crea problemi. Meglio un test prima, in privato” - e poi io aggiunsi ridacchiando e guardando la mia ragazza: “PRIVATISSIMO! SENZA BOYZ” - Acconsentirono, e Giò disse che sarebbe passato in tempo una mezzora a portarceli davanti al solito bar, e che erano impacchettati in forma completamente anonima, quindi non dovevamo preoccuparci.
Recuperammo il pacchetto in una anonima scatola color cartone, e dentro c'erano due confezioni sigillate contenenti i due plug, e non erano per niente piccoli come avrei voluto. Non restava che aprire le confezioni, lavarli per bene come dicevano le istruzioni, tirare fuori il gel e vedere come poteva funzionare. Dissi subito che per me il modo migliore era metterceli l'un l'altra, se non altro per sfruttare l'eccitazione della cosa, e ci trasferimmo in bagno per l'operazione: Cominciò Alba a mettermene uno, facendo piano e con pressioni successive, ogni volta un po' di più. In prossimità del diametro massimo fu abbastanza difficile, ma alla fine tra il gel e un po' di lingua sul clitoride per distrarmi lo fece entrare, e non appena la parte più grande fu passata dalla strettoia il tutto diventò assolutamente piacevole, mi veniva da muovere il culetto come per strofinarlo contro qualcosa, e avevo voglia di sesso nella micia bagnata.
Feci lo stesso sulla mia ragazza, e anche lei dimostrò di gradire parecchio, alla fine eravamo entrambe parecchio eccitate e finimmo con un vicendevole ditalino direttamente li, in bagno.
“Non ci resta che vedere cosa succede muovendoci e camminando” dissi, e proseguii “propongo di uscirci a fare due passi, ma usiamo gli slip, per prudenza”. Alba acconsentì, ma dato che ero andata da lei nuda sotto – ci avevo preso gusto - mi disse che mi avrebbe prestato le sue, intendendo “un paio delle sue”, ma io le chiesi quelle che stava indossando in quel momento: lei rise, le sfilò e me le passò. Erano tiepide del suo corpo e lievemente umide al cavallo, per la sua eccitazione causata dal plug, e mi facevano sentire abbracciata da lei, dandomi coraggio.
Uscimmo a passeggio, il plug ci teneva molto eccitate ma non si vedeva sotto gli abiti, il che era esattamente quello che serviva. Mandai un messaggio su Whatsapp: “Siamo in giro con i plug infilati, e siamo bagnate” - Per accordi fino da subito nessuna delle nostre avventure doveva venire fotografata, quindi evitarono di chiederci di vedere qualcosa, rimandando al momento che avrebbero potuto guardare con i loro occhi arrapati.
Il peso del plug ad ogni passo era come una specie di ditalino nell'ano, che contraendosi e rilassandosi contribuiva a far oscillare avanti e indietro il giocattolo sessuale, e quasi impazzivo all'idea che mentre tutti mi guardavano io stavo provando un perverso piacere erotico; la stessa cosa valeva per la mia ragazza, come confessò a bassa voce mentre non avevamo persone vicine. “Immagina cosa sarebbe uno di quei vibratori a forma di uovo che si tengono dentro la vagina e da fuori non si vedono” - le dissi, e lei strabuzzò gli occhi e strinse le gambe inguainate nei jeans, quasi in preda ad una sensazione orgasmica al pensiero - “Ce li compriamo?” mi disse quando si fu ripresa e ebbe tirato il fiato - “Tutto quello che vuoi mio faro illuminante della perversione” le risposi con sguardo ammiccante, strappandole una risata un po' ansimante.
Camminammo in giro per un po', e capimmo che tenerlo dentro dalla mattina alla sera non sarebbe stato facile, avremmo avuto bisogno di fare delle pause anche durante la giornata in spiaggia; toglierlo e rimetterlo in pubblico era una idea che mi faceva veramente eccitare e anche Alba lo pensava. Ci dirigemmo di nuovo verso casa sua, ormai la nostra “base segreta” per il sesso, e quando arrivammo controllammo per bene la biancheria: a parte l'umido delle fighette bagnate al cavallo nessuna traccia “dietro”, il che era perfetto per la giornata che ci aspettava.
Arrivate ci mettemmo nude, e procedemmo per toglierci il plug l'un l'altra, in bagno. Cominciai io, e lavorando con cura per non far male alla mia compagna di sesso arrivai a estrarre il giocattolo dal suo ano strappandole un gemito: non era perfettamente pulito, e questo non andava bene. Lo appoggiai nel lavabo e lasciai che lei togliesse il mio: una sensazione di dilatazione incredibilmente erotica e piacevole che mi causò a mia volta un gemito di piacere/dolore, e anche il mio plug non era esattamente lindo.
“Non possiamo toglierceli in spiaggia con tracce marroni sopra” dissi - “o troviamo il modo di tenerli tutto il giorno o possiamo solo metterceli nelle ultime due ore, e toglierceli poi in macchina in privato, tanto i Boyz al massimo si arrapano se li vedono”. Alba aveva una idea diversa, però. “Ho una soluzione alternativa” disse con aria concentrata - “dieta liquida o quasi il giorno precedente e un clistere la mattina presto prima di partire, per pulire bene l'ampolla rettale.” - “Ci sto se il clistere me lo fai te, diavoletta e se il tuo te lo faccio io” le risposi - “Ci sto, di Sabato i miei escono presto perché anche loro vanno in spiaggia, se ci andiamo di Sabato e aspettiamo le sette e trenta abbiamo casa libera”.
Messaggio sulla chat: “OK, la cosa con i plug è in parte fattibile con un po' di preparazione ma non li possiamo tenere tutto il giorno. Ce li mettiamo quando arriviamo, nel parcheggio in macchina, e ce li togliamo dopo due ore, e ce li rimettiamo due ore prima venir via e ce li togliamo nello stesso modo in cui ce li siamo messi al mattino, ma dobbiamo aspettare a partire almeno le otto, e dobbiamo andare di Sabato” - la risposta dei boyz fu una faccina con la bava alla bocca, quindi lo prendemmo per un si.
CAPITOLO 6 - LA SPIAGGIA PRIVATISSIMA
Nei giorni precedenti alla nostra avventura a Punta Bianca Alba e io tenemmo i plug a lungo quanto possibile, per abituarci e controllare che non ne risultassero allergie o altri problemi, ma tutto andava bene. Era terribilmente, incredibilmente eccitante tenere il plug in segreto mentre nessuno lo sapeva, sia a casa davanti ai miei genitori che fuori, ma ancora di più lo era tenerlo quando facevo sesso con la mia ragazza, quando lei mi stimolava la fighetta con le dita o la lingua mi si contraeva ritmicamente lo sfintere ed era come se mi scopassero da dietro, lo adoravo con tutta l'anima, e anche lei portava il plug sia a casa che fuori, due ore alla volta come me, e anche lei adorava che la leccassi con quello dentro al suo corpo, che lo muovessi con la lingua e le dita.
Arrivammo al Sabato perfettamente allenate all'uso di quel toy, e la mattina alle sette ero a casa sua aspettando che i genitori uscissero. Appena sole ci fiondammo in bagno per la procedura di “lavaggio interni”, come diceva Alba, che le feci togliendo il soffione dal tubo della doccia e ottenendo una sorta di canna per innaffiare, mettendola in piedi nel box e dopo aver aperto un filo di acqua tiepida mettendole nello sfintere ormai largo e allenato il tubo flessibile: il suo ventre si dilatava lentamente e per lenire i crampi e favorire la distribuzione del liquido tiepido nel tratto intestinale le massaggiavo la pancia e la masturbavo con la mano libera. Proseguii fino a quando i crampi non furono un po' troppo intensi, a quel punto estrassi il tubo, e malgrado che lei avesse tentato di stringere il buchino subito... beh ci fu un po' di fuoriuscita che mi finì addosso. La cosa però non mi disturbò affatto, niente di Alba avrebbe potuto disgustarmi, mi limitai a sciacquarmi e porgerle il tubo, dicendole di ricambiarmi il favore. Lo fece, con cura e massaggiandomi e stimolandomi davanti e a mia volta le ricambiai involontariamente lo scherzetto di sporcarla. Finito di riempire, ci occupammo di svuotare, prima lei e poi io (tre volte a testa, avevamo bisogno di “scaricare” molto bene), e di lavarci accuratamente.
Fu il momento di prepararsi. Per non destare sospetti in famiglia saremmo entrambe partite con il costume da bagno, ma avevamo intenzione di togliere la parte sotto in macchina, durante il viaggio, giusto per arrapare i Boyz.
Segnale convenuto sul gruppo Whatsapp: “le girls sono pronte!”, e i due scimmiotti vennero a prenderci con l'auto del padre di Giò, una brutta ma comoda station wagon che ci avrebbe portati a destinazione in una oretta e mezza. Lungo il percorso come programmato la mia ragazza e io ci “smutandammo”, con Tommy che praticamente gocciolava bava guardandoci e Giò che dovendo guidare e avendo potuto sganciare solo un paio di occhiate dallo specchietto bolliva di rabbia. Per farmi perdonare infilai l'indice nella fessuretta della mia ragazza, lo tirai fuori bagnato, mi misi il medio nella mia e glieli infilai tutti e due in bocca, facendogli sentire il sapore di entrambe. “Così hai la tua razione di arrapamento come ha avuto tommy, che si è goduto lo strip” dissi ridendo mentre mi succhiava selvaggiamente le dita guidando. Ridevamo tutti e stavamo ancora ridendo eccitati come animali quando arrivammo a Punta Bianca. Alba e io ci guardammo, mentre i Boyz pregustavano lo spettacolo erotico di noi che ci infilavamo i toys, e tirammo fuori il lubrificante, i plug e i culetti e ci infilammo a vicenda i giocattoli mentre i ragazzi gemevano di eccitazione repressa.
Non so come spiegarlo, ma farlo in pubblico nel parcheggio dove teoricamente qualcuno avrebbe potuto vedere ci causò ad entrambe una scossa di piacere che si avvicinava molto a un orgasmo. Sarebbe bastata una toccatina di mano o di lingua per partire. Scendemmo dall'auto con il fiato corto, le guance arrossate e le fighe bollenti.
Lasciata l'auto e pagato il salatissimo ingresso dove ci controllarono i documenti - sospettavano sicuramente che non fossimo maggiorenni - trovammo una spiaggia degna di un film, tutto pulito, tutto bellissimo, tutto ordinato, gli ombrelloni perfettamente allineati, la sabbia meravigliosa e nessun bambino che frignava. C'era già qualcuno, ma non tante persone, e ne approfittammo per metterci in un posto strategico e centrale, da dove godere della vista di tutto lo stabilimento balneare e dove tutti ci avrebbero visto.
Tolti i pochi vestiti rimasti rimanemmo tutti e quattro come le mamme ci avevano fatto, con la mia ragazza e me “adornate” dal cristallo rosso che spuntava birichino dai nostri culetti, attirando l'attenzione di chi ci stava intorno.
Fu Alba a dire “mi scappa la pipì ma non ho voglia di rimettermi i sandali, di arrivare bar, farmi dare la chiave del bagno, e tutto quanto”, ma io stavo pensando proprio la stessa cosa: “Andiamo a farla in acqua, ti accompagno e la faccio anche io”. Lei rise, e annuì - “e poi camminare per tutta la spiaggia nude con il plug e farsi vedere sarà parte del divertimento!” - camminammo fino al bagnasciuga attirando sguardi di tanti lui e parecchie lei, e entrammo in acqua fino alla vita, con le tette al vento. Le dissi “Aspetta, falla quando senti la mia bocca sulla vagina”, e mi immersi immediatamente immaginando soltanto lo sguardo un po' sbigottito, e le misi le labbra appiccicate alla patatina, sentendo che lei cominciava a rilasciare. Sentivo il liquido caldo entrarmi in bocca, girarmi intorno alle guance e ovunque intorno al viso, ed era stupendo. Quando ebbe finito tornai fuori respirando forte dal naso, con la bocca piena e le guance gonfie: sentivo principalmente sapore di mare, ma c'era una differenza sostanziale dall'acqua salata da sola. Mi avvicinai a lei, me la tirai contro, seni contro seni, e mentre con il medio la penetravo rilasciai l'acqua dalla bocca, ed era effettivamente dorata, era in grossa parte l'urina della mia splendida ragazza che ci bagnava i seni, e la cosa la fece venire contro il mio dito in pochissimo. Ansimando mi disse che ora toccava a lei “mettere la bocca alla fonte della giovinezza” e sparì sotto la superficie. Sentii le sue labbra contro di me, che mi davano una scossa elettrica di piacere, e anche io le riempii la bocca di urina, o almeno ci provai: quando emerse aveva le guance gonfie e mentre mi penetrava la micia con il medio mi spruzzò una piccola parte di liquido caldo sui seni e anche il suo era dorato, era riuscita a prendere urina quasi pura, e quella che restava la inghiottì con sguardo estatico, tirando alla fine fuori la lingua per dimostrare che la bocca ora era vuota. Le venni sul dito in tempo zero.
Tornammo all'ombrellone, e Tommy chiese “fatta tutta?” - ci guardammo, e ridendo ci facemmo un segno di intesa, e dissi “si, io mi sono fatta fare la pipì in bocca e poi l'ho spruzzata sui seni di entrambe mentre la masturbavo, ed è venuta subito. I cazzi andarono subito sull'attenti, con imbarazzo dei boyz. “e tu Silvia l'hai fatta?” rispose la mia ragazza: “me la sono fatta fare in bocca e l'ho ingoiata mentre la masturbavo, è venuta in un attimo raggiungendo un bell'orgasmo”.
Che cattive eravamo state, ora i due avevano i cazzi che avevano bisogno di cure urgenti. Gliele demmo di bocca, e evitammo di spargere il loro seme sporcando la piaggia semplicemente ingoiandolo.
Ci mettemmo a prendere il sole, anche se il tutto era spesso inframezzato da carezze e baci sia tra Alba e me che tra noi e i ragazzi, fino a quando una coppia si spostò nell'ombrellone vicino al nostro: “vi spiace se ci mettiamo vicino a voi? Siete tutti e quattro bellissimi, ed è davvero stupendo vedervi così a vostro agio con i vostri corpi, vi abbiamo visto sia in acqua che qui pochi minuti fa”. I due erano due tipi davvero incredibili, sia lui che lei erano alti, biondi e con gli occhi azzurri. Si somigliavano addirittura. Acconsentimmo subito, sia per buona educazione che per l'elettricità che emanavano i loro corpi depilati. Si presentarono, Luca e Maria, e noi dicemmo i nostri nomi di battesimo. In quella spiaggia ovviamente i cognomi non erano che un accessorio che lasciavi in borsa e ti dimenticavi di avere portato con te.
Parlammo per un po', ci chiesero cosa cercavamo da una giornata come quella, e rispondemmo senza vergogna che cercavamo un po' di eccitazione sessuale, che ci piaceva che ci guardassero e che poi chissà, perché “in quella particolare estate avevamo deciso che nessuna porta era chiusa”, così dissi. Fu lei a parlare, stavolta, era stata un po' taciturna, ma quando parlava aveva una voce che calamitava l'attenzione. “Io mi faccio portare spesso qui da mio fratello, ci piace trovare bella gente come voi, siamo entrambi bisessuali e neanche noi abbiamo porte chiuse” disse con un sorriso.
“Suo fratello?”, pensai un po' incredula e solo dopo mi accorsi che lo avevo pensato un po' troppo a voce alta, avevo proprio fatto la domanda: “Si, siamo gemelli, ovviamente non monozigoti, non identici, ma siamo nati e cresciuti insieme ed è logico che condividiamo tutto”. Sondammo cautamente il terreno, lei era attratta da Alba e me, e se avessimo accettato la giornata sarebbe passata a 6, o a 5 se avessimo voluto lasciare Luca a parte, cosa che lui era disposto a fare perché spesso contemplava le avventure erotiche della sorella limitandosi a masturbarsi. Che devo aggiungere? Accettammo. Eravamo in una spiaggia che lentamente si stava popolando di coppie di una certa età, e loro erano giovani e belli. I boyz dissero entrambi che non amavano l'idea delle attenzioni di un altro maschio, e Luca alzo le mani, dicendo che le ragazze gli andavano benissimo, e cominciò una giornata memorabile.
Vi voglio raccontare solo un episodio, ovvero la prima volta che ho provato la doppia penetrazione: ero sdraiata supina su Luca, che dopo aver tolto il mio plug mi penetrava l'ano da dietro facilitato dalla dilatazione dovuta al toy tenuto per parecchio tempo, e avevo Giò che mi scopava da davanti, e sentivo sensazioni uniche, i due membri strofinavano l'uno contro l'altro nel mio corpo attraverso la sottile membrana di carne che divide i due orifizi, e oltre a eccitare loro la cosa semplicemente mi faceva esplodere la mente in mille pezzi, e quando Maria mi si mise in ginocchio sulla faccia porgendomi la vagina umida e profumata e la mia lingua cominciò a darle piacere e raccogliere i suoi succhi semplicemente smisi di essere un essere senziente: onde orgasmiche mi attraversavano dalla punta dei piedi fino alla testa, i miei muscoli si contraevano, tremavo, le dita dei piedi si arricciavano: credo di aver avuto un unico orgasmo estremamente potente lungo dieci, forse addirittura 15 minuti. Le mani di Maria sui miei seni, i due ragazzi che scopavano entrambi i miei buchi mi toglievano materialmente la capacità di scendere da quel colossale tsunami di piacere, e quando i due maschi mi sborrarono dentro in contemporanea e Maria mi squirtò in bocca persi la cognizione di me. Non so se sono svenuta o se semplicemente la mia mente smise di computare i dati come un computer bloccato, ma so che mi sono ripresa solo dopo un po'. I miei primi ricordi sono di me nuda sull'asciugamano, con Maria che mi puliva i buchi con la lingua, compreso il seme del fratello (scoprimmo più tardi che i due avevano rapporti incestuosi, quando avevano voglia) con il mio stesso plug in bocca e Alba accoccolata al mio fianco, con una gamba tirata su sulla mia pancia e la micia appoggiata con leggerezza sul dorso della mia mano che giaceva come morta. “Rieccoti finalmente, ben tornata sulla terra” mi disse e mi baciò con quella dolcezza che solo lei sapeva metterci. Mi tolsi il giocattolo anale di bocca, profumato del mio stesso corpo, e me lo rimisi, non senza una piccola smorfia di dolore, e la mia ragazza continuò “dopo hanno preso in due anche me, è stato incredibile, non avevo mai sentito una cosa così, peccato che la vagina sulla mia faccia non fosse la tua, ma eri occupata a tremare e gemere sul telo di spugna” - e rise, scoprendo i denti bianchissimi che adoravo.
A fine serata salutammo Maria e Luca, non li avremmo più rivisti ma conservo un ricordo bello di loro, sembravano due angeli anche se forse erano più due demoni.
Il viaggio di ritorno fu meno spensierato, tutti eravamo molto stanchi, appagati e quindi senza gli ormoni in circolo, e tutti sapevamo che l'estate si stava consumando e presto sarebbe finita.
CAPITOLO 7 - EPILOGO
Fu la mia estate più bella di sempre, di li a fine Settembre avevamo fatto tante delle nostre avventure che potrei riempire un libro, ma quello che ho voluto raccontarvi è la serie delle mie “prime volte”, senza tediarvi dicendovi cose che sono molto simili ad altre già lette. Fu l'anno in cui capii di essere bisex e il momento in cui capii che amavo il sesso in tutte le sue forme, l'esibizionismo e tanto altro, amavo il piacere, il godimento e l'adrenalina, ma come tutte le estati anche quella terminò ed arrivò la fine di Settembre. Sentivo qualcosa di pesante nell'aria, e sapevo che tutto quello che era successo era una magia che l'autunno avrebbe rotto. Lo sapevo con la parte conscia di me, ma la femmina innamorata (perché Alba era il mio primo Vero Amore) cercava di rifiutarlo, e fu con una certa paura che andando a casa di Alba la trovai più seria di quanto mi piacesse, e dopo i saluti affrontò l'argomento per prima: “lo sai che mi sono iscritta a medicina, mi trasferisco a Pisa per studiare. E sono troppe, troppe ore di treno per pensare di fare su e giù” - teneva gli occhi bassi e parlava piano, e io sapevo esattamente quello che stava succedendo. Le lacrime mi stavano scorrendo sulle guance, ma risposi lo stesso con voce più possibile calma “si, lo so. Era la magia dell'estate, vero?” - lei annuì senza parlare e io proseguii “non ti chiederò di rimanere la mia ragazza, anche se darei un anno di vita per ogni mese in più passato con te, ma sappi che sei stata il mio primo amore, non una cotta. Una persona che se il mondo fosse diverso avrei sperato di avere accanto per tutta la vita.” - anche sul suo volto c'erano le lacrime: “lo so, e credimi, anche tu sei stata il mio primo amore. Il primo in assoluto, non il primo amore femmina. Non ho mai davvero AMATO qualcuno, prima di te. Ho fatto sesso, ma senza amore è tanto, tanto diverso” - tirò su con il naso e proseguì “ma sapevamo entrambe che era, come la hai chiamata, la magia dell'estate..” fece una piccola pausa “- e l'estate è finita, purtroppo”.
Ci abbracciammo fortissimo, ma sapevamo che l'incanto era rotto per sempre.
Lei si è laureata con il massimo dei voti, ora si sta specializzando. La sua vita ora è da “single” in una grande città e non in un paesino di mare. Ci sentiamo ogni tanto, ma non facciamo mai cenno a quella estate, ai Boyz ed alle Girls. Siamo altre due persone, quelle due ragazze pazze e un po' troie sono rimaste in quella bellissima estate, vivranno li per sempre.
Io ho un ottimo lavoro, un marito – Alba fu la mia testimone di nozze - un figlio piccolo ed una amante meravigliosa di cui mio marito sa, ma della quale non è geloso. Dice che sarebbe geloso di un maschio, ma non di una femmina. Ha anche chiesto di partecipare, ma gli ho risposto che ero disposta a condizione che dopo lo facessimo una volta lui, io e un terzo di sesso maschile di sua scelta, ma la sua gelosia nel vedermi alle prese con un altro cazzo lo ha fermato. Peccato, potevano essere due belle occasioni di rivivere certe cose. Pratico ancora l'esibizionismo con mio marito, nelle giuste occasioni. Mi piace ancora girare senza slip sotto la gonna, e tante delle cose che ho fatto quell'estate sono ancora parte del mio modo di vivere la vita, il piacere e il sesso. Nel cassetto dei “giocattoli” ho ancora quel plug nero ma non l'ho mai più usato, ne ho comprati altri, ma quello non è mai più entrato in me, appartiene alle due pazze troiette e io mi limito a conservarglielo.
Vi ho scritto di come è finita perché anche quella è stata una prima volta, la prima volta che ho sofferto per amore, la prima volta che sono stata lasciata. Quell'anno è stato speciale, e senza quelle esperienze non sarei la persona che sono oggi: sono felice, anche se certi ricordi fanno ancora fatica a farsi digerire e rileggendo questo racconto sento ancora il sapore salato delle lacrime. C'è un fondo amaro nel ricordo bellissimo della mia migliore estate, un rimpianto e la domanda inespressa “cosa sarebbe successo se invece...”
FINE
Autore: alphamaster@mail.com
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